venerdì 17 agosto 2012

CONTINUA. CONTINUA

Francesco-Gallo-Mazzeodi Francesco Gallo Mazzeo - La delusione continua. Ad ogni domanda, qualsiasi domanda, la risposta è sempre la solita. Il buco di bilancio. Il personale riottoso. Il tempo che ci vuole. Il condimento è dato dalla situazione generale, dalla crisi.
L’aggiunta è quella un poco auto razzistica, che siamo fatti così, che ci volete fare (…). Tutto questo dopo tanto parlare di Savoia, Garibaldi, tesoro mitico, primato industriale e agricolo, quasi mondiale, del molliccio e corrotto regnicolo delle Due Sicilie. Mi dispiace dare ragione post mortem all’avvocato Agnelli che parlava di intellettuali della Magna Grecia, come dei filosofanti, che fanno a chiacchiere il giro del mondo e poi finiscono nella cucina di casa propria, disperati.
In questo blog, stiamo dando la prova che un altro modo, libero, generoso, di dire e di scrivere è possibile, senza darsi ortodossie e linee da seguire, come d’altra parte è possibile notare nella differenza franca dei vari scritti e nella mia presa di distanza dalla teoria e dalla prassi del grillismo, che la prima volta fa ridere, la seconda meno, la terza per niente e alla fine viene di dire: basta. La città di Palermo è alla deriva e siccome io non sono addentro alle segrete cose, vedo quello che vedo e dico quello che dico. D’altra parte non vedo perché qualcuno dell’amministrazione avrebbe dovuto rispondere alle mie osservazioni (in senso letterale) fatte camminando per le strade e non vedo perché a qualcuno dovrebbero interessare le immagini di Palermo che stanno facendo il giro del mondo, facendo ricordare la Napoli dei momenti peggiori.
Della Sicilia nel suo complesso, che dire, della ferrovia antidiluviana, che collega Catania Palermo, mentre si lavora interminabilmente sulla Stazione Notarbartolo, di una tratta discutibile con Trapani, non parliamo della Stazione Centrale: letteralmente depressiva, con una pulizia grassosa, umida, padiglioncelli abbandonati e treni per Gioiosa Marea, Patti, Barcellona Pozzo di Gotto, come se fossero Torino, Milano, Venezia. Io dico, ma noi ci vogliamo occupare di politica ferroviaria o la diamo per perduta, come quella industriale per Termini Imerese, come quella aerea per Wind Jet, oppure basta dire occupazione, occupazione, perché l’occupazione arrivi e per di più, anche per i giovani.
Giovani di cui tutti parlano, ma mai che qualcuno avesse uno spicciolo di proposta, tutte cose generiche, di una sottocultura bavosa e irrispettosa per il loro e il nostro futuro: nessuno fa previsioni, nessuno dà notizie, come se la Cga fosse solo a Mestre, mentre noi abbiamo il nulla con industriali, commercianti, agricoltori, solo prodi nella lamentela, senza mettere in discussione il loro modello di sviluppo o proporre qualche cosa che possa essere incardinato in un tempo e in un luogo. Non perdiamo l’occasione per essere un segmento importante di opinione pubblica, quello che tutti dovrebbero essere e non sono, guardando alle piccole e alle grandi cose, diventando stilistici, qualitativi, alla faccia dei dozzinali e dei quantitativi.
Il prossimo presidente della regione, non dovrà essere un ribellista o un ascaro, ma un solido riformatore, di quelle di cui si parlava una volta, riforme di struttura, da riformatori veri e non da timidi riformisti, che faccia il ministro della repubblica, che parli ai siciliani, ma che parli ai calabresi, ai pugliesi, ai napoletani, perché senza una teoria e prassi di macroregione, non c’è salvezza per nessuno e parli anche a greci, tunisini, libici, algerini, maltesi, perché sono loro le nostre “prossimità”, la nostra continuità territoriale. Guardarsi bene nell’ombelico e poi spaziare all’orizzonte, coniugare locale e globale, stare attenti al particolare e riaprire il dibattito sul ponte, da fare subito: altrimenti continueremo a scivolare a degradare e senza che ce ne accorgiamo, saremo seduti con gli ultimi, con ciotola in mano e il tempo odierno ci apparirà un miraggio.
Francesco Gallo Mazzeo
17 agosto 2012




6 commenti:

  1. Sono d'accordo su tutto.

    L'unico punto sul quale divergo è l'ipotesi di pensare e praticare una macro regione del sud, che il nuovo Presidente della Regione Sicilia dovrebbe attenzionare tra le varie riforme da attuare.

