domenica 18 agosto 2019

LE ELEZIONI NON FINISCONO MAI. E I GIUDIZI NEMMENO

di Francesco Salvatore - In base al nostro ordinamento, i cittadini sono chiamati a esprimere il loro voto sulla base di precisi appuntamenti elettorali.
Che riguardano:

- l’elezione del Parlamento Europeo;
- l’elezione di Camera e Senato;
- l’elezione dei Consigli e dei Presidenti delle Regioni;
- l’elezione dei Sindaci, dei Consigli Comunali e delle Circoscrizioni. E tralasciamo la triste vicenda delle ex Province.

Tra loro, queste elezioni si differenziano per:

- programmi sottoposti al voto dei cittadini;
- deleghe riconosciute agli eletti;
- confini dei territori su cui si esercitano i poteri degli eletti;

- e, da non sottovalutare, le date delle consultazioni e la consistenza della platea elettorale.

Questo concorre a concludere in modo irrefutabile che i risultati di ogni votazione rappresentano “fatti a sé” il cui confronto, nella migliore delle ipotesi, costituisce un azzardo intellettuale e, nella peggiore, una vera e propria strumentalizzazione per interessi di bottega.

Come pure, la constatazione che per tutte le tipologie di elezioni, l’astensione è in drammatica crescita, richiederebbe l’onestà intellettuale di riferire i risultati non alla “volontà del popolo” bensì alla più circoscritta volontà “del popolo che non si è astenuto”. E, soprattutto, di non dare “valenza di elezioni politiche” ai risultati di quelle europee e, peggio ancora, di quelle regionali e comunali.

Tanto per riferirsi a elementi oggettivi si osservi che l’astensione dal voto:

- dalle prime elezioni europee del 1979 è passata dal 13,9% al 43.7%;
- dalle politiche del 1979 è salita dal 9% al 27% del 2018;

analogamente per le altre più circoscritte, le percentuali medie aggregate di astensionismo registrano una preoccupante crescita che:

- per le regionali dal 10% del 1980 ha superato il 40%;
- per le comunali dal 25% del 1996 ha superato il 50%.

Sono dati evidenti e oltremodo preoccupanti.
Ancor più dei numeri da cui traggono sostanza i risultati, la tesi che ogni elezione è un fatto a sé si lega alla circostanza fondamentale che ognuna di esse è la conseguenza di programmi sottoposti ai cittadini nel corso di campagne elettorali. Al temine delle quali vincerà non solo chi ha presentato il miglior programma ma chi lo ha anche saputo comunicare e convincere della sua validità.

Quindi i risultati sono strettamente legati ai programmi riferiti ai territori su cui dovranno essere implementati e, soprattutto, sono frutto di un processo sufficientemente lungo a garantire che il voto espresso dagli aventi diritto di quei territori non sia espressione di una valutazione di pancia bensì di testa.

Inoltre, tenuto conto che le diverse chiamate al voto a livelli nazionali o territoriali si susseguono a ritmo ravvicinato, non sfugge che al termine di ogni tornata elettorale europea, regionale e comunale lo spoglio dei risultati, complici anche gli organi di informazione, vengono contrabbandati come “politici”. Una pratica moralmente scorretta che ostacola, in non pochi casi, l’attuazione dei programmi dei governi nazionali.

Qualcuno potrebbe obiettare che la politica si fa anche così.
A costoro rispondo che c’è anche un limite a tutto perché gli eletti alla guida del Paese vanno giudicati sui loro programmi e non in base a quelli presentati da altri in diversi contesti territoriali. Questi sono comportamenti scorretti, riprovevoli e lesivi del corretto funzionamento della democrazia.

