Come il Matteo da Rignano, Luigi da Pomigliano d’Arco, dopo averlo progettato a lungo abbandona la forza politica che lo ha reso prima deputato, poi leader politico e poi ministro. Come se tutto facesse parte di un copione che sembra scritto da molto tempo prima.
Il 13 Novembre 2017, erano stati in molti a chiedersi cosa ci fosse andato a fare Di Maio negli USA quando ancora non aveva alcun incarico?
Probabilmente, se l’era chiesto anche Alessandro Di Battista, senza trovare risposta alla domanda, almeno inizialmente, poi evidentemente si, visto il suo rifiuto di candidarsi nel 2018, nonostante un futuro certo da parlamentare e un posto già a lui destinato di ministro.
Ci aveva visto lungo, tant’è che non tardò neppure ad abbandonare il M5S, per dedicarsi, dice lui alla famiglia e viaggiare.
Cosa aveva scoperto Di Battista, che proprio non si conciliava con la sua indomabile fedeltà ai valori grillini della prima ora, tanto da preferire di continuare a fare politica da libero cittadino piuttosto che sotto l’ombrello della forza politica che aveva contribuito ad esaltare e portare al 33% dei voti nelle urne?
La risposta, potrebbe averla palesata a distanza di tempo proprio Luigi Di Maio, con la fuoriuscita che covava da mesi assieme ai suoi seguaci più fedeli.
“Dovevamo scegliere da che parte della storia stare…” ha detto.
Infatti, ha scelto di stare dalla parte della storia… la sua.
Quella in cui sapeva benissimo di tradire il mandato degli elettori, attivisti e colleghi.
Sui social la parola più generosa che circola è infatti Di Maio Giuda.
Seppure con qualche differenza. Giuda non aveva sperato nei trenta danari, il transfuga invece spera di trovare una nuova rielezione visto che nei 5 Stelle di triplo mandato non se ne parla proprio. E poi, male che vada un posticino di portaborse di Draghi è assicurato. Altro che grillini.
Eppure. Era stato proprio lui a postare ed a ripetere nelle piazze:
“Se vieni eletto con il M5S e scopri di non essere più d’accordo con la sua linea, hai tutto il diritto di cambiare politica. Ma ti dimetti, torni a casa e ti fai rieleggere, combattendo le tue battaglie. Chi cambia casacca, tenendosi la poltrona, dimostra di tenere a cuore solo il proprio status, il proprio stipendio e la propria carica.
Non so a voi, ma a me piace l’art. 160 della Costituzione del Portogallo: Perdono il mandato i deputati che s’iscrivono ad un partito diverso da quello per cui erano stati eletti. Parola di Di Maio! CHE COERENZA!
Nel frattempo, si viene a sapere, che negli angoli bui del M5S, già nel 2017, era stata organizzata una riunione riservata da parte di “alcuni”, per impedire che si votasse per Di Battista capo politico, ritenuto non condizionabile e poco incline ai compromessi e quindi favorire Di Maio, che difatti fu proclamato capo politico.
Si arrivò al governo bicolore con la Lega, e dopo a quello con il PD, che Di Battista non avrebbe mai accettato, a costo di chiedere il ritorno alle urne.
Ed infine al peggiore governo di tutta la storia della Repubblica, che al paese potesse toccare con a capo il non poco odiato Mario Draghi.
Oggi, dopo la transfuga, si scopre che il perché M5S, dal 2018 in poi, è diventato da forza anti sistema per eccellenza a forza pro sistema. Si capisce perché è stato deviato dai vecchi cavalli di battaglia a sposare politiche liberiste. C’era un filo conduttore, una regia che finalmente è venuta allo scoperto liberando così il grillismo dalla morsa della falsa via, ma indubbiamente debilitato all’interno del parlamento, avendo perso la capacità di incidere o condizionare le scelte del governo, che da suo canto, ha trovato invece una ulteriore stampella proprio nei secessionisti.
Questo, è indubbiamente il momento di dire basta a questo insulso governo del banchiere, che sta conducendo il paese verso il baratro sociale, economico e lo sta portando in una guerra che non ci riguarda.
È il momento del coraggio e dell’opposizione forte e decisa. Non è certo possibile restare in un governo a fianco, accanto oltre che di forze politiche ostili, anche di traditori che hanno causato danni enormi e mortificato ogni valore, programmi e progetti futuri.
È anche il momento di richiamare dentro Di Battista, che ha chiuso un recente post con un saluto che vale una dichiarazione: "A riveder le stelle…"
Non lo pronunciava più dal 2018. Il che può avere un solo significato.
“Adesso che il M5S è stato liberato, sono pronto per tornare”, ma ad una condizione:
Che si esca immediatamente dal governo dell’assembramento e si torni all’opposizione.
23 giugno 2022
LA CARRIERA POLITICA DI DI MAIO
RispondiEliminaDi Maio
è partito piano
ed è andato lontano:
da cittadino
è diventato
candidato,
da candidato
è stato eletto
deputato;
da deputato
e stato nominato
ministro;
da ministro
è diventato
guappo napoletano.
