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sabato 21 novembre 2015
Professionisti della politica o no?
di Giangiuseppe Gattuso - È un argomento sempre attuale e di solito serve a screditare o valorizzare un avversario, un partito, un movimento, una forza politica in genere. La questione, per la verità, non è nuova e ha un qualche fondamento. Si tratta di mettersi d'accordo su cosa significa guidare una città, una regione, una nazione. E, quindi, se c'è bisogno di un professionista, di un manager, insomma di un tecnico per "gestire" la cosa pubblica, o, invece, può bastare la capacità di una persona "normale" e il buon senso.
Non è facile rispondere e le due tesi hanno molti sostenitori e adeguate ragioni contrarie. La cosiddetta modernità ha spinto sempre più verso i tecnicismi, i professionisti della "gestione", i manager soli al comando, come da sempre avviene per le aziende private e mano mano anche per quelle pubbliche, sempre più attente al mercato e alla competizione. Finanche l'amministrazione di un condominio, pure di non grande dimensioni, è ormai riservata a "professionisti". Il sorteggio tra condomini e poi a turno l'impegno annuale non è più di moda. Norme complicate e sfiducia collettiva, hanno trasformato la gestione, di per sé molto semplice, in qualcosa di distante da affidare a terzi.
Ma il cittadino comune senza caratteristiche specifiche può assumere ruoli politici, a qualsiasi livello, di governo, legislativi oltre che di guida di amministrazioni grandi e piccole? Ecco, a questo punto c'è bisogno di una breve divagazione sul concetto di democrazia. E perciò cerchiamo di intenderci su cosa vuol dire Politica e partecipazione. Ogni cittadino ha per sua natura insiti i concetti di bene e male, del privato e del pubblico. E, in linea di massima, a prescindere dal livello culturale legato alla scolarizzazione l'istinto dello stare insieme, dell'organizzazione sociale e della necessità di costruire forme per la gestione del bene comune. Partendo dal nucleo sociale fondamentale, rappresentato dalla famiglia nella sua più ampia accezione, è naturale il bisogno di una guida, con il diritto/dovere di decidere, stabilire priorità, dirimere questioni personali e di carattere generale. Ma anche, nel medesimo tempo, di partecipazione per contribuire al miglioramento della società.
In questo senso la "Politica" è semplicemente l'arte del possibile, la capacità di prevedere e guidare i processi di cambiamento e di immaginare il futuro, a breve e a lunga scadenza. E questo ha valore sia dal più piccolo nucleo di comunità e fino al livello più alto e più vasto.
La questione, semmai, da qualche decennio, riguarda la distanza percepita dai cittadini nei confronti della "Politica", la consapevolezza sempre maggiore della difficoltà di poter incidere in qualsiasi decisione. Insomma, tanto più i "politici" assurgono a specialisti, a tecnocrati abilitati alle decisioni e al potere, allontanandosi per forza di cose dai soggetti nei confronti dei quali operano, e tanto più i cittadini si disinteressano utilizzando l'arma, seppur sbagliata, dell'astensionismo.
Il tema, quindi, riguarda sempre il concetto governanti/governati. La loro interconnessione e la possibilità che lo status di entrambi può essere intercambiabile. O, invece, come si è negli anni configurato, come un rapporto gerarchico e di sostanziale sudditanza.
Si è venuta a creare nel tempo un’organizzazione fatta di partiti spesso gestiti da pochi che hanno creato gruppi oligarchici capaci di sovrintendere ai meccanismi della democrazia attraverso le elezioni. Facendo emergere gruppi elitari convinti di possedere essi stessi le doti tecniche per amministrare, legiferare e governare. Addirittura temendo l’intromissione diretta dei cittadini, negli affari della politica. Un pregiudizio negativo sulle capacità dei loro stessi elettori.
I risultati non si sono fatti attendere e uno dei problemi delle moderne democrazie elettive ha fatto emergere proprio questo senso del distacco e del disimpegno di larga parte della popolazione.
Su queste specifiche problematiche, sulle elezioni, sulla democrazia e la partecipazione vorrò tornare a riflettere. Proprio per capire meglio alcune dinamiche, per individuare altre strade per rilegittimare il principio della rappresentanza elettiva e per il coinvolgimento popolare.
Mi sento di affermare, sin da ora, però, che il tempo per nuove esperienze, per un impegno politico senza confini, senza sovrastrutture e capi padrone sia già nelle cose. E sono perfettamente convinto, che qualsiasi cittadino di buona volontà può e deve poter essere nelle condizioni di gestire la cosa pubblica. Sia essa l'amministrazione di una grande città come di un piccolo comune. Nella piena consapevolezza che le potenzialità dell’individuo sono enormi specialmente se posto dinanzi a responsabilità che riguardano scelte importanti per il futuro suo e dei suoi figli. Alla prossima puntata.
