martedì 28 agosto 2012

RESILIENZA... PERMACULTURA... DECRESCITA...

Terra e fioredi Giuseppe VulloDa un po’ di tempo con le mie letture sulle "transition town" e "decrescita felice" mi incontro spesso con il termine "resilienza". La lingua italiana difficile e multiforme... spesso si presta ad equivoci.
Es. presente indicativo prima persona plurale del verbo "marcire" dovrebbe essere "noi marciamo". Ma per non fare confusione con il verbo "marciare" si usa la frase "noi si marcisce". Non so voi... io non lo sapevo. La stessa cosa mi è capitata con "RESILIENZA". L'ho cercata anche nel mio dizionario d'italiano del 2006 e non esiste. Allora mi sono rivolto ad internet che ormai è il nostro dio onnisciente. Il sistema planetario, dove naviga tutto lo scibile umano. Cosi ho imparato che questo termine è molto più che una semplice parola. Per comprendere le diverse sfumature bisogna risalire alla radice latina (resilire, re-salire, saltare indietro, rimbalzare). Oggi il termine "RESILIENZA" viene impiegato in ambiti diversi come ingegneria, ecologia, biologia, psiologia. In ingegneria è l'indice che misura la resistenza di un materiale alla deformazione ed alla rottura. In biologia ed ecologia esprime la capacità di un sistema di ritornare ad uno Transizionestato di equilibrio in seguito ad una perturbazione. In ambito psicologico il termine "resilienza" esprime la capacità dell'individuo di fronteggiare qualsiasi evento traumatico acuto e cronico, ripristinando l'omeostasi, cioè l'equilibrio psico-fisico precedente al trauma ed in taluni casi migliorandolo. Un altro concetto nelle "città in transizione e decrescita" è la PERMACULTURA. Questo termine deriva dall'inglese (permanent-agricoltur-cultur) ed ha un significato bivalente e cioè: agricoltura permanente e cultura permanente.
La permacultura possiamo dire che è una nuova scienza che si interessa di agricoltura sostenibile e rinnovabile a basso consumo di energia, integrato nel sistema ecologico naturale, nel contempo è anche una cultura di rispetto della terra, non orientato al profitto. Tre sono i fondamenti etici della disciplina 1) prendersi cura della terra 2) prendersi cura della gente 3) condividere le risorse. La DECRESCITA è un concetto che in questo blog dovrebbe essere familiare. Dobbiamo abbandonare l'ossessione della "crescita". Abbiamo la difficoltà a passare dalla teoria alla pratica perché siamo stati plasmati dalla pubblicità del sistema capitalistico, al consumismo, necessario per la crescita del sistema di mercato. Mi sono convinto, per esempio, che la Decrescita energetica è obbligatoria!! È sotto gli occhi di tutti la benzina oggi (27/8/12) a 2,013 euro. Perciò ho venduto la mia lancia libra 2400 diesel, risparmiando un sacco di risorse. In compenso ho comprato una bicicletta. Peccato che i politici a Palermo non si interessano di biciclette ne tampoco di piste ciclabili. È risaputo che costoro amano le auto blu... a spese del popolo. Riportando alcune considerazioni di Serge Latouche, uno dei padri della decrescita, possiamo dire che: dobbiamo assolutamente cambiare i paradigmi della nostra vita basati sul denaro, sulla pubblicità, sul mercato, sul consumismo più sfrenato e quindi sulla produzione di rifiuti che non riusciamo a gestire. L'aria, l'acqua, la terra, il lavoro non sono merci perché nessuno li produce ma sono un bene comune da preservare con un patto tra generazioni.
Il concetto di sviluppo è un concetto tipicamente occidentale connaturato con il sistema industriale ed il mercato, come il ciclista è costretto a pedalare per non cadere, cosi il cittadino della società capitalistica, che grazie al braccio operativo del sistema liberista, il dio mercato, è costretto a lavorare di più, per consumare di più, anche indebitandosi per comprare più merci, spesso oggetti inutili che diventano subito obsoleti, per ricomprare subito il nuovo telefonino, televisore, auto etc. per sostenere la "crescita" altrimenti il sistema non reggerebbe. Ed ecco che un sottosegretario del governo Monti (sacerdote, fallito, della crescita) un mattacchione di nome, "POLILLO", arriva a proporre la rinuncia ad una settimana di ferie per produrre di più e consumare di più. La follia più totale!! Ma cosa hanno studiato queste teste di CA.... alla Bocconi??
Vullo Pino   Giuseppe Vullo
   28 agosto 2012

3 commenti:

  1. lo dico io... questi pseudo-economisti hanno rovinato la società occidentale... è arrivato il momento di rispolverare i vecchi filosofi per rimettere al posto il mondo...

