lunedì 18 giugno 2012

LA REGOLA MORALE DI ADRIANO OLIVETTI

di Nino Pepe - «Nessun dirigente, neanche il più alto in grado, deve guadagnare più di dieci volte l'ammontare del salario minino». Questa la regola morale dell’imprenditore Adriano Olivetti.
Un pensiero nobile di cui non si può non tenere conto, né si può pensare di buttarlo nella spazzatura perché utopistico o irrealizzabile. Pensate alle eventuali conseguenze dell'applicazione di una simile regola morale. Si eliminerebbero la maggior parte delle storture socio economiche che segnano in negativo la nostra società e il nostro vivere quotidiano. Se veramente questa regola trovasse applicazione vivremmo in un mondo in cui la maggior parte delle ingiustizie sociali vivrebbe soltanto nei libri di storia a testimonianza di una società ingiusta e iniqua che sarebbe stata spazzata via da una umanità finalmente pacificata. E' questo il fascino dell'utopia, del sogno irrealizzabile, dell'ipotesi di terzo tipo.

Per realizzare questa regola morale occorrerebbe che ci trovassimo in una terra vergine, dalle strutture sociali non formate, pionieristica, dove non siano ancora state codificate le regole di vita e le leggi dello stato, dove si possa, ex novo, edificare una società a partire da regole di condivisione e fratellanza e quindi dove venisse facile fissare le regole a seconda dei bisogni.

Anche questa, una vera e propria utopia!

Purtroppo viviamo in una società che è il risultato di duemila anni di storia che ne ha segnato e condizionato l'esistenza; una società che è il risultato di un progresso non sempre virtuoso che attraverso la disgregazione dell'impero romano e delle sue leggi, attraverso i secoli bui del Medioevo, la nascita di comuni e signorie, e via via il rinascimento, il secolo dei lumi, il risorgimento e tutto quello che di buono e di meno buono ci ha lasciato il terribile secolo scorso, ha prodotto l'attuale società, poco solidale, razzista, dove la sopraffazione è la regola, dove vige la legge del più forte; una società retta da una pletora di leggi e regolamenti che, lungi dal farci vivere meglio, ci abbassano notevolmente la qualità della vita.

Sulla realizzazione della regola morale di Olivetti, comunque, sorgono dei dubbi. Siamo sicuri che vivere in un mondo in cui non si possa guadagnare più di 10 volte il salario minimo sia il massimo della vita? Pensandoci bene, forse si creerebbe una società di troppi uguali l'uno all'altro, una mondo in cui tutti vivono, sì, dignitosamente, ma in cui non ci sarebbe spazio per il sogno, per i colpi di genio, in cui non è nemmeno conveniente avere meriti straordinari che, applicando la regola Olivetti, non verrebbero ricompensati.

Insomma, metto questi dubbi di fronte ai lettori; ad essi l'ardua sentenza!
Sulla proposta di mettere un tetto massimo alle pensioni, assegnando il risparmio alla pensioni più basse, c’è tanto da poter dire. L'idea è stata avanzata da PoliticaPrima, molti mesi fa, e da Beppe Grillo più recentemente.

Nel cosiddetto stato di diritto è molto difficile tagliare le pensioni più alte per distribuirne il ricavato ai pensionati meno fortunati, proprio perché nella situazione attuale non sarebbe possibile toccare i diritti acquisiti. Altrettanto non si possono alzare le aliquote fiscali al 99 per cento sulle pensioni oltre un certo tetto perché, con molta probabilità, sarebbe la stessa cosa.

Nel sistema pensionistico italiano ci sono situazioni paradossali, come per esempio il caso di un dipendente statale, andato in pensione nel 1994 dopo 20 anni di servizio. Adesso prende meno di 600 euro mensili che paragonati allo scandaloso assegno sociale di 429 euro mensili ci deve fare riflettere su quei 20 anni di servizio che non sono serviti a niente, o meglio, ad ottenere circa 150 euro in più di chi non ha mai lavorato. Una palese ingiustizia. La proposta del tetto massimo, comunque, è encomiabile e condivisibile, ma, non di effetto immediato.

