mercoledì 13 marzo 2019

COMUNISTA, MARXISTA. O MARXIANO?

di Michele Ginevra - Ho letto con molta attenzione il post “Con Marx, oltre Marx” dell’amico Giovanni Lamagna e da marxista o forse marxiano, come dice lui (forse a mia insaputa) condivido in gran parte ciò che dice e sostanzialmente anche il suo approccio al marxismo. Senza volere entrare nel merito di una discussione filosofico-politica approfondita (probabilmente non ne avrei neanche la competenza) il fatto di ritenermi marxista non vuol dire pensare di riproporre oggi, nel terzo millennio, i concetti, i metodi ed in generale la filosofia che Marx proponeva per una società di fine ‘800, avente un modello socioeconomico totalmente diverso da quello dei giorni nostri. Solo un folle o un sognatore fuori dalla realtà potrebbe pensare realmente una cosa del genere. Tuttavia ritengo che i principi basilari, e soprattutto quelli che riguardano la lotta di classe, siano maledettamente ancora attuali.

Scriveva Marx nel Manifesto del Partito Comunista: “La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve, oppressori e oppressi, furono continuamente in reciproco contrasto, e condussero una lotta ininterrotta, ora latente ora aperta [...]. In Roma antica abbiamo patrizi, cavalieri, plebei, schiavi; nel Medioevo signori feudali, vassalli, membri delle corporazioni, garzoni, servi della gleba, e, per di più, anche particolari graduazioni in quasi ognuna di queste classi [...]. La società civile moderna, sorta dal tramonto della società feudale, non ha eliminato gli antagonismi fra le classi. Essa ha soltanto sostituito alle antiche, nuove classi, nuove condizioni di oppressione, nuove forme di lotta.”

Trovo queste considerazioni incredibilmente attuali. Oggi quelli che un tempo (anche non molto lontano) erano chiamati “padroni” non si chiamano più “padroni” e gli oppressi non s’identificano con “i proletari” di cui parlava Marx… ma non per questo possiamo dire che siano scomparsi. Anche oggi, nella società moderna esistono e agiscono le classi che, come diceva allora Marx, originate dalla divisione fra possidenti e non possidenti sono in lotta tra loro. Ecco io rimango classista, ed è ciò che sostanzialmente oggi mi divide dalla stragrande maggioranza di quelle forze politiche che in qualche modo hanno un riferimento a sinistra, dalle socialdemocrazie europee al nostro PD, fino al M5S compreso, che ha nel suo programma e nei suoi elettori alcune indubbie connotazioni di sinistra, tutte forze politiche comunque inesorabilmente interclassiste. Qualcuno potrebbe obiettarmi, a ragione, che il comunismo di cui parla Marx è pura utopia, quindi perché mai continuare a dichiararsi marxista? Sì, probabilmente il comunismo è un’utopia, è come uno di quei sogni irrealizzabili che spesso facciamo; vero, ma non per questo smettiamo di sognare.

Nella storia dell’umanità forse solo una volta è stato realizzato il comunismo: non certo nei paesi cosiddetti comunisti (ex Unione Sovietica, Cuba, Cina, ecc) ma nelle prime comunità cristiane, così come ci viene raccontato negli “Atti degli Apostoli”, dove non esisteva la proprietà privata e tutto veniva messo in comune e redistribuito secondo le necessità di ognuno. Naturalmente tutto ciò nella nostra società è pura utopia, se non altro perché cozza con l’egoismo insito nella natura umana. Allora perché ostinarsi ad essere comunisti e marxisti se si ha la consapevolezza di non poter raggiungere mai la realizzazione di quell’utopia? A cosa serve tanta ostinazione, per qualcuno ormai fuori dal tempo? Semplice, il comunismo per me è come voler raggiungere l’orizzonte: camminerai sempre in quella direzione, raggiungendo di volta in volta una piccola meta, avendo sempre davanti a te la linea dell’orizzonte senza mai raggiungerlo.

A cosa serve dunque tutto questo? A camminare nella giusta direzione! Ecco, tradotto nella politica di oggi, vuol dire, per quelli come me, di optare di volta in volta per quelle scelte che vanno in quella direzione, e ogni conquista intermedia lungo questo percorso è sempre un passo avanti nella giusta direzione.
Questo è il significato che do oggi al mio essere marxista e comunista.

