sabato 6 settembre 2025

POLITICA SOTTO ZERO: QUANDO LA POLTRONA CONTA PIÙ DEL POPOLO

Antonio Decaro, Michele Emiliano e Nichi Vendola
di Maurizio Alesi - La politica italiana, da troppo tempo ormai, sembra aver perso ogni briciolo di dignità e senso di responsabilità, trasformandosi in una palude di interessi personali e compromessi al ribasso. Le imminenti elezioni regionali del 2025 non fanno eccezione, offrendo un palcoscenico desolante su cui si recita un copione già visto, fatto di accordi sottobanco e candidature che hanno il sapore amaro della spartizione senza quartiere. Il degrado è trasversale, non risparmia nessuno, e il centro-sinistra, che dovrebbe rappresentare l’alternativa, sembra esserne il protagonista più cinico. 

In questo quadro desolante, la vicenda pugliese emerge come un esempio lampante di quanto il sistema sia marcio. Il nome di Antonio Decaro, appena eletto al Parlamento europeo con una valanga di voti, risuona come una campana a morto per la credibilità delle istituzioni. Con un gesto di disprezzo assoluto per i cittadini che lo hanno scelto per eleggerlo in Europa, Decaro abbandona il suo seggio appena conquistato per lanciarsi nella corsa regionale. Un salto della quaglia che non ha nulla a che vedere con la passione per il territorio, ma tutto con il calcolo politico. Fa il prezioso, detta le sue condizioni, e si erge a "kingmaker" che decide le candidature nel PD e persino in AVS, ponendo veti su figure storiche come Nichi Vendola ed Emiliano. “O loro o io” . Fino a un minuto prima di salire sul palco si fa pregare minacciando il ritiro ma poi pensa al vantaggio che gli arriverebbe dalla sua elezione, soprattutto per realizzare il suo sogno di conquistare la segreteria nazionale, a cui pensa da tempo. Il braccio di ferro che ne è seguito si è concluso con una soluzione che sa di beffa. Il compromesso raggiunto con Vendola è una vergogna che offende l’intelligenza degli elettori e ridicolizza il ruolo delle istituzioni. Un accordo per cui Vendola siederà in Consiglio Regionale per un anno, per poi avere garantito un posto in Parlamento. Quale impegno potrà mettere Vendola in consiglio regionale, se sa di essere precario. Emiliano si ritira, passando per politico responsabile che non fa saltare l’accordo, ma in realtà anche per lui è garantito un seggio a Roma. Il Consiglio Regionale, il luogo in cui si dovrebbe dibattere e decidere per il futuro della Puglia, è ridotto a una sorta di anticamera, un parcheggio temporaneo, un taxi da cui salire e scendere a piacimento. La politica come ammortizzatore sociale per disoccupati di lusso, come una cassa integrazione per chi, a dispetto dei fallimenti passati, non vuole rinunciare a un vitalizio. Non è solo in Puglia che la politica si muove con la logica della spartizione e dell'interesse personale. 

La Campania offre un altro capitolo dello stesso triste romanzo. Qui il protagonista è l’eterno Vincenzo De Luca, il governatore sceriffo che non potendosi più candidare, ha barattato la sua partecipazione in un vero e proprio ultimatum al Partito Democratico. Con l'arroganza di chi si sente insostituibile, De Luca ha messo sul piatto un pacchetto di richieste che umiliano ogni parvenza di democrazia interna. La sua intenzione è chiara e spudorata: vuole non solo correre con due liste a suo nome, riducendo il PD a un satellite della sua leadership personale, ma pretende e ottiene anche di consegnare la guida del partito campano a suo figlio Piero senza meriti. Questa è la parte più squallida del suo ricatto politico. Significa annullare il confronto, soffocare ogni possibile dissenso. La famiglia De Luca si appropria del Partito Democratico come se fosse un'azienda di famiglia, una proprietà da tramandare di padre in figlio. Un'operazione di successione dinastica che non ha nulla a che fare con la meritocrazia, ma con il consolidamento del potere di una sola famiglia. La reazione del PD o, meglio, la sua mancanza di reazione, è agghiacciante. Di fronte a un simile ricatto, la direzione nazionale, pur con qualche mal di pancia interno, si è piegata per paura di perdere la Campania. E che dire delle Marche dove un altro europarlamentare in carica, Ricci del PD, fa lo stesso identico gioco, tradendo il mandato ricevuto dagli elettori per inseguire una poltrona più vicina, più gestibile, che dà maggiore potere e visibilità. Tre esempi che mostrano un disegno preciso, una visione della politica non come servizio al cittadino, ma come una carriera personale, un susseguirsi di tappe obbligate per raggiungere l'apice del potere e dei privilegi. La vicenda campana, come quella pugliese e marchigiana, dimostrano quanto il sistema partitico sia malato. I partiti non sono più il luogo del confronto e della formazione di una classe dirigente, ma diventano il bacino in cui si pescano i candidati da riciclare e poi finiscono per diventare autocrati. Si è persa la dimensione comunitaria, l'idea di una politica condivisa dal popolo. La democrazia, in questo scenario, è ridotta a una formalità vuota, un rito svuotato di ogni significato. Le elezioni diventano una mera ratifica di accordi presi a tavolino, lontano dagli occhi dei cittadini. E il messaggio che passa è devastante: non conta la qualità del candidato, non contano le idee, ma solo la capacità di stringere accordi, di fare "cartello" per ottenere il potere in senso machiavellico. E il M5S che fa. Si adegua anche lui. Lancia Tridico in Calabria, e chi se ne frega se lo avevano votato per restare in Europa, prepara la candidatura di Antoci, naturalmente anche lui europarlamentare, a presidente della regione siciliana o, in subordine quella di Barbara Floridia che lascerebbe il Senato facendo marameo agli elettori.