Nessuno comunque potrà impedirci di combattere perché quest'idea cominci a diffondersi ed a mettere radici nell'opinione pubblica. Anche le cose più ardue, se affrontate con lo spirito giusto e dalle persone competenti, prima o dopo diventano patrimonio di tutti e le difficoltà vengono superate.

Occorre recepire la proposta e farne arrivare ai governanti il rumore, mettendo in opera tutto quel che occorre, usando tutti i mezzi a disposizione.
Tutto ciò in uno stato di diritto.
Se però ci fosse una rivoluzioncina, un movimento pressante dell'opinione pubblica, chissà....

NINO PEPE
18 giugno 2012



18 commenti:

  1. La regola di Olivetti è senz'altro applicabile subito. Sarebbe mettere un tetto agli stipendi d'oro , più immediatamente applicabile rispetto al tetto delle pensioni d'oro. E non sarebbe poco. Se lo stipendio di un operaio è di € 1.300, il suo dirigente prenderebbe € 13.000,00. Non si può certo dire la fame.
    Credo che si arriverà a questo.Anche se temo il dimezzamento di stipendi (vedi Grecia).
    Il maggior guadagno è sempre possibile. Pensiamo alle libere professioni, ala lavoro autonomo, alla libera impresa. Sa uno ci sa fare, o ha anche della fortuna, può guadagnare molto bene e senza limiti prestabiliti.
    Se si vuole tutto si può. Ma i politici lo vogliono ?

    RispondiElimina
  2. La regola morale di Olivetti è apprezzabile ma non risolutiva. Alla stessa stregua del principio morale-religioso di fare "la carità". Ma il fatto che esistano degli uomini compassionevoli che si vergognano di guadagnare 10-cento-mille volte lo stipendio di un operaio, non risolve il problema delle ingiustizie e dei privilegi. Il nodo centrale è sempre il sistema economico. Poichè il sistema economico è capitalistico(industriale o finanziario)ed alla base di esso c'è la perversa e naturale tendenza dell'uomo alla "sete di guadagno" indipendente dai principi morali. Il fatto che un capitalista possa essere più sobrio ed onesto dell'altro(Olivetti-Monti- Berlusconi- Tanzi) è lasciato al libero mercato, esigenza del capitalismo per sopravvivere, perciò ricerca spasmodica di nuovi mercati, quindi migrazione dei capitali industriali e finanziari, dove la forza lavoro ha bassi costi e piu alti sono i profitti. La teoria del plusvalore di Karl Marx è sempre valida dove per plusvalore s'intende lavoro non pagato, e consente perciò l'accumulo capitalistico. Sorge spontanea la domanda ma il capitalismo è un furto? Si il capitalismo è un furto...lavoro non pagato. Ecco perchè l'aumento patologico del PIL cinese furto dello stato cinese nei confronti degli operai costretti a lavorare 20 ore al giorno e senza tutele. Ecco perchè della precarizzazione del lavoro nella società occidentale(per tenere testa al sistema cinese) e riforma art. 18. Ecco perchè Marchionne guadagna 650 volte più di un operaio fiat ecco perchè va via dall'italia alla ricerca di mercati più profittevoli.Ecco perchè si tagliano le pensioni, perchè non funzionali al sistema capitalistico e al mercato. E' arrivato il momento di mettere delle guardie(giovani disoccupati) al libero mercato e di impedire la migrazione dei mezzi di produzione e dei capitali. Perciò questa discussione compassionevole su quanto debba guadagnare o avere più di pensione un uomo rispetto ad un altro si svolge nell'ambito del diritto "neoliberista"...quindi la discussione è platonica e stucchevole". La questione è... se è giusto continuare con lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo...anche la chiesa su questo tema è abbastanza carente perchè non ci si può mettere la coscienza a posto con "la carità". Ci vogliono i diritti e giustizia per tutti.