Inoltre per chi volesse minimizzare questa tendenza con un liberatorio “così fan tutti”, aggiungo, l’uso improprio della volontà popolare ha oltrepassato il limite, laddove oltre ai risultati di tornate elettorali ci si riferisce a quelli assai meno appropriati e molto più fuorvianti dei sondaggi. Che oramai si susseguono a cadenze quasi giornaliere. Rilevamenti il cui uso improprio come volontà popolare ha assunto una dimensione fuorviante e pericolosa in quanto:

- è opaco il criterio di formazione del campione e, quindi, di rappresentatività statistica dell’intera popolazione degli aventi diritto al voto;
- è sconosciuto il questionario e il modo di somministrazione ai soggetti che fanno parte del campione;
- le risposte non sono frutto di una valutazione ragionata relativa a un programma di cui si abbia avuto modo di informarsi bensì di giudizi di pancia, spessissimo motivati da episodi assurti agli onori della cronaca, sia essa politica, gossip o giudiziaria;
- l’ampia diffusione dei sondaggi, con modalità simili alla pubblicità, contribuisce a creare pregiudizi e isterie dannose sia per chi governa - in quanto lo distrae dall'implementazione di medio lungo periodo del proprio programma con la tentazione di assecondare la “pancia” del campione intervistato – e sia per chi andrà alle urne sul cui voto peserà assai più la serie pressoché giornaliera di sondaggi che non la campagna elettorale.

In buona sostanza con questo uso improprio delle volontà popolari espresse in termini di “voto” e di “intenzione di voto” si è introdotto un elemento di distorsione del meccanismo che governa la macchina democratica. E, in quanto tale, richiede una seria riflessione per stabilire dei paletti di buon senso sul modo in cui tali informazioni vanno divulgate.

In conclusione sta affermandosi come prassi un’evidente perversione che, ricorrendo a un parallelismo in ambiente scolastico, equivale, per le diverse elezioni, ad abbassare il voto alto ottenuto all'interrogazione d’Italiano quando lo stesso studente prende un voto basso in Matematica.

E, per i sondaggi, a giudicare gli alunni sulla base dell’esito di domande a campione effettuate al primo trimestre con conseguente interruzione dell’anno scolastico, prima degli esami finali, per ricominciare daccapo.

Una distorsione del sistema democratico. E una follia.

Francesco Salvatore
19 Agosto 2019

28 commenti:

  1. Concordo pienamente con Francesco Salvatore, siamo in presenza di una continua strumentalizzazione e distorsione delle regole e dei diversi livelli della nostra democrazia costituzionale. Aggiungo soltanto che, le strumentalizzazioni e distorsioni, che sono fatte per fini privati o di gruppi di interesse, mirano allo svuotamento del sistema democratico, e perseguono obiettivi impregnati di autoritarismo politico.

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  2. Prima di leggere l'articolo, lo sintetizzo in questo modo: "Tutto e il contrario di tutto" a convenienza...sintomo di un sistema marcio alle radici...quando conviene: "il voto espressione di democrazia"...quando non conviene, allora si parla di "uso improprio della volontà popolare"...da rabbrividire, è la solita fallacia retorica, cioè introdurre una "dizione" che contiene un falso concetto...un preconcetto indimostrato...analogamente al falso concetto di "populismo" "meritocrazia", "antipolitica" (in quest'ultimo caso ad es. la fallacia consiste nel dare al termine "antipolitica" un significato astratto che però si riferisce alla politica nostra, il sillogismo ingannevole dunque fa questo giro diabolico: associare all'idea di politica in astratto, e quindi idealmente, la politica schifosa e marcia italiana ...di conseguenza ogni critica alla politica italiana sarebbe un'antipolitica tout court...tornando al discorso sul voto, il sistema italiano è per sua natura instabile, nel caso specifico di questa crisi del tutto atipica, perché sono maturati dei processi storici e culturali che rendono impossibile il ritorno a inciuci e "larghe intese" che sarebbero di una immoralità abissale di una schifosa perversione, a maggior ragione l'unica alternativa è il voto...fin quando non si decideranno di andare verso un sistema o assetto istituzionale più stabile - federalismo con premierato alla tedesca o semipresidenzialismo alla francese - l'Italia è l'unico paese dell'Unione che abbia un assetto repubblicano con bicameralismo perfetto ormai anacronistico che non responsabilizza il politico perché le decisioni vengono "diluite"; il tutto finisce in un gioco di potere, clientelismo lobbistico e di autotutela di privilegi di casta a scapito dei cittadini.

