martedì 18 dicembre 2012

SCELTA DOLOROSA PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE IN ITALIA: MORIRE O EMIGRARE?

Nino-Pepedi Nino Pepe - Mentre noi ci trastulliamo col teatrino della politica, le nostre imprese versano in gravi condizioni, strangolate da fisco e burocrazia che rendono l’Italia un paese inospitale e malvagio verso chi vuole investire e creare lavoro.
Vita dura per le PMI in Italia. La pressione fiscale al 68%, e una burocrazia macchinosa e invasiva praticamente stanno mettendo al tappeto le nostre imprese che, per non chiudere, sono costrette a trasferirsi all’estero, perché dovunque è più facile investire, che in Italia. L’ultimo rapporto della società PRICE WATERHOUSE COOPERS ci fa sapere che l’Italia è al 131esimo posto nella classifica mondiale che riguarda la tassazione sulle imprese . Stanno più avanti di noi nazioni come la Colombia, la Bosnia, e perfino l’Uganda e la Sierra Leone, oltre ai nostri vicini di casa europei . In questi paesi non ci sono difficoltà per chi vuole investire, il livello della pressione fiscale è ad un livello molto più morbido ed accettabile rispetto a quella che c’è in Italia, non c’è la burocrazia farraginosa di cui noi “godiamo” nel nostro paese e i crediti vengono onorati in tempi ragionevoli. Per la sesta economia mondiale, la nostra, c’è da morire dalla vergogna.
In Italia le PMI subiscono una pressione fiscale del 68%, un numero che grida vendetta soprattutto se paragonato al 21% del Lussemburgo, al 26,4% dell’Irlanda, al 27% della Danimarca, al 35,5% della Gran Bretagna, al 40% dell’Olanda, al 46% della Germania, e potremmo continuare. La burocrazia è di una pesantezza assurda; per gli adempimenti di legge un’impresa perde mediamente 270 ore all’anno, le tasse sul lavoro pesano per almeno il 40%. Nonostante tutti gli appelli delle categorie interessate, per i politici non cambia nulla e le tasse continuano ad aumentare. Secondo un sondaggio ISPO per più di un milione di piccole e medie imprese (PMI) in un solo anno la pressione fiscale è aumentata del 22,6%; per il 60% le imprese sono costrette a chiedere prestiti, a dilazionare i pagamenti, a rinunziare a nuovi investimenti e a pagare con molto ritardo i fornitori. Oltretutto, quest’anno più di 40mila imprenditori non avranno i soldi per pagare le imposte. Un terzo degli imprenditori non riesce ad ottenere credito dalle banche. Tutto ciò ci fa capire come le imprese se non vogliono chiudere DEVONO emigrare.
Per avere un quadro che renda bene l’idea della mole di tasse che mina alla base l’economia delle PMI basta elencare tutte le imposte cui deve far fronte un’impresa. L’IRAP, che si paga in base al numero dei dipendenti e che prescinde da eventuali cali di produzione, l’IRES, imposta ordinaria sugli utili dell’impresa, l’IVA, l’IMU, l’INPS, l’INAIL, oltre a due fondi che non so bene a cosa servano, chiamati EBILOG e SANILOG; non abbiamo finito perché ci sono ancora le quote relative all’iscrizione alle associazioni di categoria, e, dulcis in fundo, c’è ancora tutta una serie di adempimenti che le aziende devono assolvere e che, come dice un’analisi della CGIA di Mestre, pesano per circa 6mila euro su ogni impresa.
Il governo Monti non ha fatto altro che aggravare in maniera esiziale quella che, prima del suo insediamento, era già una situazione difficile, ma che adesso è diventata disperata per le nostre piccole e medie imprese, le quali, oltretutto, non vengono difese nemmeno da quella mostruosità autoreferenziale che si chiama CONFINDUSTRIA.
Qualcuno direbbe “meditate gente, meditate” !
Io dico soltanto, state attenti a chi date i vostri voti.
Nino Pepe
18 dicembre 2012





