martedì 8 luglio 2014

Totò Cuffaro scrittore, detenuto e Politico

Totò Cuffarodi Giangiuseppe Gattuso - "Le carezze della nenia". Così ha intitolato il suo secondo libro dal carcere di Rebibbia a Roma, dove si trova detenuto dal 22 gennaio 2011. Quasi tre anni e mezzo su sette.

Tanti gli anni inflitti con la sentenza definitiva che lo ha ritenuto colpevole di aver favorito la mafia. Lui, che da Presidente della Regione Siciliana fece stampare e affiggere migliaia di manifesti con la scritta "La mafia fa schifo". Una tragica beffa del destino.

Totò Cuffaro, però, è riuscito a conservare la dignità di Uomo. Con la piena consapevolezza del ruolo che ha avuto e di ciò che ha rappresentato. Convinto, ora come allora, della bontà della sua concezione della politica. Del suo essere sempre e comunque in mezzo alla gente, con l’enorme dose di umanità che lo contraddistingue e sempre innamorato della sua terra, la Sicilia. Nonostante le avverse e pesanti conseguenze che hanno tranciato e bloccato a vita ogni attività istituzionale. "Interdizione perpetua dai pubblici uffici". Questa la pena "accessoria" che accompagna gli anni di reclusione.

Avevo già letto con curiosità e interesse "il candore delle cornacchie", il suo primo libro dal carcere (ne ho scritto un articolo pubblicato un anno fa su PoliticaPrima). L'ho trovato molto bello e profondo. Leggibile, accorato e pieno di tante cose. Pieno di storie, pieno di vita carceraria, di sentimenti, di sofferenza. Tanta sofferenza. Mai, però, ostentata. “Il carcere è un posto che ti priva non soltanto della libertà ma soprattutto del respiro lungo della vita. Ci manca il fiato. Il carcere ti spezza il fiato”, un brano pieno di significato che mi piace riportare. Con quel libro ho riscoperto un Uomo. Ne ho apprezzato la dignità, la sensibilità rara, la cultura vasta, il rispetto delle istituzioni, al limite del sacrificio personale. Un aspetto mai del tutto evidenziato dal sistema mediatico e da quanti avrebbero avuto il dovere di fare.

Cuffaro Le carezze della nenia"Le carezze della nenia" approfondisce quel solco iniziato e ne apre altri. Emerge prepotentemente l'uomo pubblico, l'osservatore attento delle vicende nazionali e siciliane, e riemerge ancora tutta la sua passione per la Politica: “Scienza della libertà, del servizio per l’altro, dello stare insieme”. Che mai, mai finirà.

E va oltre Totò. Va incontro ai sentimenti, li scandaglia, li affetta, ne ricerca le ragioni profonde. Offre tutto se stesso, senza riserve e reticenze. Parlando a cuore aperto della sua vita, di ciò che era e di ciò che è diventato. Le sue parole sono come una telecamera nascosta all’interno di un luogo inaccessibile alla gente ‘normale’, un reportage sulle condizioni e la realtà carceraria realizzato dal ‘vivo’. E per superare i limiti angusti e invalicabili del carcere, immagina di volare per vivere il sole, il cielo tutto intero e non limitato dagli alti muri del rettangolo dell’ora d’aria. “Il carcere - dice Totò - causa sofferenze per la privazione della natura, l’aria, la luce, il sole”…per l’impossibilità di igiene adeguata, per le malattie, per l’alimentazione insufficiente, colpa, anche questa, della crisi economica. Il sovraffollamento aggrava tutto questo, accelera il deterioramento fisico e psichico, e inasprisce i conflitti.

La vita in carcere diventa così una supina accettazione e i diritti una concessione, una ricompensa, e la preservazione della dignità una difficile utopia. “Le carceri sono luoghi dove si fanno le prove di come si possa far degenerare un uomo… un mondo chiuso, aggressivo nei confronti della dignità dei suoi ospiti, che devono essere veramente motivati per non vedersela degradare e morire ogni giorno”. I detenuti sono costantemente mortificati e istigati alla cattiveria. Il risultato è il fallimento della ri-educazione e re-immissione nella società.

