lunedì 14 settembre 2015

GENTE DI... RISPETTO

Faceobbok e rispettodi Giuseppe Scaravilli - No, non voglio parlare di "nessuna famiglia", né tantomeno fare una cronaca di fatti. Voglio semplicemente parlare di un argomento molto delicato, attuale, un argomento che, sulle "nostre tavole" spesso manca del tutto.

Attorno a noi spirano venti forieri di tempeste che incutono ansie, affondano gli sprazzi di speranza che ogni famiglia deve avere. Quella speranza che nei giovani è quasi scomparsa a causa della mancanza di lavoro, della difficoltà a costruirsi un proprio futuro. Il tutto di fronte al dramma diventato "endemico" dell'emigrazione che sembra travolgere ogni certezza.

899Tutti questi fatti portano l'essere umano a diventare egocentrico, individualista. E come conseguenza emerge sempre più un aspetto odioso dell’animo umano: la mancanza di ciò che si chiama RISPETTO. “Il rispetto è misurato, chi lo porta l’ha portato”. Ma, appunto, nelle "nostre tavole manca il rispetto". È andato scemando quello per la famiglia, è quasi scomparsa l’attenzione per gli anziani, e dobbiamo constatare che anche verso i genitori non c’è più la devozione di una volta. E che dire della mancanza di riguardo verso le donne, verso i bambini, verso chi è disagiato, verso chi è più sfortunato di noi.

Alcune forme di società arrivano ad agire in modo aberrante verso le donne, verso i bambini, addirittura vediamo nella TV casi di bambini-soldato, di bimbe schiavizzate per turpi scopi, di sfruttamento di bambini nei lavori. Tutto questo si chiama "aberrazione", si chiama "bestialità mentale", ahimè, ogni giorno che passa si verificano femminicidi, i casi di depravazione dilagano e non si ha il buon senso per mettere in campo interventi per evitare che la situazione sociale degeneri.

2095201776-Ma, dobbiamo dire, che la società non ha dei buoni maestri perché ogni giorno assistiamo in TV, o leggiamo nei giornali, allo spettacolo di "gente pseudo - sapiente " che con invettive indecenti azzanna l'avversario che non è più un antagonista ma diventa un vero e proprio "nemico". Ecco, occorrerebbe che si ritorni al bon ton, alla buona creanza, all'educazione, appunto, al rispetto.

L'intolleranza, invece, la fa da padrone e le "porcate" espresse in pubblico non si contano. Per non parlare di ciò che leggiamo attraverso i computer, e quindi nell’universo mondo di internet. Si scrivono non solo frasi sconce e maleducate, ma addirittura si arriva a postare foto con battute offensive che non hanno alcun riguardo né per chi legge, né per chi ne è il destinatario. Poi vi sono i blog, molti dei quali creati semplicemente per dare sfogo alla "libidine” mentale e morale di chi li frequenta, nei quali la decenza ed il buon senso non si sa cosa siano. Ma per fortuna ci sono anche tanti ottimi siti e blog dove il confronto e l’approfondimento sono la regola, come per esempio PoliticaPrima.

facebook-no-grazieAnche l’uso di Facebook risente di queste cattive abitudini e, purtroppo anche in questa enorme piazza virtuale la "maleducazione” è molto diffusa. Ma non dobbiamo dimenticare che, in fondo, anche i social network, come la classe politica, non sono altro che la rappresentazione della società. C'è da augurarsi, comunque, che certe esagerazioni vengano sanzionate e, se proprio necessario, si possa arrivare ad oscurare certi siti che non fanno altro che diffondere sconcerie influenzando assai negativamente i nostri giovani e soprattutto gli adolescenti.

È troppo facile affermare che, in nome della libertà d’espressione, "tutto si può", ma il tutto quando viola la libertà degli altri è solo arroganza, tracotanza, e, per l’appunto, mancanza di rispetto.

