domenica 8 gennaio 2012

DEMARCHIA. I Deputati scegliamoli a sorteggio

SORTEGGIO PARLAMENTOdi Giangiuseppe Gattuso - “DEMARCHIA”. Un termine poco conosciuto per indicare una forma di democrazia alternativa a quella elettiva in cui lo Stato è governato da cittadini scelti a sorteggio.
Per la prima volta di demarchia ne parla il filosofo Friedrich von Hayek, mentre John Burnheim è il primo a indicare una forma di governo selezionata tramite sorteggio, definendo in modo preciso una sua possibile realizzazione

PRESENTAZIONE LIBRO COMPLOTTOL’idea è stata tirata fuori da Michele Ainis, Professore Ordinario di Diritto Pubblico alla facoltà di Lettere e Filosofia di Roma Tre, nel suo pezzo intitolato Per una politica meno distante occorre una Camera dei cittadini”, pubblicato il 2 gennaio 2012 dal Corriere della Sera.
La curiosa proposta ha scatenato immediate reazioni. Giovanni Sartori e Luciano Violante dalle stesse pagine del Corriere, giorno 5, hanno a loro volta contrastato le tesi di Ainis il quale ha replicato ribadendo e spiegando ancora le ragioni.
Noi di PoliticaPrima vogliamo cogliere la proposta nella sua essenza e originalità per dare un contributo al dibattito politico, rivolgendo la nostra attenzione verso ogni iniziativa che possa migliorare il rapporto tra cittadini e la Politica.
Le rilevazioni sulla fiducia verso i partiti e la politica è al precipizio e i dati non sono mai stati così in basso dai tempi di mani pulite. La furia dell’antipolitica verso un sistema ritenuto lontano, nemico e sentito come tale non può che fare male. Alla Politica, ai partiti e al Paese intero.

pARLAMENTOMa torniamo alla proposta. Una Camera dei Cittadini, una sede di rappresentanza degli esclusi - i giovani, le donne, i disoccupati, (ne ha parlato Carlo Calenda sul Foglio del 29 dicembre, ripreso da Michele Ainis nell'articolo sul Corriere del 2 gennaio 2012) formata per sorteggio, in modo da riflettere il profilo socio-demografico del Paese con funzioni di stimolo e controllo sulla Camera elettiva. Diminuirebbe, così, il potere delle segreterie politiche, e la rappresentanza tornerebbe al suo più autentico valore.

Ci pensate che rivoluzione? Come sarebbe diverso tutto e come tutti ci sentiremmo più vicini ai palazzi del potere, poter vedere un giorno un cittadino qualunque uno di noi tra gli “eletti”? Sarebbe così assurdo? Proprio no.    Il metodo del sorteggio viene già attuato, per esempio, nella composizione delle giurie popolari in Corte di Assise per comporre il collegio giudicante, 6 titolari e 4 supplenti più due magistrati, per fatti anche gravissimi. Dagli elenchi predisposti dai comuni e aggiornati annualmente vengono estratti a sorte un certo numero di cittadini “normalissimi” che, spesso, senza alcuna esperienza né preparazione giuridica svolgono questa importate e delicata funzione pubblica.

AristotleNella democrazia ateniese le cariche erano a rotazione e i governanti provvisori. Aristotele diceva che l'elezione è tipica delle aristocrazie, il sorteggio delle democrazie. E un esempio di democrazia diretta riguarda l’istituto del “recall”, funziona in Canada e negli Stati Uniti, consiste nella revoca anticipata dell'eletto immeritevole. Pensate come sarebbe bello per i cittadini avere la possibilità di revocare un “onorevole” che non fa il suo dovere o che non svolge con serietà e correttezza il suo mandato.

Insomma, Michele Ainis, ha il grande merito di centrare il cuore del problema politico dell’Italia. Che è la disaffezione dilagante e il sentimento “anti” degli italiani. Le sue proposte, provocatorie e non, come quella di limitare il mandato degli eletti a due legislature (succede negli USA per il suo Presidente) sono, nello stesso tempo, rivoluzionarie, ma anche di facile attuazione.