Spazia nella sua esistenza, Totò, ricorda l’amore intenso verso il padre, la tenerezza e i consigli, fin quasi a soccombere quando fu ‘costretto’ a scegliere Raffadali, il suo paese, per la chiusura della campagna elettorale che lo consacrò Presidente dei siciliani. Ricorda le sue origini, le strade, la piazza, i giochi, i compagni, la campagna e i suoi fichidindia.

Ma ciò che rimane impressa è la voglia di continuare, la speranza per la vita che sa di dovere ancora percorrere.

Nel libro c'è altro. C'è il rapporto fortissimo con la fede, la religiosità, la Chiesa, i cui rappresentanti “dovrebbero fare di più per difendere i principi fondamentali”. C'è il carcere con le sue regole inflessibili, gli spazi ristretti, le privazioni, le vessazioni. Il rischio sempre incombente di perdere la dignità. E ci sono le piccole cose che fanno amaramente sorridere. Come il limone tagliato al controllo d'ingresso che gli aveva portato Giacoma, sua moglie, dalla campagna, perché "potrebbe contenere droga", così come l'origano bloccato perché potrebbe contenere "fumo".

Ma c'è un pezzo particolarmente interessante nel libro. Totò ha interamente trascritto il primo capitolo di un manoscritto, diviso in parti e nascoste separatamente, ritrovato nella stanza-cella adibita a spazio per lo studio. È la storia di un detenuto sconosciuto: Cristaldo B., che durante il suo lungo soggiorno a Rebibbia ha voluto testimoniare la sua vicenda senza mai rivelare la vera identità. Si tratta di un professore universitario degli anni successivi al ’68. Un cittadino libero pensante arrestato insieme ad altri attivisti e alla sua compagna di vita Ester, per “attentato contro la sicurezza e l’integrità dello stato”. Un processo farsa e 20 anni di carcere. Un manoscritto per denunciare la bugia del carcere ri-educatore, e le nefandezze della giustizia, una testimonianza assolutamente da non perdere. Ester si tolse la vita alla vigilia della sentenza, che per lei sarebbe stata assolutoria. La morte per conservare in eterno l’amore, la libertà e la purezza. Nel libro c’è anche la lettera, bellissima e struggente. Per chi volesse leggerla basta cliccare qui.  

Totò dice che si sta prodigando per trovare le altre parti del manoscritto per farcele conoscere. Per tornare ancora sull’argomento della condizione carceraria perché la società deve rimediare alla diseducazione del carcere, al dramma della solitudine, al trattamento ‘bestiale’ riservato ai detenuti al punto di richiedere, paradossalmente,  l’intervento e la tutela delle Associazioni Animaliste. Che spesso hanno dimostrato di saper difendere molto meglio i diritti degli animali.

Totò Cuffaro è stato condannato per favoreggiamento aggravato alla mafia e rivelazione di segreto d’ufficio. Sta scontando 7 anni di carcere. Un’enormità. È sottoposto al regime del cosiddetto 4 bis, detenuto socialmente pericoloso, e non può essere ammesso a nessun beneficio diversamente da tutti gli altri detenuti, compresi gli ergastolani. E tutto questo concellando con un colpo di spugna la sua trentennale attività politica e sociale alla luce del sole. Vorrei e potrei scrivere ancora. Molto di più. Ma non sarebbe più un articolo e tedierei oltre misura la pazienza dei lettori.

Voglio, però, prima di concludere, riportare un estratto delle parole scritte, in occasione della richiesta di affidamento ai servizi sociali, poi, incredibilmente negata, negata, da un giornalista tosto, Pietrangelo Buttafuoco (clicca per leggere il testo completo) il 9 ottobre 2013 su Il Foglio: “Totò Cuffaro ha chiesto l'affidamento ai servizi sociali. Se tutto va per il meglio, Totò, - il caro Totò, il nostro Totò, il dolcis­simo Totò - potrà tornare a casa per consumare così i sette an­ni di condanna facendo quello che lui sa fare meglio: fare il bene”.

E Totò, infatti, tra quelle mura, quelle sbarre e quei catenacci, continuerà, così come farà quando finalmente sarà libero, quello che sa fare meglio: fare il bene.

