mercoledì 31 agosto 2011

Un'anima per Palermo

Teatro Massimo - Palermo
di Giangiuseppe Gattuso - Un sindaco operario per dare un'anima a Palermo. Un controsenso? No. Pensiamo veramente che Palermo ha bisogno di un'anima,
quell'anima che si è persa e che solo l'entuasiamo e l'impegno gratuito di uomini e donne di buona volontà possono ridare. Le analisi crude e impietose dei problemi, le continue lamentazioni, le invettive e la ricerca affannosa delle responsabilità non servono più. Adesso ci vuole uno spirito guida che trasformi Palermo in ciò che deve essere. 

Una grande città europea al centro del Mediterraneo con un'anima fatta di cose uniche che la distinguono dalle altre. Che rappresentano un polo d'attrazione e punto d'incontro di interessi commerciali, turistici e culturali. Le risorse di Palermo sono tante. Un centro storico enorme, un clima meraviglioso, un patrimonio monumentale da fare invidia, siti archeologici, musei e un patrimonio artistico e culturale poderoso. Un porto aperto all'Europa e al mondo da legare sempre di più alla città. 

Una città di mare con un litorale lunghissimo e un entroterra pieno di storia e cultura. Un patrimonio ambientale, una tradizione gastronomica e pasticciera interamente da valorizzare. L'anima di Palermo, con le sue più intime contraddizioni ma con le sue indubbie potenzialità. Sempre più libera dalla mafia e dai suoi condizionamenti culturali. Professionisti, intellettuali, uomini di cultura e imprenditori insieme ad una classe operaia specializzata, artigiani e artisti bravissimi. Una consolidata cultura dell'accoglienza e dell'integrazione. E i suoi mercati storici intrisi di tradizione e spaccato evidente di una società ancora viva e vitale. 

Una istituzione universitaria in crescita, Accademie e istituzioni teatrali e culturali. Poli di eccellenza sanitaria e in forte sviluppo. E i giovani. I tanti giovani che con la loro forza di volontà, la preparazione, il genio e la sana follia che li contraddistingue devono prendere il coraggio a due mani, senza fuggire, e impegnarsi con tutta la forza di cui sono capaci per il loro e il nostro futuro. Basta cercarla quest'anima. E farne patrimonio di tutti i palermitani.

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31 agosto 2011

9 commenti:

  1. I giovani di certo non fanno gli operai..viziati come sono...però è vero che ci si deve credere e che ci vorrebbe anche tanta umiltà e dignità! W PALERMO

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  2. non è questione di operaio o dirigente, oggi manca il rispetto, la globalizzazione insegna solo a fregare il prossimo e secondo me è la causa prima di questa crisi.
    IL RISPETTO, si esercita solo credendo nei valori veri e facendo con passione il lAVORO a cui si è preposti, senza arroganza, ma con umiltà.

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  3. Qualche anno addietro feci un commento su un articolo di gds.it che parlava del degrado in cui versava la città di Palermo, questo commento lo intitolai “Inutile piangersi addosso”.
    Oggi leggendo questo articolo mi sono rammentato cosa scrissi quella volta, soprattutto ho ricordato cosa mi spinse a scrivere quel commento, notai con rammarico che tutti i commenti precedenti al mio elencavano tutti i punti deboli della nostra città, quindi, la sporcizia, la mancanza di lavoro, il degrado delle coste palermiane etc....Tutti indistintamente elencarono i nostri problemi, ma nessuno ebbe il coraggio di accennare a delle possibili soluzioni anche parziali di detti problemi.
    Da qui il titolo “Inutile piangersi addosso”, nel senso che per risolvere i problemi bisogna operare e non lagnarsi continuamente.
    Allora proposi di istituire delle squadre di volontari (io il primo) per prendersi cura dell'aspetto della Citta di Palermo. paragonai Palermo ad una ”bella donna con la faccia sporca” che aveva bisogno di essere ripulita e curata nell'aspetto.
    Ma tornando all'articolo sull'anima di Palermo condivido in pieno che il Sindaco debba amare la città di Palermo perché solo con l'amore si possono affinare quelle potenzialità per dare a questa Città i riconoscimenti e la bellezza che permetterebbero di non invidiare nulla delle grandi Capitali Europee.
    Sergio Potenzano

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  4. ad angelo
    un sindaco operaio va letto come attegiamento non certo come qualifica. la città ha bisogno di un sindaco che abbia grande capacità di lavoro, quella che contradistingue appunto un operaio. ma ha ragione sergio sarà facile elencare i problemi, altra cosa sono le soluzioni che siano tali e non solo proclami. ecco propongo al blog di individuare una serie di problematiche aprendo un dibattito sulle evntuali soluzioni. una sorta di rubrica del tipo un problema al giorno. magari ne esce un programma per un futuro sindaco- enzo costanzo