(22-giugno-2022)
salvatore r. mancuso
Indescrivibile ma.... un Signore c'è e sarà giudice inappellabile!
RispondiEliminaQualcuno ha avuto il coraggio di fare un gruppo dedicato a Di Maio e al suo partitino. Cosa assurda con una foto di lui con in mano la scheda del rdc.
RispondiEliminaPer coerenza Conte avrebbe dovuto lasciare la maggioranza di governo e provare con coraggio la strada dell'opposizione.Ma direbbe Don Abbondio:il coraggio bisogna averlo non si può inventare.
RispondiEliminaSalvatore Laterra, ti sbagli, nel giudicare Conte.
EliminaSe il M5S esce dalla maggioranza adesso fa il gioco dei suoi vecchi e nuovi nemici.
Salvatore Mancuso, purtroppo è così, sicuramente non era una decisione facile, forse assai sofferta, ma con la porcheria fatta dal guastatore ed i suoi "fedeli" il male minore
EliminaLa manovra dell'uscita di Di Maio ha una regia esterna al M5S, la stessa regia che ha utilizzato Salvini e Renzi, per far cadere i due governi a trazione Cinquestelle.
RispondiEliminaLo scopo della fuoriuscita di Di Maio - Alì Babà e i 60 furboni, è quello dell'indebolimento del M5S, per rendere inefficace il suo ruolo in Parlamento.
Lo penso anch'io.
EliminaSalvatore Mancuso, esattamente!!!... La regia è sempre la stessa e l'obiettivo pure: depotenziare l'unico partito(movimento) che è contro il sistema di potere comune a tutti gli altri partiti...
EliminaMi pare che molti gli abbiano dato fiducia sin dalle origini del Movimento stesso e si è dimostrato quel che è subito non solo ora.
RispondiEliminaL'ENFANT PRODIGE?? Vorrei chiedere ora al Parroco di Pomigliano d'Arco un commento.
RispondiEliminaLa "mossa "fatta da di maio (minuscolo) perche lui e' un piccolo minuscolo ometto un vero autentico GIUDA per il resto solo il tempo ci dara' la risposta lui rimarrà il peggio della politica perche' il movimento era nato contro la vecchia classe politica corrotta ora il "sogno " di Grillo si infrange contro la malafede ed il "tradimento del piccolo ometto di maio !!
RispondiEliminaNon dimenticherò mai quel giorno in cui Luigi Di Maio, con un discorso delirante, ha evocato l’articolo 90 della Costituzione per mettere in stato di accusa il Presidente della Repubblica. Da allora ho capito che la sua vera ambizione era il potere. Lo ha dimostrato passando da un governo all’altro e con tre diverse maggioranze trascinando il M5S in una repentina caduta. Perdere più del 50% dei consensi in poco tempo avrebbe dovuto spingere tutto il Movimento ad analizzare le cause della caduta con un confronto trasparente. Nulla è stato fatto mentre il Movimento continuava a perdere consensi e a disgregarsi con la migrazione dei parlamentari voltagabbana in altri gruppi. Alla faccia degli ideali e dei principi costitutivi. Quello del vincolo dei due mandati, sottoscritto e orgogliosamente sbandierato, è il vero motivo di questa scissione. Di Maio, il Renzi dei 5 stelle? Solo per il tempismo! Di Maio con il suo “ignobile tradimento”, parole di Alessandro Di Battista, ha decretato il fallimento politico del M5S. Se “Insieme per il futuro”, dai primi sondaggi, vale meno del 3%, quel che resta del M5S quanto vale? Non è più il Movimento delle origini. Oltre alla perdita di alcune stelle ha perso tanti valori costitutivi che avevano conquistato il consenso degli elettori e l’interesse degli attenti osservatori dei processi positivi della Politica. Conte ha il compito difficile di risanare e rinnovare un movimento in crisi. Dovrà definire, senza ambiguità, una precisa collocazione. Un rientro di Di Battista, per le sue posizioni, non gioverebbe al rinnovamento. Anche perché Conte non intende abbandonare la maggioranza. Le prossime elezioni dimostreranno la reale consistenza delle forze politiche. Comunque sono convinto che il M5S non dovrebbe sostenere maggioranze raccogliticce. Anche il PD dovrebbe pensare ad una sana e costruttiva opposizione. L’importante è servire il Paese senza tradire il mandato degli elettori. A proposito delle elezioni, la riduzione dei parlamentari richiede una legge elettorale che garantisce la rappresentanza. Dovrebbe essere ripristinato il potere degli elettori di scegliere i candidati. I tempi sono stretti e si rischia di varare una ulteriore pessima riforma elettorale influenzata dai sondaggi. Torneremo a votare con il “Rosatellum” che, sul piano della legislazione elettorale, non rappresenta una normalità.
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