Giangiuseppe Gattuso
08 luglio 2014         

P.S. Come ho fatto in occasione del mio precedente articolo su “Il candore delle cornacchie”, consiglio vivamente di leggere “Le carezze della nenia”. È veramente un buon libro. Serve a capire meglio, a  rilfettere su una questione, come le carceri, troppo poco attenzionata dai nostri politici più attenti, invece, ai sentimenti di ‘pancia’ dei cittadini. Ma la Politica e lo Stato hanno il dovere di porre rimedio ad una situazione vergognosa che grida vendetta. Il sovraffolamento, le ristrettezze, i soprusi, le angustie, le ingiustizie, spesso subite dai detenuti non possono essere lo specchio di un Paese civile.
E la storia di Totò, che è anche storia di un pezzo di Sicilia, dovrà servire anche a questo.
Il tempo servirà a lenire le ferite. E la giustizia dovrà tornare a trionfare.

Dal retro di copertina:
Al «detenuto ignoto»
Nella solitudine della mia cella condussi la mia battaglia, vincendola, per dimostrare che il carcere ri-educatore non è una verità ma una leggenda. Scrittori, artisti, santi, condottieri, sovrani e migliaia di uomini illuminati di ogni epoca hanno conosciuto il carcere e i magnifici effetti della sua sana ri-educazione. Molti di loro hanno avuto la possibilità di sopravvivere a se stessi e al carcere, finendo per sempre nei libri di storia. Proverò anch'io a far sopravvivere Cristaldo B., ergendo, con queste sue memorie, un sacrario al «detenuto ignoto». Scriverò a memoria e ricordo di tutti quelli che hanno vissuto anonimamente la leggenda del carcere ri-educatore e che, grazie ad esso, si sono avvicinati alla conoscenza del vero significato della vita.

Totò Cuffaro

37 commenti:

  1. L'ho letto, molto interessante, forse un bel pò di politici dovrebbero fare questa esperienza ma poi una stanca di dire sempre le stesse cose a gente che poi va a votare sempre le stesse persone e ti passa l'entusiasmo e ti senti impotente davanti a tanta stupidità

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  2. caro Giangiuseppe, mi dispiace, ma io tutte queste virtù in quest'uomo, giustamente condannato , non riesco a trovarle:
    Riesco a stento a vedere uno scaltro, furbacchione, che cerca di vendersi per quello che non è mai stato, non ha nemmeno ammesso le sue colpe e cerca do accreditarsi come una vittima di una persecuzione (almeno il nano malefico lo fa senza ipocrisia) lui, da furbacchione, non si scaglia contro chi lo ha condannato, ma insinua, si contorce, dice e non dice, in perfetta sintonia con la condanna....
    Mi dispiace, ma io non credo ad una sola parola di questo ipocrita , colluso, scaltro, oscuro personaggio.

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  3. Cuffaro non mi ha mai convinto della bontà delle sue scelte politiche, mascherate da plateale e ostentata affettuosità verso il "popolo siciliano", quindi, non leggerò i libri di Cuffaro. Mi basta quello che scrivi tu su di lui e su i suoi libri, Giangiuseppe, per capire. Cuffaro descrive ciò che vive e quello che vede in carcere. Non bisognava aspettare i suoi libri per sapere che le carceri italiane "fanno schifo", ma restano quelle che sono. Utilizzo questa espressione sintetica proprio perchè è la stessa espressione che ha usato Cuffaro nei confronti della mafia. Cuffaro, all'apice della sua carriera politica disse e fece scrivere : "la mafia fa schifo",ma, aggiungo io, resta quella che è. Un giudizio che sottende un gusto e un sentimento negativi che, però, non esprimono una scelta di campo avversa alla mafia. Questo è il punto, caro Giangiuseppe. Questo è il nodo che Cuffaro non ha mai sciolto. Per il semplice fatto che, Cuffaro ha fatto, a suo tempo, una scelta pro-mafia, che non ha mai cambiato. Una scelta di contiguità con la mafia, se non addirittura, di appartenenza occulta. Solo questa contiguità, o appartenenza occulta, ha potuto portare Cuffaro all'apice della politica siciliana. In Sicilia è così da sempre: chi vuole il successo in politica deve avere il benestare, o il sostegno diretto, della mafia ai suoi più alti livelli di comando. A quei livelli, cioè, che sono esclusivo appannaggio della borghesia mafiosa. E Cuffaro, questo sostegno, l'ha avuto, è inutile girarci intorno.