Giuseppe Scaravilli

Giuseppe Scaravilli
Misterbianco (CT)
14 Settembre 2015


P.S.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa interessante riflessione su un argomento che riguarda tutti noi frequentatori del web. Un’attenta analisi della deriva nella quale alcuni soggetti, il cui unico scopo è quello di creare scompiglio, cercano di condurre i social network, ivi compresi i blog come il nostro. Il rischio c’è. Perché, come dice bene l’autore, i social non sono altro che lo specchio della società, con tutti i limiti che questo comporta. E quindi, come sempre, tutto dipende da noi, da chi opera in questo settore, dai lettori, da chi scrive. Basta mettere da parte e isolare i malintenzionati e sanzionare i maleducati e chi non sa cosa sia il rispetto. Giuseppe Scaravilli, classe 1949, di San Teodoro, in provincia di Messina, vive a Misterbianco (CT). È un autore di novelle, poesie, saggi su tematiche diverse, pubblicati su internet. Ha pure preso un Master in Cultura Biblica con un Corso durato cinque anni, ed è appassionato di politica. Ha fatto parte di organismi dirigenti del vecchio PCI e ora si definisce un opinionista di sinistra senza alcun legame. Da tempo frequenta il nostro blog con numerosi commenti e questo è il suo primo articolo.
Benvenuto su PoliticaPrima e buon Lavoro.

***

20 commenti:

  1. è verissimo ciò che dici ,ma purtroppo è come parlare al vento...nessuno riesce ad arginare la maleducazione dilagante che produce " mancanza di rispetto" verso tutto e verso tutti Come impegnarsi per riportare un po' di ordine in questa società alla deriva ? La famiglia e la scuola possono fare molto ,per formare individui ricchi di principi e di valori che si sono perduti; è importante soprattutto il buon esempio ed è necessario dare e darsi delle regole di comportamento da seguire e far osservare rigorosamente!

    RispondiElimina
  2. Difficile contestare l'incremento di disvalori che è sotto gli occhi di tutti. Troppi episodi di criminalità e di mancanza di rispetto verso i nostri simili, caratterizzano il tempo che stiamo vivendo. Detto questo, mi sembra che l'articolo sia pervaso da un eccesso di pessimismo che descrive una società pervasa solo dal malaffare e dalla delinquenza. Per fortuna possiamo ancora contare una buona parte di italiani (sicuramente la maggioranza) che vive onestamente e che alleva i propri figli all'insegna dell'onestà e dell'impegno civico. E' a quella parte che dobbiamo guardare per rafforzare, in noi stessi, e negli altri i sentimenti migliori per una convivenza civile e rispettosa del prossimo. Non voleva essere un sermone. Era solo un modo per bilanciare un overdose di pessimismo che intendevo mitigare e bilanciare.

    RispondiElimina
  3. Tutto vero! Ma è possibile tornare indietro? Quando è cominciata la deriva?
    Mah! Io la farei risalire al momento esatto in cui la società ha cominciato a perdere il senso della misura in fatto di "libertà", individuale e collettiva. Quando per puro atteggiamento di superiorità e falsa coscienza ognuno ha accampato nei confronti del prossimo i propri diritti negando quelli degli altri, quando ogni individuo si è sentito “diversamente superiore” anche all'amico fraterno del giorno prima. In breve si è trasformato il proprio “io” nella cosa “unica” che poteva permettersi di guardare gli altri dall'alto. E' evidente che ciò ha provocato un distacco fra i componenti della comunità, un distacco non materiale ma intimo, etico, il tutto alimentato da una profonda ed ignorante convinzione della nostra “indispensabilità”.
    Vorrei dire solo una cosa: teniamo presente un ingranaggio meccanico qualunque, può funzionare una catena della bicicletta se la ruota della pedaliera non aiuta la catena a girare? E' evidente che è impossibile. Lo stesso è accaduto nella società: i denti della ruota delle pedaliera non si sono incastrati negli anelli della catena e il ciclista è finito a terra poiché alla bicicletta è mancata la propulsione naturale.
    Ognuno ha presunto di avere solo diritti e non doveri. E, purtroppo, il tutto si è sfasciato. Ogni membro della comunità si è fermato a contemplarsi l'ombelico nella convinzione di essere sufficiente a se stesso se riusciva a prendersi il meglio e che gli altri si arrabbattassero attorno al peggio.
    La politica, la scuola, le famiglie: tutto avvilito dall'arrivismo, dall'ipocrisia, dalla conquista del potere per effetto non del merito ma dalla capacità di lustrare meglio le scarpe di chi, secondo natura, ci stava sopra o ci si era messo.
    I cosiddetti “moti del '68” animati da una sfrenata voglia di “libertà” che, per pura ignoranza fu presto trasformata in “licenza”,in quanto non guidata dal desiderio di crescere in libertà collettivamente ma solo di conquistarsi, anche con la violenza, la propria libertà, la propria superiorità a spese del prossimo più debole. Direi che se non sono stati queste le genesi del “disprezzo” che domina la società di oggi quale altri motivi l'hanno provocato?
    La bramata conquista del “sei politico”,.ha degradato uno dei pilastri del “rispetto” che è costituito dalla cultura e trasformato la scuola, dove sono arrivati, diciamolo sinceramente, docenti inadeguati e addirittura ignoranti che certamente non erano in grado di insegnare ad altri quello che essi stessi ignoravano.
    E allora? Di che ci lamentiamo?
    Come ha detto recentemente Umberto Eco: l'uso del “tu” ecumenico non è certo una conquista civile poiché nella maggior parte dei casi, per effetto di sostanziali differenze culturali, da simbolo del cameratismo spesso diviene offensivo.