Maurizio Alesi
06 settembre 2025

7 commenti:

  1. Spero che questo articolo possa offrire un momento di riflessione anche per coloro che pur votando a sinistra, sappiano riconoscere che anche in quel campo c'è ancora molto da fare.

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  2. Loro lo fanno apposta per far perdere la sinistra ( 2 persone inutili) 😬😬😬

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  3. Ma il popolo ha capito che sia di destra e di sinistra si spartiscono le poltrone, chi deve andare e chi rimanere e a noi ci pigliano per il culo. È ora di mandarli tutti a casa sono vecchi, il palazzo puzza ci vuole genta nuova.

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  4. La mia avversione nei confronti del PD è tale che tutti gli altri partiti si eclissano davanti a questo in particolare.
    Si pensi a un carnivoro dichiarato (la destra). Poi a un vegetariano dichiarato che di nascosto mangia carne.
    Chi vi farebbe più schifo?

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  5. questi sarebbero i capaci gli esperti quelli che risolvono problemi?

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  6. Mi capita spesso di pensare che la politica di una volta era diversa, più trasparente e più partecipata. Allora esistevano i partiti organizzati e presenti sul territorio con le sezioni territoriali e le cellule sui posti di lavoro. Allora, all’interno dei partiti, si dibatteva e, fuori dei partiti, si cercava il confronto con gli altri alla ricerca di ciò che univa. Alle elezioni votavano in tanti, e si sceglievano i candidati. Oggi sembra un’altra era, quasi indescrivibile. All’interno di ciò ch’è rimasto dei partiti non si dibatte ed è scomparso il confronto perché ognuno pensa al proprio orticello. L’interesse pubblico è diventato un optional e la politica è diventata una scatola vuota che non attira l’interesse della maggioranza degli elettori. I risultati sono evidenti: la partecipazione si è ridotta al minimo perché mancano le risposte ai veri problemi e anche perché la scelta elettorale è diventata una imposizione dei candidati. Prendere o lasciare. Molti lasciano e altri si dividono. I pochi che si sono uniti ci hanno regalato un governo di destra, arrogante e pericoloso, che ha la maggioranza nel Parlamento e la minoranza nel Paese. La colpa non è degli elettori di destra ma di coloro che non hanno saputo e voluto offrire una alternativa unitaria di “centro-sinistra”. Il centro sinistra non “un protagonista cinico”, è da inventare. In politica i protagonismi sono sempre esistiti, oggi sono più esasperati e per la mancanza degli ideali prevalgono i personalismi. Nei partiti più strutturati, con più o meno compromessi, si riesce a raggiungere un accordo. Purtroppo i compromessi per superare la palude politica, interna e fra i partiti, è diventata una regola. Contano i risultati, ovvero la scelta giusta del candidato, regione per regione, per vincere le sfide elettorali. Non trovo disdicevole il fatto che un candidato, da poco eletto al Parlamento Europeo, accetti la candidatura regionale. In caso di elezione, il seggio europeo sarà occupato da un membro del medesimo partito. Mentre trovo più vergognoso i voltagabbana che cambiano casacca continuando ad usurpare il seggio del partito che hanno tradito. In quanto ai candidati di Antonio Decaro, regione Puglia, e Matteo Ricci, regione Marche, sono degli amministratori stimati e conosciuti sul territorio regionale. Pasquale Tridico, regione Calabria, è un buon candidato che ha dimostrato, da Presidente dell’INPS, di essere un serio ed efficiente amministratore. Anche Roberto Fico, regione Campania, mi sembra un’ottima scelta. In Sicilia sceglierei la candidatura di Barbara Floridia. Una donna alla presidenza della regione Sicilia, ci pensate! Scelti i candidati, con programmi seri, il campo progressista unito, potrebbe vincere le sfide regionali e costruire una politica di governo nazionale alternativa alle destre.

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  7. Vorrei sommessamente ricordare che quando si chiede un voto agli elettori per un determinato seggio elettorale, si ha l'obbligo morale, civile e politico di onorare il mandato conferito dagli elettori, fino alla scadenza naturale, A me dispiace che tu non trovi disdicevole traghettare da un ente all'altro rinnegando l'impegno promesso in campagna elettorale. Se ti fai eleggere a Strasburgo, ci rimani fino alla fine. E non vale niente che al posto suo venga un altro dello stesso partito perchè io ho votato una persona scrivendo il suo nome e cognome e poi me ne ritrovo un altro che neppure conosco. Questa era la logica del M5S ai tempi dell' "Uno vale uno" ovvero sono tutti uguali. Questo, oltre ad essere utilizzato come merce di scambio per giochetti elettorali, costituisce un palese tradimento nei confronti gli ignari elettori che la prossima volta si guarderanno bene dal rivotare questi traditori. Il Parlamento europeo è considerato una cassa integrazione di lusso in attesa di una migliore collocazione. E' una vergogna.

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