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    1. condivido il ragionamento di Salvatore

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    2. il commento del signor papa è livoroso e ci fa schifo quello che dice. Meglio pulirsi la bocca prima di parlare. Ma forse il cervello del signor papa non è ben collegato con l'anima ed il cuore. Vile è infierire su un uomo sofferente.

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  4. Totò un uomo totalmente cambiato. Ha pagato duramente i suoi eventuali errori. Spero che venga restituito al più presto ai suoi affetti familiari.

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  5. Ho letto l'articolo...bravo mio caro amico...abbiamo lo stesso pensiero....un abbraccio...andrò a comprare il libro...con vero piacere...Totò io non l'ho conosciuto di persona ma a pelle ho sempre sentito che era un politico con tanta dignità... che hanno cercato di distruggere...ma quando uno ha dignità...tutto accoglie con dignità "anche 7 anni di carcere duro.....

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  6. Apprezzo il coraggio di Giangiuseppe di leggere, con serietà ed attenzione, i libri scritti da Cuffaro in carcere e di riferirne il contenuto ed i suoi commenti personali.
    A me personalmente riesce molto difficile "capire" che cosa "c'è veramente da capire" nella storia di Cuffaro in carcere.
    Intendiamoci, non ho alcun pregiudizio in tale questione.
    Credo che i punti di riflessione siano due: la vita carceraria in generale, e la singolarità che in carcere, quasi duro, vi sia finito un politico di primissimo piano come Cuffraro.
    Sulla prima cosa, direi che la vita carceraria "deve essere dura" proprio per incutere quel timore necessario ad indurre i cittadini alla massima attenzione verso il rispetto della legge e le proprie responsabilità. Altrimenti il carcere non avrebbe alcun senso.
    Sulla seconda, e cioè che un politico importante sia finito in carcere, credo che sia un segnale forte che la giustizia alla fine arriva,e può fare molto male. Anche questo deve servire ad essere il più umile e prudente possibile quando si è "in alto". Mi consola aver visto in carcere altri politici del calibro di Cuffraro; Scajola, Dell'Utri, Cosentino, etc..
    Tutto sommato la giustizia arriva.
    Non so cos'altro aggiungere.
    Comunque riconosco ed apprezzo la dignità con cui Cuffaro sta affrontando questa triste vicenda personale.
    Sono sicuro che quando uscirà da Rebibbia, farà parlare molto, e credo anche bene, di sè,
    Avrà molto da dire e da fare. E lo dirà e lo farà.
    E credo che ne avrà anche il pieno e legittimo diritto civile e morale.

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  7. Bella e commovente recensione su un libro ma soprattutto su un uomo. Per riflettere sulla bestialità delle carceri italiane.

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  8. Apprezzo il coraggio di Giangiuseppe di riferire e commentare i libri scritti da Cuffaro in carcere a Rebibbia.
    Personalmente mi riesce difficile formulare delle opinioni in merito.
    Penso che sia giusto che la vita carceraria sia dura, perchè ciò deve servire ad incutere il giusto timore a non finirci dentro quando fuori si hanno grosse responsabilità, grande potere, enorme consenso. Serve ad essere il più umili e prudenti possibile, a non sentirsi intoccabili.
    In secondo luogo, trovo giusto che lo stesso regime sia inflitto a tutti i detenuti a parità di reati e di condanna. Non possono e non devono impietosire le circostanze per cui un detenuto sia stato un uomo pubblico molto potente.
    Comunque non conosco nel dettaglio le vicende processuali.
    Apprezzo la grande dignità con la quale Cuffraro sta scontando la sua pena.
    Sono sicuro che quando uscirà avrà molte cose da dire e da fare. E le dirà e le farà. Ne avrà tutto il pieno diritto di farlo.
    Non sottovaluterei il fatto che, adesso, Cuffrao non è più il solo grande politico in carecere, ma visoo finiti anche: Scajola, Dell'Utri, Cosentino, e tanti altri.
    Dunque , niente mi sembra come prima o come una volta.
    E questo mi sembra una cosa buona e giusta.

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    1. Scusa Pasquale, perchè secondo te ci vuole "coraggio" a riferire e commentare i libri scritti da Cuffaro in carcere? Ti sembra una cosa tanto sconveniente?

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  9. Mi dispiace cherisultano pubblicati due miei commenti quasi simili.
    Il fatto è che il primo pensavo fosse andato perduto perchè, al momento di inviarlo, è scomparso dal video con segnalazione "error".
    Probabilmente vi è stato un problema tecnico di sovrapposizione di vari commenti inviati.
    Per questo motivo l'ho riprodotto.
    Mi dispiace.