    Infatti, sono sempre più convinto che oggi il primo atto per una potente modernizzazzione della Sicilia, la "madre" di tutte le "turbo-riforme" non più rinviabili sarebbe indire, ora e subito, un "Plebiscito" popolare che chieda l'abolizione immediata dello Statuto Speciale e della relativa Autonomia Siciliana.

    Io non mi sento "speciale", eppure, per statuto, "lo sono". E questo non mi piace, perchè non l'ho mai chiesto, non l'ho mai voluto, lo considero il frutto della trattativa "Stato Italiano- Mafia" del dopoguerra. Non voglio permettere più a nessun "politicastro mafioso o colluso" di usare lo statuto come una pistola puntata alla mia tempia perchè "lui" si arricchisca in piena "autonomia", la "sua" naturalmente.

    Io sono siciliano. E questo mi piace. Non mi sento inferiore a nessun altro popolo. Ritengo di poter essere un modello positivo per l'Italia ed il consesso internazionale. Ma lo Statuto Speciale e l'Autonomia me lo impediscono, "sfregiano" il mio vero volto rendendolo "impresentabile" a chiunque, perchè lo rende "uguale" a chi me lo ha sfregiato, anzi inferiore a "lui" perchè non gli "rendo la pariglia", per cui, ai suoi occhi e non solo, sono un "quaquaraquà" di sciasciana memoria.

    Basta! Basta! Basta!

    Sono siciliano, e voglio dimostrare quello che valgo e che so fare competendo alla pari con tutti, italiani e non, con mezzi "ordinari" , cioè comuni a tutti, senza alcun "occhio di riguardo", specialità , autonomia e quant'altro.

    Solo con questa riforma, prioritaria su tutte, può venire tutto il resto. In caso contrario, cari amici, anche queste elezioni regionali saranno ancora una volta "speciali", come dire una "cosa per pochi", una "cosa loro" (tanto per cambiare).

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  2. Non parlo di macro regione, in senso classico, ma di coordimento per alcuni aspetti della politica e della programmazione, che non possono avere rigidi confini amministrativi, come il turismo, la navigazione, le ferrovie, sia entro i confini nazionali che in ambito internazionale. Per me tutto ciò che è storico è transuente: bisogna fare un confronto di convenienze e perdite: niente di più.FGM

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    1. Caro professore, ero sicuro che con il suo suggerimento di una nuova relazione tra Sicilia e Meridione lei intendesse qualcosa di più preciso. E pertanto anche queste ultime sue osservazioni mi convincono ampiamente.
      Piuttosto, giusto per spiegare perché sul punto mi sono dichiarato non in disaccordo ma in divergenza, preciso che intendevo dire che, pur condividendolo, ritengo comunque prioritario su tutto rimuovere preliminarmente la specialità della Regione Siciliana, un ingombrante feticcio che ci impedisce perfino di potere dialogare e interagire con i calabresi, i campani e i pugliesi perché “loro” sono ordinari” , mentre noi invece “siamo “speciali”. Ma di chè?
      Mandiamolo in soffitta questo Statuto, e la Sicilia si risolleverà per davvero. Chiaramente non basterebbe un plebiscito, ma ci vorrebbe anche una larga volontà popolare di non essere più sudditi di poteri “stranieri” troppo più forti di noi per poterli battere, non più “autonomi” per dispetto o per rivalsa, né tanto meno boicottati da mafiosi e collusi.
      Per essere liberi e forti, capaci ed onesti, non occorre essere speciali ma semplicemente ordinari. Dobbiamo contare sulle nostre forze e sulle nostre idee.
      Infine, trovo di grande conforto la sua considerazione per cui la storia di fatto renderà questa autonomia speciale un ramo secco. Se sarà così, e già oggi lo è, allora siamo colpevoli di non saper anticipare quel tempo e tagliarlo noi quel ramo secco.

