sabato 15 luglio 2023

TE LA DO IO LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

di Maurizio Alesi - Sarebbe ora di uscire dalla gigantesca ipocrisia di questa destra che tenta di far passare il messaggio secondo il quale si sarebbe intestata la storica, epica missione di riformare la giustizia che non era riuscita di fare a nessun altro esecutivo. Basterebbe dare un’occhiata distratta sui temi della tanto strombazzata riforma, per comprendere che il governo vuole solo cancellare i reati di cui spessissimo si trovano a dover rispondere i politici e i colletti bianchi garantendo loro l’impunità.

Nulla che riguardi i semplici cittadini. Abuso d’ufficio, traffico d’influenza, concorso esterno alla mafia, voluto da Borsellino e ormai consolidato e configurato da 30 anni nella nostra giurisprudenza. Continuano a parlare a sproposito dei tempi lunghi dei processi ma nei provvedimenti annunciati non c’è nulla, dicasi nulla, che accorci di un solo giorno i processi. Anzi li allunga con l’introduzione di un collegio di tre giudici, non più un solo magistrato, a decidere l'applicazione della custodia cautelare in carcere (prima era il Gip giudice monocratico). 

Questo provocherà un ulteriore paralisi per la carenza endemica dei magistrati. E dire che i suggerimenti di come snellire i tempi della giustizia non sono mai mancati da parte dei più validi magistrati come Gratteri, Caselli, Di Matteo, Santalucia, Spataro e tanti altri ma, evidentemente, il governo si muove nella direzione della tutela dei suoi sodali e della politica in generale, proponendo, per esempio, di tenere segreto l’avviso di garanzia, di ridurre drasticamente le intercettazioni (i mafiosi non parlano al telefono, parola di Nordio), di eliminare i trojan, di non pubblicare le notizie di reato fino alla fine dell’istruttoria, di imbavagliare procure e giornalisti. Si vorrebbe addirittura impedire all’associazione dei magistrati di parlare, di commentare i provvedimenti legislativi in itinere in materia di giustizia, come se non ne avessero la competenza tecnica e, soprattutto, il diritto di parola. 

Non parliamo della stupida e inutile separazione delle carriere, vecchia ossessione del fu cavaliere (peraltro possibile solo cambiando la Costituzione), motivata dall’asserito asservimento della procura nei confronti dei giudici. Poi, quando un giudice assume una decisione contraria al Pm che chiede di scagionare il ministro Delmastro, si grida allo scandalo e si accusa il giudice di “fare politica”. D’altra parte, l’incoerenza e la confusione che guidano governo e maggioranza è la cifra di questo esecutivo meloniano che si sta coprendo di ridicolo. Con la loro folle idea di giustizia si sono messi contro l’intero ordine giudiziario, i più importanti costituzionalisti (che non si esauriscono nell’onnipresente Cassese), gli intellettuali più illuminati e brillanti editorialisti oltre alle perplessità di Mattarella. 

Ora, si capisce lontano un miglio che questi provvedimenti produrranno una giustizia a due velocità: una per la casta e un’altra per i poveracci. Non è casuale il fatto che il cosiddetto ministro Nordio dedica la sua pessima riforma a Berlusconi, tentando di far passare tutto quello che non gli è riuscito di fare a lui. Berlusconi è l’uomo che è sempre fuggito dai processi con una sessantina di leggi ad personam, eliminando dal Codice penale i reati di cui era accusato, accorciando i tempi di prescrizione per farla franca, inventando legittimi impedimenti farlocchi e improbabili scudi giudiziari per poi far passare il messaggio che è stato assolto. Ma la prescrizione non corrisponde all’assoluzione, anzi la prescrizione grava sui colpevoli poiché gli innocenti vengono assolti e non prescritti. Questo è il modello Nordio, orfano del suo ispiratore passato a miglior vita, santificato dal ceto politico che ha vinto le elezioni con il codazzo dei suoi servi, annidati nei giornali e nelle televisioni. 

I casi Santanchè, Delmastro e Larussa hanno vieppiù acuito la scontro frontale col potere giudiziario accusato dalla Meloni in persona, addirittura di preparare le elezioni europee naturalmente contro il governo. Il problema è che la squadra scelta dalla Meloni non ha seguito nessun requisito di meritocrazia. Giorgia ha trasferito a Palazzo Chigi i parenti stretti e i suoi fedelissimi che non sono sinonimo di competenza e, infatti, le capita spesso di trovarsi in situazioni imbarazzanti come quei tre inciampi giudiziari già menzionati. Anziché far dimettere in tronco i tre ministri sciagurati che agiscono senza disciplina e onore attaccano chi, in forza di una norma costituzionale, è obbligato ad esercitare l’azione penale ogni volta che si configura un’ipotesi di reato. 

Dunque, nessuna persecuzione ma soltanto il rispetto della legge. Continuano a nascondersi dietro la presunzione di innocenza che non c’entra nulla. Ce lo ricordava Paolo Borsellino parlando agli studenti, che la politica deve selezionare la propria classe dirigente a prescindere dall’intervento della magistratura. Se nota comportamenti scorretti non deve aspettare la sentenza di condanna ma fare pulizia al suo interno allontanando i peggiori. Nordio quando era magistrato è sempre stato un nemico feroce dei suoi colleghi, e più erano illustri, più contestava le loro posizioni accusandoli di protagonismo e di eccessiva esposizione.