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    1. Caro Silvio Barbata, le tue tesi sono sempre interessanti, ancorché divisive. Proponi un articolo così lo pubblichiamo su PoliticaPrima.

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  3. Questo pezzo mostra, con dati circostanziati, quanto, dal panorama politico italiano, siano spariti sia la politica, sia i "fatti". In buona sostanza, la comunicazione - che piega i fatti a prova delle tesi che espone - prevale e predomina sulla politica. Il risultato è l'impoverimento delle classi dirigenti, con le conseguenze che non possono sfuggire nemmeno a un distratto osservatore.

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  4. Due cose: Il come si vota, che l'autore amabilmente fa ricadere sui programmi presentati, forse difettano da parte sua, ma non gliene faccio una colpa anzi, dalla mancata esperienza nella formazione di liste per comunali e circoscrizionali in particolare: il mercato delle vacche è un'esercizio nobile a raffronto. E questo incide e può decidere ancor più del miglior programma il destino di una elezione.Sulla situazione attuale. La crisi è solo figlia dei sondaggi. Salvini forte di un risultato alle europee e dei sondaggi a suo favore, vittima di se stesso e del delirio di onnipotenza, apre una crisi, che salvo colpi di scena, lo metterà fuori dal governo del paese, e darà luogo ad un governo pienamente legittimato perchè nascerà non da inciuci, non da congiure di palazzo, non da chissà quale motivo inspiegabile, ma semplicemente dalla centralità del Parlamento, che si forma all'atto della sua elezione, che non cambia in forza dei sondaggi, che non genera alcuna immoralità o perversione, cose che invece genera l'uso spropositato di un potere dato alla persona sbagliata, e tutto questo perchè la nostra Costituzione ha come perno la repubblica parlamentare e che la sovranità popolare si esercita nei limiti previsti dalla costituzione stessa. pertanto, evocare scenari funesti, immorali e perversi è esecizio stupido e fuori luogo. ase si andrà a votare sarà semplicemente perchè il Parlamento no sarà stato capace di costruire alleanze di governo possibili, ma non certo perchè il cercarle sia immorale o perverso!!!

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  5. Il consenso va tolto o ridato a fine legislatura, in una Repubblica Parlamentare come la nostra sino a quando in Parlamento si riesce a formare una maggioranza nessuno può sciogliere le camere, nemmeno il Presidente della Repubblica che ha questo compito, questo lo dice la Costituzione. Uno Stato serio non può essere governato dai sondaggi o da voti intermedi, molto spesso legati a circostanze particolari o all'umore momentaneo di un popolo.

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    1. Giacomo, in Italia succede di tutto...

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    2. Giacomo Alfano bravissimo, purtroppo ormai i media pilotati ci martellano di sondaggi e gli sciocchi si basano su risultati presunti dimenticando che i seggi in parlamento rispecchiano le precedenti elezioni e sono tutt’ora validissimi.
      Purtroppo ormai i social hanno creato politologi per certi versi anche divertenti, che quando scrivono lo fanno pensando che i sondaggi siano il verbo divino!

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    3. Quale sarebbe "l'umore non momentaneo" solo quando vince il PD?.... Giacomo Giacomo.... quando darai "stabilità" alla tua testa?

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    4. Cettina Alongi, semplificazione da primate

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    5. Attenzione però!
      Se nascerà governo con altra maggioranza sarà un governo istituzionale o tecnico o del presidente dove il programma del m5* sarà carta straccia.
      Dove non ci saranno ministri del m5*.
      Dove il m5*diventerà solo una stampella istituzionalizzata destinata a scomparire alle prossime elezioni che prima o poi dovranno svolgersi!

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    6. Silvio Barbata, ammesso e non concesso che la mia testa sia instabile (pensa alla testa tua), quello che ho scritto va oltre Giacomo Alfano ed il PD o qualsiasi altra persona o partito, ma è solo quello che ci dice la Costituzione e non può essere cambiata dall'umore della gente.