    RispondiElimina
  4. Argomento interessante e di contenuti estremamente veri ...credo che c'entrano poco le difficoltà che si stanno attraversando, anche perché nella mia vita né ho visti tanti momenti difficili ma non ho visto mai tanta cattiveria espressa e molto spesso di gente che non ha nessun motivo per essere così cattiva e maleducata.
    L'intolleranza è dilagante e al confronto leale sui fatti si antepone l'insulto gratuito, il cercare spasmodico del difetto, dell'errore umano per inveire contro il "nemico".
    In primis le volgarità dei talk show inutili, pronti a spettacolare sulla debolezza della gente, a fare esprimere delle modeste persone, tirandogli fuori quella rabbia "e spesso finta rabbia recitata" ...quello che in una vita normale, in rapporti civili difficilmente succede, anzi difficilmente succedeva.
    Così questo modo di agire è stato trasportato nei rapporti giornalieri, dove basta non condividere un pensiero e si diventa nemici non solo sui Social ma anche nella vita privata di tutti i giorni.
    Viene meno il rispetto per le donne, per gli anziani, per i più deboli e per quelli pensati ed etichettati diversi.
    Poi un movimento è sceso a gamba tesa nella politica, illude che nella società fatta di esseri umani ci possano essere i buoni tutti da una parte e i cattivi dall'altra ...e così cosa c'è di meglio di dare dei ladri indistintamente, cosa c'è di meglio di utilizzare i nomignoli, le ingiurie e le infettive?
    Certo anche prima non si era tutti santi con il rispetto personificato ma non si era mai scesi a livelli tali di intolleranza a cui siamo costretti ad assistere e qualche volta anche coinvolti.
    Sono inaccettabili certe falsità costruite ad arte che viaggiano sul web e l'utilizzo (qualche volta in buona fede frutto dell'ignoranza) che viene fatta sui social.
    No, non vorrei far parte di questo mondo ...anzi credo di non far parte di questo mondo!!!

    RispondiElimina
  5. “Attorno a noi spirano venti forieri di tempeste che incutono ansie, affondano gli sprazzi di speranza che ogni famiglia deve avere. Quella speranza che nei giovani è quasi scomparsa a causa della mancanza di lavoro, della difficoltà a costruirsi un proprio futuro. Il tutto di fronte al dramma diventato "endemico" dell'emigrazione che sembra travolgere ogni certezza.”
    “Tutti questi fatti portano l'essere umano a diventare egocentrico, individualista. E come conseguenza emerge sempre più un aspetto odioso dell’animo umano: la mancanza di ciò che si chiama RISPETTO.”