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  5. Sono convinto che per risolvere molti dei problemi che affliggono la Città di Palermo bisogna uscire fuori dalle logiche dettate dalla Politica.
    Spesso ci capita, leggendo alcuni articoli sui quotidiani o ascoltando i vari telegiornali, di non capire perché alcuni problemi (o quasi tutti) non possano essere risolti, eppure si ha la sensazione che siano problemi di facile risoluzione, mentre poi alla fine, tutto rimane come prima.
    Ascoltando o leggendo ciò che dicono i politici, in merito alla risoluzione di tali problemi, ci fa avere la sensazione che abbiano ragione, poi spunta il rappresentante di un altro partito che la pensa in maniera totalmente opposta, e anche egli ti da la sensazione che abbia ragione, fatto stà che quel problema continua a non essere risolto. Non pensate che pur di accaparrarsi i consensi verso i propri partiti siano costretti a dire o fare quello che in realtà non pensano e non vorrebbero fare?
    Ecco allora perché dico che bisogna uscire dalle logiche politiche creando dei comitati o dei gruppi di persone che hanno la voglia di aiutare la città di Palermo ad uscire da questo tunnel dell'indecenza.
    Sono daccordo con Enzo Costanzo per aprire un dibattito per individuare una serie di problematiche, aprendo un dibattito sulle possibili soluzioni.
    Sergio Potenzano

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  6. Palermo non ha bisogno che gli venga "data" un'anima, ma piuttosto che questa venga risvegliata. Più facile a dirsi che a farsi.
    Tuttavia, la "conditio sine qua non" questo accada, non è l'arrivo di un nuovo messia, quanto l'impegno, vero, di ogni singolo cittadino nel migliorarsi e di conseguenza nel migliorare la propria città. Probabilmente non abbiamo nulla da invidiare al resto d'Europa, ma di certo abbiamo tanto da imparare!!
    Francesca

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  7. UN SINDACO OPERAIO?
    Un sindaco operaio per dare un’anima a Palermo. Bellissimo il tema, e mi trova d’accordo l’introduzione ed anche l’intervento di Sergio Potenzano (soprattutto il primo dei due), nel quale si dice che è facile, anzi molto facile, elencare i mali della città di Palermo, come spesso fanno i nostri politici e condannare chi ha malgovernato, ma è difficile, invece, trovare un politico che cerchi le terapie ai mali della città e le soluzioni al problema.
    Ci vuole l’anima genuina di chi ama veramente questa città e ci mette il cuore, ma occorre avere qualche idea in merito ed un metodo per trovarle. Sergio, infatti si proponeva quale volontario in una squadra che collabori il futuro sindaco nell’interesse della città.
    Pensiamo ad allargare il concetto: io da cittadino che voglio fare qualcosa, e voglio dare una mano cosa posso fare?.
    Credo non sia più tempo di “difensori civici” più o meno politicizzati, ma occorre, secondo me una “Commissione all’estetica” della città. Una commissione, fatta anche da volontari, che pensi a risolvere i piccoli e grandi problemi relativi alla cura e alla bellezza della città. Facciamo qualche esempio: nel quartiere dove abito, mi accorgo che non c’è nessuno che si cura del verde ed occorrerebbe un decespugliatore. Credo che, alla GESIP, si possa organizzare una squadra da mandare (dopo aver risolto i molteplici aspetti sindacali), o in assenza e costerebbero anche meno, ci sono le cooperative sociali che potrebbero fare un lavoro del genere, come esistono in quasi tutte le città.
    Non dovremmo leggere sulla stampa di lavori sospesi per mancanza di fondi. Se ne dovrebbe occupare la commissione all’estetica.
    Oppure, non so se c’è un Ufficio Stampa (ma credo non manchi in una città di oltre 800 mila abitanti), ma non ho mai letto un comunicato in cui l’Ufficio Stampa del Comune comunica un ritardo in una consegna di un lavoro, ovvero la comunicazione di un disservizio dell’AMAT o di un’altra municipalizzata, non mi dite che funziona tutto perfettamente, sennò abbiamo scherzato…
    Ma sempre per essere in tema: qualcuno si è mai accorto che Palermo, forse, è l’unica città al mondo dove si possono vedere i danni dei bombardamenti dell’ultima guerra mondiale: basta andare a visitare la nostra bellissima Cattedrale, da C.so Vittorio Emanuele (esattamente in Via Protonotaro) o dietro Piazza Castelnuovo (piazza Politeama) o accanto al “President Hotel”, e ancora oggi si possono vedere i danni subiti dalla città, circa 70 anni fa!. E nessuno ha mai pensato a questo?.
    Ma io chiedo al futuro Sindaco di questa città, che sia operaio o intellettuale, che sia un uomo o una donna, che sia un politico o no, di tener conto nel suo programma elettorale di queste, forse, superflue considerazioni, ma sono comunque le considerazioni di un uomo che ha amato ed ama la sua città!.
    Filippo Ales

