giovedì 21 maggio 2015

INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE

quotidiani gratisdi Franco Luce - Il giornalismo italiano ha perso parte della sua credibilità per non essere riuscito a porsi come interprete credibile del proprio ruolo e della stessa democrazia.
L’altro motivo, a livello di sistema, si lega strettamente a fenomeni quali il conflitto di interessi, l’editoria impura e, soprattutto, quella prassi consolidata in virtù della quale anche i pochi editori puri presenti in Italia tendono a comportarsi come editori impuri.
Credo sia opportuno, però, analizzare due concetti fondamentali e come questi si intersecano tra di loro: l’informazione e la comunicazione. L’informazione, intesa come “diritto ad essere informati”, discende dai principi dell’ordinamento democratico, seguendo i quali i cittadini devono essere messi in condizione di conoscere le scelte operate a tutti i livelli dalle amministrazioni e dal governo, al fine di poter effettivamente partecipare alle stesse.

Internet2L’assenza, nella costituzione italiana, di un esplicito riferimento a questo diritto ha determinato un certo ritardo nel suo effettivo riconoscimento. A partire dagli anni 70, però, alcune norme sul  principio di imparzialità e trasparenza della pubblica amministrazione, hanno consentito ai cittadini l’accesso agli atti, di ottenere informazioni sullo stato delle procedure, dei progetti, e dei provvedimenti di cui essa è in possesso. Fino a questo punto si assicura così un diritto attestato dal supporto di precise indicazioni normative.

Qui entra in gioco la parte variabile garantita dall'abilità e non dalle leggi: la comunicazione. Credo che a nessuno sfugge, come il ruolo della comunicazione ha assunto oggi una importanza considerevole. Lo dimostra tra l’altro la crescita esponenziale di studi, relativamente recenti, come Scienze della comunicazione, che prevede varie forme della teoria e della pratica comunicativa, in cui occupa un posto di spicco la retorica.  Si è in sostanza capito che il ruolo di un comunicatore è fondamentale nel momento in cui informa, perché tende con abilità, ad ottenere una modificazione del comportamento dell’altro. Il concetto di comunicazione, perciò, oltre ad assumere significati importanti e complessi, possiede una grande varietà di applicazioni, compreso quello politico.

telegiornali-e-politica-i-grandi-partiti-hann-L-FTLbkINegli ultimi decenni la comunicazione di massa si è fortemente rafforzata attraverso la stampa, la radio e, fondamentalmente, il sistema televisivo. E l’influenza sull'opinione pubblica ha conferito alla comunicazione un ruolo cruciale nella competizione politica attraverso vere e proprie azioni di marketing molto efficaci. Un mezzo attraverso il quale possono verificarsi cambiamenti sociali che mettono in gioco: ruoli, risorse e competenze.

È proprio la forte influenza sulla società, che fa della comunicazione un essenziale strumento  di persuasione anche ai più sottili ed impercettibili livelli di interazione di tipo intimo, affettivo e così via. Ne consegue che nel nostro paese, pur non esistendo alcun rischio concreto di attentare alla libertà di stampa e quindi all'informazione, esiste un serio pericolo che un sistema comunicativo possa prevalere troppo su un altro. Da questa sudditanza psicologica, dovuta ad una inferiorità comunicativa (che in passato veniva superata da una inamovibile appartenenza politica), scaturisce il timore della possibilità di una limitatezza alla libertà di informazione.

Il dato reale è che la comunicazione comincia proprio con la formulazione dell’obiettivo da raggiungere e tende tramite il sistema informativo, a modificare il comportamento dell’altro. È su questo terreno che sarà sicuramente giocata la partita politica nel prossimo futuro, non certamente sulla presentazione o proposizione di nuove collocazioni o alchimie politiche. Nel terzo millennio non sono più attuabili né tecnicamente, né praticamente quei regimi che hanno contraddistinto la storia del  nostro passato.

web2-0E in questo senso la diffusione sempre più vasta ed efficiente di internet e quindi dei nuovi mezzi di comunicazione e di informazione ha determinato fortissimi cambiamenti e potenzialità ancora da esplorare.
Non so se è sbagliata, ma la sfida che ci attende per la gestione del potere, per essere positiva, deve misurarsi su una efficace capacità comunicativa, e non solo, ma su una capacità in grado di modificare l’obiettivo anche nel corso della stessa comunicazione.