    Mi scuso con l’autore per la lunga citazione.
    Mi limito a commentare l’articolo solo quanto riguarda il “rispetto”, il bon ton”, l’educazione”,
    le “buone creanze”.
    Secondo me, la mancanza di lavoro e la difficoltà a costruirsi un futuro non hanno nessuna influenza sulla buona educazione. Sono gli esempi che hanno ricevuto Dalle nuove generazioni a partire dagli anni ’80. E’ in quel periodo che è incominciata la mentalità, in buona parte delle famiglie, che i figli dovevano crescere liberi, non si dovevano rimproverare perché rimanevano scioccati. L’insegnante lo rimprovera? Piccchia il compagno di scuola? Risponde male agli anziani? “mio figlio ha sempre ragione” sono gli altri che sbagliano.
    Per quanto riguarda il linguaggio volgare, scurrile, non adeguato alle situazioni, la colpa e da dividere tra la famiglia e la società moderna. Sia in famiglia che nella società e in tutti i tipi di media la proprietà del linguaggio e il bon ton da tempo è andata a farsi benedire. Una volta radio e televisione erano l’esempio del linguaggio corretto. Oggi, purtroppo, sono diventati veicoli di scorrettezza, di linguaggio volgare e di comportamenti a volte inqualificabili. Un esempio per tutti. Sgarbi. Lui è la volgarità fatta persona eppure lo chiamano in televisione perché le sue plateali risse e le sue volgarità fanno aumentare l’ascolto.
    La scuola è succube e non colpevole di questi comportamenti.

    RispondiElimina
  6. Ottimo articolo gran parte è la verità, viviamo o perlo meno i nostri figli vivono osservando esempi sbagliati per quanto in famiglia diamo regole, educazione e linguaggio appropriato basta poi accendere una tv, un pc una consolle play station che il linguaggio volgare entra nelle nostre case a qualsiasi ora. E ha ragione il Sig. Maniscalco la volgarità fà aumentare l'ascolto.Leggevo in un blog di ragazzi:" Il linguaggio volgare fà ridere e la risata attiva la memoria e noi ricordiamo solo ciò che ci emoziona e dovendo scegliere fra le emozioni preferiamo di gran lunga quelle positive."
    Quindi per questi ragazzi il linguaggio volgare è emotivo! E la positività coincide con la volgarità... lo trovo scolvolgente anche perchè mi rendo conto che è il pensiero di tanti, anche di coloro che non sono più tanto ragazzi!!!

