venerdì 10 giugno 2022

UNA PROVA DI CORAGGIO

di Torquato Cardilli - In un noto passo dei “Promessi Sposi”, Manzoni mette in bocca a don Abbondio una confessione di pusillanimità “…il coraggio, uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare…”
Il dovere civico impone al cittadino, di difendere i principi rivolti al bene pubblico, e di fronte al sopruso di un ras di quartiere, di un estorsore o di un tiranno, di superare la paura, di non essere rassegnato anche se, alla fine, la prova di coraggio ha un prezzo, non solo in termini di tranquillità personale e della propria famiglia, ma a volte anche della vita.

La storia è piena di esempi di coraggio da parte di persone tutte d’un pezzo che hanno resistito al sopruso e alla tirannide; analogamente la storia è anche piena di attentati falliti con letali conseguenze per i congiurati passati per le armi.

In questi giorni di guerra russo-ucraina, in cui il mondo sembra precipitare nell’ignoto per colpa di un dittatore, vale la pena di ricordare un esempio di opposizione al tiranno in nome del benessere della nazione. Mi riferisco al comportamento del nostro ambasciatore a Berlino, Bernardo Attolico, che si distinse nella marea di cortigiani, nel mettere, inutilmente, in guardia Mussolini dal vincolarsi mani e piedi con la Germania nazista secondo le clausole del patto d’acciaio, proposto da Ribbentrop e firmato da Ciano senza obiezioni a maggio del 1939.
Con un acuto intuito e grande capacità di lettura degli eventi, Attolico deciso ad impedire il coinvolgimento militare dell’Italia, inviò a Roma un telegramma cifrato segretissimo in cui avvertiva che la Germania nazista voleva assolutamente fare la guerra per l’ambizione di una rivincita contro l’Inghilterra e la Francia che lavasse l’onta subita nel 1918 e per ottenere un’egemonia incontrastata in Europa.

Se l’Italia fosse entrata in guerra al suo fianco, nel caso di vittoria della Germania ne sarebbe diventato uno Stato satellite, mentre in caso di sconfitta avrebbe pagato un prezzo altissimo precipitando il paese nella rovina con la perdita del benessere e di tutte le conquiste ottenute in un secolo di guerre di indipendenza.

Come previsto Hitler diede inizio alla II guerra mondiale il 1° settembre 1939 e Mussolini, atterrito dalla prospettiva di un immediato intervento a fianco della Germania, escogitò la penosa formula della non belligeranza pur dichiarandosi fedele alleato. Come prova di questa fedeltà Ribbentrop chiese a Ciano la rimozione dell’Ambasciatore Attolico.

Ciano d’intesa con Mussolini si piegò in modo vergognoso a questa richiesta e dopo pochi mesi (maggio 1940) sostituì Attolico, richiamato a Roma, con Dino Alfieri, fascista doc e fervente filo nazista, già ministro della cultura popolare, considerato un fidato rappresentante del regime, che non avrebbe sollevato obiezioni e che si sarebbe allineato alle direttive impartitegli.

Il mese successivo Mussolini dal balcone di piazza Venezia, dichiarò guerra a Inghilterra e Francia lanciando il paese sul tragico binario con destinazione l’abisso della sconfitta.

In Italia esisteva una resistenza culturale al fascismo ed al nazismo. Si trattava di un movimento clandestino, che non ricevette alcun appoggio dalla monarchia, dall’industria, dalla chiesa, dalle classi agiate e dalla borghesia, e che essendo stato decimato dal tribunale speciale con condanne in carcere, esilio e invio al confino, non riuscì a coagulare un’esplicita opposizione alla guerra.

La storia avrebbe potuto cambiare corso se alla vigilia di quel 10 giugno un gerarca qualsiasi avesse avuto il coraggio, per il bene del paese, di fermare la folle politica di Mussolini.

Invece di proteggere la fortuna della propria posizione di potere, standosene in una comoda nicchia, se con un decimo del coraggio dei soldati immolatisi nella grande guerra, avesse sparato a Mussolini, certamente sarebbe stato ucciso sul posto dalle guardie del corpo e consegnato alla storia nella “damnatio memoriae”, ma avrebbe risparmiato all’Italia il disastro senza fine delle disfatte militari su tutti i fronti, delle distruzioni di intere città e strutture, ed evitato al Paese le umiliazioni e atrocità subite dai tedeschi e la commiserazione dagli alleati.

Torquato Cardilli

10 giugno 2022

1 commento:

  1. Sebbene emozionino, raramente gli eroi hanno modificato il corso della storia; a mio avviso più che di eroi c'è bisogno di conoscenza, l'unico antidoto che affranchi le persone dalla propaganda rendendole protagoniste e non comparse della Storia.
    A questo riguardo mi piace riportare un detto romanesco: "l'gnoranza non costa gnente ma...se paga cara!"

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