Giangiuseppe Gattuso
21 Novembre 2015
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Bella domanda, e bell'articolo, la democrazia in primis, "concezione politica fondata sui principi della sovranità popolare, sull'uguaglianza giuridica dei cittadini, dell'attribuzione di diritti e doveri sanciti dalla Costituzione".
RispondiEliminaQuesto vuol dire che ogni cittadino può occupare un posto in politica, che sia amministrativo o legislativo.
Non ho mai creduto alla politica come un mestiere, come sembra essere ora, penso piuttosto ad una politica in cui operino persone , prima di tutto oneste, poi informate e competenti, il tecnicismo può essere un aiuto, ne sono certa, penso che ad esempio, sia più utile un medico al ministero della sanità, ciò non toglie che anche un comune cittadino che si impegni al rispetto del compito che si prende, non possa esserlo...c'è da riflettere su questo, il mio primo pensiero è che non voglio, professionisti della politica, posso accettare professionisti in legge, in ingegneria, in medicina, ma non della politica...aspetto la seconda puntata...per discuterne...
Gestire una città è difficile, gestire una città come Milano forse è impossibile....serve il buon senso, ma non basta, i marpioni sono tanti ed astuti,. Se volete difendere una borsa piena d'oro non vi accontentate che il custode sia onesto, ma che sappia difendersi e molto bene...detto questo, un sindaco non può essere onnipresente ed onnisciente, per cui deve circondarsi di persone idonee alla bisogna e deve, di conseguenza, possedere il carisma del capo e le idee chiare del gestore di risorse. Credo che Sallusti possieda molte di quelle caratteristiche, ma ho timore che sia carente in quanto a buon senso.....ma come si fa a giudicarlo a priori? gestisce un giornale, e in questo momento deve dimostrare di fare buoni incassi e accontentare il suo editore ( vedi padrone ), ed in questo lo trovo troppo accondiscente....chi è veramente Sallusti dietro la maschera che si è creato?
RispondiEliminaAnche questa é una questione inesistente! Si eleggono i rappresentanti del popolo i quali assumono professionisti capaci per le migliori soluzioni del caso.
RispondiEliminaE' un articolo ostico, di lettura non facile, molto teorico. L'ho letto due volte per capirne di più. C'è molta carne al fuoco.
RispondiEliminaPotrei, per esempio, dirti che, a mio parere, per fare i politici ci vorrebbe una scuola che insegnasse al cittadino comune che vuole far politica tutto quello che gli servirà Ma non c'è una tale scuola, col risultato che nessuno sa veramente fare quello per cui viene eletto. A tal uopo la facoltà di scienze politiche si è rivelata quasi inutile. E' come, per un musicista, studiare composizione. Si può apprendere la tecnica, ma senza talento e fantasia, le composizioni musicali saranno sempre scolastiche e scadenti.
Voglio dire...politici si nasce, il talento per la politica bisogna avercelo dentro.
L'articolo è molto "commentabile" perchè gli argomenti, man mano che si scrive, vengono sù come i funghi.
Secondo me, il bandolo della matassa interpretativa dei cambiamenti in corso nel rapporto fra governanti e governati, in micro. va ricercato sul terreno delle "dinamiche di potere", mentre, in macro, bisogna inquadrare i cambiamenti nell'ambito dei "corsi e ricorsi storici" di vichiana memoria.
RispondiEliminaIl buon senso, questo sconosciuto.
RispondiElimina"A cosa serve la politica"? Un bel trattato di Piero Angela. Ripercorrendo la storia d'Italia dai primi '900 mette in evidenza come la Politica abbia capovolto il suo ruolo originario infiltrandosi in ogni attività e sostituendosi al singolo individuo. Giustificando così la pseudo esigenza di specialisti alla guida di una collettività. Condivido questo pensiero.
RispondiEliminaOttimo!Chiarissimo! Ma un vero cambiamento in Italia è legato essenzialmente ad una crescita culturale degli elettori e alla "nascita" di personalità che abbino alto il senso della giustizia, della dignità umana, della convinzione di non avere un potere in mano per imporre le proprie volontà e i propri interessi alle masse ma agire nel vero interesse della comunità che li ha scelti con un occhio di riguardo ai più deboli.
EliminaPerfettamente d'accordo Franco. Sganciamoci dalla "delega" a 360 gradi in cui ci troviamo. La buona Politica inizia dal piccolo. Già dalla famiglia.