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  6. Se l’intento di questo ragionamento è quello di sostenere la nullità dei sondaggi e, (surrettiziamente), affermare che il consenso della Lega sia solo virtuale e non veritiero, dissento profondamente perché è in contrasto persino con il sentire comune tra la gente che incontriamo per strada o al bar. A me piacerebbe molto che Salvini fosse ai livelli che merita (0,5%), ma purtroppo non è così e lo dimostra anche la prudenza di andare al voto da parte del M5S e il grado di sopportabilità dimostrato nei rapporti col suo (ex?) alleato. Le elezioni europee sono quelle più assimilabili alle Politiche e ci hanno consegnato dati veri, dati reali, percentuali incontrovertibili a favore della Lega. E poi, se non si crede ai sondaggi, a maggior ragione ci si può sostituire ad essi con altro tipo di valutazione. Inoltre se si considerano inattendibili i dati delle rilevazioni, chi può stabilire che il M5S non sia addirittura al di sotto dei valori divulgati e che la Lega sia al di sopra. I sondaggi si poggiano su dei parametri che, se non sono proprio precisi, rivelano certamente una tendenza sull’orientamento degli italiani che è ineccepibile. Non credo poi che gli elettori nell’espressione del voto tengano conto dei programmi. I programmi si sono sempre rivelati solo un obbligo di legge per candidarsi ma la sua affidabilità è molto effimera. Io credo che, a parte il voto di scambio e di convenienza personale, nella valutazione degli elettori conti di più la credibilità dei partiti e dei candidati o la percezione dei valori che essi esprimono da parte del Corpo elettorale

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  7. Interessante e reale! IMa mette in luce, una volta di più la carenza fisiolòogica dell'elettorato in materia di "politica e socialità"! Fino a che ci fu l'obbligaterietà del "voto" tutti, volenti o nolenti andavano a votare ma senza alcuna preparazione etica ed ideale del loro gesto. Si votava a scatola chiusa per la DC, perchè lo aveva raccomandato il parroco, oppure per il PC perchè era il "partito del popolo"! La schiuma della società votava per i liberali o per il partito monarchico per differenziarsi dallas "massa".Ma nessuno si preoccupava di far comprendere a fondo il valore del "voto" come sostanza essenziale del quotidiano e anche dell'avvenire. Nessuno dei nostri politici, si è mai preoccupato di far comprendere a fondo l'importanza sociale dell'espressione popolare, l'importanza basilare del concetto di "popolo sovrano" e così siamo arrivati ad oggi, con delle leggi elettorali che tutto favoriscono meno che la conoscenza della democrazia .. Si costringe il cittadino a dar vita alle cosìdette "coalizioni" le quali altro scopo non hanno che mettere insieme interessi ben circostanziati di determinate congreghe che a tutto pensano meno che al bene comune.Fanno si che si abbiano risultati quali quello delle ultime politiche che hanno costretto la maggioranza relativa risultata a stringere "contratti" tra forze così dismogenee da portare al "teatro del Gran Guignol" al quale siamo costretti ad assistere. I "partiti" esistono solo per raggruppare speculatori di ogni genere ma non hanno alcuna consistenza etica o socialmente utile, salvo quella di tutelare solo interessi di parte o personali dei loro vari esponenti. In breve manca "l'etica sociale"! Tutto qui! E la gente....La gente va dietro a chi la spara più grossa o al miglior guitto che si presenti alla ribalta-.come sta accadendo con Salvini e la Lega che tutto rappresentano meno che l'interesse nazioinale ma eslusivamente quello di quattro "boss" che, nel 2019, pensano di creare una repubblica autonoma con interessi economici ben configurati in nome di una etnia quanto mai variegata e chiusa nel recinto del proprio orticello personale.

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    1. Gentile, MOLTO semplice: RESPONSABILITÀ ...il politico che sbagli deve indennizzare il popolo e poi esiliato in un borgo abbandonato, questo significherebbe dare valore etico al voto.