Michele Ginevra
13 Marzo 2019

13 commenti:

  1. Credo nel marxismo come metodo di lettura della realtà , credo anche nella socializzazione dei mezzi di produzione , verosimilmente la facoltà di dare ad ognuno in funzione dei propri bisogni . Non credo più nelle organizzazioni che si autoinvestono del ruolo di detentori di verità assolute verso percorsi che non troveranno mai la fine , ma trovano spazio e motivo d’essere nel contingente . L’essere solidali oggi è un atteggiamento umano spontaneo e perniente organizzato . Dare a chi ne ha bisogno è più un dovere umano che un fine organizzativo !

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  2. Io non credo che si possa parlare ancora di classi sociali da mettere in contrapposizione tra loro. Lo stesso Marx, oggi, non sarebbe più Marx se vivesse in quest’epoca. Ha esaurito da un pezzo la sua spinta propulsiva come dichiarò Berlinguer, poco prima di morire, nel 1984. Già allora si era reso conto della società che mutava e che il PCI doveva cambiare pelle. Ritengo che non abbia più senso oggi dichiararsi marxista, leninista o trotzkista. Non perché le loro idee e i valori per cui si sono battuti siano da rinnegare, ma perché ormai appartengono alla storia, ad una fase conclusa e superata. La cultura e la società nella quale il comunismo nacque e prosperò oggi non troverebbe più l’humus per attecchire. Non esistono più i conflitti storici tra padroni e operai. Oggi non c’è più neppure una classe operaia nell’accezione comunista, intesa come una corporazione omogenea che persegue interessi comuni. L’operaio o il lavoratore di una fabbrica oggi vota indifferentemente Lega, Berlusconi, 5Stelle, PD. Ma non avverte minimamente l’appartenenza ad una categoria in lotta contra un'altra. Oggi la contrapposizione sociale prescinde dalle ideologie e riguarda il terreno dell’azione di governo. Prima se eri un disoccupato, un operaio metalmeccanico o un cassintegrato era quasi obbligatorio essere comunista. Oggi anche agli ultimi della società capita di votare a destra, e sono tanti, perché ritengono che la destra sia più affidabile della sinistra e possa dare risposte più efficaci. Così come tanti imprenditori (ex padroni) non votano più solo FI o centro destra ma anche 5Stelle o PD. Viviamo in una società in decomposizione, dove ognuno va alla ricerca del proprio benessere e quello della propria famiglia. Le classi sociali hanno ceduto il posto alle lobby che sono trasversali ai partiti e alle ideologie, superate dai tempi. Gli interessi non sono più rappresentati né da una concezione Marxista, meno che mai da quella fascista. Oggi il problema è la redistribuzione della ricchezza e l’equità sociale. Ma non è più un problema affidato al comunismo. È solo una soluzione di buon senso.

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  3. In alcune foto devo dire che noto una certa somiglianza tra i due, forse l'attacatura dei capelli o altro, non saprei dire. Non ho letto i testi di Marx e neppure quelli di Grillo quindi non posso esprimermi. Chissà forse sono simili o forse no, non saprei. Occorrerebbe studiarli a fondo, ma io non sono attrezzato culturalmente. Qualcuno di voi li ha letti?

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  4. Maurizio, premesso che il conflitto esiste, e le differenze sono molto più accentuate nel campo dei diritti e nelle scale salariali. I lavoratori oggi non si riconoscono nei cosiddetti partiti di sinistra in quanto negli anni hanno praticato politiche a favore della grande finanza e dei ceti più abbiente trascurando gli ultimi.
    Anche rispetto alla citazione di Berlinguer "dell'esperimento della spinta propulsiva" era indirizzata nei confronti della"Unione Sovietica nel 1976 e non sulla concezione socialista del conflitto di classe.
    A conferma delle scelte di campo del PCI e di Berlinguer basta ricordare i comizi davanti i cancelli della Fiat negli anni 80 e la battaglia a favore della scala mobile nei primi mesi del 1984.

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    1. Certo che il conflitto esiste. Eccome. Forse più forte di prima. Dico solo che sono cambiati i contendenti. La gente sta molto peggio di prima ma non per questo rimpiange la filosofia marxista che manco conosce. La sinistra non ha certo aiutato a mantenere vivi i valori fondanti del comunismo italiano. Ha svenduto i suoi valori facendo alleanze con il centro destra. La dichiarazione di Berlinguer sulla fine della spinta propulsiva costringeva il PCI a mutare comunque la sua azione. Era l'inizio di un nuovo percorso, più aderente ai tempi che cambiavano. Ce ne avessimo ancora di Berlinguer in giro.