Franco Luce aprile 2015Franco LuceStornarella (FG)
21 Maggio 2015







14 commenti:

  1. I mezzi di comunicazione di massa più diffusi sono la TV e il giornale.

    La televisione è ricca di telegiornali e spot pubblicitari, oltre a spettacoli, cartoni animati e film. Il tema più diffuso, trattato sia nel telegiornale, sia nel giornale, è la violenza, in particolare si parla di omicidi, di suicidi, di abusi e di terrorismo. Questi argomenti destano molti problemi nei ragazzi, che possono manifestarsi in atteggiamenti passivi, ovvero possono essere traumatizzati; oppure atteggiamenti attivi, dunque l’imitazione a comportamenti oltraggiosi nei confronti di animali o anche persone.

    Nelle pubblicità si esaltano le persone e i prodotti, che apparentemente sembrerebbero utili. Ciò è dovuto ad una specifica impostazione dello spot pubblicitario, curato da immagini, di persone, di parole e di suoni, che riescono ad incantare i ragazzi, e non solo, facendoti credere che ciò che hai comprato è migliore di altri prodotti.
    Peccato che, come troppo spesso accade, gli stessi, siano asserviti a "conductor" di turno, falsando in modo palese, ma subdolo, la realtà
    Ci vogliono uniformati..con troppo la cosa riesce, purtroppo.

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  2. Mezzi economico-finanziari, mezzi di informazione e mezzi di comunicazione sono un unico blocco in mano al potere dominante, che domina incontrastato proprio per questo: chi lo può spacchettare?

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    1. Sono completamente d'accordo con salvatore r. mancuso. Qualsiasi considerazione diversa (ce ne sarebbero molte da fare), non può prescindere dalla considerazione di Mancuso. Al di la dell'informazioone su fatti, diciamo che la politica è diventata uno spot pubblicitario. Questa realtà è stata dimostrata sopratutto da berlusconi, infatti, lui facendo propaganda e demagogia, è riuscito perfino a far votare al Parlamento una parentela che tutti sapevano non esistere. E questo potrebbe anche passare in secondo ordine, se il tutto non fosse stato aggravato dal fatto che anche la maggioranza del "popolo" elettore credè a questa panzana, non solo, ma guai a contraddire i convinti, del contrario.
      Questo è un esempio eclatante di come si può manipolare l'informazione, dandone una completamente falsa e raccogliendone i "benefici".

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  3. Franco Luce ha centrato un problema grande come una casa. In realtà, senza dover girarci intorno, la nostra società o almeno una parte consistente di essa, è il prodotto di ciò che vede e di ciò che sente, principalmente in televisione. La formazione delle opinioni politiche è fortemente condizionata dalle logorroiche prolusioni di chi invade gli spazi televisivi, imbonendo la gente e facendo credere di avere sempre la verità in tasca. Più un concetto (anche se è falso o privo di fondamento), viene ripetuto, più finisce per diventare una verità nella mente della gente. Franco Luce lo ha detto con chiarezza: il problema è la mancanza dell’editoria pura, cioè la commistione e il conflitto di interessi che impedisce a chi detiene il potere di informare, di essere indipendente e di non subire alcun condizionamento. Come si fa a pretendere imparzialità da un editore che, per esempio, dovendo scrivere sullo scandalo di mazzette intorno ad una società, è anche azionista della società inquisita. E’ ovvio che questi darà solo una breve in 15° pagina e farà un titolo asettico. La legge è assai carente su un diritto costituzionalmente protetto e il Parlamento dovrebbe farsi carico di garantire la massima correttezza nella diffusione delle notizie. Anche il mondo televisivo è spesso acquiescente col potere politico. Alcune interviste ai politici fanno inorridire. Invece di incalzare l’intervistato con domande scomode, diventano essi stessi complici e loro ruffiani, parlando di amenità. E’ chiaro che ogni giornalista ha le sue convinzioni e le sue preferenze politiche. Ma il giornalista onesto ha il dovere, quando scrive un articolo o fa un servizio televisivo, di far comprendere con nettezza, a chi legge o ascolta, quali sono i fatti, e quali sono le sue opinioni tenendoli ben distinti. Solo così l’opinione pubblica potrà farsi una sua libera convinzione. Si guardi a tutta questa pletora di giornalisti e opinionisti (?) che affollano i talk show televisivi. Molti di essi che fino a ieri facevano da scendiletto a Berlusconi, adesso che è al tramonto, si sono subito riciclati e sono in fila per baciare la pantofola a Renzi. A volta non si capisce addirittura chi sia il giornalista è chi è il politico, tanto sono in piena sintonia. Il giornalismo è nato per incalzare chi governa, qualunque sia la sua collocazione politica. Molti invece pensano di poter trovare vantaggi personali o editoriali, utilizzando il loro potere a favore del potente di turno, ingannando gli italiani.

