sabato 12 luglio 2025

È ALLEANZA O È UNA SUDDITANZA?

di Torquato Cardilli - Al nostro Governo, alla maggioranza parlamentare e al complesso dei media inginocchiato verso il potere, andrebbe rammentato che nel lontano 1549 un giovane filosofo francese, Étienne de La Boétie, scrisse il Discorso sulla servitù volontaria, pubblicato clandestinamente solo trenta anni dopo.
Quella era l’epoca della nascita dell’assolutismo (Enrico II di Francia con Caterina dei Medici), che si sarebbe rivelato nella sua massima espressione con il re sole Luigi XIV. In breve de La Boétie spiegava che a molti piace più servire che essere liberi e che i tiranni mantengono il potere non solo per la loro forza e crudeltà, ma soprattutto per l’accettazione della sottomissione volontaria da parte dei sudditi che rifiutano la libertà come diritto naturale, per l’abitudine atavica all’obbedienza, per la paura, per la corruzione che arriva dove non arriva la spada.

Se de La Boétie vivesse oggi in Italia sarebbe soggetto a pesanti restrizioni, controlli e minacce di carcere, dato il suo incoraggiamento alla resistenza passiva, alla disobbedienza civile, cose che il Governo Meloni ha stabilito per decreto che sono reati. Allargando il discorso alle relazioni internazionali le cose non cambiano. Di fronte a un super man corrotto e pregiudicato, che tratta gli affari di stato con l’arroganza del boss, condita da un linguaggio scurrile, e con una volubilità al limite dell’incoscienza, capace di formulare le più forti minacce per rimangiarsele subito dopo e ribadirle di nuovo, mosso da un ego ipertrofico con l’ambizione di essere ricordato come i quattro grandi della patria scolpiti sul monte Rushmore, i cosiddetti statisti europei mostrano tutto il loro nanismo servile.

“Ai posteri l’ardua sentenza” su colui che con estrema faciloneria esalta le bombe atomiche sul Giappone lasciando basiti e muti i suoi alleati, su chi manipola il mercato facendo crollare le borse che dilapidano miliardi guadagnati però dai suoi amici.

Questo narcisista vendicativo, circondato da pregiudicati e mezze calzette, di fronte alla voragine del debito statale, contro il parere di esperti di finanza e di relazioni internazionali, ha varato un programma di politica economica, commerciale, fiscale, fondata sull’ottuso protezionismo, sulla negazione del diritto internazionale a costo di rompere alleanze storiche. Accusando demagogicamente gli altri Stati di derubare le ricchezze americane, ricorre all’imposizione di dazi spropositati con l’obiettivo illusorio di annullare il disavanzo commerciale e ricatta con minacce di pesanti ritorsioni chi non si adegua.

Tutto il resto dell’Occidente, guidato da pusillanimi che amano giocare alla guerra, come i bambini con i soldatini di piombo, al seguito dei due illusi di contare qualcosa con la bomba atomica in comune, si piega in genuflessioni. Al nostro restano simpatici solo i laudatores, tanto che ha accolto con finto stupore, sotto l’occhio delle telecamere mondiali, la candidatura al premio Nobel per la pace, promossa senza pudore da un criminale di guerra a lui legato da un patto leonino: una faina che indica la volpe a guardia del pollaio.

Se questo statista incolto avesse imparato la lezione storica di tanti predecessori saprebbe come è sottile il filo di confine tra il servo encomio e il codardo oltraggio. Un’Europa ipocrita e al tramonto, rispetto agli ideali dei fondatori, ha fatto della politica di acquiescenza una regola di condotta desiderosa di essere servile nei confronti di chi detta le regole di ingaggio, restio al rispetto delle convenzioni internazionali e delle tradizionali alleanze, interessato solo alla crescita del fatturato dei suoi amici dell’industria delle armi, delle fonti energetiche, della tecnologia, dell’edilizia.