RispondiEliminaIl fatto è che candidare degli ignoranti in Amministrazione della cosa pubblica, ma noti fra i Media nazionali, si è rivelata una mossa vincente. Forza Italia pensa che se è stata vincente con Giovanni Toti ora Governatore della Liguria, ex Conduttore della Rete 4 Berlusconiana e degno erede di Emilio Fede, lo sarà anche con la Candidatura di "Mortimer Alessandro Sallusti". Qua non si tratta più di volere o meno amministrare la Città; qua si cerca di marcare un'area con la propria pipì come fanno i cani. Poi penserà il Partito o la Coalizione mettere gli "uomini giusti, nel posto giusto". E con questo si chiude il discorso e la Città è fottuta.....Credo (come del resto Giovanni Toti), che Sallusti non sia un "buon giornalista", ma piuttosto un pennivendolo (che sa coniugare i verbi e conosce un po’ di grammatica), che si è messo al servizio del solito Padrone, cioè: il miglior offerente. Successore di Vittorio Feltri, un giornalista d'assalto al servizio dello stesso Padrone, ma di uno spessore diverso. Lui viene da un'altra Scuola! Sallusti cerca di offuscarne l'ombra con la sua magrezza umana e morale. Ma come tutti gli sfigati, ha a che fare con dei Predecessori del calibro di Indro Mantanelli. Colosso del Giornalismo ai quali non somiglierà mai. Neanche nel colore delle mutande (delle quali si sospetta lui le porti munite di bretelle). Sallusti ha il Sostegno di Forza Italia (o di quello che ne rimane), nonché del sostegno fisico, morale ed economico della sig.ra Santanchè. Matteo Salvini ha pure dato il "via libera” per la sua candidatura. Ma non credo che lo sosterrà fino alla fine. Nonostante ciò non credo questo basti per fare di lui un Amministratore. Tanto meno di una Città come Milano. La partita a scacchi per Milano si giocherà a livelli diversi. Occorre innanzitutto che Renzi tolga i piedi dal collo dalla Politica Cittadina e non imponga dall'alto Candidature spurie (cosa che per altro sta già facendo). Occorre pure che il M5S rifletta prima che sia troppo tardi, su Candidature provenienti dalle Primarie della Rete. Milano è troppo importante per metterla in mano ad una Candidatura ottenuta con meno di 500 Voti di preferenza. Occorre infine, che i due protagonisti-antagonisti: Partito Democratico e M5S si siedano ad un tavolo, per mettere in funzione un "Laboratorio" nel quale sperimentare "Alleanze diverse", anche sotto forma di Lista Civica. Forse solo così, si riuscirà di strappare Milano dalle unghie adunche di Matteo Salvini. Perché è di lui che si tratta e non di una mezza calzetta come quella di Alessandro Sallusti....
RispondiEliminaottima riflessione, di cui condivido quasi tutto..c'è un problema. Penso che M5S e PD piuttosto che discutere e combattere una tenzone serrata ma corretta, si ostacoleranno favorendo l'ascesa del personaggio.....poi tutti se ne pentiranno, votanti inclusi.....come sta avvenendo con Toti in Liguria, praticamente un fantasma, le cui uniche azioni fino a questo momento, sono state quelle di mettere gli amici nei posti giusti...Genova sembra la redazione di rete 4, in questo momento.
EliminaLa tecnocratizzazione non avviene a caso, ma è perfettamente funzionale per la creazione di nuovi posti riservati ad una nuova casta di esperti espertissimi, pagati, a dismisura, per lavori che potrebbero essere svolti dal singolo cittadino. Io considero questo una forma particolarmente disgustosa di corruzione. Problemi possono essere complessi.... ma anche , volutamente, complessati, modificati in un complesso che diventa territorio riservato ad esperti autonominati e superflui.
RispondiEliminaSono del parere che ogni partito, ogni movimento, ogni gruppo civico che ritiene di candidare una certa persona a sindaco della propria citta ha il diritto di farlo ed è giusto che lo faccia. Poi spetta ai cittadini di quella città scegliere chi, secondo loro, ha più capacità ed è più adatto per amministrare la loro città. Non trovo giusto criticare i nomi apriore in special modo per quelli che non abbiamo diritto di voto perchè non residenti. Un discorso a parte merita L'autocandidato Bassolino a Sindaco di Napoli. Questo Signore, da sindaco prima e da Governatore poi ha portato Napoli alla ribalta mondiale per i chilometri e chilometri di immomndizia che invadevano tutte le strade di Napoli e periferia. Berlusconi con la campagna elettorale impostata sull'incapacità di Bassolino di risolvere il problema ci ha vinto le elezioni. Non dimentichiamo che era anche commissario straordinario con diversi e diversi milioni di euro a disposizione. Con quale faccia si presenta come un futuro bravo amministratore?