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  5. Si, non è il caso di affrontare un dibattito su Marx, è meglio andare oltre lui, come dice Giovanni Lamagna, senza rinnegarlo. Però, parlare di comunismo non mi dispiace perché lo fui, lo sono e lo sarò. So anche che non è facile perché molti non capiscono o non vogliono capire. Enrico Berlinguer diceva: “Il comunismo è la trasformazione secondo giustizia della società”. Nella sua visione della trasformazione del mondo e della società, pensava che per andare verso una società più avanzata, verso una società socialista fondata sui principi di eguaglianza e libertà bisognava uscire dal sistema di sfruttamento capitalistico. Alla base e prima di tutto bisognava risolvere la questione morale affrontata con la storica intervista del 28 luglio 1981 rilasciata a Eugenio Scalfari. Enrico Berlinguer era un comunista convinto. Affermò le sue convinzioni fino all’ultimo momento della sua vita. Tracciò la via italiana al comunismo che mirava alla costruzione del socialismo nella democrazia e nella libertà, una “via diversa” sia dal socialismo autoritario sovietico sia dalla socialdemocrazia che aveva rinunciato a cambiare il sistema. Berlinguer dava grande importanza alla lotta per la pace e per il progresso dei popoli più arretrati. Distensione internazionale significava meno armamenti, quindi più risorse per aiutare i popoli più arretrati a vincere la battaglia della fame, dell’ambiente e della sovrapopolazione. Durante la mia lunga militanza nel PCI mi sono nutrito di questi ideali che non ho abbandonato. Gli ideali restano ma, in questo mondo pieno di egoismi e di qualunquismo, l’esile fiammella della speranza di vederli realizzati si va spegnendo. Oggi, su fb, ho scritto: “Guardo intorno, ne vedo tanti ma nessuno gli rassomiglia! Tutti parlano, li ascolto ma nessuno parla come lui!” Lui, Enrico Berlinguer, che diceva: “Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell'uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita”. Il mio essere comunista non mi impedisce di andare alla ricerca di una sinistra, quella del passato non tornerà più, che, oltre ad affermarla, sia capace di realizzare la giustizia sociale.

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    1. Lorenzo, c'è qualcosa che a molti di voi viene celata. Oggi Berlinguer sarebbe un attivista e quindi elettore, del M5S.

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    2. Alle olimpiadi delle minkiate lei con questo commento ha vinto la medaglia d'oro. A stracciato e distanziato anche quelli di questo blog, e non è cosa facile. cmq congratulazioni vivissime.

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    3. Sig. Gattuso non si faccia fregare il podio dal sig Bavari, rilanci. Per esempio scriva che Aldo Moro sarebbe stato anche lui con i 5 stelle, uno con Di Maio e l'altro con Di Battista. se scrive questo si riprende la leadership, che le le spetta per tutti noi lei è il numero uno.

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  6. bocca della verità13 marzo 2019 alle ore 22:54

    Sig Romano posso farle una domanda da sprovveduto quale io sono? Quando i comunisti governavano mezzo pianeta, si sono distinti maggiormente nella creazione e giusta distribuzione della ricchezza oppure hanno garantito un grado più grandedi libertà individuali e complessive?

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  7. Come fa il comunismo ad essere la giusta direzione? L'essere umano ha bisogno di differenziarsi, di libertà imprenditoriale, di sfide. Le classi fanno parte della natura umana, l'importante è non viverle in lotta ma in armonia. Se una sembianza di comunismo ha funzionato tra gli apostoli non è per la teoria del comunismo ma per l'avvenimento cristiano.

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  8. infatti abbiamo visto il pci come ha cambiato pelle!!! berlinguer era soggetto ai suoi padroni, con una povertà inttellettuale e di elaborazione. Buona continuazione.

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  9. Penso che la sfida comunista potrebbe essere riattiva recuperando il MARX più originale, originario, quindi il più etico e teorico, che parte prima di tutto dall'appropriazione privata dei beni comuni da parte dei primi "patriarchi", come richiama abbastanza bene Karlo raveli in Dimensione operaia (https://www.sinistrainrete.info/analisi-di-classe/18209-karlo-raveli-dimensione-operaia-degli-stati-popolari-sardine-ecologismo-antirazzismo-antipatriarcato.html). Per sviluppare poi il tema dello sfruttamento del lavoro, inconcepibile senza questa rottura profonda, l'alienazione originaria, che è appunto il primo passo della privatizzazione di beni collettivi. Già vari millenni orsono. Il presupposto del Capitalismo e dell'attuale Capitalocene. Peggio ancora, della dittatura tecno-feudale che ci sta somettendo ormai quasi tutti, e globalmente oltretutto.
    Sergio A.

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