di Torquato Cardilli - Cosa fa il cittadino normale quando entra in una nuova casa, presa in affitto? Legge i contatori delle utenze per evitare brutte sorprese di debiti per consumi non a lui imputabili.
Dare vita a un nuovo governo è come aver preso in affitto il Paese, con una scadenza precisa, salvo imprevisti. Ma a differenza della ipotesi precedente l’inquilino di palazzo Chigi non può invocare il principio che chi ha fatto il debito prima di lui è tenuto a pagarlo.
Se lo si potesse fare l’Italia sarebbe il paese più ricco del mondo, invece vige la regola aurea della continuità dello Stato per cui chi entra a Palazzo Chigi dal portone d’onore oltre ad accettare i crediti deve caricarsi sulle spalle anche i debiti lasciatigli dai predecessori, senza lamentarsene ed anzi dimostrando di sapere fare meglio.
Il guaio per noi è che dopo tre anni di governo, Meloni che si è in continuazione lamentata del passivo senza menzionare l’attivo del PNNR, non solo non ha ridotto il debito ereditato di 2.762 miliardi di euro, ma lo ha enormemente accresciuto, superando di un balzo la quota simbolica dei 3.000 miliardi.
Non c’è che da dire “brava” alla Meloni, magnificata ogni giorno senza vergogna dai tg e dai suoi parlamentari macchiette, che inneggiano ai conti in ordine ed ai successi del Governo di cui il popolo del lavoro, non quello della speculazione, non si è accorto.
E questo nonostante il regalo del PNRR avuto in dote di 206 miliardi, sperperato o non speso per incapacità progettuale e che l’anno prossimo dovrà essere restituito a Bruxelles.
A quanto ammonta il debito dell’Italia? A settembre 2025, secondo la Banca d’Italia, era di 3.081 miliardi con un rapporto rispetto al PIL del 137,2%.
Nel momento in cui scrivo il debito è già salito a 3.100 miliardi al ritmo di oltre 3.000 euro ogni secondo, ben più di quanto guadagni una famiglia media in un mese (chi fosse scettico su questi numeri potrebbe consultare l’orologio del debito, aggiornato ogni secondo dall’Istituto Leoni).
Questo significa che ciascun cittadino (compresi i neonati) ha sulle spalle un debito di 51.000 euro a cui lo Stato dovrà far fronte. Come? Riducendo le spese e aumentando le entrate, ma Meloni non ha adottato condotte virtuose: al contrario le spese di rappresentanza della Presidenza del Consiglio sono raddoppiate rispetto all’epoca Draghi e triplicate rispetto al governo Conte.
Il debito ci costa solo per gli interessi la bellezza di 85 miliardi all’anno che in tre anni fanno 255 miliardi, cioè molto di più dei soldi ottenuti dall’Europa con il PNNR.
Nonostante il ridimensionamento dello spread tra titoli italiani e bund tedeschi al di sotto della soglia psicologica dei 100 punti base, l’aumento vertiginoso del debito significa bruciare inutilmente il sudore di chi lavora e miliardi sottratti agli investimenti.
Le misure di austerità, condite dalle tipiche motivazioni (la coperta è corta, i soldi non ci sono, bisogna trovare le coperture ecc.), hanno colpito i fondi per la sanità, per la scuola, per la ricerca, per il lavoro (oggi si è poveri lavorando), per le pensioni, perché non sono stati fatti i tagli dov’era necessario, non sono stati intaccati i privilegi, le sacche di inefficienza nella pubblica amministrazione, gli enti inutili, gli sprechi come la partecipazione alla guerra in Ucraina e la creazione dei centri di detenzione in Albania, né è stata condotta una decisiva lotta alla corruzione, all’evasione, al malaffare, senza parlare del buco nero dell’Ilva, del Sulcis, e delle migliaia di operai in cassa integrazione.
Quale che sia l’entità dei sacrifici imposti al popolo, senza alcun incremento delle entrate, mai si riuscirà a ridurre il debito, se esso ogni anno è superiore alla crescita ma si continuerà a distruggere a picconate la ricchezza del paese.
Come ritengono comunemente i migliori economisti mondiali, è del tutto illusorio pensare di poter raggiungere l’obiettivo del contenimento del debito nel 60% del PIL, previsto dai trattati europei: solo la Germania lo ha fatto tanto che può permettersi di finanziare un piano di riarmo nazionale di 400 miliardi di euro.
Chi detiene le nostre cambiali e percepisce gli 85 miliardi all’anno di interessi?
Il 59,6% è in mano alla Banca d’Italia, alle assicurazioni, ai fondi pensione, ad altre banche italiane, il 27% è in mano a investitori stranieri non residenti e solo il 14,4% in mano alle società italiane e alle famiglie dei risparmiatori (trenta anni fa questa percentuale era del 57%).
Come si giustificherà Meloni quando consegnerà a fine legislatura al nuovo Governo un fardello di debito di oltre 3.500 miliardi, senza alcuna posta attiva? Darà ancora la colpa a chi c’era prima di lei?
Purtroppo la finanziaria per il 2026, in attesa del voto di fiducia parlamentare col trucco sul solito maxiemendamento governativo che impedisce qualsiasi ritocco, non promette nulla di buono. E l’omelia di fine anno del Presidente non potrà indicare una sola misura che faccia stare meglio gli italiani.
Mentre sora Meloni e sor cognato, come un tacchino in bella vista che si crede un pavone, si crogiolano tronfi perché la cucina italiana ha avuto il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità (come se fosse merito loro e non di secoli di lavoro del popolo), arriverà un’amara Befana 2026, nella più beata incoscienza di un parlamento di eletti che rinunciano al dibattito e chinano la testa al minimo cenno di chi li comanda.
Torquato Cardilli
12 dicembre 2025


Disamina perfetta! Condivido pienamente quanto detto da Torquato Cardilli.
RispondiEliminaA me non piacciono le Cassandre né i profeti di sventura. Il debito pubblico è sempre cresciuto nel corso degli anni, a prescindere dal governo in carica. Tutto il resto sono balle
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