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  10. Francesca Cottoni
    Ho letto l’articolo scritto da Giangiuseppe Gattuso sul libro di Totò Cuffaro, e sicuramente il libro sarà molto interessante.... e tornando in Italia lo comprerò. Ma ciò che volevo dire è altro. Molte volte chi scrive lo fa in un modo che non tutti riescono a seguire. Giangiuseppe devo dire che scrive bene, in maniera semplice e tutti possiamo seguire con facilità. Purtroppo non siamo tutti professori ..... e anche lui dovrebbe scrivere un libro...., sicuramente bello da leggere.

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  11. Vogliamo considerarlo un martire? Uno che comunque ha goduto del potere ed ha fatto tanto bene indubbiamente ma solo per la propria "clientela" ! Potrei apprezzare la dignità nello scontare la pena se evitasse di mostrarsi una vittima....in fondo di tratta di una condanna definitiva, magari eccessiva, ma la valutazione non spetta ai suoi amici!

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  12. Che il carcere rieduchi a reinserirsi nella societa' e' una bufala. Per reinserire i detenuti bisogna farli lavorare pagando il loro lavoro in modo che, finita la reclusione, abbiano i soldi per inziare un'attivita' lavorativa autonoma. Qualche politico dice che bisogna costruire nuove carceri per evitar il sovraffollamento. Io, invece, dico: "Benedetti quei politici e quei sindacalisti degli Stati che non hanno bisogno di molti poliziotti, di molti tribunali, di molte carceri". Il miglior rimedio contro qualsiasi problema e' la prevenzione; concetto valido contro i reati che aumentano con la disoccupazione (non tutti, per fortuna, son disposti a suicidarsi per fame!) e con la cosiddetta "crisi" attuale e lunga. Bisogna affrontare la globalizzazione ricominciando dall'art. 4 della Costituzione: "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro E ATTUA LE CONDIZIONI CHE RENDANO EFFETTIVO QUESTO DIRITTO". Per attuare queste CONDIZIONI e per la ripresa economica-sociale-morale, non c'e' di meglio che attuare i principi evangelici-morali-economici di Don Luigi Sturzo, grande italiano di Sicilia. Il risorgimento economico-occupazionale-morale-sociale e' possibile ed urgente. Per quanto riguarda Toto' Cuffaro, non ho seguito il processo; non sono un giurista, ma ritengo strano il reato di associazione esterna alla mafia. In una societa' inquinata, dalla Sicilia alle Alpi, e' facile, in campagna elettorale, mani di mafiosi, sconosciuti al candidato. Quel che in Val Padana in termine geometrico si chiama tangente e si addolcisce con "bustarella", dalle mie parti, Panormus, in termine piu' colorito si chiama pizzo e mafia, purtroppo. Dalla pizza al pizzo il passo e' breve. Armando Pupella - Palermo.

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  13. L'articolo del presidente è molto bello, lo condivido, andrò a procurarmi il libro di Cuffaro e lo leggerò.
    Tuttavia questo mio commento prenderà spunto da un commento , più che dall'articolo stesso.