Adesso che regna sovrano al ministero dell’ingiustizia appare come il cavaliere nero che vuole vendicarsi sfasciando tutto. Basti pensare che vuole impedire che il Pm presenti ricorso in caso di assoluzione dell’imputato, mentre all’imputato viene concesso il diritto di fare appello se viene condannato. Davvero viene da pensare come un simile distruttore del diritto possa aver svolto precedentemente una professione così delicata come il magistrato che richiede doti di equilibrio, lucidità ed imparzialità mentre lui sembra divorato dal livore e dalla competizione.

Maurizio Alesi

15 Luglio 2023  

15 commenti:

  1. Finalmente un articolo sulla giustizia, che vola alto, niente luoghi comuni, niente opinioni personali, niente gratuite incensamenti alla super casta dei PM. Leggo una velata critica sulle mancate condanne a San Silvio, ma di contro con 66 leggi ad personam cosa si poteva fare, eppure mi piacerebbe conoscerle queste 66 leggi, al contrario c'è né una la Severino, che strano a dirsi è stata usata retroattivamente, un solo caso nel globo terraqueo, senza che nessuno si vergognasse. Mi congratulo con l'autore e con chi gongolante lo ha postato.

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  2. Grazie per i complimenti. Con riferimento alla sessantina di leggi ad personam, citati nell'articolo, sono raccolte puntualmente nel nuovo libro di Marco Travaglio, il Santo.

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  3. I magistrati via subito tutti Poi una grande riforma con iniziale Responsabilità Civile dei Magistrati Poi separazioni delle carriere Poi fuori a calci quando emettono sentenze senza senso Poi abolire le correnti, I magistrati ufficialmente non debbono MAI esprimere opinioni politiche, altrimenti fuori subito Vedi il Di Pietro e tanti altri Infine informazioni che trapelano a giornali ne sono responsabili come parlare di un processo prima della sentenza e se è possibile neanche dopo Non ho perso tempo a leggere l'articolo, ma se non prevede quello che ho scritto non serve a nulla

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    1. In confronto a lei Nordio è uno studente universitario. Complimenti per aver criticato il contenuto senza aver letto l'articolo. Mi ricorda un certo ministro Sangiuliano che premia gli scrittori senza aver letto i loro libri.

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  4. In questo articolo mancano del tutto le eventuali ragioni dell'altra parte, ci sono soltanto critiche e giudizi feroci su tutto quello che questo governo fa o si propone di fare. Per carità, ci può stare. Oltretutto chi scrive non è uno sprovveduto. Io però quando devo farmi un'opinione, provo ad ascoltare tutte e due le campane.

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    1. Scrivo solo quello che sono in grado di documentare tenendo ben distinti i fatti dalle opinioni.

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  5. Maurizio Alesi scrive sempre con accortezza e sulla base di notizie e fatti documentati. E poi, sulla questione giustizia per come la sta trattando il Guardasigilli e le dichiarazioni che sparge ovunque c'è poco da stare allegri. Ovviamente, si capisce, ci sono punti di vista e concezioni della giustizia molto diversi. E per questo vanno rispettati. Ma sui fatti non si può transigere. Io, condivido ciò che afferma l'autore.

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    1. Stavamo in pensiero, ma com'è che il nostro amatissimo GGG, in veste di avvocato difensore, non va in soccorso al paladino della magistratura tout court, come se nessuno di noi abbia nel tempo(40 anni) visto lo scempio perpetrato con arroganza dalla giustizia, Tortora, Mannino, De Girolamo, i genitori di Renzi, Fontana, Salvini, San Silvio e mi fermo perché l'elenco è mostruoso, come si può fare finta che la giustizia non abbia pecche, avete mai visto uno dei Giudici che giornalmente calcano i programmi TV fare un minimo di autocritica. Ricordatevi che è la magistratura, l'ho già detto ma lo ripeto, il male assoluto, e non la politica.

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  6. L'ho condiviso perché Alesi ha fatto un buonissimo e chiarissimo articolo sulla "riforma", che peggiorerebbe di molto lo stato della Giustizia nel nostro paese. Complimenti all'autore.

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  7. La riforma della giustizia non si fa con le esternazioni contro la magistratura. Le riforme si fanno con il confronto democratico in Parlamento. Forse chi governa incomincia a valutare quella realtà che la vede maggioranza nel Parlamento e minoranza nel Paese: un italiano su tre non è andato a votare. Vuol dire che, in un eventuale voto referendario, la volontà politica del Parlamento potrebbe non corrispondere alle esigenze politiche del Paese. Che il presidente della repubblica, a seguito delle polemiche sulla magistratura, abbia deciso di ricevere i vertici della Cassazione: dovrebbe far riflettere.

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    1. Caro Lorenzo, come sempre riesci con i tuoi commenti a centrare l'argomento con sana obiettività. E la "giustizia" in un paese civile e democratico dovrebbe essere patrimonio di tutti. Al punto che qualsiasi innovazione dovrebbe coinvolgere tutte le forze politiche senza scontri e forzature. Ma siamo in Italia e il concetto di "civile" e "democratico" hanno un significato diverso a seconda da chi lo dice. Peccato.

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  8. Condivido pienamente il testo dell'articolo.

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  9. Loro parlano tanto di toghe rosse, ma lui di sicuro è una toga nera, in attività, ha tentato in tutti i modi di incriminare dei compagni, ma ha fatto dei buchi nell'acqua.

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