    RispondiElimina
  3. Credo che l'amico Vullo non abbia centrato perfettamente la questione.
    E' sbagliato, e anche poco rispettoso, considerare la regola morale di Olivetti come qualcosa assimilabile al principio del "fare la carita" e quindi compassionevole e stucchevole la discussione che ne segue.
    Quì si parla di un'organizzazione della società volta ad eliminare la povertà che umilia la dignità delle persone permettendo a tutti di guadagnare tanto da poter vivere in maniera decorosa con una retribuzione di buon livello.
    Se ciò si realizzasse, nessuno farebbe "la carità" a nessuno e verrebbe meno anche lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo,ci sarebbero più diritti e più giustizia per tutti, proprio perchè non si può parlare di diritti violati se ognuno avesse la possibilità di guadagnare tanto da non soffrire povertà e privazioni.
    Quì non si sta parlando di quello che c'è nel mondo reale, dove c'è il grave problema delle ingiustizie e dei privilegi e dove ci sono i famosi uomini compassionevoli che si vergognano di guadagnare 10-cento-mille volte lo stipendio di un operaio.
    Lo sappiamo che il mondo è così.
    La regola morale è una proposta rivoluzionaria, altro che la carità pelosa di chi si arricchisce alle spalle dei lavoratori.

    RispondiElimina
  4. Dove sta scritto, in quale legge dello stato è stabilito che il reddito di impresa di una azienda debba essere Non equamente diviso fra tutti quelli che con il proprio lavoro hanno contribuito a realizzarlo mentre il diritto naturale delle genti lo stabilisce.

    RispondiElimina
  5. Leggo che Marchionne guadagna 615 volte un suo dipendente di base. Dicono perché è bravo e ha fatto rinascere la Fiat arrivata sull'orlo del fallimento nella gestione di chi lo ha preceduto.
    Che io sappia anche l'amministratore delegato che ha portato la Fiat al fallimento aveva stipendio e prebende da favola.

    RispondiElimina
  6. Ho letto con piacere l'articolo di Nino Pepe e, benché datato anno 2012 mantiene la sua attualità. Spesso ci si perde in dibattiti inconcludenti. Ciascuno dimostra di avere la verità in tasca e critica chi la pensa in modo diverso, la sintesi non arriva mai. Anziché perdermi in inutili botte e risposte, preferisco perdermi nel fascino dell'utopia. A volte mi convinco che l'utopia potrebbe diventare realtà. Partiamo dalla nobile proposta di Olivetti. Negli anni passati questo concetto ebbe un certo consenso, più dal punto di vista culturale, ma eluso nella pratica. Prendendo come periodo di riferimento gli anni 80/90, il rapporto 1 a 10 non era indifferente: l'operaio con un salario mensile di un milione e il dirigente massimo con quello di dieci milioni. L'osservazione che ci si pone è la seguente: se un operaio era costretto a vivere, con la sua famiglia, con un reddito di un milione, il dirigente con 10 milioni che cosa faceva? E' evidente la differenza abissale fra i due: il primo viveva di sacrifici e spesso non aveva la possibilità di far studiare i propri figli con ripercussioni nel loro futuro, il secondo poteva fare tutto anche il superfluo. Socialmente il rapporto non reggeva ed oggi, con l'euro e la crisi economica, il divario fra i due soggetti è aumentato con l'aggravante che il primo è diventato quasi povero e il secondo si è arricchito. Anziché assistere ad una perequazione in basso si registra una fuga in alto. Gli esempi più vergognosi vengono dai politici e dai funzionari pubblici e privati. Si sente parlare di fissare un tetto di 250 mila euro all'anno (circa 10 mila netti al mese) per i dirigenti e, in basso nessun incremento per quelli che guadagnano circa 1.300 euro mensili. Con una operazione di utopia negativa il governo ha inteso colmare la differenza con la gentile concessione di 80 euro mensili. Se poi ci addentriamo nella giungla delle pensioni, qui assistiamo ad un film dell'orrore. Un pensionato deve accontentarsi di 500 euro mensili e spesso, nel sud, diventano una risorsa per i figli e i nipoti. A questi soggetti non sono state concesse le 80 euro. Alcuni pensionati, con leggi di favore palesemente incostituzionali, arrivano a percepire anche 1.000 euro al giorno. Come mai! Perché non rivoluzionarli ? Dicono che sono diritti acquisiti e quindi non toccabili. Prendere 500 euro al mese dovrebbe essere considerata una ingiustizia da rimuovere ai sensi dell'articolo 3 della Costituzione: " Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale ". Vuol dire che nessuno deve essere umiliato. La più grande umiliazione, per un lavoratore ed un anziano, deriva da un reddito non adeguato per vivere dignitosamente. Un governo illuminato dovrebbe mettere al primo posto la politica della giustizia sociale. In questo momento è una prospettiva lontana visto le frequentazioni del presidente del consiglio con un certo signore che percepisce uno stipendio 500 volte quello di un operaio. Ha ragione Nino Pepe, possiamo sperare in una rivoluzione, ovviamente culturale. A questo punto il fascino dell'utopia ci potrebbe regalare un bel cambiamento.