RispondiEliminaPurtroppo e' umano ..si dimenticano queste cose e siccome Bassolino e' un formidabile marpione ci riprova ..lui come altri tantissimi amministratori ..l'onesta ' in tutti e tantissimi casi non e' UN REQUISITO ESSENZIALE ::
EliminaLa Libertà è partecipazione, la Democrazia è partecipazione e la Politica ha bisogno dell'apporto ideale e morale di tutti i cittadini per rimanere tale: perché dalla comunità iniziale , che è la famiglia, si passi ad una più grande di cui ci si senti parte attiva. Non si possono criticare i politici se si resta fuori dalla politica e non si ha il coraggio o l'opportunità di dire no portando avanti le proprie motivazioni e convinzioni. Dobbiamo tutti contribuire al miglioramento della Polis senza addurre alcun pretesto per defilarci.Uno scoramento che porta all'astensionismo lo si può capire, ma non il totale scollamento: la classe politica degli ultimi decenni ne dà ampiamente motivo. I professionisti della politica, che quasi sempre si trasformano in mestieranti, l'hanno fatta regredire trasformandola in un subdolo mezzo per imporre la propria supremazia e salvaguardare i propri interessi: le acerrime lotte all'interno degli stessi Partiti e la nascita di numerose e pretestuose "correnti" ne sono la dimostrazione.Non abbiamo bisogno di "abilitati" in politica: i tecnicicismi e la parte burocratica vengono espletati dagli impiegati e da qualche consulente adatto all'uopo. Dai Politici si deve esigere l'onestà, la lungimiranza ed il decisionismo necessario per portare avanti progetti ideali atti a migliorare le condizioni generali della propria comunità. Bell'articolo Giangiuseppe, al prossimo.
RispondiEliminaScrive Nino Risitano:
Elimina"Dobbiamo tutti contribuire al miglioramento della Polis senza addurre alcun pretesto per defilarci.Uno scoramento che porta all'astensionismo lo si può capire, ma non il totale scollamento"
Io mi sono da sempre interessato alla politica e continuo ad interessarmi di politica. Però oggi sono arrivato al punto di dire che prossimamente non andrò a votare. Ecco mi rifugio nell'astensionismo. E' una scelta. Ho sempre votato a sinistra. La delusione degli ultimi anni è stata grande. Il nuovo, che nel panorama attuale è costituito dai pentastellati ancora non mi convincono. Dunque al prossimo giro farò da spettatore. Sbaglio? forse. Ma almeno mi evito qualche delusione come quelle che ho avuto negli ultimi anni.
Michele Maniscalco.
RispondiEliminaMi scuso con Nino Risitano.
Nel commento sopra è saltato il mio nome.
Ma ce lo vedete a questo Sindaco di Milano con la Santanchè first Lady! ...al peggio non c'è mai fine...comunque cavoli loro...cioè dei milanesi...magari lo voteranno...
RispondiEliminaÈ il sistema che va cambiato e le poltrone smantellate. I sevizi comuni di uno stato sono 4 che può benissimo gestire un solo ente di gestione. I romani amministravano un impero con un gruppo governativo ristretto. Qui abbiamo una buona parte di cerebrolesi che sono tutti amministratori pubblici tra parlamento europeo parlamento nazionale regioni provincie comuni Ato srr consorzi parchi demanio regionale demanio regionale marittimo demanio statale ecc ecc ecc. In regione hanno 8 direttori generali ogni direttore generale prende una cifra che non scrivo che ha curiosità vada a veder quanto prendono per paralizzare tutto.
RispondiEliminaMi piace ripetere quello che ho riferito in privato al bravissimo Gian Giuseppe e cioè, che il suo è un pezzo bellissimo, pieno di riflessioni, di dubbi e di analisi. Esattamente come deve essere concepito e affrontato un argomento complesso come la politica e l'arte di governare. Purtroppo chi organizza la nostra vita, il nostro futuro e il nostro destino dall'alto del potere esercitato in maniera più o meno legittima, tende a semplificare tutto. Accade così che un pregiudicato come Berlusconi trova un giornalista d'assalto come Alessandro Sallusti e lo candida a sindaco di Milano come se avesse individuato uno statista. Se dovesse essere eletto uno come lui (tanto per riprendere le considerazioni di Gian Giuseppe sul rapporto tra governanti e governati), avremmo un altro pregiudicato del quale la Cassazione ha scritto: “È recidivo, gravità dei fatti giustifica il carcere”, aggiungendo che si tratta di una misura eccezionale ma legittima, data “la spiccata capacità” a delinquere, dimostrata da tanti precedenti e dalla gravita della “campagna intimidatoria e diffamatoria condotta nei confronti del giudice Giuseppe Cocilovo quando nel 2007 dirigeva Libero (motivazione sua sentenza n. 41249). Nel corso degli anni Sallusti è stato anche al centro di alcuni provvedimenti da parte dell'Ordine dei giornalisti. Nel novembre del 2010 era già stato oggetto di indagini giudiziarie, disposte dalla Procura di Napoli nei suoi confronti, per violenza privata nei confronti della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, avendo i Pubblici ministeri ravvisato in alcune telefonate e nei comportamenti di Sallusti e il suo collega Porro, un atteggiamento di minaccia contro Marcegaglia, che aveva espresso opinioni discordanti con la politica del governo. Con un curriculum del genere, non poteva che essere proposto dal suo datore di lavoro ed esperto di problemi giudiziari e di condanne, che lo portarono alla rimozione dal Senato per indegnità conclamata.
