lunedì 20 gennaio 2025

LA DECADENZA DELL’IMPERO

di Torquato Cardilli - Prima la Repubblica e poi l’Impero romano hanno goduto di prosperità nei secoli perché la forza militare poteva contare su una accurata e minuziosa organizzazione dello Stato, su una rigorosa amministrazione della cosa pubblica, su una costante pianificazione e realizzazione di infrastrutture vitali per il benessere dei cittadini (strade, fognature, servizio postale, rifornimenti, acquedotti, fontane, bagni pubblici, terme, stadi, arene, protezione civile da incendi).
A ciascuno di questi settori veniva preposto un prefetto eletto o scelto dal Senato esclusivamente per la competenza, con vastissimi poteri di giurisdizione sia nel settore civile che in quello penale, cui corrispondevano precise responsabilità di funzionamento e manutenzione senza scudi di sorta o immunità politiche. Norma che oggi riassumiamo con l’equazione oneri = onori che non ammette interpretazioni, ma a cui si sottraggono i nostri politici.

Ad esempio il “praefectus vigilum” era responsabile dei vigili del fuoco (7 coorti di 1000 unità, suddivisi in 10 centurie comandate ciascuna da un tribuno). Questi vigili erano addestrati oltre che all'uso delle armi alla utilizzazione degli arnesi del mestiere, con il compito di spegnere e prevenire gli incendi.

C’era anche il “praefectus annonae” responsabile del vettovagliamento, preposto alla supervisione dei rifornimenti di derrate essenziali come grano, farro, sale e olio.

Il “praefectus urbis” era invece responsabile del governo dell’ordine pubblico della città di Roma per la repressione della delinquenza dei vagabondi, dei saccheggiatori, dei ladri, e degli assassini.

Infine i questori edili (importante carica del cursus honorum – Cesare lo divenne a 35 anni) avevano la responsabilità della cura della città, delle strade, dei bagni pubblici, dei mercati, degli acquedotti, dei giochi negli stadi e nelle arene, dei rifornimenti idrici.

La sorveglianza, la manutenzione e la distribuzione delle acque era affidata a un apposito servizio che si occupava dell'approvvigionamento idrico cittadino e quindi del controllo e della manutenzione di tutti gli acquedotti, (ne furono costruiti 17 dal III a.C al IV d.C.), per dare a Roma una disponibilità d’acqua pro capite pari a circa il doppio di quella attuale con 1300 fontane pubbliche, 15 monumentali, 900 piscine, 11 terme pubbliche nonché bacini di riserve speciali utilizzati per gli spettacoli e laghi artificiali in funzione anti incendi.
La caduta dell’impero, già minato al suo interno da un’estesa corruzione con vendita delle cariche pubbliche, compresa quella di imperatore, da un progressivo calo demografico, da una crescente penuria di risorse tecniche ed economiche, (sembrano gli stessi mali di oggi) fu segnata definitivamente dagli Ostrogoti che nell’assedio di Roma tagliarono gli acquedotti per impedire l'approvvigionamento, dopo l’errore strategico del generale Belisario, difensore della città, che ne aveva chiuso gli sbocchi per evitare che fossero usati dagli assalitori come via di accesso.

Cosa ci insegna questo riepilogo sull’amministrazione romana?

Che i settori vitali per i cittadini debbono essere affidati alla piena responsabilità di persone competenti e non di politici di mestiere, abituati a promettere e a non mantenere.

Questo vale ai giorni nostri tanto per l’erogazione idrica, per la manutenzione delle vie di trasporto, per la cura del territorio, dei fiumi e dei litorali, per la protezione civile da calamità e in altri settori vitali.

Se si fosse seguito il criterio della competenza non avremmo la permanente carenza di acqua in Sicilia, la perdita del 50% nella rete di distribuzione nazionale, i ricorrenti disastri da inondazioni, il pessimo stato delle ferrovie e delle strade, l’incompetente assistenza negli aiuti da calamità, la mancata previsione di emergenze e di programma sanitario nazionale come è stato nel caso del Covid.

Analogamente l’impero americano non si sarebbe fatto cogliere alla sprovvista dal rogo più esteso della storia (più di 100 km quadrati tipo da Roma a Ostia) che ha bruciato per giorni e giorni la California, mentre i bacini idrici erano stati lasciati imprudentemente a secco e ogni risorsa economica disponibile veniva utilizzata in modo demenziale per finanziare una guerra persa in Ucraina e una guerra di devastazione e di conquista in Medio Oriente.

Torquato Cardilli

20 gennaio 2025

7 commenti:

  1. Disamina perfetta. Concordo su tutto.

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  2. La competenza è certamente una qualità fondamentale per chi è preposto ai rami dell'amministrazione pubblica. Ma, da sola, non basta. Occorre anche avere come priorità l'interesse della collettività, essere impermeabili alla corruzione e alle pressioni di amici e sodali, saper rinunciare al potere quando non si è in grado di fronteggiare le difficoltà. Ma se qualcuno possiede queste qualità, non può arrivare ai vertici dell'amministrazione, perché viene espulso prima dal sistema. In Italia, come negli Usa, come in quasi tutto il mondo.

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  3. È proprio così, nè più nè meno.

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  4. Un chiaro atto di accusa a chi a portato ai disastri attuali

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  5. Anche noi siamo decadenti,asfaltatori di autostrade che portano al top i vari putin,trump,orban e pure cessi come salvini

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  7. Ogni potere dominante ha un inizio e una sua fine, anche quello imperiale. E' questione di tempo. Non credo, allo stato attuale delle cose, alla decadenza dell'impero americano. Anzi, in questa transizione epocale, a mio parere, l'America possiede tutti gli strumenti e si trova in condizione per poterlo rilanciare. Vedremo presto se lo saprà fare.

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