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  8. L'articolo di Francesco non può non essere condiviso e lo è sicuramente in modo anche politicamente trasversale. Ma nella sostanza nulla è cambiato rispetto ai decenni passati. Ricordate le trasmissioni che si tenevano dopo il voto? : Nessuno aveva perso, erano tutti vincitori. Ciò che è cambiato è la modalità di vendita del prodotto politica e la preparazione del venditore. Una volta il politico poteva essere assimilato ad un rappresentante che vendeva casa per casa il suo prodotto, oggi invece il politico è assimilabile a un ambulante che al mercato "abbania" il suo prodotto : l'haiu russa e nivura, a cirasa. Chiaramente è cambiato anche l'acquirente, il quale non sceglie più sulla base di opuscolo che ti spiega la qualità del prodotto e le prestazioni o sulla base di un rapporto di fiducia decennale con il venditore , bensì sulla simpatia dell'abbanniaturi, sulla sua capacità di gridare più forte degli altri e soprattutto sua sua capacità di vendere un prodotto da quattro soldi come prodotto di qualità. Voi mi direte che questo modo di vendere il prodotto politica è scorretto, io vi dico che se vai al mercato e compri albicocche belle a vedersi ma di pessimo sapore, nessun giudice ti darà ragione ove pensassi di adirlo, perché devi essere tu che al mercato devi avere un ambulante di fiducia, più corretto degli altri. Se passi da un venditore ad un'altro sulla base di ciò che "abbannia" sei un coglione che viene raggirato, come merita, e questo elettorato assai liquido, che passa da un ambulante ad un'altro merita di essere raggirato.

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  9. C'è chi parla di "attendibilità" dei sondaggio. Io ricorderei tutte le volte che i sondaggisti hanno preso cantonate memorabili. Il vero problema è un altro. Ogni volta che vi fanno vedere i sondaggi in TV, fateci caso, compare in basso una scritta minuscola, molto minuscola che dura il tempo di un battito di ciglia, dove è scritto il numero totale dei contatti delle varie agenzie di demoscopea. Se ne avete la possibilità ed il vostro televisore ve ne dà la possibilità, fate un fermo immagine e scoprirete che:
    Il numero dei loro contatti e mediamente di 8.000/10.000 nominativi;
    Di questi nominativi, rispondono alle telefonate circa il 50%;
    Di questo 50%, NON esprime alcuna preferenza.
    Non è dato sapere le aree geografiche in cui vengono fatti questi sondaggi o altri parametri riguardanti, livello culturale, età e comprensione della politica.
    Quindi, il parere di 2.000/3.000 persone a campione in Italia dovrebbero dare il "sentment" di 60.000.000 di Italiani ? Io affermo da sempre che i sondaggi fatti in un paio di condomini e possibilmente sotto casa. NO.......non sono attendibili......

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    1. Pensa quanto sono attendibili quelli fatti da Rousseau nei quali votano alcune migliaia di iscritti, che determinano la volontà di un movimento che rappresenta milioni di elettori. E siccome parliamo di un movimento che sta al governo, quelle poche unità che votano sulla piattaforma, producono effetti sul Paese intero. Vedi il contratto con la Lega, il voto per salvare il Cazzaro dal processo ed altro ancora.

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    2. Lo dico e lo ripeto fino alla nausea,un alleanza col pd ha senso solo se si parte da pochi ed essenziali punti non negoziabili,con un governo a trazione 5s con ministri chiave 5s e con il recupero delle battaglie5s.inoltre è necessario l'azzeramento dei portavoce e loro collaboratori responsabili del tracollo dei consensi,..via Di Maio Casalino e Casaleggio e tutti i loro fedeli..Non esiste nessun leader nessun vertice...sono solo portavoce provvisori dei cittadini che li hanno eletti....oppure meglio molto meglio tornare al voto...una qualunque altra ipotesi,finirebbe per distruggere l'identità e la poca credibilità rimasta...so che non sarò ascoltato ma il Pd non è meglio della lega..anzi ha molti piu punti in comune con la lega che coi 5 s vedi ilva tav tap trivelle autonomie differenziate,agganci con banche,corruzione,ecc.ecc..quindi patti chiari o voto subito

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    3. Maurizio Alesi ti ricordo che quella piattaforma è uno "strumento interno" al movimento e devi essere certificato ed autorizzato ad usarlo. La procedura prevede la presentazione di un documento e dopo la certificazione il voto è anonimo. Ma poi, è uno strumento che non deve interessare il competitors perché l'accesso a loro e inibito. In ultimo, tutti gli esiti delle votazioni sono "certificate" da un pool di notai........sapevatelo.....