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    1. Da circa 15 anni scrivo su blog e mensili di opinione, mai mi si sono sentito in comunanza di vedute come rilevato nel commento di Maurizio Alesi. Per onestà intellettuale, devo ammettere che Maurizio Alesi è riuscito con la scorrevolezza delle sue espressioni e con quel lucido raziocinio che spesso si contraddistingue, a completare le mie riflessioni sul campo dell'editoria. Hai ragione Maurizio, ormai, morta la retorica, l'arte di fare politica attraverso la parola e la sua espressione, ora la comunicazione è divulgata con ogni subdolo artificio, da tutti coloro che affollando ogni spazio televisivo, usano spesso un linguaggio incomprensibile ed ingannevole.

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    2. Grazie a Franco Luce per i suoi apprezzamenti. Mi trovo in perfetta sintonia con la sua lucida analisi.

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  4. L'informazione è divenuta PROPAGANDA DI REGIME (la voce dei truffatori al potere) con la quale MANIPOLARE MENTALMENTE il popolo per ottenere SERVILISMO. Senza servilismo il tiranno non esisterebbe. Solo i Cittadini difatti possono SERVIRE i Cittadini. I partiti sono LOBBY e l'informazione è posseduta da tali lobby.

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  5. È il feedback a trasformare l'informazione in comunicazione . Difatti se l'informazione è un processo a senso unico tra una emittente e una ricevente, mediante il quale , attraverso un canale, si veicolano dati, senza possibilità di ritorno , con la comunicazione questo processo può e deve essere invertito . Nella comunicazione di massa sono la pluralità delle emittenti a realizzare comunicazione, guai se non fosse così, affidarsi a una sola emittente vorrebbe significare informazione di regime , per fortuna non soffriamo di questa negatività . Le migliaia di emittenti hanno la possibilità di controllare le varie fonti dove sono state attinte le informazioni e renderle pubbliche attraverso i loro canali di massa , siano essi in carta stampata o codificate via etere.

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  6. Il ragazzotto fiorentino detto Renzi è un ottimo esempio di come un buon comunicatore può circuire i Pdioti italiani!