RispondiEliminaIl lupo perde il pelo ma non il vizio...se lui è il padrone di milano perchè non candida sua figlia ? Candida il suo giornalista, bacia pantofole, come sindaco di Milano ? Un giornalista di destra come Montanelli si rivolterebbe nella tomba ! Avanti 5 stelle con convinzione che questa volta...prima prenderete le grandi città Roma e Milano e poi l'Italia ! Basta con i ricchi cialtroni...!
RispondiEliminaSono state date, nel tempo, diverse definizioni della parola politica. Tra le tante eccezioni io ho fatto mia quella di Gianfranco Pasquino, professore di Scienza politica nel l'Università di Bologna." Politica è, da tempo immemorabile, l'attività che gli uomini e, più di recente, le donne svolgono per tenere insieme un gruppo, proteggerlo, organizzarlo e allargarlo, per scegliere chi prende le decisioni e come, per distribuire risorse, prestigio, fama, valori..." Però accade che nella realtà concreta la politica diventa un mezzo per arricchimenti personali e dunque i buoni propositi contenuti nella definìzione diventano lettere morte. Di fatto, non possiamo parlare di democrazia se i più vengono estromessi dal potere. La politica è l'aria che respiriamo e se l'aria è inquinata il nostro essere è inquinato. Or dunque, restino liberi gli abitanti di ogni nazione, di decidere di non occuparsi degli affari della red pubblica ma che si lamentino meno perché è da secoli che siamo sempre punto e a capo. Io spero che la nuova politica a 5 stelle, faccia la differenza e che la presenza di sempre più donne possa dare un valido contributo alla nostra comunità. E con altrettanto realismo, lasciami dire che la vecchia politica e con essa,le vecchie madrine ovvero le politicanti di professione , nessun contributo potranno dare alla nostra società se non ingolfare il sistema giudiziario più di quanto non lo sia già.
RispondiEliminaIl t9 in alcuni casi non va. Correggo red con Res
RispondiEliminaLa politica non è certamente un mestiere ma un'arte, come affermava Cicerone... ma ARTE fondata sulla cultura, sulla profonda conoscenza della storia, non arte da opera dei pupi, che merita, comunque, maggiore rispetto e considerazione dell'arte di arrangiare, arraffazzonare la politica, facendola gestire a patetici ma pericolosi personaggi senza scrupoli. Si è veramente toccato il fondo, al di la del quale non si può più cadere... Si, ora la politica è un'arte ridotta ad uno squallido teatrino guidato da burattinai improvvisatisi politici, e tanti burattini... i loro lecchini/seguaci/pericolosi elettori telecomandati... complici dello scempio perpetrato ai danni della povera Italia. Non sono d'accordo su chi pensa che sia meglio, seppure come atto di protesta, astenersi dal votare. No, assolutamente... faremmo il loro gioco, dandogli spazio e maggiore strapotere bisogna, invece votare... con consapevolezza... magari per il nuovo... che promette bene che inneggia all'ONESTA'... termine desueto e sconosciuto per i politicanti...
RispondiEliminaCredo che la politica non sia una professione ma un libero pensiero di partecipazione popolare alla risoluzione dei problemi della cosa pubblica. Oggi purtroppo assistiamo ad una rincorsa al potere che consente a qualcuno di essere QUALCUNO non potendosi realizzare in altro modo sceglie questa strada. In campagna elettorale tutti predicano bene e poi nell'ordinario razzolano male. Ogni volta si da fiducia e poi questa fiducia viene tradita, la poltrona per la poltrona e niente altro. Modificare Leggi e regolamenti in maniera incisiva potrebbe forse aiutare a fare il proprio dovere e chi non lo fa subito a casa, non servono provvedimenti complicati ma cose semplici come semplice e trasparente dovrebbe essere la vita di chi ci rappresenta ...!!!
RispondiEliminaGiangiuseppe l'amore per il proprio paese, le conoscenze delle esigenze territoriali e i modi come affrontarli, consentono di far prosperare il proprio paese, procurare sviluppo ed occupazione.
RispondiEliminaLa decadenza e l'ignoranza sono i genitori di questa classe politica, non si viene eletti perchè capaci e onesti, ma solo perchè si è noti , perchè si è sempre in televisione, perchè si strumentalizzano le vicende della vita nazionale ...
RispondiEliminaBisogna prenderne atto. Piace più
Eliminauna bella copertina che il contenuto.
I nostri politici, di destra come di sinistra, anziché chiedersi perché il popolo fischi, rumoreggi e protesti, ricorrono alle spiegazioni di comodo e agli esorcismi.