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  3. Egregio prof. Gallo negli ultimi tempi la vedo scrivere spesso di "delusione". Questo termine non esprime certo un concetto positivo...anzi, come scrive Oriana Fallaci chi vive la delusione diventa triste, ammalato, ferito per le speranze e le aspettative non realizzate. Un modo per non soffrire, anzi per raggiungere "la felicità" c'è la propone Cristo nelle beatitudini, dove la nona recita cosi: non aspettarti mai nulla cosi non verrai mai deluso. Ma io sono sicuro che lei in quanto laico sicuramente non condivide il contenuto di quest'ultima beatitudine ed io con lei. Meglio avere dei sogni, speranze, aspettative anche se spesso deluse, piuttosto che stare immobili aspettando la morte. Naturalmente condivido il contenuto dell'articolo, compreso l'idea di portare avanti la costruzione del ponte, anche se ciò va contro la mia convinzione di decrescita. In questo caso farei una eccezione (per amore della sicilia) sorvolando su tutti gli aspetti negativi di tale manufatto. Alcuni aspetti del ponte, anche psicologici, potrebbero rappresentare uno shock positivo per i siciliani. Esempio non sentirsi più isola e distaccati dallo stivale. Non mi soffermo sulle ricadute occupazionali per diversi anni. Ma le faccio 2 domande prof. Gallo, i soldi dove li prendiamo? E come facciamo a tenere lontane da questi le mani della "ndrangheta e mafia" ?

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  4. Dopo aver letto l’articolo del Prof. Gallo ed i commenti seguenti, non posso fare a meno di dire la mia sul ponte di Messina, che, a mio avviso, una volta realizzato darebbe l’impulso necessario per uno sviluppo a 360° dell’economia dell’isola.
    La mia personale esperienza negativa di alcuni anni fa, relativa ad un viaggio in treno da Palermo a Firenze, probabilmente l’ultimo, mi ha convinto della necessità di mettere fine all’uso del traghetto, e non solo per tempi necessari per l’attraversamento, che già scoraggiano l’uso dei treni in Sicilia, ma anche per l’esperienza scioccante di dover respirare a fatica tra i fumi dei gas di scarico dei mezzi che, assieme alle carrozze, invadono le stive del traghetto, a quel punto puoi decidere di continuare a respirare quei fumi velenosi, oppure, come ho fatto io e mio moglie, abbandonare la carrozza, e quindi le valigie personali, e guadagnare l’uscita per le scale che portano al ponte, per rientrare poi, a fine percorso.
    Mi chiedo come ci si possa lamentare se i treni ad alta velocità non raggiungeranno mai la nostra isola, mi pare chiaro che fino a quando non ci sarà il ponte non ci potranno essere, infatti non avrebbe senso guadagnare in velocità per poi perdersi nel traghettamento.
    E poi, avere il ponte più lungo del mondo, ma lo immaginate che ricaduta in termini di turismo? Solo per l’esperienza di attraversarlo?
    Qualcuno potrà pensare che sia insensibile ai problemi di ambiente e inquinamento, ma quello che mi preoccupa di più è la mancanza di lavoro, e fino a quando non si farà qualcosa per incrementare il turismo, visto che la nostra isola ha le coste più belle del mondo e il clima che ci dà il sole per 9 mesi all’anno, saremo condannati ad andare inesorabilmente indietro.

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  5. Ci vuole un grande piano per il lavoro, partendo dalle strutture esistenti, programmando, seguendo le inclinazioni naturali e quelle culturali, facendo delle scelte in termini di importanza e di vocazioni. Ci vogliono strategie e tattiche e qui, se ci sono, battano un colpo le fondazioni , le università, la confindustria, i sindacati,associazioni, quello che resta degli ex partiti e quanti altri, in questo momento non mi vengono in mente. Mi fa piacere che il tema del ponte sia stato rilevato, come tema linguistico, oltre che economico e di congiunzione con l'Europa, con esso la percezione dei siciliani nel mondo cambierà. Come vedete sono attento anche alle piccole cose, alle strisce pedonali, ma questo ha senso solo se guardiamo anche lontano, all'orizzonte e oltre. La mia delusione, manifestata, apertis verbis, è più profonda di quanto non abbia detto, ma penso che ci siano forze intellettuali e morali per partire: perchè di questo si tratta, di partire e andare a passo lesto, perchè c'è tanto cammino da fare e gli altri non stanno fermi: non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo, farci sorpassare, anzi, dobbiamo fare mangiare polvere, agli altri.Sulla mafia e sulle mafie, la posizione deve essere netta, fino alla completa vittoria, perchè non è una maledizione, è una sottocultura malavitosa che si è avvitata su un corpo economico e sociale malato, di una malattia che dobbiamo guarire, creando, cittadini, cittadini, cittadini. Pessimismo dell'intelligenza, altrimenti si va a sbattere, ma ottimismo sfrenato della volontà.FGM

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