    RispondiElimina
  7. Una Nazione giusta è equa, paritaria, solidale e altruista. Per il resto che ben venga la regola Olivetti, che considero essere una giusta via per realizzare la Nazione giusta. Anche se ritengo che per attuarla massicciamente, occorrerebbe un cambio mentale di massa. Un cambio di rotta per intenderci capace di eliminare intere sacche di fannulloni( assenteisti e inattivi svogliati) per dar spazio alla creatività e all' imprenditorialità sana.

    RispondiElimina
  8. E per non appiattiare la superbia umana ( della serie che chi più ha più vuole) la regola Olivetti si potrebbe perfezionare con i moderni premi di produttività.

    RispondiElimina
  9. Insomma secondo Pepe guadagnare 10 volte il guadagno di un operaio (cioè diciamo 13000 nette al mese)non consentirebbe "il sogno", sarebbe un appiattimento, come se per poter esprimere le proprie qualità in piena libertà fossero necessari stipendi ingiusti e ingiustificati (come ad esempio alla signora Bignardi in RAI). Mi sembra una visione molto "liberista".

    RispondiElimina
  10. Nessumo ha pensato che colui che guadagna 1300 li spende tutti senza avere margini di risparmio per il futuro mentre colui che guadagna 13000 ( o giù di lì) tesaurizza o investe più della metà e ciò, mese dopo mese, anno dopo anno crea un ulteriore fonte di reddito. Allora, se è anche giusto che chi fa carriera abbia i propri meriti premiati da un salario maggiore che in sintesi equivale a disponibilità maggiori è anche vero che, una volta in pensione potrebbe prendere quanto la media delle persone normali ed eventualmente non gli bastasse, attingere a quella rendita che si è saputo creare. Ciò potrebbe essere fatto anche con l'Autorità dello Stato che andrebbe a congelare una parte degli stipendi ( come fa del resto col TFR)per ridarli al momento della pensione come rendita supplementare, vita natural durante. Poi basta ! Volere è potere.

    RispondiElimina
  11. Maria Grazia Carini9 agosto 2016 alle ore 15:11

    Beh...stiamo parlando di un imprenditore VERO, che aveva a cuore la qualità di vita dei suoi dipendenti, sapendo, che questo avrebbe sicuramente avuto una ricaduta positiva sulla produttività; altro pianeta rispetto all'attuale classe imprenditoriale . Peccato poi che a succedergli,non sia stato un personaggio della sua stessa levatura morale...., il resto è storia.....

    RispondiElimina
  12. Bellissimo articolo ..utopia --fantastico ..ma la dura giornaliera realta' ...e' diversa ..troppo diversa ..