RispondiEliminaL'articolo di Giangiuseppe contiene numerosi spunti di riflessione e servirà molto tempo per discuterne. Innanzi tutto la questione dei tecnici in politica. Secondo me non è giusto delegare ai tecnici ciò che spetta alla politica. É la politica che deve dare risposte ai tanti problemi della nostra società o comunità perché solo la politica ha il dovere e l'onere di farlo. Ovviamente nella scelta dei candidati deve pesare la preparazione tecnica della persona; non ho mai capito come sia possibile che la nostra ministra alla salute abbia semplicemente un diploma di scuola superiore. Con tutto il rispetto per i diplomati, non credo che per ricoprire quel ruolo sia sufficiente quella formazione culturale. Si potrebbero fare tantissimi esempi di questo tipo. Quindi per me é indispensabile che i candidati vengano scelti tenendo conto della preparazione adeguata per il ruolo che poi dovranno ricoprire. La politica ha bisogno di partecipazione. Non dobbiamo allontanarci dicendo che è corrotta e marcia, dobbiamo impegnarci in prima persona, non tirarci indietro. Solo così si potrà mettere in minoranza la corruzione che certamente esiste. Le persone di buona volontà ed oneste debbono farsi avanti ed impegnarsi, anche se significa sacrificio e rinuncia. Iniziamo dai territori, dai comuni e ridiamo slancio e vitalità alla politica. Sono fondamentalmente un'ottimista e comunque sono convinta che nel nostro paese c'è molta vitalità culturale ed energia positiva da far sprigionare. Ridiamo slancio alla politica , non c'è niente di meglio di un sano confronto delle idee. La vita ci appartiene, non dimentichiamolo e non deleghiamola.
RispondiEliminaLegiferare è compito del politico. Dare attuazione alla legge con regolamenti è compito del "tecnico". La laurea, mi permetto di osservare, non è sinonimo né di cultura né di preparazione.
RispondiEliminaQuando il politico é totalmente a digiuno della materia sono guai....
EliminaComplimenti! Bellissimo articolo; concordo su tutto. Io direi:" Basta politici di professione."
RispondiEliminaDue mandati, a stipendio ridotto e solo a chi ha la fedina penale pulita.
E poi torni a fare il tuo lavoro
Il denaro ci sta facendo diventare pazzi.
Senza giustizia sociale il mondo é destinato ad una guerra senza fine. Finiremo per doverci armare tutti e sarà la fine della civiltà.
Buttatevi in politica,sporcatevi le mani.
Si sono buttati in tanti senza sapere nulla con un unico obbiettivo: Il bene sociale e ci sono riusciti benissimo!
Ovunque, nel nostro Paese, dovrebbe essere eletto un rappresentante DAL popolo, che dovrebbe appoggiarsi a persone competenti, per espletare al meglio il compito per il quale è stato eletto..
RispondiEliminaOvviamente, la cosa, cioè, la elezione da parte del popolo, dovrebbe essere , in primis, usata per il Premier, invece pare, da tempo, sia normale, venga nominato da una sorta di Re. Dovrebbe, in questo caso, maggiormente, essere circondato da persone, estremamente capaci e preparate.
Vengo da un partito " organizzato" :quando venivi tesserato e si evidenziava una qualsiasi competenza, lo stesso partito ti aiutava a formarti.. Corsi di storia, di politica, letture, discussioni...ma anche possibilita di confrontarti con piccole realta' che aumentavano progressivamente: la segreteria di un circolo, di una sezione, di una federazione cittadina, provinciale, regionale, incarichi di pertito nella segreteria, dirigere aspetti locali, tipo la cultura, lo spettacolo, i rapporti col sindacato... e su, su fino al parlamento... Era una formazione lunga, e non retribuita finche non si arrivava in luoghi di politica alti..e anche li lo stipendio era solo meta'..il resto si dava al partito...ovviamente si acquisiva esperienza politice, cultura politica..ma non solo quella...i partiti della prima repubblica funzionavano cosi': a volte c' erano dei tecnici nelle amministrazioni, ma non era un presupposto alternativo....per me la politica , quindi, va fatta da, persone che hanno cultura storica , filosofice, economice, politica...dei quadri ... Per me ossefvare dei dilettanti senza strumenti culturali e politici e' una cosa triste e una enorme privazione che ci gacciamo...tutto ora e' talmente scadente che pure chi ha piu retroterra viene oscurato da questo " brodo di mediocrita'"
RispondiEliminaArticolo molto interessante. Per prima cosa stabiliamo se cittadini comuni possono far politica o questa deve essere affidata a persone del “mestiere”. Tutti siamo eleggibili ed elettori o mi sbaglio?In che consiste l’esperienza dei politici?Razzi è un esperto di politica o una vergogna della politica?I parlamentari del M5S erano semplici cittadini. Entrati in situazione, hanno dato lezione di onestà e coinvolgimento democratico. Forse quello che hanno i nostri politicanti, è una buona dose di faccia tosta e molta esperienza, non sempre messa a disposizione per fini trasparenti. Altri sono nuovi parlamentari senza esperienza. !Quando c’è rimpasto di governo, si passa da un dicastero all’altro che non c’entra completamente!Sono d’accordo che un individuo con buone potenzialità, onestà, consapevolezza può essere un buon politico. Conosce bene i problemi dei cittadini e sa cosa li fa allontanare dalla politica.Con un po’ di rodaggio, sarà capace di fare scelte giuste. Ricordo il film di Bisio, dove un illustre sconosciuto, per caso diventa presidente della Repubblica. Smaschera cattivi e 'deviati' e propone al Paese un programma di rieducazione civica. La politica senza partecipazione è un costrutto personale Partecipazione è coinvolgimento delle decisioni e sentirsi parte attiva di un gruppo e di una comunità-Noi ci lagniamo e molte volte ci accusano o ci autoaccusiamo di non poter far niente, solo lamentarci I cittadini che scelgono il non voto, non li condivido, naturalmente, rispetto la loro scelta- Il problema che si pone, è la ricerca di un metodo di monitoraggio dell’azione politica. E’ doveroso cercare misure che possono venire adottate per aumentare le possibilità di partecipazione e favorire lo sviluppo di una cultura politica che incoraggi i cittadini a prendere parte alla vita della loro comunità. Questo lo vogliono i nostri politici esperti? Da qualunque punto di vista si guardi, è evidente che quello della partecipazione dei cittadini alla vita politica è DEMOCRAZIA.