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  7. Bellissimo articolo che affronta un grosso reale problema che si aggiunge ai tanti che ci affliggono. Tantissimi gli spunti di riflessione e il mio commento non può essere che limitativo PENSO DA SOLO O PENSO QUELLO CHE VOGLIONO CHE PENSI?Questo è il dilemma (si fa per dire)
    Cattivo giornalismo fatto da cattivi giornalisti che hanno tradito il loro ruolo. Chi sono giornalisti? Come vengono scelti e assunti? Hanno tradito il loro ruolo, come dice giustamente Franco Luce .Nel campo sanitario è sotto gli occhi di tutti una deficienza di organizzazione dovuta alla scelta di un primario che non ha meriti se non quelli di logiche partitistiche. Io mi chiedo assumere buoni giornalisti, che credono nel loro lavoro e sanno come farlo, giova all’obbedienza di una logica di partito?Allora le assunzioni sono rivolte a coloro che sanno capire a quale padrone obbedire. Questo spiegherebbe la scarsa qualità del giornalismo,pronto ad obbedire agli sponsor politici Purtroppo non siamo noi italiani così vittime Siamo un paese che per cultura ha dato un calcio al merito per accaparrarsi vantaggi!!!
    Interessantissima l’analisi tra informazione e comunicazione L’informazione deve obiettivamente( certo mi rendo conto che il giornalista ha anche le sue idee) mettere al corrente di un’insieme di dati e arricchire la conoscenza di chi la riceve ma è pur sempre un processo unidirezionale,non c’è comunicazione di ritorno e dunque è solo un aspetto della comunicazione ,ma è come si comunicano tali informazioni che può cambiare la comunicazione!! Nel processo d’informazione ,giocando sapientemente ,si può attrarre l’attenzione,si può spostare,si può tralasciare,si può mettere in prima pagina si può mettere in ultima ecc…..E’ verissimo che i mezzi di comunicazione di massa influenzano ed ecco che nelle campagne elettorali si gioca sui tempi di apparizione ma noi sappiamo che anche qui è un gioco di potere Quello che mi fa rabbia è che i giornali ricevono delle sovvenzioni che paghiamo sempre noi ,per un cattivo sevizio non trasparente non garantistico!!!!Però però ,ho notato ultimamente ,che mali affari,connessioni politiche con criminalità organizzata,scandali di tutti i tipi,stanno venendo fuori e sbandierati,libri inchieste vengono pubblicati con successo!!!Ma allora dobbiamo essere ottimisti o semplicemente con il disavanzo che abbiamo ,i soldi per alimentare il clientelismo sono finiti?? !!!Grazie Franco di averci dato la possibilità di riflessione ancora una volta!!!



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    1. Sono fiero, Marisa di aver saputo cogliere anche la tua concezione sul giornalismo e sul senso di comunicare in modo subdolo. Purtroppo è chiaro come la luce del sole, che l'Italia è un paese abituato al giornalismo servile. I pochi professionisti seri che lanciano in inchieste o critiche fuori dal caro, prima o poi, finiscono per essere vittime di una vendetta politica.

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  8. Certo, siamo in una vera dittatura.
    occorre fare qualcosa.
    Intanto liberare tutti i detenuti politici.
    Ma come?
    Stiamo tutti provando sulla nostra pelle cosa significa vivere in schiavitù, non si può più subire, facciamo qualcosa.
    Io attendo un segnale concreto dal più autorevole di tutti noi, il direttore, e poi andiamoci giù pesante.

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  9. Alla Libera Università Popolare di Partinico abbiamo trattato l'argomento " l'influenza dei media nei nostri comportamenti" l'anno scorso. Relatrice la Presidente Pofessoressa Rosamaria Rizzo. La conclusione, dopo la discussione con i partecipanti, è stata che gran parte dei nostri comportamenti sono come i media vogliono che siano.
    Per quanto riguarda la parzialità dell'informazione sia televisa che della carta stampata, ricordo quanto ha detto Bruno Vespa, molti anni fà, quando era direttore del TG1, in risposta alla domanda di un giornalista: "il mio editore di riferimento è la DC.". Adesso, per gran parte dei conduttori dei telegiornali e per molti giornalisti, l'editore di riferimento e "il giovane fiorentino" cioè il vincitore di turno. Poi ci sono quelli delle banche e di Confindustria.
    Secondo me uno dei giornalisti che distingue il fatto dal commento è Eugenio Scalfari.

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  10. Il troppo è come il poco, troppe notizie è come avere nessuna notizia, in questo momento dove potrebbe essere tutto "perfetto", grazie ai mezzi che il web ci mette a disposizione, ormai, le uniche notizie credibili sono (forse) quelle dei giornalini scolastici. Ringrazio i miei genitori che mi hanno concesso di studiare le lingue, così almeno le notizie me le vado cercando alla fonte, senza edulcorazioni politiche e partitiche. Non dico che spesso è il contrario di quel che ci propinano, ma sono tante le volte in cui alla notizia ne manca sempre...una parte ( di solito la più importante)! Senza dimenticare il "tono" di come ci viene propinata la notizia: io mi rifaccio sempre alla vecchia battuta "San Francesco dormiva con una vecchia coperta, di pelo" che è piuttosto diverso da
    "San Francesco dormiva con una vecchia, coperta di pelo"
    A buon intenditor.....

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