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    4. Da quella piattaforma si decidono scelte che hanno un influenza su un partito di governo e quindi riguardano tutti gli italiani. Certificati o non certificati, quella percentuale di votanti non conta nulla e viene fatta valere erga omnes.

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  10. Qualcuno ha detto che la situazione italiana è GRAVE ma non SERIA. In effetti…..

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  11. Aggiungo un principio che è un imperativo etico: rispondere alla seguente domanda: "a che serve la politica?" Lo Stato non è fine a se stesso - radice di ogni totalitarismo ideologico - se lo fosse anche la "democrazia", parola abusata, potrebbe diventare il peggior totalitarismo perché mimetizzato, come penso nel caso dell'Italia. L'Ente Stato agisce per mezzo della politica e dovrebbe agire secondo un indirizzo teleologico cioè il "fine" lo "scopo", qual è questo scopo? La GIUSTEZZA, l'equità, il bene comune...faccio degli esempi molto semplici di come dovrebbe agire la politica ONESTA: ognuno nella vita può avere il suo orizzonte esistenziale, consideriamo che qualcuno abbia quello di arricchirsi perché vede nel denaro il suo idolo...va bene... lo Stato, come il buon padre di famiglia, deve vigilare perché lo faccia onestamente ma senza pesare sulle spalle degli altri, invece se fate caso, abbiamo leggi, normative, modalità amministrative che sono concepite per impostare una società in funzione dei ricchi: consideriamo le Imposte Indirette: uno che ha una Porsche Cayenne da 100 mila € paga la benzina tanto quanto un imbianchino o un falegname che ha l'unica Panda per la famiglia e per andare a lavorare...in linea di principio moralmente il detentore della Porsche Cayenne dovrebbe pagare il carburante almeno il 50% in più, infatti, quanto consuma una tale vettura, quanta energia ce voluta per produrla, quanta ce ne vorrà per demolirla? è solo un esempio per dire cosa dovrebbe fare la politica per migliorare il l'esistenza di tutti sul VALORE VITA...gli esempi potrebbero essere tantissimi, la Svizzera sta andando verso questa direzione le sanzioni amministrative non sono uguali per tutti ma in proporzione al reddito, pure la contravvenzione per divieto di sosta, ed è sommamente giusto.