8 commenti:

  1. E noi stiamo meditando tanto da non capirne più nulla.
    Chi vincerà le elezioni si troverà in una situazione veramente esplosiva (dopo tanto risanamento delle casse dello Stato, delle casse delle banche e delle casse di tanti altri e dopo avere disastrato le nostre tasche), cosa diranno in campagna elettorale?
    I vari programmi che si comiciano a percepire vanno tutti nella stessa direzione, abbassare la pressione fiscale e fare in modo di fare circolare soldi per rilanciare l'economia.
    Lo dice il centrodestra, lo dice il centrosinistra e lo dicono tutti i vari partitini e movimentini che aspirano ad un posto in Parlamento. Quale sarà il nostro destino, ad oggi solo grande confusione.
    Primarie, porcellum (tutti contrari ma nessuno ha fatto niente per cambiarlo), comunque sia tutti in carrozza si parte.
    E Monti che farà si candida o no, sicuramente avremo una risposta dopo che il Parlamento voterà la Legge di Bilancio. Con chi correrà Monti non ha importanza ma sicuramente sarà della partita, l'Europa ce lo chiede (come dicono spesso alcuni Ministri).
    La verità, secondo me, è che non siamo più sovrani di niente. Se altre Nazioni potessero voterebbero loro al posto nostro

    RispondiElimina
  2. Le imprese italiane, non importa se piccole, medie o grandi, sono in crisi perchè i consumi sono calati, quindi le vendite e, pertanto, si è drasticamente ridotto il loro fatturato.
    Da questa "padella" cadono nella "brace" delle imposte da pagare che, anche se troppo alte, sono "costrette ad evadere massicciamente per sopravvivere.Insomma "evadere per mangiare".
    Lo stato, a sua volta, è troppo indebitato per potere dare dei contributi a fondo perduto, come ha fatto in passato,per sostenere le imprese.
    Dunque siamo nel classico "circolo vizioso", dal quale si può uscire con una colossale riforma dello stato, delle sue istituzioni, della burocrazia, delle sue leggi, ma soprattutto della "morale pubblica", collettiva ed individuale.
    I partiti politici (tutti) ancora oggi non sono all'altezza di questi problemi e della loro soluzione. Anzi si preparano ad una campagna elettorale "ignobile": non hanno voluto riformare la legge elettorale e ridurre il numero,gli emolumenti ed i privilegi dei parlamentari. Hanno dato, dunque, un solo chiaro e forte messaggio ai cittadini elettori: la casta politica pretende immunità e intagibilità assoluta per sè, ma sacrifici duri e drastici per il popolo sovrano (di chè?).
    Ha detto bene ieri il Presidente Napolitano: i partiti sono imperdonaboili e faranno pagare alle prossime elezioni un prezzo molto pesante alla politica, alla vera politica.
    Pertanto c'è da stupirsi se Monti sarà "costretto" a presentare la propria candidatura per il prossimo governo e non , come sarebbe stato più logico e giusto, al Quirinale? E c'è da meravigliarsi se tutti, giovani e vecchi,ragionandoci su ci accorgeremmo che non abbiamo altra scelta che votarlo e tenercelo per i prossimi 5 anni ?