    RispondiElimina
  7. E' un bel intervento questo di Giuseppe Scaravilli. Comlpimenti e benvenuto su PoliticaPrima.
    Condivido quasi in toto quanto ha detto a proposito dell'individualismo deteriore che si è quasi generalizzato nella società attuale. E non a caso uso il "quasi", infatti sono convinto che la situazione, con un grandissimo sforzo di volontà, sia ancora recuperabile.
    Certo, dipende da tutti noi. Dipende dalle famiglie, ma dipende in primo luogo dalla politica e dalla scuola che la politica ha creato per questo paese.
    Detta così, bisognerebbe aggiungere che sarebbe necessario cambiare tutto, ma, sempre secondo il mio punto di vista, un modo nuovo di far politica, e sopratutto, di analizzare il nostro recente passato, sarebbero i primi elementi per una inversione di tendenza salutare per questa società.
    Franco Gentile, nel suo intervento, ha affermato una cosa che condivido, e che tantissimi, temendo di apparire dei retrogradi, pur pensandola allo stesso modo, non si espongono con un giudizio proprio.
    Si tratta del giudizio sul famoso 1968 (che non è stata la rivoluzione Francese). In quell'anno ho compiuto 25 anni. Quindi non ero proprio giovanissimo, ma nemmeno tanto "vecchio" per non capire quello che stava succedendo.
    Io lo dico senza mezzi termini: il '68 non è stato l'anno della "liberazione" da vecchi schemi, da ideologie sbagliate, da abitudini, usi e costumi superati, ma qualche cosa d'altro. In termini civici è stato l'inizio della fine. Io diffido ancora da coloro che dicono orgogliosi: Io ho fatto il '68! Ma di cosa parli? ma cosa stai dicendo?
    E' verissimo. Il 6 politico ha sfornato medici ignoranti, ingegneri incapaci, professionisti laureati di vario genere, che non erano in grado nemmeno di fare i manovali.
    Diciamolo con una famosa metafora:In quel tempo "Si gettata via l'acqua sporca con dentro il bambinello appena lavato".
    So bene che molti riterranno questa mia affermazione come lo sfogo di un vecchio che lo era già nel '68. ma questo giudizio non mi intriga più di tanto, perchè se le cose oggi stanno come ha ben denunciato Scaravilli, l'inizio ha avuto luogo nel 1968.
    Si, è vero, poi ci sono stati i vari Craxi, il pentapartito, la politica dell'imbroglio e delle false promesse. Ma tutto questo lo hanno voluto quelli che nel 1968 invece di creare una alternativa culturlmente credibile alla politica dei vari attori di allora, ha preferito ricattarli per non studiare e avere il 6 politico.
    Si è preferita ancora la politica della raccomandazione per avere un posto di lavoro........ in poche parole si è predicato bene, ma sotto sotto si razzolava male.
    Dicevo che la situazione "è ancora recuperabile". Ne sono convinto, occorrerebbe dare alla gente gli strumenti per "rifarsi una vita civica e POLITICA" da persone per bene, educate, che ti salutano quando ti vedono, e, che quando ti chiedono come sta? Aspettano la risposta.
    E' possibile tutto questo? Certo che è possibile, non nell'immediato, ma cambiando totalmente la classe politica, ed eleggendone una composta da PERSONE INTELLETTUALMENTE ONESTE, e oneste tout court, credo che sarebbe un buon inizio per attuare quello che vado sostenendo. Tutto ciò non si realizzerà certamente se ognuno di noi non si trasformerà in una sentinella della vita civica come elemento prodromo del risanamento della società.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti ringrazio per il riconoscimento della validità della mia tesi. Non mi sento un "matusa"., e riconfermo il mio giudizio. Il degrado è iniziato quando in nome di una "libertà" malintesa si è instaurato un sistema, direio violento, di stravolgimento della normalità per dar vita ad un "supremazia" egoistica che ha avuto la sostanza di una violenza operata a coscienze e a comportamenti civili. Non voglio aggiungere altro ma, come dici tu giustamente sarebbe ora che si ritrovasse la vbia costruttiva della "cortesia" e di una "piolitica" educata e consapevole della funzione basilare che ha nella crescita della società!

      Elimina
  8. Il dottor Giuseppe Scaravilli ha approntato un bel tema!!!
    Che dire se non complimentarmi e concordare appieno con le varie sfaccettature dell'argomento...
    Giusta anche la premessa...sulla "famiglia" direi simpaticissima!
    In linea generale, suppongo, la parola "rispetto" rievochi all'educazione, alla delicatezza, al senso di gentilezza e altruismo proprie del bagaglio che ognuno di noi eredita...
    La mancanza di rispetto, tra i giovani, oggi è semplicemente il risultato della modernità, del CAMBIAMENTO, di tanta ribellione a sottostare a determinate regole, alle tradizioni, al pudore fino a giungere ad un abominevole LIBERTINAGGIO diffuso in rete, per le strade e ahimè anche a CASA nostra, nelle nostre tavole!!!
    Comunque credo che se Dio ci ha lasciati liberi di scegliere, chi siamo noi per giudicare???
    Essendo la figlia di un vecchio boss, che sta scontando da dieci anni i suoi ergastoli, forse dovrei adoperare il no comment, invece amo il confronto civile tra persone intelligenti e senza pregiudizio alcuno...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E fa bene! Lei dimostra che c'è ancora in giro dell' intelligenza costruttiva e non la furbizia e l'ipocrisia di una società in sfacelo.

      Elimina
    2. Grazie signor Giuseppe, purtroppo siamo boicottati da un mucchio di stereotipi!!!

      Elimina
  9. Il rispetto non si insegna in nessuna cattedra che non esiste nè si pubblica sui libri di testo, ma si respira negli ambienti che frequentiamo perchè è presente nell'aria quando questa non è asfittica e opprimente ma ben ossigenata da comportamenti che mettano al centro la persona. Ma soprattutto si diffonde intorno a noi con il buon esempio. E non è quello che vediamo, proprio a partire dalle aule del Parlamento dove assistiamo a scene veramente penose e inaccettabili. I nostri rappresentanti, che non voglio assolutamente chiamare "onorevoli", si offendono, si insultano, si gridano a distanza ingiurie e parole irripetibili, si azzuffano e addirittura si picchiano in diretta, tanto da dover essere separati dai commessi. Di fronte a immagini simili, non certo edificanti, come possiamo sperare di poter risvegliare nei cittadini il senso del rispetto !

