lunedì 19 febbraio 2024

L’IPOCRISIA NEL TEMPO SEMPRE PRESENTE

di Torquato Cardilli - La Costituzione italiana, ispirata ai più ampi principi di democrazia, tolleranza e libertà, stabilisce che lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani (art.7). I loro rapporti sono regolati dai Patti bilaterali (del Laterano del 27.5.1929 e successiva revisione nel patto di Villa Madama del 18 febbraio 1984 che ha eliminato l’ultimo diaframma alla completa laicità dello Stato cancellando l’obbligo dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole).

Nel successivo articolo 8 la Costituzione stabilisce che tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge e che quelle diverse dalla cattolica hanno il diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.

E ancora all’art. 19 precisa che tutti  hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.

Dunque l’Italia è un paese laico, ma i nostri politici, di una destra ottusa, non lo sanno e negano agli altri, in aperta violazione della Costituzione, il diritto al culto. Essi amano ammantarsi ipocritamente con il velo della religiosità cristiana, sbandierata in comizi in Italia e all’estero, con giaculatorie, crocifissi e rosari baciati di fronte alla folla, per nascondere la propria inconsistenza morale: nella vita privata come in quella pubblica, non mostrano alcuna coerenza con gli insegnamenti che dicono di difendere, né alcun briciolo di misericordia e di pietà verso chi soffre, chi è sottoposto a guerre e persecuzioni, chi scappa dalla miseria.

Il loro atteggiamento è meritevole dell’invettiva di Gesù (ebreo, ma non ipocrita) lanciata agli scribi e ai farisei, il cui succo è il seguente: il popolo deve diffidare di coloro che appaiono onesti e che invece pongono sulle sue spalle pesi insopportabili, senza alleviarne le fatiche. Essi operano solo per il proprio potere e per l’autoaffermazione nella brama di glorificazione personale; mostrano benevolenza verso chi si sottomette e volontà di repressione verso chi osa criticare.

Sono capaci di fare una battaglia per rivendicare il diritto del presepe nelle scuole e allo stesso tempo vietano con arroganza la creazione di luoghi di culto diversi da quello cristiano, parlano di solidarietà e coesione sociale a vanvera perché il loro motto è prima il nord, rispetto al sud, prima gli italiani rispetto ai profughi, oppure esaltano la famiglia e la natalità senza adottare misure concrete oppure la difesa della patria cosa che non si fa solo con le armi impiegate all’estero contro popoli che non ci hanno fatto nulla, ma assicurando il benessere ai cittadini in difficoltà e soprattutto proteggendo le vittime di abusi e di reati.

Le due guerre maggiori in corso (ma nel mondo ve ne sono un’altra cinquantina non meno cruente  che non fanno notizia perché non intaccano ancora gli interessi occidentali) sono la cartina di tornasole per dimostrare l’insensibilità della nostra classe politica, meritevole dell’aggettivo di farisaica, verso il massacro, la sofferenza fisica, la perdita di ogni bene, lo sfollamento forzato sotto le bombe da noi prodotte, di un’intera popolazione palestinese o l’esodo di milioni di emigrati e l’estremo sacrificio di metà esercito dell’Ucraina mandato al macello grazie alle pressioni dei venditori di morte nel rifiutare qualsiasi compromesso che avrebbe significato la cessazione del lucro economico e della supremazia politica.

Il nostro governo, al cenno del capo pistolero di oltre Atlantico, non ha esitato persino ad astenersi nel voto alle Nazioni Unite sulla risoluzione che chiedeva l’immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza.

Scrivere qualcosa oggi sui farisei moderni, che sono uguali a quelli di ieri, è piuttosto difficile, perché ogni critica politica viene scambiata per forma di intolleranza talebana, di antisemitismo.

Non vale il discorso che le menti di illustri pensatori ebrei (Moni Ovadia, Gad Lerner, Edith Bruch, il congresso dei Rabbini negli Stati Uniti) o che la maggioranza degli studenti delle università americane e del popolo stesso di Israele critichino aspramente la politica di sterminio del popolo palestinese. Se un “gentile” si permette di dire le stesse cose, se gli studenti italiani osano manifestare ecco che scatta la molla ipocrita dell’accusa di antisemitismo dei grandi media super controllati, con l’immediata messa all’indice e espulsione dalla società che conta con l’aggiunta del contorno del manganello usato a sangue, tipico della subcultura di destra, quella che rivendica il diritto di schierarsi in forma militaresca a Acca Larenzia a braccio teso.

L’orrore della carneficina pianificata del popolo palestinese ordinata da Netanyahu a Gaza non muove a pietà gli animi dei politici cosiddetti cristiani, che in un gioco infantile per sminuire la gravità degli eccidi di donne, vecchi, bambini, malati, medici, mettono sul piatto i torti subiti dagli ebrei ad opera del nazifascismo o da Israele il 7 ottobre ad opera di un’orda selvaggia di assassini di Hamas.

Risultato? Il fossato di odio tra israeliani e palestinesi che lentamente stava per essere riempito, granello dopo granello, è stato improvvisamente trasformato in una voragine di cui non si vede il fondo e che durerà per decenni e generazioni.

Netanyahu con la superbia e l’arroganza di chi conosce solo l’uso della forza e non quello della diplomazia, rifiutando la creazione di uno stato di Palestina decretato nel 1947 dalle Nazioni Unite, respingendo tutte le risoluzioni dell’Onu, contestandone apertamente il Segretario Generale, negando ogni trattativa diplomatica, ha sollevato nel mondo (da est a ovest, da nord a sud) un’ondata di antisemitismo tipo tsunami che soffoca le corrette rimostranze di quanti hanno a cuore la pace.