    RispondiElimina
  3. He...caro Nino questi sono gli argomenti veri che bruciano sulla carne viva del paese. Sono totalmente d'accordo con te, sul fatto che la tassazione mostruosa sul tessuto produttivo ormai sta trasformando in un deserto industriale l'italia e la sicilia. Ma chi dovrebbe parlare di questo è impegnato in costruzioni di pseudo partiti più o meno personali, stratagemmi e spacchettamenti vari mentre i problemi reali si incancreniscono. Perfino Monti che sembrava avere le idee chiarissime mi sembra in stato confusionale. Ormai fuggire dal paese non è solo un problema solo delle imprese ma anche dei cittadini. Mi risulta che tanti pensionati con mille euro al mese, che da noi non riescono a vivere, la stessa busta paga diventa molto più pesante ai caraibi, in tunisia a 100km da noi, e perfino negli stessi paesi europei si sta molto meglio. Guarda se riuscissimo a sciogliere certi nodi familiari sarebbe conveniente andare ad abitare in austria o germania. CMQ il nuovo anno porterà consiglio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Veramente non ho sentito nessuno dei pretendenti al titolo di premier effondersi in considerazioni sulle imprese italiane, nè chi è impegnato in costruzioni e spacchettamenti vari, nè l'ultimo premier ancora in carica e prossimo dimissionario, ma neanche l'ineffabile Bersani, il futuro premier, ha finora speso una parola. Sono tutti, senza distinzione, uno peggio dell'altro. Quando ci accapigliamo su i nostri politici dobbiamo tener conto che discutiamo di gente il cui livello è al disotto della linea di galleggiamento. Tutti i nostri discorsi, anche quelli ispirati dalla passione politica più sfrenata, sono aria fritta di fronte all'insipienza di chi, comunque, andrà in Parlamento a governare o a fare l'opposizione.
      Le imprese? Dovranno arrangiarsi.

      Elimina
    2. Per la verità, stasera a porta a porta ho sentito da Berlusconi qualcosa sulle imprese, qualcosa che si ripromette di fare nel caso (improbabile) di un suo successo elettorale, degli aiuti per mettere le imprese nostrali in condizione di competere con quelle estere.
      Vedremo nel prosieguo della campagna elettorale le rose e i fiori che usciranno dalla bocca dei candidati a premier sulle imprese italiane.

      Elimina
  4. Ci riferisce l’autore che l’ultimo rapporto della società PRICE WATERHOUSE COOPERS mette l’Italia al 131esimo posto nella classifica mondiale per la tassazione sulle imprese. La Colombia, la Bosnia, l’Uganda e la Sierra Leone, stanno davanti a noi, oltre ai paesi europei . E infatti è un’amara constatazione che ci trasciniamo da sempre. Lo snellimento delle procedure, l’apertura di un’impresa in pochi giorni restano un sogno. Insomma, lo Stato, inteso come apparato burocratico, è il primo nemico di chi vuole fare l’imprenditore, per non parlare del sistema bancario. Ma questa posizione sulla tassazione non è la sola, perché in tante altri settori importanti, purtroppo, l’Italia si trova nelle zone basse delle classifiche.
    Ecco quali sono i problemi che la classe politica deve risolvere. E per questo è necessaria una profonda presa di coscienza della penosa e grave situazione economico-sociale del Paese. I partiti, i loro dirigenti, i politici vecchi e nuovi, se hanno veramente a cuore il futuro dell’Italia, abbandonino i tatticismi e le iniziative per salvare questo o quel deputato o senatore. Basta perdite di tempo. Basta strategie elettorali. Basta salvaguardia di privilegi. C’è da salvare l’Italia! E anche Monti dica in fretta cosa intende fare.

    RispondiElimina
  5. Mi complimento con il sigr Pepe finalmente un argomento realista e concreto sulla situazione delle aziende oberate di tasse e per tali motivi non riescono a stare sul mercato, quindi o chiudere o emigrare per sopravvivere. Il dramma che colpisce la nostra economia. Energia costosa, burocrazia, corruzione. Nessun politico che sa indicare la strada per uscire dal tunnel. Anzi si accapigliano per conquistare un posto in parlamento solo per lo stipendio e privilegi. In mezzo a questa mediocrità il vero uomo di stato è BENIGNI.

    RispondiElimina
  6. Si, benigni, quello che per leggere 12articoli della costituzione ha portato a casa piu' di 5milioni di euro, un bell'esempio in tempo di crisi!

    RispondiElimina