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  2. Pino Vullo, come ormai sua prassi, ci da suggerimenti e ci trasmette questa sua passione verso concetti di vita lontani dai sistemi consumistici che hanno dimostrato tutta la loro fragilità. E anch'io, anche se con un po' meno passione, sono attratto da questi approfondimenti. La prima volta che mi ha parlato di 'decrescita felice' ho ascoltato incuriosito e anche con qualche scetticismo. Ma piano piano ho apprezzato la bontà di questa 'filosofia' di vita. Adesso ci parla di 'resilienza' (di cui sconoscevo l'esistenza)che è la capacità di un sistema, attaccato da agenti esterni, di ritornare ad uno stato di equilibrio. Molto interessante. E poi, altro concetto, la 'permacultura' un termine che si riferisce all'agricoltura permanente e alla cultura permanente. Una scienza che rivaluta l'agricoltura a basso consumo di energia, in un equilibrio con il sistema ecologico naturale. Ecco di cosa ci parla Vullo: il rispetto della terra, la sua cura, e la condivisione delle risorse. Insomma, e in questo mi trova perfettamente allineato alle sue idee, la cosiddetta crescita è diventata, ormai, una parola vuota, un'alibi per giustificare ogni cosa e ogni sacrificio. C'è tanto da lavorare, c'è da cambiare le coscienze e da rivedere profondamente certe abitudini consolidate. E allora forza Vullo. Andiamo avanti con queste teorie, facciamo la nostra parte, veicoliamo per quanto possibile queste idee originali e più che buone e utili al futuro delle generazioni. È difficile e lo sappiamo bene. I politici sono distratti e dimostrano, spesso, insofferenza, ma tutto, come sempre, dipende da ognuno di noi, dalla nostra volontà e dalla consapevolezza che così non è possibile continuare. I nostri figli già adesso hanno iniziato a pagare il conto. Speriamo di fermare o almeno rallentare la china. Buon lavoro.

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  3. Condivido ampiamente articolo e commenti.
    Nelle ultime settimane purtroppo devo ammettere che, non sò come e perchè, mi sta scomparendo perfino la voglia di sentire la voce o leggere le parole di questa ristretta "casta del diavolo" trasversale (politici, industriali, banchieri, finanzieri,magistrati, opinionisti, etc..)responsabile di tutto il disastro che costituisce la nostra vita quotidiana, ma soprattutto quella prossima ventura.
    Certo la colpa è anche nostra (cittadini, elettori, consumatori, fans, etc..)che viviamo come "lor signori" ordiscono a nostro danno, anche se la nostra più che colpa è stoltezza.
    E allora avverto una stanchezza cosmica, un grande "uffàààà", perchè mi và sempre meno aspettare che le cose cambino finalmente per il verso giusto.
    In verità, il motivo del mio "mal di vivere" lo conosco bene, e so che sta nella ennesima pantomima delle imminenti elezioni regionali siciliane (ieri sera su La7 a "in onda" ci deridevano), nella strombazzata riforma elettorale (temo che forse ci faranno rimpiangere il porcellum), nelle prossime elezioni nazionali che ci daranno un governo "nazi-tecno-poli-sauro-fascio-zombi".
    Noi, italiani e siciliani, non abbiamo più alcun senso della realtà concreta, premessa per comprendere dove stiamo andando: dritti al baratro, nostro e dei figli.
    Dice bene Giangiuseppe, i nostri figli stanno già cominciando a pagare. Ben presto comincieremo a pagare anche noi.
    Ma è mai possibile che neanche queste sofferenze reali sono in grado di svegliare un popolo e farlo reagire come "un sol uomo", per attuare un vero nuovo risorgimento e rinascimento dell'Italia?

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