    RispondiElimina
  10. Ad un certo punto del percorso della storia post 68 i confini tra la libertà personale e la libertà della res-pubblica si sono sfumati, a vantaggio dei primi sui secondi, fraintendo chiaramente il significato della parola "libertà". Se alla tv dobbiamo riconoscere il merito di aver insegnato l'italiano agli italiani (fino agli anni 60 gran parte della popolazione parlava e comprendeva solo il proprio dialetto), alla stessa tv va il demerito di aver insegnato o meglio applaudito lo sproloquio e la volgarità, mettendoli sull'altare di una non ben precisata "modernità". Succede anche adesso, anche se in misura minore rispetto al passato, che tutto quello che venga recepito come qualcosa di intoccabile e che non possa essere messo in discussione. Esattamente come da bambini si diceva "è così perchè l'ha detto la maestra".

    RispondiElimina
  11. Esiste uno studio sull'argomento, ve lo propongo così come è descritto:
    Uno studio di VitalSmarts, condotto per tre settimane nel febbraio 2013 e pubblicato recentemente, mette in luce due fenomeni che riguardano le buone maniere 2.0, strettamente correlati. Da una parte un trend di crescita della "maleducazione online", dall’altra le sue devastanti ricadute sulle amicizie reali: due persone su cinque ammettono di aver troncato i contatti con un’altra persona dopo un alterco virtuale, mentre una su cinque riporta di aver ridotto i contatti reali con una persona dopo un bisticcio online. Joseph Grenny, che ha condotto lo studio, afferma che il 19% delle persone ha bloccato, tolto l’amicizia o fermato la ricezione di aggiornamenti di qualcuno dopo una discussione.

    Grenny commenta lo studio dicendo che la tecnologia, con i suoi progressi, ha spostato una proporzione significativa delle relazioni dal reale al virtuale, senza però che ci sia stato un parallelo aggiornamento delle buone maniere. Uno degli esempi citati nello studio riguarda un giocatore di football inglese, Joey Barton, nella squadra dell’ Olympique de Marseille, richiamato dalla commissione etica della federazione francese di calcio per aver definito, su Twitter, Thiago Silva una femminuccia sovrappeso.
    mi trova decisamente concorde!

    RispondiElimina
  12. ho la sensazione che molti guardano troppa televisione e scambiano la realtà con ciò che appare solo perché appare .
    Certo , se io passassi tutte le sere a guardare quelli che , una volta erano trasmissione di informazioni, ed ora sono diventati spettacoli di immondizia ( l'ultima trasmissione che ricordo guardabile , non a caso si chiamava L'INFEDELE di Gad Lerner ) dovrei dire che ci stiamo proprio imbarbarendo : Se tutto questo aggiungo la tragedia di un esodo di massa ( con tutte le sue implicazione di inumanità) ed il femminicidio , dovrei dire : mamma mia siamo alla frutta , il medioevo ritorna impetuoso e travolgente , fra poco ci sarà la sacra inquisizione ( in parte cominciata con isis) . Ma vi deluderò , io resto un fesso ottimista perché riesco a guardare la gente che non appare , che non fa notizia , che giornalmente fa il suo dovere , paga le tasse , ama la sua famiglia , si sacrifica per un avvenire migliore , si comporta civilmente ... qualcuno mi potrebbe gridare : ma dove vivi ! ed io rispondo : tra gli umani che sanno essere umani un solo esempio
    DIECI ANNI FA FUI TRAVOLTO DA UN AUTO MENTRE ERO FERMO SULLE STRISCE PEDONALI E , NONOSTANTE LE NUMEROSE CONTUSIONI , NE SONO USCITO BENE ... OGGI , ALLA DISTANZA DI SOLO DIECI ANNI ( un inezia rispetto ai cambiamenti sociali ) CONSTATO CON STUPORE E SODDISFAZIONE CHE MOLTI AUTISTI SI FERMANO ED ASPETTANO CON EDUCAZIONE E PAZIENZA CHE IL PEDONE ATTRAVESI LA STRADA , ED IL FENOMENO È IN CONTINUA EVOLUZIONE .
    Ostinarsi a guardare solo ciò che fa rumore e chiasso , solo i gradassi che imprecano , e non i milioni che fanno il loro dovere di cittadini , non aiuta a cresce , ma a fare il gioco di coloro che hanno interesse a fare chiasso , violenza , sopraffazione , intolleranza ,; fenomeni che esistono , ma vanno combattuti , isolati , con l'esempio di una vita onesta .

