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3 commenti:

  1. Ci risiamo, gli errori si ripetono, Gianbattista Vico docet !

    In Italia, dal 1946 al 1964, vi è stato un bipolarismo tra Centro (DC, PSDI, PRI, PLI) e Sinistra (PSI, PCI).
    Dal 1964 in poi la partecipazione del PSI ai governi con la DC ha determinato la nascita di un bipolarismo tra Centro-Sinistra e Sinistra.
    Il sistema proporzionale puro, in uso fino al 1993, ha favorito, soprattutto dagli anni '80 in poi, la nascita di partiti esterni ai "poli" maggiori, come la Lega Nord o i Verdi.
    Nel 1996 in Italia si ebbe il ritorno ad un sistema bipolare, ma più marcato del precedente. Si contrapposero, infatti, due coalizioni: Ulivo, poi Unione, (centro-sinistra) e Polo delle libertà, poi Casa delle Libertà, (centro-destra).
    L'assetto di alleanze bipolari è terminato nel 2008, con lo sfaldamento delle due coalizioni e la nascita di due soggetti politici unitari a forte vocazione maggioritaria, quali il Partito Democratico e il Popolo della Libertà, nati dall'unione dei principali partiti, rispettivamente, di centro-sinistra e centro-destra.
    La legge che ha modificato il sistema elettorale italiano ha delineato la disciplina attualmente in vigore. È stata formulata principalmente dall'allora Ministro per le Riforme Roberto Calderoli, che egli stesso definì «una porcata». Grazie a questa legge il sistema bipolare politico, in Italia, si è rivelato patologico non meno della malattia definita con lo stesso nome, rendendo il paese ingovernabile.
    Al pari del sistema proporzionale puro, che favorì la nascita di Lega Nord e Verdi, il bipolarismo ha favorito la nascita del M5S di Beppe Grillo, ritenuto da Pd e PDL un potenziale pericolo al loro potere partitico.
    Anticipando gli effetti del fatale futuro fallimento della coalizione Pd- Pdl oggi al governo, la politica corre ai ripari virando verso un sistema maggiormente incisivo: il presidenzialismo, foriero di possibili derive autoritarie. Si ripropongono i "corsi e ricorsi della Storia" di Gianbattista Vico e l'Italia del futuro rischia pericolosamente di tornare al passato.

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  2. IL BISOGNO COLLETTIVO DI PARTECIPARE.

    Per spiegare il fenomenale successo dei social network gli studiosi di questa materia hanno proposto varie chiavi di lettura, quella maggiormente accreditata indica nella comunicazione e nell'intrattenimento le due principali ragioni che spingono a frequentare i social network. Non viene spiegato però quale sia il motivo di tale universale bisogno.
    In questi ultimi anni l'impressionante sviluppo di Internet, dovuto a sempre maggiore diffusione della Rete e consumo del Web, è coinciso con l'incremento, parimenti colossale, della telefonia mobile ma anche della diffusione di notizie in tempo reale da parte della tv. Sia la tv. che lo sviluppo tecnologico hanno incrementato la migliore conoscenza di luoghi ed ambienti poco accessibili fino a non molto tempo prima, ad esempio: lo spazio, le profondità marine e le calotte polari, riuscendo a spiegare, nel dettaglio, come gli accadimenti in quei luoghi abbiano conseguenze dirette sull'ecosistema, quindi sulla vita stessa dell'uomo. Anche gli spostamenti su lunghe distanze sono divenuti rapidi e sicuri grazie allo sviluppo della tecnologia dei mezzi meccanici adibiti a tale scopo.
    Si è soliti dire che: il mondo è diventato piccolo, di conseguenza oggi è alla portata di molte più persone. Più piccolo è il mondo maggiore è il bisogno sociale di partecipazione alla vita che su di esso si svolge. A tal fine la migliore e più economica opportunità viene offerta a tutti dai social network, che riescono ad espandere in maniera significativa l'orizzonte dei piccoli ambienti di socializzazione dei giovani e non solo di essi, in altre parole essi consentono di partecipare alla vita nel mondo in maniera diretta ed immediata attraverso la comunicazione.
    Da quanto detto quindi, l'intercomunicabilità ed i mezzi che la consentono è la potente molla che spinge la diffusione planetaria dei social network, soddisfa infatti il bisogno comune di essere più vicini alle esperienze di vita degli altri, consentendo di parteciparvi, anche se a distanza.

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  3. LE BARRICATE EVANESCENTI.
    Per la Magistratura risulta sempre molto difficile riuscire a dimostrare la volontà di una parte delle Istituzioni che, col pretesto di difendere i cittadini, hanno eretto barricate evanescenti contro mafie, eversione, evasione e ricatti delle grandi proprietà.
    Alcuni corpi dello Stato, da un lato hanno combattuto le mafie conseguendo buoni risultati, dall'altro hanno provato a scendere a patti con loro dopo aver fatto "concessioni" e subìto vari attentati intimidatori. Tra le "concessioni" spicca, ed è provata, la tardiva perquisizione nell'abitazione di Totò Riina avvenuta il 2 Febbraio del 1983, mentre l'arresto risale al 15 Gennaio dello stesso anno. Nella sua deposizione, il pentito Giovanni Brusca riferisce sullo “svuotamento” dell'abitazione avvenuto nei giorni successivi all'arresto di Riina: “Il primo giorno furono portati via vestiti, fotografie, documenti che potevano interessare a loro e poi il secondo, il terzo, il quarto giorno io riferivo a Leoluca Bagarella, e Bagarella a volte si metteva a ridere soddisfatto di quello che stava accadendo, mi dissero che avevano avuto il tempo di modificare la struttura della casa, siamo riusciti a togliere tutto"; le successive indagini provarono infatti che l'abitazione, a svuotamento avvenuto, era stata addirittura ritinteggiata, tutto ciò prima della perquisizione.
    Analoghe contraddizioni si riscontrano nella lotta al terrorismo, che ha visto Corpi di Polizia in prima linea a combatterlo, mentre nello stesso periodo i Servizi Segreti erano coinvolti in tutte le stragi eversive attraverso deviazioni di parte degli stessi Servizi e della Polizia di Stato (banda della uno bianca).
    Le grandi proprietà industriali, dal canto loro, hanno offerto lavoro a decine di migliaia di cittadini, ma hanno tenuto sotto scacco, con la minaccia di licenziamenti e dismissioni, i Ministeri competenti spesso compiacenti, mentre parte della Magistratura, che svolgeva indagini sulle inadempienze, si distraeva volentieri. Da notare che durante lo stesso periodo venivano approvate leggi che foraggiavano le grandi proprietà con denaro pubblico.
    E' di tutta evidenza la continuità di comportamento esecrabile tenuto da una parte delle Istituzioni coinvolte nei fatti citati in parte ancora in corso. Gli slogan di personalità politiche ed istituzionali che cantano vittoria contro mafie e malaffare, sono molto in voga ma sembrano scongiuri, il tentativo di distorcere la realtà non cambia comunque i fatti.
    In particolare si è consentito alle mafie di espandersi su tutto il territorio nazionale infiltrando persino le stesse Istituzioni.
    Si può riassumere affermando che la battaglia contro il potere mafioso, quello economico e l'eversione, abbia visto le Istituzioni erigere barricate evanescenti, in qualche caso ancora in piedi, e lo Stato vincere qualche battaglia ma perdere la guerra; limitarsi a citare solo alcune vittorie non rende giustizia agli eroici servitori dello Stato che hanno lasciato la vita sul campo.

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