    RispondiElimina
  13. Secondo me non si corre affatto il rischio di non sottolineare abbastanza le differenze, né quello di disincentivare la qualità (intesa come impegno, passione e creatività) anzi, in questo modo si valorizzerebbe la voglia di "fare meglio", contrapponendola a quella di "guadagnare di più", la legittimazione sociale la voglia di emergere le si cercherebbero nella competenza e nella cultura e non nei "soldi". Tra l'altro la critica della mancanza di incentivo sebbene ammetto abbia un certo appeal, non trova conferme nella realtà e porto due argomenti a sostegno della mia posizione: il primo è che a livello neurale l'aspettativa di una ricompensa in denaro genera un minor rilascio di dopamina rispetto all'aspettativa di una ricompensa sociale, dove per ricompensa sociale si intende il raggiungimento di una posizione gerarchica più elevata; la seconda è che, nel raggiungere un obiettivo, ha più peso le motivazioni interiori e personali (passione), che non gli incentivi esterni (monetari o di status sociale).

    Io non sono d'accordo su un "tetto massimo" sugli stipendi, ma legare stipendio minimo e massimo tramite un rapporto fisso, che già che fosse di 1 a 20 sarebbe straordinario. Un'altra cosa straordinaria sarebbe finalmente riscoprire le regole del capitalismo, dove gli stipendi crescono in linea con la crescita della produttività, per questioni non solo morali, ma anche semplicemente per permettere al capitalismo stesso di funzionare, senza bisogno di ricorrere periodicamente ad un conflitto armato per correggere gli squilibri creati dalla legge della giungla liberista (e il prossimo conflitto non tarderà ad arrivare).

    Per quanto riguarda le pensioni essendo giovane non ho interessi personali in merito, ma vorrei far notare alcune cose: le pensioni non sono mai state un problema reale dal punto di vista economico e andare a mettere mano alle pensioni non risolve assolutamente niente (nella pratica), visto che il problema è a monte; le pensioni vengono prese di mira perché sono un bersaglio facile e credo che parlare di "tetti" serva solo a fare il gioco dei potenti, perché andrebbe a finire come al solito che si toglie a chi merita e non a chi ha troppo, "basterebbe" invece dare ad ognuno ciò che gli spetta. Ribadisco quindi il fatto che propagandando il "tetto alle pensioni" ci si mette dalla parte del nemico, perché si guarda la pagliuzza e non la trave.

    RispondiElimina
  14. Visto che chi muore sul lavoro e' sicuramente operaio, sarebbe opportuno almeno la parita' di salario tra operai e impiegati.

    RispondiElimina
  15. Dimenticavo, Voglio tutte le regioni italiane a statuto speciale !!!!!!!!

    RispondiElimina
  16. Quando non si vuole cambiare nulla di fa finta di capire o di deviare l'attenzione altrove. Il disastro italiano non sono le 500 o 600 euro di pensione ma ai 200 o 300 mila euro di stipendio e pensione annua dei manager pubblici che non avendo mai versato contributi per avere una pensione così alta gravano totalmente sull'INPS a discapito di molti lavoratori. Per non parlare degli imprenditori che vedevano in Olivetti una minaccia in quanto metteva l'uomo al centro di tutto valorizzandolo, persino i sindacati e il pci gli andava contro. Gli imprenditori di oggi sono ancora peggio in quanto pensano al profitto immediato e non ad investire per un futuro migliore per tutti. La società è cambiata perché nel bene e nel male possiamo ancora permetterci uno Smartphone da 800€ e andare fuori a cena con la famiglia. Negli anni della Olivetti molti erano analfabeti arrivati dalle campagnie ed erano più solidali l'uno con l'altro perché erano tutti allo stesso livello di povertà. Oggi ognuno penda a se stesso, siamo diventati egoisti, ipocriti e nelle manifestazioni per le morti sul lavoro siamo in meno di 50 persone. Prima negli anni '70 quando c'erano gli scioperi si bloccava l'Italia...proprio come avviene oggi in Francia. Il problema dell'Italia sono gli italiani...con la i minuscola.

    RispondiElimina