di Giovanni Caianiello - Assistiamo da mesi a un inquietante ritorno dell’antisemitismo in Europa e nel mondo. Un fenomeno che sembrava ormai vinto dal passato e dalla storia, riemerge alimentato non da nuove ideologie, ma da una narrazione mediatica distorta, faziosa e strumentale.
Gli artefici principali: i media del mainstream telegiornali, talk show, editorialisti, opinionisti, che nel tentativo deliberato di orientare l’opinione pubblica a favore del governo israeliano, semplificano, travisano e delegittimano ogni forma di dissenso, nonostante il governo israeliano sia stato più volte condannato dall’ONU per crimini contro l’umanità nei confronti del popolo palestinese. Condanne ignorate, minimizzate o addirittura taciute, nel nome di una linea editoriale supinamente allineata alle posizioni del governo italiano, che a sua volta si accoda senza esitazione alla strategia geopolitica statunitense, ieri con il Sì Biden, oggi con Sì Trump.
È indubbio che Israele ha tutto il diritto a difendersi, ma quando la reazione si abbatte senza distinzione su civili, donne, bambini, ospedali, intere città e ogni angolo del territorio di un altro paese, sostenere ciecamente quelle azioni significa aver perso ogni orientamento morale. Eppure, i media continuano imperterriti a giustificare l’indifendibile, fino a criminalizzare chiunque osi porre domande o denunciare gli eccessi. In un clima così soffocante, chi critica la politica del governo di Tel Aviv viene immediatamente etichettato come “antisemita”. Una scorciatoia pericolosa, che cancella la complessità del dibattito e trasforma ogni voce libera in un bersaglio da isolare.
Questa narrazione manichea: “o con Israele, o contro gli ebrei”, ha generato un effetto devastante, oscurando la differenza tra sionismo politico e identità ebraica, tra le azioni di uno Stato e la cultura di un popolo. E così, l’indignazione verso il governo israeliano viene sempre più spesso riversata su innocenti, ebrei in quanto tali, risvegliando un odio che la storia avrebbe dovuto seppellire. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Dal 7 ottobre 2023 si è registrato un preoccupante crescendo di azioni antisemite: ben 222 episodi tra aggressioni fisiche anche con morti, insulti, dichiarazioni pubbliche ostili, graffiti, danneggiamenti, manifesti e striscioni. Segnali concreti di una deriva che era non solo prevedibile, ma purtroppo favorita proprio dalla narrazione irresponsabile dei media. Gli stessi organi di stampa che condannano giustamente ogni gesto antisemita, sono poi gli stessi che hanno contribuito a creare il clima che lo rende possibile, oscurando deliberatamente le colpe del governo israeliano e criminalizzando chi difende i diritti umani dei palestinesi.
Invece di spiegare, ripetono slogan. Invece di distinguere, confondono. Invece di informare, fanno propaganda. E nel farlo, non difendono il popolo ebraico, ma l’agenda politica di un governo che nulla ha a che vedere con la totalità degli ebrei nel mondo. Credo che sia fondamentale ribadire che criticare un governo non è odiare un popolo. Condannare una guerra non significa rifiutare una cultura.
Difendere i diritti dei palestinesi non significa negare quelli degli ebrei. I media che continuano a ignorare o peggio, a cancellare deliberatamente questa distinzione, si rendono direttamente responsabili della crescita dell’antisemitismo reale, quello che torna a manifestarsi nelle piazze, nelle scuole, nelle strade. Serve una narrazione nuova, onesta, libera.
Una stampa che non tema di dire la verità, anche quando è scomoda. Perché è solo dalla verità che può nascere giustizia. E solo dalla onestà intellettuale, può nascere una ragione per la pace.
La causa che nessuno nomina: l’occupazione. In tutto questo scenario, si continua a discutere dell’innesco dell’attuale offensiva militare israeliana a Gaza riducendone colpevolmente le cause ai soli fatti del 7 ottobre 2023, quando l’attacco terroristico di Hamas ha causato morti e devastazione tra i coloni. Una tragedia reale e gravissima, certo, ma usata come unica chiave interpretativa per giustificare ogni azione successiva, senza mai affrontare la radice storica e politica del conflitto.
Si evita accuratamente di nominare la vera origine del dolore e dell’odio che da decenni affligge tanto i palestinesi quanto gli israeliani: l’occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele. Un’occupazione militare prolungata e sistematica, accompagnata dalla costruzione di insediamenti illegali e dalla confisca forzata delle case palestinesi, dove sono stati trasferiti coloni israeliani in violazione del diritto internazionale. È lì che risiede il nodo irrisolto, ignorato o minimizzato da buona parte della stampa e dei leader politici internazionali: una popolazione privata di diritti, libertà e terra non può vivere in pace, e un popolo che occupa non può vivere in sicurezza.
Finché questa occupazione non avrà fine finché non si ristabilirà un principio di giustizia e autodeterminazione per il popolo palestinese non ci sarà pace, ma solo tregue fragili, destinate a spezzarsi. E ogni nuova fiammata, ogni nuova guerra, non farà che accrescere il rischio di un’escalation incontrollabile in tutto il Medio Oriente, accendendo una miccia che potrebbe travolgere intere regioni in un conflitto su vasta scala. Togliere il velo all’occupazione non significa giustificare la violenza, ma comprenderne la radice. E senza verità, non ci sarà mai soluzione.
Giovanni Caianiello
23 maggio 2025
23 maggio 2025
Condivido tutto e aggiungo: avete mai riflettuto sulla parola coloni? Non vi ricorda tanto la storia degli indiani d'America? 😔
RispondiEliminaCaro Antonio , questa non è una guerra è una mattanza ! Come quella che si faceva con i tonni , si accerchiavano e si spingevano verso un pezzo di mare chiuso da tre lati in modo che si potevano uccidere senza difficoltà.
RispondiEliminaNon c'è differenza tra sionismo politico e precetti antiumani della religione ebraica.
RispondiEliminaIl sionismo deriva dai precetti della religione ebraica e non esisterebbe se non esistesse l'ebraismo.
Non tutti i semiti sono ebrei, ma gli ebrei e la loro religione vorrebbero dominare il mondo in maniera totale e sempre più invasiva.