Già diplomazia. Parola sconosciuta per l’estrema destra israeliana. Sembra che gli Ambasciatori di Israele presso il Quirinale e presso la Santa Sede siano usciti da una falange di zeloti per attaccare con violenza ogni forma di critica e di invito alla trattativa.

Entrambi ignorano l’abc della diplomazia che impone a ciascun  Ambasciatore di tenere i migliori rapporti con il paese presso cui è accreditato e di non interferire nelle faccende interne.

Vale la pena rileggere l’art.41 della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche “les diplomates ont le devoir de ne pas s’immiscer dans les affaires interieures d’un autre état”; similmente nella versione inglese il concetto è altrettanto chiaro “diplomats have the duty not to interfere in the internal affairs of another state” cioè i diplomatici non devono immischiarsi negli affari interni dell’altro Stato.

Il cantante Ghali si è permesso di chiedere in tv sul palco di Sanremo stop al genocidio a Gaza ed ecco che il giorno dopo l’Amministratore Delegato della Rai, prostrandosi a tappetino ai piedi dell’Ambasciatore di Israele che aveva immediatamente protestato con lui sopra le righe contestandone la funzione, ha umiliato la nazione facendo leggere in diretta una sua dichiarazione di scuse, senza alcun cenno ai morti di Gaza. E la “zia d’Italia” Venier, responsabile diretta di aver fermato un altro cantante che rispondeva a domande con la stentorea affermazione “qui si parla di canzoni e non si fa politica”, ha aggiunto senza alcuna autorizzazione che le parole dell’AD della Rai erano condivise da tutti. Tutti chi?

Risultato? Anche in questo caso ne è scaturita nel Paese un’ondata di proteste, di insulti e di manifestazioni contro l’emittente pubblica stroncate nel sangue a Napoli, Bologna e Torino, tanto che il Viminale ha annunciato la decisione di tutelare con una scorta l’incolumità dell’AD della Rai esposto a minacce.

Come se questa violazione del codice diplomatico non bastasse (ma il Ministro degli Esteri Tajani non ha nulla da dire?) anche l’Ambasciatore israeliano presso la Santa ha voluto fare la faccia feroce.

Il Cardinale Segretario di Stato Parolin, dopo aver celebrato con le massime autorità italiane il 40mo anniversario dei nuovi patti tra Stato e Chiesa si è espresso con dolore verso i 30 mila cittadini palestinesi trucidati a Gaza, definendo la risposta di Israele al massacro del 7 ottobre "sproporzionata".

Apriti cielo!

L’Ambasciatore ha subito vergato una nota scritta di biasimo verso il porporato (che va ricordato ha il rango e le funzioni di Primo Ministro pontificio) affermando che i cittadini di Gaza hanno partecipato attivamente all’invasione del 7 ottobre e che la dichiarazione di Parolin era  “deplorevole”.

La reazione della Santa Sede è stata ferma e composta, sottolineando che il pensiero del Cardinale corrispondeva a quanto già affermato da Edith Bruck, ebrea sopravvissuta ad Auschwitz e firmataria di un appello agli ebrei italiani che bisogna dire basta alla diffusione di slogan e luoghi comuni e che la politica di Netanyahu ha danneggiato tutto l’ebraismo nel mondo.

Quanto sta accadendo a Gaza è insopportabile per la coscienza umana e Netanyahu pur di restare al potere calpesta trentamila cadaveri di vecchi donne e bambini colpevoli unicamente di essere palestinesi, nati in quella prigione.

Per lo sconcerto generale il diplomatico israeliano si è reso conto di aver offeso il Cardinale presso cui è accreditato ed ha fatto una meschina retromarcia addossando la responsabilità agli organi di informazione che avrebbero male tradotto in italiano il suo comunicato, redatto in inglese, in cui era scritto “regrettable”. Quindi qualificava la dichiarazione di Parolin come “sfortunata” e non “deplorevole”.

Peccato per lui che la traduzione dall’inglese di “regrettable” sia proprio deplorevole. Insomma una figura, quella dell’Ambasciatore, veramente “regrettable”, cioè deplorevole per chi dovrebbe fare un cauto uso delle parole soprattutto verso le autorità che lo ospitano.

Torquato Cardilli
19 febbraio 2024

2 commenti:

  1. Va da sé che sono d'accordo con questo articolo. Ma soltanto per il 16%. Per il resto, un'articolessa quasi da campagna elettorale, un moralismo a senso unico. Io aborro il moralismo neutrale, figuriamoci quello a senso unico. Savonarola a confronto era un'anima pia e un filantropo.

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  2. I diritti umanitari fanno parte del ‘Diritto naturale’, diritti quasi sempre ribaditi dal ‘Diritto positivo’. La Costituzione Italiana, nell’articolo 3, con il principio della pari dignità sociale vieta qualsiasi forma di discriminazione raziale, culturale, religiosa e politica. Il rispetto dell’umanità è un principio di etica civile che diventa sacralità nella intima profondità religiosa. Purtroppo dai comportamenti contrastanti, nel mondo civile e in quello religioso, emerge l’ipocrisia. Il grido di ‘sdegno’ per le parole pronunciate dal cardinale Pietro Parolini nasce da questa ipocrisia. Il segretario di Stato del Vaticano, commentando la situazione di Gaza, ha detto: "Chiediamo che il diritto alla difesa di Israele, invocato per giustificare questa operazione, sia proporzionato. Certamente con 30 mila morti non lo è". Definendo questa operazione ‘una carneficina’, il porporato ha espresso la ‘speranza’ di una immediata soluzione. È la speranza di tutti gli uomini di buona volontà!

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