Invece di contrastarne le assurde pretese, le ripetute violazioni del bon ton e del diritto internazionale intese a perseguire con metodi rudi l’esclusivo interesse della nazione americana (MAGA), si appiattiscono a suoi piedi. I dirigenti politici europei (Von der Leyen, Kallas, Metsola, Rutte, Macron, Merz, Starmer, Meloni, Tusk) hanno obbedito come tanti scolaretti e accettato di mettere la testa sul capestro della spesa del 5% del Pil per armamenti, prodotti all’80% in USA, spacciando l’accettazione della misura come dimostrazione di fedeltà senza rendersi conto che i servi sono utili finché fanno comodo al padrone che non esita a licenziarli se osano alzare la testa.

Sostenere, come fa Tajani, che tutto sommato i dazi al 10% non sarebbero così dannosi come si crede, accoppiati alla promessa di aumento dei volumi di gas acquistati a prezzo doppio di quello di altri fornitori, significa ridurre l’alleanza a servilismo, errore esiziale per l’intero paese, per la sua rispettabilità, con conseguenze negative sulle scelte economiche e sociali della presente e della futura generazione.

Il menù dei sacrifici che ci viene servito, include l‘esonero delle multinazionali Usa dalla “global minimum tax” (ricordate le grida di Meloni dai banchi dell’opposizione per ottenerne l’aumento?), l’accordo di spendere il 5% del PIL a debito per il riarmo, il finanziamento del surplus di aiuti finanziari all’Ucraina per svariati miliardi, consentire al Regno Unito (ma non aveva optato per la Brexit?) e al Canada di usufruire del prestito europeo (pagato da noi) per il riarmo e infine acquistare come Nato “cash” armi da buttare nella fornace della guerra anti Russia, atto fatto passare come aiuto americano.

È mai possibile che un governo alla disperata ricerca di 100 milioni da dare all’Anas per la cura delle strade, sia capace di tradire i bisogni degli italiani e promettere con nonchalance decine di miliardi all’Ucraina, presi a debito su cui pagheranno gli interessi quelli che devono ancora nascere?

Torquato Cardilli

12 luglio 2025

6 commenti:

  1. Certamente SERVI!

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  2. Io mi affiderei a Putin e a Xi Ji Ping per trattare e non alla Von der Lahien, quei due con le minacce ci vanno a pranzo.

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  3. Vorrei portare questo tuo post nel mio blog. Ma non trovo il pulsante di condivisione del post.
    Mi fermo.
    o mi dai il permesso di postarlo sul mio blog.
    Cmq grazie

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  4. Vorrei dire a Cardilli una sola cosa: Il discorso di Ètienne La Boètie non si adatta a Trump, ma nemmeno lontanamente. Trump non è un tiranno ma una persona democraticamente eletta, uno che si muove entro le leggi del suo paese. Perciò tutto il resto dell'articolo non serve a niente perché è fuori contesto. Un'altra cosa che non mi piace è il continuo esibire cultura col sottinteso scopo di mostrare quanto sia bravo lui, rispetto ai suoi lettori incolti e dunque non in grado di controbattere le sue tesi. Detto questo, ho perso il mio tempo a leggere il suo articolo

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  5. In realtà Trump da buon imprenditore, sta difendendo la sua economia, così come aveva blandamente iniziato a fare Biden. Ed ha un modo di procedere molto particolare, che gli fa ottenere dei notevoli risultati economici. All' Europa ha imposto il 5% del budget europeo per riarmarsi, e l' Europa poco ci voleva che approvasse il 6%!!! Poi quando ha interlocutori forti, va a mediare ma il risultato è che comunque sta raggiungendo il suo obiettivo protezionistico. So di molte aziende che stanno andando a delocalizzare negli Usa le loro produzioni, perché tra agevolazioni e mancati dazi per loro è più conveniente produrre lì. E l' Europa finanzia con 15 mld i vigneti del Sudafrica, 8 mld per il piano Mattei e 1.8 mld per il Mercosur. Dei geni. Peggio però siamo noi agricoltori e consumatori, che ci facciamo seviziare in questo modo e non sappiamo agire, disperdendoci in miliardi di rivoli

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