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  8. Nell'attesa che Palermo riacquisti la sua anima, che è stata sequestrata dai mafiosi, dai collusi e corrotti che molto spesso si intrufolano all'interno delle istituzioni, credo che ciò che occorre sia trasmettere il forte desiderio di migliorare la nostra città per rendere più vivibile il nostro futuro e strapparlo dalle mani di chi ce lo ha rubato.Dobbiamo raccontare, denunciare le cose che affliggono Palermo, la Sicilia e l'Italia per accrescere l'indignazione e penetrare con un autentico senso di giustizia quel muro d'apatia che volontariamente è stato creato da coloro che preferiscono averci come esseri non pensanti...

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  9. Necessaria una nuova classe dirigente.

    La caduta del muro di Berlino ha segnato uno spartiacque nella storia di tutti noi, da quel momento si diede il via ad un profondo cambiamento dello scacchiere politico, economico e sociale.

    Tangentopoli, poi, accelerò nel nostro Paese tale cambiamento: nacque un nuovo modo di fare politica che, spuntando dalla fine di una contrapposizione ideologica durata poco più di otto lustri e consacrata dalla guerra fredda, ne segna anche irrimediabilmente le proprie caratteristiche strutturali che allo stato attuale sembrano essere la paralisi e il veto, più che il programma e la costruzione.

    È come se, crollate le ideologie, venissero meno anche le idee. Idee anche di natura pratica, un esempio tra gli altri, organizzare al meglio i servizi da offrire al cittadino ed alla città utilizzando le risorse, umane ed economiche, attualmente disponibili.

    Nella nostra città, in particolare, di idee che aprirebbero la stessa verso una migliore vivibilità non se ne esprimono, ormai, da tempo immemorabile, e c’è da chiedersi se tutto ciò era prevedibile.

    La risposta non è assolutamente trascurabile se arrivassimo alla conclusione che nel momento in cui la politica del dilettantismo allo sbaraglio, soppiantando la politica come professione ma anche del malaffare, non salvò nulla della prima, neanche quelle scuole di formazione politica che adesso più che mai appaiono necessarie per avvicinare i giovani ad essa, per impregnare gli stessi dell’idea che la politica, quella con la P maiuscola, non è la riduzione di un utilizzo di risorse largamente disponibili per fini personali o per coloro che gravitano intorno al politicante di turno, bensì collettive, ovvero necessarie per il miglioramento e lo sviluppo della vita globale.

    Necessita un movimento di uomini e donne e che da loro possa partire un appello forte a tutti coloro che intendono contribuire a creare originali occasioni d’incontro, impulsi, sfide per un aggiornamento della cultura dapprima panormita e, contestualmente, anche quella isolana, per la piena affermazione di una classe dirigente liberale necessaria per il rinascimento di un’intera comunità che non si identifica più con la classe politica attuale, di qualunque schieramento, e che stenta a ritrovarsi.

    Ed ancora, si deve essere fermamente convinti che senza una rielaborazione seria di quello a cui abbiamo assistito e che continuamente è sotto gli occhi di tutti, dal punto di vista politico nella nostra città ma anche nell’ambito regionale, non saremo in grado di costruire nessun futuro.

    Il nuovo corso non dovrà essere definito come l’anno zero: bisogna avere la consapevolezza che nessun rinnovamento dei sistemi di pensiero e nessuna rifondazione del sistema politico possono partire da un annullamento totale di ciò che attualmente è.

    Semmai, il lavoro da compiere potrebbe essere quello di evidenziare ciò che le convenienze passate e presenti hanno coperto di polvere per aiutarci a superare i loro limiti e i loro errori.

    Dobbiamo essere ottimisti della nostra ragione e ci consola il fatto che prima o poi, meglio prima che poi, la nostra terra uscirà dalla gabbia in cui sembra imprigionata e a guidarla possano esserci uomini e donne in grado di indicare non solo soluzioni percorribili, ma che amino, abbiano a cuore le sorti della nostra comunità ed, ancora, il futuro delle generazioni che verranno.

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