RispondiEliminaCaro Giangiuseppe, penso che per dare una risposta al dilemma se debbano essere i tecnici a gestire la cosa pubblica bisognerebbe andare molto lontano, dando un contenuto univoco alle parole democrazia, famiglia, politica e non ultima forma di governo. Se il greco non mi abbandona, la democrazia dovrebbe essere una. Forma partecipativa del cittadino alla gestione. Ma forse questa oggi è una concezione superata dal progresso che ha fatto terra bruciata dei cervelli. Ci stiamo abituando all'idea della globalizzazione senza che alcuno ne abbia una conoscenza priva del propri interesse. Lo stesso sta avvenendo per la famiglia che nata come nucleo primo del mondo oggi è una briciola nel mondo. Cosa è oggi la politica? Un mestiere o una passione per il bene comune? Non so. So soltanto che se pure nel passato abbiamo avuto periodi bui oggi si è spento il sole su tutta la terra. Spero che si salvi il mare.
RispondiEliminaSul fatto che la politica sia un professione vera e propria, credo non ci sia alcun dubbio. La continua ricerca di un posto al sole, della poltrona sempre più prestigiosa ed il mantenimento della posizione conquistata non conosce sosta, fin dalle prime battute. Nella maggior parte dei casi, si comincia da piccoli galoppini di quartiere, nella gradino più basso della manovalanza dei cercatori di voti per i già affermati, poi dopo aver acquisito la stima dei capi rione, ci si mette in proprio, potendo contare sul consenso dei parenti, amici, amici degli amici e conoscenti, si entra a far parte della catena di sant'antonio dei portatori d'acqua, dando il via alla scalata, che può condurre persino all'ambìto titolo di " onorevole" o "senatore". Ovviamente, il percorso ad ostacoli è impervio ed il consenso, tra cene, buoni benzina, chilogrammi di pasta, o classica scarpa destra e la sinistra dopo il voto, riunioni e promesse, costa e molto, ma a questo, per fortuna provvedono danarose aziende, organizzazioni, lobby, alle quali però appena eletti, bisognerà pagare l'obolo, visto che certo non si attardano dal battere cassa, in aggiustamenti di norme a loro favorevoli, appalti,convenzioni etc.. Ci sono poi i nomi noti, già affermati in altre discipline come avvocati, medici, in particolare, ma anche imprenditori, filosofi, giornalisti etc. che possono contare su un buon numero di personali simpatie fra gli elettori, e quindi utili al partito di turno. Ed ecco che personaggi come Marino, Cuffaro, La Russa e tanti altri, diventano sindaci, presidenti di regioni, onorevoli, senatori, senza passare dalla “gavetta”. La scelta del “nome” conosciuto, prevale sui programmi politici o progetti nell’interesse dei cittadini, nel sacro interesse della vittoria, indipendentemente dalle sue capacità, intraprendenza e spesso onestà. Con la sottrazione ai cittadini della capacità di eleggere direttamente i propri rappresentanti, la politica professione di arricchisce anche di personaggi che non provengono direttamente dai partiti, né da altri forme di professionismo, almeno di quello per cui ci si può iscrivere all’albo. Infatti, fra i “nominati” dai capi partito troviamo olgettine, mafiosi, pornostar e lobbisti di professione, alcuni addirittura vengono persino “nominati” senatori a vita. In tutto questo, i cittadini ormai addomesticati ad accettare ogni sopruso ai loro diritti, non solo hanno “imparato” a considerare ogni nefandezza commessa dai professionisti della politica, come inevitabili, ma anche a giustificarne i comportamenti.