    Ho letto le parole biliose trasudanti odio che Salvo Papa ha riservato a Totò Cuffaro, parole come “scaltro, furbacchione, ipocrita, colluso, oscuro”, ma, più che queste parole, mi ha disturbato il concetto secondo cui il fatto che Cuffaro non si sia scagliato contro i giudici che lo hanno condannato sia dovuto non all’accettazione dignitosa della sentenza e al rispetto delle istituzioni ma al tentativo di accreditarsi come vittima di una persecuzione giudiziaria, insinuandosi e contorcendosi. Detto in parole povere, Cuffaro è uno che non può avere un minimo di dignità nemmeno quando accetta la sentenza di condanna senza protestare, figuriamoci se si fosse scagliato contro i giudici che lo avevano condannato. Questo il Salvopapa pensiero, che non è il mio, in quanto questo modo di pensare mi fa schifo.
    Pensi piuttosto il Papa a queste esatte parole di Roberto Saviano: “Il centrosinistra ha responsabilità enormi nella collusione con le organizzazioni criminali: le due regioni con più comuni sciolti per mafia sono Campania e Calabria. E chi le ha amministrate negli ultimi 12 anni? Il centrosinistra”
    …e a queste altre, sempre di Saviano: “Roberto Maroni? Sul fronte antimafia è uno dei migliori ministri dell’Interno di sempre. Ho sempre fatto riferimento alla tradizione che fu della destra antimafia: Paolo Borsellino si riconosceva in questa tradizione”
    Io invece credo che l’accanimento giudiziario contro Totò Cuffaro ci sia stato. A me risulta che mentre l’ex presidente della regione stava già scontando i sette anni di carcere comminatigli dalla Cassazione presieduta dall’ineffabile giudice Antonio Esposito, quello stesso della sentenzia Mediaset (questa cosa mi sembra strana e mi indurrebbe ad approfondire la questione perché comincio a vedere in contorni di una macchinazione globale contro la destra italiana), la procura di Palermo ha nuovamente processato Cuffaro per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Una cosa vomitevole, che soltanto una magistratura accecata e obnubilata da pregiudizi politici duri come macigni avrebbe potuto escogitare in barba alle leggi vigenti in Italia. E infatti, La Corte d’appello di Palermo si è scagliata contro la Procura su questo caso. Sono infatti severe le motivazioni della sentenza con la quale la Corte ha confermato l’assoluzione dell’ex presidente della Regione Totò Cuffaro dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il gup Vittorio Anania aveva già sancito il proscioglimento basandosi sul principio che nessuno può essere giudicato due volte per lo stesso reato (“ne bis in idem”), visto che l’ex presidente della regione sta scontando una pena a 7 anni per favoreggiamento con l’aggravante mafiosa.
    Secondo i giudici di secondo grado la decisione della Procura di Palermo di riproporre nei confronti di Totò Cuffaro l’accusa di concorso in associazione mafiosa, mentre l’ex presidente della Regione Sicilia era già a giudizio per favoreggiamento per gli stessi fatti, “si pone in aperta DISSONANZA rispetto alle REGOLE DI LEGALITA’, ordine ed economia del procedimento, che non possono prescindere dalla salvaguardia dei criteri di razionalità, certezza, immediatezza e concentrazione del giudizio e della relativa decisione”.
    Come dice il direttore, ci sarebbero altre cose da dire, ma io come commentatore non posso andare oltre, perché il mio commento è già troppo lungo.

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  14. Caro Giangiuseppe Gattuso, ho letto attentamente il tuo articolo, come sempre puntuale e rigoroso come sono tutti i tuoi articoli. Mi dispiace non aver seguito la vicenda Cuffaro per farmi una mia idea. Penso e spero che la magistratura, non abbia preso un abbaglio nel condannarlo. Non so quindi esprimermi. Cio non toglie che possa leggere il suo libro. La condizione delle carceri è stata portata all'attenzione di tutti sia da parte dei radicali, sia di altri partiti non da ultimo anche dal Papa Francesco. Cercherò di informarmi meglio sulla sua personale responsabilità.

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  15. al di là delle ragioni e della verità,al di là della giusta o ingiusta condanna subita da Cuffaro ,al di là delle responsabilità,Giangiuseppe fa emergere egregiamente ciò che vive l' uomo Totò ,nel tormento intimo e dignitoso della sua condizione carceraria ,giorno dopo giorno.Il libro( che non ho ancora letto) è esaminato con grande sensibilità e profondità di giudizio e ,al di là della figura politica contempla profondamente l'aspetto umano pietosamente degradato dalla durezza della condizione in cui il carcere riduce un Uomo!

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  16. La testimonianza di affetto, stima e profondissima amicizia che Giangiuseppe esprime nei confronti di Cuffaro da l'idea chiara di quanto di buono e di bello possa esserci nel cuore di un uomo, quello appunto del nostro direttore.
    L' articolo e quindi il libro di Cuffaro dovrebbero fare riflettere tanto sulla condizioni delle carceri italiane.
    Decine di migliaia di poveracci sono sepolti vivi, di questo spero ci si voglia occupare e su questo si voglia intervenire.
    Di Cuffaro si è già detto tutto, non mi sento di aggiungere altro, se non il fatto che abbia tenuto sempre un atteggiamento composto e dignitoso.
    Personalmente credo che l'ex presidente della regione abbia pagato e stia pagando un prezzo altissimo per le sue responsabilità, e se nei suoi confronti, ma soprattutto nei confronti di migliaia di detenuti lo stato avesse un atteggiamento più umano e meno vendicativo ne sarei felice.
    Concludendo nessuna apoteosi nè di Cuffaro nè tantomeno del cuffarismo, ma un appello alla sensibilità generale affinchè ci si ricordi che nelle carceri ci stanno uomini che vanno aiutati e rispettati cosa che nessuno fa, a meno che non sia un colletto bianco.

