E’ morto tra l’indifferenza generale dei politici e dei mass-media Angelo Di Carlo il precario forlivese di origini romane che l’11 agosto si è dato fuoco nella piazza di Montecitorio luogo simbolo del potere.
Esattamente 43 anni fa il 16 gennaio del 1969 nel pieno centro di Praga, nella piazza San Venceslao un giovane studente di filosofia Jan Palach si dava fuoco, per protestare contro l’invasione russa e per la libertà del proprio paese. Tra le due terribili forme di protesta sfociate nel suicidio, credo volendoci ben riflettere, vi siano delle evidenti analogie, al di là dei luoghi simbolo in cui sono avvenuti, ossia di due sacrifici votati ai principi di libertà. Il primo quello di Palach uccisosi in un atto dimostrativo per la libertà del proprio paese dall’invasione dei carri armati sovietici, il secondo quello di Angelo Di Carlo per la libertà dal bisogno che è la prima libertà di ogni individuo e che dovrebbe essere garantita ai propri cittadini in ogni paese civile. Una libertà dal bisogno, in Italia, sempre più negata da un governo, che al di là delle iniziali ipocrite lacrime da coccodrillo della ministra Elsa Fornero, proprio quella, che dopo il pianto, poi sostenne che il lavoro non è un diritto, istituzionalizzando il precariato e dai licenziamenti facili ha precluso ogni possibilità di sviluppo e di crescita al paese condannandolo, e con esso le generazioni a venire, senza alcuna speranza ad essere sempre più povero e senza futuro
Questo il messaggio di libertà, oggi ignorato volutamente dai più, che come 43 anni fa Jan Palach, allora ne parlò la stampa di tutto il mondo, a modo suo, ha inteso lanciarci , con il suo disperato gesto, Angelo Di Carlo, che era ben conosciuto dalle sue parti, non come un folle, ma per le battaglie di civiltà che, all’interno di associazioni progressiste, ecologiste ed ambientaliste, era uso portare avanti. Se n’è andato tra la criminale indifferenza generale della stampa,degli organi di informazione e soprattutto di quei politici e di questo governo dalla coscienza sporca tutto proteso alla difesa dei poteri forti e della finanza e non della povera gente e che questa macelleria sociale ha contribuito a determinare.
Non una parola di conforto, di solidarietà e di pietà a proposito è venuta da Mario Monti e dal suo governo, nei confronti di Angelo Di Carlo e di suo figlio Andrea: Un presidente del Consiglio tutto proteso nella sterile e speciosa polemica a tutela delle prerogative costituzionali del capo dello stato e suo mallevadore, Giorgio Napolitano, atta a delegittimare i giudici di Palermo nel loro faticoso percorso di ricerca della verità a proposito della trattativa stato-mafia: Il presidente del Consiglio ed il presidente della Repubblica anziché scandalizzarsi sulla incostituzionalità delle intercettazioni telefoniche avrebbero fatto meglio a scandalizzarsi questo sì della gravita del fatto che l’ex ministro Mancino telefonava al Quirinale perché si intervenisse al fine di ammorbidire i magistrati di Palermo . E qui sta la gravità del fatto e della qualcosa le massime cariche dello stato e soprattutto i cittadini avrebbero dovuto indignarsi e non tanto sulla vexata quaestio della incostituzionalità delle intercettazioni telefoniche
E tutto questo avviene nel nostro paese mentre Angelo Di Carlo per protesta si uccide bruciandosi davanti Montecitorio e lasciando al proprio figlio Andrea 146 euro e una lettera di addio . Ed anche e soprattutto di questo dovrebbero vergognarsi il buon Mario Monti e i suoi sodali economisti -europeisti quando ad ogni piè sospinto con l’impietoso cinismo luciferino che li contraddistingue sostengono che i suicidi a causa della mancanza di lavoro in Italia alla fine non è che poi siano tanti.
Il 15 agosto del 1969 il decano dell’Accademia Universitaria di Praga così diede l’ultimo saluto allo studente Jan Palach: ”La Cecoslovacchia sarà un paese libero e democratico quando il sacrificio non sarà più necessario”. E per ricordare Angelo Di Carlo manifestando il nostro commosso affetto e la nostra solidarietà al figlio Andrea e rispondere al cinismo di Mario Monti e dei suoi sodali credo sia opportuno adattare, a distanza di 43 anni, quella frase alla drammatica attualità del nostro paese: “L’Italia sarà un paese civile e democratico solo quando, affrancandosi dalla libertà dal bisogno, l’estremo sacrificio dei tanti Di Carlo non sarà più necessario”.
IGNAZIO COPPOLA
21 agosto 2012
Accostamento forte e toccante quello che fa Ignazio Coppola in questo articolo. Che dimostra una sensibilità e un'attenzione particolare per ciò che avviene in questo nostro Paese diventato ormai refrattario a tutto. Il sacrificio dell'operaio Angelo Di Carlo avrebbe dovuto avere ben più ampio risalto. Ci saremmo aspettati una presa di posizione forte del Presidente della Repubblica, del Governo e del Parlamento. Ignazio ricorda Jan Palach uccisosi 43 anni fa per la libertà del proprio paese, a Praga, per protestare contro l’invasione dei carri armati sovietici. Un gesto rimasto scolpito nell’immaginario collettivo del mondo. E ciò che ha fatto Angelo si può collegare virtualmente con il gesto dello studente di Praga, con la differenza che, in questo caso, la protesta riguardava l’ansia e la libertà dal bisogno, la preoccupazione per il futuro suo e di suo figlio Andrea. Una protesta estrema contro un sistema che nega la dignità di uomo. E mi sento di condividere in toto il rincrescimento di Coppola per questa mancanza di sensibilità istituzionale che descrive un’Italia egoista, chiusa in se stessa, arroccata nella difesa di privilegi e di sacche di potere, distante dalla realtà cruda e dura di uomini e donne che continuano soffrono in un silenzio assordante. Bellissima , infine, la frase coniata per lo studente ceco e attualizzata per l’occasione: “L’Italia sarà un paese civile e democratico solo quando, affrancandosi dalla libertà dal bisogno, l’estremo sacrificio dei tanti Di Carlo non sarà più necessario”. E, aggiungo, quando i cittadini impareranno, una volta per tutte, che la vita e il futuro delle nuove generazioni è nelle loro mani, nell’impegno, nel sacrificio e nella partecipazione.
RispondiEliminaPenso che il meritorio articolo del sigr Coppola venga accolto dalla società con una certa sufficienza se non con fastidio. Pochi ormai ricordano, figuriamoci i più giovani, il caso di Jan Palach che si bruciò per amore del proprio paese. L'analogia con la fine del povero Angelo Di Carlo si ferma qui perchè la risonanza massmediologica in quest'ultimo caso è stata pari a zero. Forse la colpa del sigr Di Carlo è stata quella di aver messo in opera la propria protesta definitiva nel mese di agosto, quando tutti sono in vacanza, comprese le coscienze. Se lo avesse fatto a dicembre o gennaio come Jan Palach forse avrebbe avuto più risonanza.
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