RispondiEliminaCondivido pienamente le valutazioni sul degrado della politica e sul business che spinge molta gentaglia a farne parte, espresse opportunamente da Caianiello. Credo tuttavia che mettere insieme Marino con Cuffaro e La Russa, sia un po' eccessivo considerate le storie, i principi e i comportamenti personali molto diversi e distanti tra loro. L’ex sindaco di Roma potrà essere accusato di essere stato inadeguato e non all’altezza del ruolo e delle sue funzioni istituzionali, ma certamente non porta le stesse responsabilità di Cuffaro o di La Russa con le trivialità e la rozzezza che ha sempre caratterizzato lui e la gente con cui si è accompagnato nel lungo percorso politico che ancora continua. Inoltre non credo che i programmi, di per sé, siano il discrimine per giudicare l’affidabilità dei politici. Finora ci hanno sempre presentato programmi e progetti tanto fantastici, quanto inapplicati. Penso che in politica l’unica cosa che conti veramente sia il valore dell’esempio dei propri comportamenti e le storie personali, unici spartiacque per meritare la credibilità nei confronti degli elettori.
RispondiEliminaPremetto che in mancanza di tempo, ho letto l'articolo, senza leggere i tanti commenti di persone, che sò intelligenti e preparate. Sicuramente qualcuno mi avrà preceduto, in ogni caso, molto in fretta, tento di dire la mia.
RispondiEliminaPersonalmente non ho nulla contro i professionisti della politica, ce l'ho con i politici ladri e disonesti.
Le ladronerie e le disonestà perpetrate, che i politici nostrani, hanno dimostrato in questi ultimi 30 anni (anche prima), giustificano ampiamente la sfiducia totale che i Cittadini manifestano nei loro confronti.
Personalmente ho conosciuto dei Sindaci che (al tempo non era ancora in vigore il divieto dei due mandati consecutivi) hanno governato il loro Comune per 20 anni consecutivi, e i loro Cittadini erano contenti e felici di avere una persona onesta quale quel Sindaco del loro Comune. Certo, si tratta di Sindaci di piccole Comunità, ma siccome la disonestà non ha confini, li cito quale esempio.
Ho conosciuto anche qualche deputato, o senatore, che del loro stipendio ne tenevano solo una parte, e il resto lo donavano ai bisognosi (rare eccezioni). Ma siccome è vero, lo dico.
Dunque il problema non è il professionismo nella politica, ma l'onestà quale valore primario PER FARE POLITICA.
Se manca l'ONESTA' , MANCA TUTTO.
Un buon politico intellettualmente onesto, e sopratutto uso a non rubare, può fare politica come mestiere?
Secondo me sì. E' pur vero che <>, ma se uno non vuol rubare, non ruba. Dico delle cose ovvie, lapalissiane ed ingenue? Ma allora, mi si dica quali qualità deve avere un buon politico oltre all'onestà, ed ovviamente (lo dico ora) la capacità di governare.
Si badi bene che la professione esercitat dal soggetto nella vita, in politica, non c'entra assolutamente nulla. Un buon muratore può benissimo essere un cattivo imprenditore edile. Così come un bravo medico, può non essere adatto a fare il misnistro della sanità.
E' così. Sgombriamo il campo dai luoghi comuni per cui un avvocato deve fare il ministro della giustizia, o un medico deve fare il ministro della sanità. Può benissimo essere il contrario se possiedono i requisiti fondamentali che restano: CAPACITA'
ED ONESTA'.
Togliamoci dalla testa anche il luogo comune per cui la politica, cioè l'amministratore dello Stato, delle Città, o di qualsiasi altro ente pubblico, lo si debba fare per servizio alla collettività. Non è così che funziona. Gli amministratori capaci, cosi come i politici con le qualità sopradette, vanno pagati. Magari vanno pagati meno di quanto sono remunerati nel nostro Paese, ma vanno pagati come qualsiasi altro prestatore d'opera.
Mi pare che di questi tempi, a proposito di remunerazione dei politici (è anche "giustificabile") si faccia di "ogni erba, un fascio". Ma così si rischia di "gettare l'acqua sporca col bambinello dentro". E' altro quello che noi tutti dobbiamo pretendere, e questa pretesa è molto semplice: AMMINISTRATORI ONESTI, CAPACI, CHE SANNO ATTORNIARSI DI DIRIGENTI ALTRETTANTO ONESTI E CAPACI. Ma noi tutti siamo in grado di PRETENDERE E DETERMINARE col nostro voto che tutto ciò si avveri? Io ho molti dubbi. Finchè noi votiamo CONTRO E NON PER, ciò sarà impossibile. D'altra parte anche in questo momento (si dice) siamo e viviamo una democrazia. Scusate la fretta, gli errori e le imprecisoni.