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  12. È inconcepibile che in uno Stato dove il Governo dipende dal Parlamento eletto con il suffragio universale il valore del consenso democratico possa essere influenzato dai troppi e diversi tipi di elezioni. Ancora più grave è che il risultato effettivo possa essere ribaltato dalle future intenzioni di voto basato sul sondaggio di un campione di elettori. Purtroppo, per effetto dei risultati delle elezioni europee e dei continui sondaggi, abbiamo assistito ad un capovolgimento della realtà: il M5S da forza di maggioranza relativa è stato declassato a forza di minoranza. Opinione inaccettabile in quanto, nel Parlamento, la consistenza numerica è rimasta inalterata. Questa è la realtà, il resto sono valutazioni che non appartengono alla buona Politica. Altro argomento da non sottovalutare è l’astensione dal voto che influisce sulla reale rappresentanza. L’attuale maggioranza, in crisi, rappresenta il 50.1% degli elettori che hanno votato il 4 marzo del 2018. Hanno votato il 72,93% degli aventi diritto. Gli oltre 12,5 milioni di elettori che non hanno votato rappresentano, virtualmente, il primo partito. Partendo dal numero effettivo degli elettori che hanno votato, la reale consistenza rappresentativa del governo corrisponde al 36,54% (23,85% M5S; 12,69% Lega). Poiché, in un regime democratico, la maggioranza è espressione di coloro che hanno votato, il Governo che ottiene la fiducia delle Camere è legittimato a governare. Questa logica costituzionale importantissima che garantisce la indispensabile governabilità ci porta a valutare la sostanziale differenza fra maggioranza tecnica e il valore politico della rappresentanza. La realtà numerica, per il problema dell’astensionismo, dimostra che possiamo essere governati anche da chi rappresenta la minoranza degli elettori. Se non vogliamo rassegnarci all’idea di governi di minoranza, bisogna intervenire. La Costituzione sancisce il diritto inviolabile per tutti i cittadini di partecipare attivamente alla vita politica esprimendo il proprio voto. La partecipazione rafforza il concetto di democrazia. L’indifferenza, a lungo andare, inciderà negativamente sulla qualità della democrazia indebolendola. Occorre analizzare le cause che spingono alcuni, ora maggioranza, a rinunciare al diritto di partecipare al voto. L’interesse al voto può essere ravvivato da un nuovo modo di concepire la Politica. Questo compito non può essere affidato alle sole forze politiche. Alcune forze politiche, grazie all’astensionismo, riescono a sopravvivere e, malgrado minoranza, potrebbero governare. Dobbiamo avere la consapevolezza che possibilità di incidere sulle scelte politiche aumenta con la più ampia partecipazione al voto. Un Governo suffragato da meno del 40% degli elettori, è debole. Pur legittimato dal voto parlamentare, sulle scelte importanti, deve confrontarsi con tutti. Il vero cambiamento consiste nel governare per il bene di tutti, mai contro qualcuno. Ultima considerazione, non meno importante, delle altre è mettere ordine nelle scadenze elettorali e anche dettare un codice etico, almeno per i rappresentanti del governo. Mai avremmo pensato, nemmeno per scherzo, che un ministro degli Interni avrebbe disertato la sede del dicastero per girare, in largo e in lungo, per una perenne campagna elettorale. Per non parlare del resto: tutto negativo! Ma torniamo all’ordine da mettere alle elezioni. Lasciando inalterate le scadenze delle elezioni politiche nazionali e di quelle europee, tutte le altre potrebbero essere concentrate in un solo giorno a metà mandato della legislatura. La campagna elettorale sarebbe concentrata sui problemi locali. È ovvio che i risultati confermeranno o cambieranno le realtà locali. Eventuali segnali politici potrebbero essere di stimolo per le forze politiche di maggioranza e quelle di opposizione.




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    1. Ringrazio Lorenzo Romano per avermi tolto le parole dalla bocca

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    2. L'astensionismo è il sintomo della pessima politica. Finchè avremo a che fare con l'attuale classe politica non c'è speranza che il numero di chi rimane a casa durante le elezioni, possa ridimensionarsi. Nè serve obbligare i cittadini a recarsi alle urne. Si passerebbe dall'astensione alle schede annullate con disegnini e improperi vari. Il disimpegno sarebbe esattamente uguale e non farebbe cambiare le percentuali della rappresentanza attiva.

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  13. Alla luce di quanto è accaduto oggi, le riflessioni contenute nell'articolo, trovano concretezza nella crisi innescata proprio dall'uso non istituzionale di risultati elettorali e sondaggi estranei al programma di governo e alla sua implementazione.

    Risultati di consultazioni regionali, amministrative, europee e di giornalieri sondaggi che hanno indotto a togliere la spina al governo irresponsabilmente perché si materializza in un momento particolarmente delicato sul piano economico, programmatico e politico sia sul fronte nazionale che internazionale.

    Proprio questo nefasto effetto deve indurre a riflettere sulla necessità di un ripensamento del modo in cui politica e informazione devono ritrovare l'etica indispensabile per garantire il corretto funzionamento della democrazia nell'interesse del popolo e non di minoranze.

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    1. I sondaggi sono uno strumento utilizzato quotidianamente per qualunque tipo di indagine conoscitiva. Non solo in politica. Io ricordo che quando le varie agenzie ci davano oltre il 30%, prima delle elezioni nazionali, eravamo tutti contenti e nessuno dubitava della veridicità dei risultati. Il problema è un altro e riguarda la responsabilità istituzionale di non mettere davanti al bene del Paese, gli interessi della propria forza politica.

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