I partiti, se vogliono veramente il bene del Paese e svolgere il ruolo a loro assegnato dalla Costituzione, avviino sul serio un ripensamento profondo. Si aprano ai cittadini, li coinvolgano nelle scelte attraversi metodi di vera e sana partecipazione. Tutto il resto è una politica malata. Un passato che i cittadini rifiutano.
Giangiuseppe Gattuso08 gennaio 2012

7 commenti:

  1. Grazie mille per l'ottimo articolo e per aver citato il nostro blog sulla demarchia! :) Un grazie va anche a Thomas Lamberti che mi ha aiutato sia nello scrivere l'articolo su Wikipedia che nel creare il blog, nel leggere le mie bozze e nel motivarmi ad andare avanti :) Ora che l'argomento ha ricevuto improvvisa visibilità mi sto affrettando a scrivere altri articoli che avevo in mente, non sono velocissimo nel trasformare i miei pensieri in parole, ma aspettatevi aggiornamenti sul blog, a presto! =)

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  2. La politica come servizio... una bellissima chimera.
    Il sorteggio potrebbe essere veramente una rivoluzione ma chi ci assicura che una volta sorteggiati non ci affanneremmo a cercare consensi per poter essere, la volta successiva eletti?
    Secondo me dovremmo, per Legge, limitare i mandati in modo di evitare le alchimie per potere restare al potere e goderne i privilegi a vita.
    In effetti limitando le legislature ognuno avrebbe interesse a concludere la propria esperienza cercando di far bene.
    Ma Voi pensate che i nostri politici possano attuare qualcosa che possa penalizzarli?
    Meditate gente, meditate.
    GIUSEPPE A.

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  3. CASI E CAUSE
    Il sorteggio. Sembra, d'acchito, una soluzione bizzarra! Ma, più ci pensate, e meno lo è... a parte, infatti, la considerazione, un po' qualunquista, che tutto è meglio di quanto si fa adesso (politici scelti non per sorteggio ma per vicinanza, affinità o parentela con un leader (o sedicente tale) che già detenga il potere, a parte questo la proposta trova alcuni fondamenti precisi.

    Sono quelli elencati nel lungo e pertinente testo sulla demarchia, cui ho fatto cenno. Non li ripeterò. Piuttosto, a tutti i criteri che sono stati elencati, e che, tutti, sembrano avere plausibilità, maggiore o minore, ne aggiungerò uno che vi prego di prendere in considerazione per quello che esso è, e cioè qualcosa in bilico tra stravaganza ed estrema serietà, tra banalità e superiore complessità. Si tratta di un criterio che, per essere apprezzato, dev'essere guardato attraverso "la lente quantistica".

    Tutto ciò che avviene ai singoli, ai gruppi, alle società, alle nazioni, ai pianeti, agli universi, a mio avviso e ad avviso di qualche altro ben più autorevole di me (Hawkins, Tipler, Einstein...), anche se appare avvenire "per caso", in realtà può darsi che avvenga "per causa". Cioè che, tutte le cose diverse che avvengono in spazi, tempi e contesti diversi, abbiano una relazione, siano interconnesse, facciano parte di una rete (della quale Internet è una prima concreta metafora) che funziona secondo principi di una fisica nuova superiore. Diciamo pure che la nuova fisica, almeno in una branca, prende in considerazione l'eventualità che perfino il fondamentale principio del rapporto di sequenza tra causa ed effetto possa essere sovvertito. Ciò avverrebbe, sembra, se dovesse essere provata l'ipotesi già formulata sui neutrini, e cioè che essi abbiano una velocità maggiore rispetto quella della luce. In questo caso sembra ancora che si possa parlare con sufficiente certezza di una nuova fisica post-newtoniana e perfino post-einsteiniana. Esisterebbero 11 dimensioni vicine e si avrebbe la possibilità dell'inversione del principio causa-effetto; da ciò discenderebbe che un effetto può verificarsi o essere visibile prima della causa.

    Darò seguito a queste mie elucubrazioni soltanto se richiesto ed in presenza di commenti o contestazioni (meglio ancora: chiarimenti ulteriori ciò che io ho espresso con approssimazione).

    Quello che adesso mi serve tranne e l'affermazione seguente: ciò che, in presenza di sistema demarchico, ciò che sembrerebbe semplicemente essere uscito per effetto del caso (sorteggio), potrebbe anche essere la concretizzazione di un principio fisico superiore che tende alla risoluzione dell'entropia, del disordine, in direzione del meglio, del bene!

    E poi, anche per effetto della legge dei grandi numeri, statisticamente ci sarebbero alte probabilità di avere un governo migliore rispetto a quelli attuali.

    Infine, cosa non meno importante benché ultima, la finiremmo in questo modo con la sacralità di certa politica (per niente rispettosa dell'autentica arte e pragmatica del buon governo) che in realtà ha perso tutto il suo appeal, rappresentata da onorevoli tra virgolette che si esprimono male in italiano, rispondono alle domande di intervistatori televisivi in un modo che ci costringe a non guardare lo schermo per non sentirci imbarazzati, da politici che in prima serata tv su Raiuno, insigniti di posti altamente rappresentativi, si esprimono con il termine scompostamente dialettale "mi stranizza" piuttosto che il semplice, giusto "mi stranisce", da politici tra virgolette, che, perfino fisiognomicamente si palesano (mi perdoni il Lombroso) come truci accaparratori, ganasce arraffa-tutto.
    Viva l'aristocrazia in politica e la politica aristocratica, nel senso della politica fatta dai migliori tra noi...