    RispondiElimina
  13. Il rispetto non esiste più. ..dice l'autore...forse è vero ma non così tanto, i giovani privi di valori, forse...ma non tanto...se si guarda solo quello che è più visibile...a cominciare dalla politica per continuare poi nella scuola...dovremmo fare un pò di autocritica. .noi ...almeno due generazioni che abbiamo fatto passare dei governi...dei politici che il rispetto non sapevano cosa significasse...in ogni caso sono ottimista. ..si può migliorare..alcune manifestazioni di maleducazione...sono solo ...manifestazioni appunto...io mi fido dei giovani di oggi è di domani...voglio sperare che sapranno fare meglio di noi.

    RispondiElimina
  14. sono tempi in cui questo piace tanto: dedicare l'attenzione ai contorni..
    importante è sempre non arrivare al cuore
    e date le cattivissime maniere, forse è anche bene, perchè il cuore è un organo delicato

    nella paralisi causata anche dalle “opposizioni barricadere”, la stampa ha molto da guadagnare, o forse teme che venga superata per riorganizzare una dialettica parlamentare moderna senza scontri frontali e governi che si bloccano, ri-impastano, sciolgono, rieleggono

    RispondiElimina
  15. L'autore di questo articolo fa delle giuste considerazioni sui tempi che stiamo vivendo; i repentini cambiamenti a cui siamo costretti ad abituarci ci lasciano comunque il tempo di riflettere e di fare paragoni con il passato recente. In generale in questi ultimi venti anni c'è stata una superficializzazione della vita in tutti i suoi aspetti: l'apparenza conta più della sostanza, é ammesso sgomitare pur di emergere e farsi vedere, gli ideali che vanno alla grande sono i soldi,la bella vita da raggiungere a costo di qualunque compromesso. Questa banalizzazione dell'esistenza stride con gli ideali concreti come l'impegno politico e sociale, la lotta per i diritti, le conquiste femministe che hanno caratterizzato le nostre vite fino agli anni settanta. In effetti i tempi sono cambiati molto, il benessere diffuso ci sta abbandonando, quel consumismo estremo si è ridotto drasticamente per effetto della crisi.Da questa crisi morale ed economica , dalle macerie che stanno provocando speriamo si possa risorgere a nuova vita, rimettendo in primo piano l'accoglienza, il rispetto per gli altri, l'umanità, il senso di giustizia, l'equità. Le crisi dure servono anche a questo. L'augurio che mi faccio é che si possa tornare ai valori solidi e condivisi, ad un sano impegno politico, ad una moralita diffusa.

    RispondiElimina
  16. L'articolo di Scaravilli e' una denuncia che da tempo attendevo fiduciosa. Sarà una questione di età, ma non sopporto l'arroganza, la volgarità e la violenza mascherate da libera informazione. Per quanto mi riguarda penso che l'informazione libera debba attenersi alla esposizione dei fatti senza scadere in disgustose dimostrazioni di saccenza che nessuno ha chiesto. Non mi abituerò mai, certa che molti se ne fregano, alle sceneggiate volgari e assurde che ci mostrano i media ed i politici che dovrebbero avere un poco di cultura e quindi di educazione.

    RispondiElimina
  17. Lo dice anche l'autore, i social sono lo specchio della società ne più ne meno. Maleducati, arroganti e fazioni ci sono ovunque. La sola differenza è nel livello di diffusione del pensiero, positivo o negativo, che teoricamente può estendersi ben oltre i confini locali.

    RispondiElimina