    Ho espresso, senza rete, le mie riflessioni. Come San Sebastiano adesso mi offro agli arcieri volenterosi. Simpaticamente vostro,

    SALVO GERACI

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  4. ma prima di sorteggiare i futuri vediamo se ci riesce di "arrifare" i presenti, tu pensa che quando ero bambino e mi nutricavo a latte e dc, questa idea del sorteggio mi piaceva, ma lungi dal sapere che questa idea era frutto del pensiero di un filosofo. certo oggi l'idea troverebbe facili proseliti, ma se poi vengono sorteggiate persone incapaci di articolare un minimo di ragionamento politico e di elaborazione legislativa, non si rischia di mettere tutto in mano ai funzionari di palazzo?

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    1. Non credo che un'organo demarchico si farebbe così facilmente togliere il potere da funzionari di palazzo. Io penso a un sistema in cui i sorteggiati potranno decidere i loro portavoce e chi scrive le leggi che dovranno votare. Credo che sia importante che l'ultima voce in capitolo sulle varie decisioni la abbiano i cittadini, che nel caso di una demarchia sono rappresentati dai sorteggiati. Rispetto ai cittadini di una democrazia diretta i sorteggiati hanno il vantaggio di poter dedicare più tempo e risorse al problema e decidere in modo più informato.

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  5. Scusate, ma se mai dovessimo adottare il criterio del sorteggio (dove siamo arrivati!), per garantire una rappresentanza parlamentare autenticamente trasparente, efficace e democratica, perché non rivolgersi alla dea bendata anche per scegliere il presidente del Consiglio e il Capo dello Stato? D’altronde gli ultimi 4 premier che si sono succeduti sono stati nominati senza essere mai passati dal consenso popolare. Il sorteggio sarebbe certamente molto più democratico e garantista come metodo. Tutto sommato sarebbe anche facile. Si predispone un elenco composto da soggetti interessati, selezionati sulla base di requisiti di certificata dirittura morale, etica, competenza professionale e la dea bendata sceglierà chi deve legiferare e governare il Paese. Ovviamente bisognerà anche nominare, sempre per sorteggio, i componenti del collegio preposto alla selezione dei candidati per evitare rischi di imbrogli (meglio essere prudenti). Ma a questo punto si imporrebbe anche un ulteriore sorteggio per scegliere i giudici che dovranno decidere eventuali ricorsi, sempre possibili. Ma siccome non esiste sistema di selezione perfetto, se queste innovazioni “demarchiane” garantirebbero imparzialità e meritocrazia nella scelta dei nostri futuri governanti, presenterebbero dei grossi limiti. Se i sorteggiati (parlamentari e organi esecutivi), alla fine del loro mandato non presentassero un bilancio positivo, non avremmo neppure con chi prendercela se non con la mano che ha estratto il bussolotto con i nomi dei prescelti. Io continuo a coltivare il gusto di scegliere i miei rappresentanti e mantenere il gusto di bastonarli quando si comportano male.

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  6. Articolo interessante, ovviamente anche la proposta che già conoscevo leggendo Michele Ainis. Interessante confronto, sull'argomento, fra il professore Ainis e Luciano Violante, si sente la mancanza del grande Giovanni Sartori. Dare una scossa al sistema politico ammalato introducendo un metodo rivoluzionario, altrettante democratico, di elezione dei rappresentanti politici tramite sorteggio oltre a garantire la partecipazione dei cittadini esclusi riuscirebbe a rivitalizzare la democrazia. L'esperienza parte dall'antica Grecia, veniva praticata a Venezia e in altre città marinare. Oggi il sistema del sorteggio per settori rappresentativi viene adottato in alcuni stati, nel nostro per le giurie popolari. Certo non bisogna improvvisare. Si potrebbe incominciare dalle commissioni parlamentare inserendo, in fase di elaborazione di legge di riforma di un settore, addetti dell'ambiente da riformare. Successivamente passare ad una Camera per aver un sistema misto di bilanciamento. La strada di una eventuale riforma in questo senso difficilmente, data la situazione politica, troverebbe la via del consenso parlamentare. I tempi non sono maturi ma occorre prendere provvedimenti per un sistema ammalato che rischia il collasso istituzionale. La colpa non è della Costituzione, ma come diceva Enrico Berlinguer: "I partiti hanno degenerato e questa è l'origine dei malanni d'Italia".

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