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  17. Ho letto con attenzione e serietà l'articolo che hai scritto dopo aver letto il libro pubblicato da Toto Cuffaro. Debbo convenire che hai colto il dramma dell'uomo che tu hai saputo descrivere con semplicità. Hai evidenziato, le qualità umane la profondità, del pensiero, la vasta cultura. Hai parlato dello stato delle carceri, la durezza della pena, sei stato geniale nell'inserire l’idea che anche un carcerato ha un cuore, una anima, un cervello. Il nostro non è un anonimo carcerato se fosse stato cosi il tutto si sarebbe chiuso con i soliti bla, bla, bla. Hai fatto rilevare che il politico sta scontando la pena comminata dalla giustizia per gli errori compiuti. Quando hai rilevato la qualità dell'uomo si rumpiu u telefunu -- Gli uomini di pensiero si sono scatenati paroloni discorsi profondi che per un cittadino della periferia, che vuole capire qualche cosa, è cosa migliore lasciare le cose come stanno. Il carcerato non deve avere sentimenti non deve soffrire se non ha la famiglia gli amici vicini se non può essere vicino ai più derelitti, se non può dare speranza coraggio a chi chiede aiuto. Mi chiedo perché tanta rabbia tanto livore. Forse per una promessa non mantenuta? Parafrasando IL SOMMO POETA--- che prima di pubblicare LA DIVINA COMMEDIA disse porterò i panni a lavare al fiume ARNO. Anche noi prima di pubblicare o scrivere dovremmo sciacquarci la bocca con la varechina prima di ,,, e se è ,,,

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  18. Non ho ancora letto l'ultimo libro di Toto' Cuffaro, ma lo farò presto, non foss'altro per la stima che ho sempre avuto nel politico Cuffaro e adesso, spogliato dal potere non indifferente che amministrava, dell'Uomo Cuffaro.
    Sfiderei chiunque a mettersi nei suoi panni e a mantenere la stessa dignità che caratterizza l'Uomo Cuffaro, un uomo privato dell'affetto dei suoi cari, la moglie, i figli, la propria casa, la propria vita..
    Io ci ho provato ad immaginarlo ed è terribile, il solo pensiero mi fa star male.
    Un uomo che uccide può anche farsene una ragione, accettare le sofferenze sol perché ha causato sofferenza ad altri, ma Toto' è li dentro da più di tre anni senza aver mai ucciso nessuno, per un reato di cui non ci sono prove certe, e per il quale si è dichiarato sempre innocente.
    E già, non c'erano altri modi per eliminare dalla scena politica, con l'interdizione dai pubblici uffici, il più potente concentratore di voti siciliani di tutti i tempi, non aveva rivali, e questo lo sapevano tutti.
    Mi rammarica che la giustizia sia scesa a questo livello, mi chiedo come faccia Toto' a credere nelle istituzioni, ancora dopo tre anni e mezzo di carcere, da qui si vede che è un grande, e lo sarà sempre.

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  19. Totò ...come tutti noi un prodotto della nostra terra, è vero che vivendo in Sicilia diventa più facile stringere la mano o baciarsi con un mafioso, ma questo può essere perdonato al cittadino comune ..Totò ha ricoperto ruoli che gli richiedevano un po' più di attenzione ...poi una cosa sono le strette di mano (e non redo proprio che Totò sia stato condannato per questo) e un'altra cosa è quel "bene" che si pensa di fare (bene che spesso diventa male per chi a causa di quel bene ne subisce un danno) ...poi bisogna guardare bene a chi viene fatto quel "bene" e per quali interessi.
    Politicamente Totò ha cercato sempre come restare a galla e per anni è rimasto fermo all'assessorato dell'agricoltura sia con il centrodestra che con il centrosinistra ...poi da un probabile sindaco di Palermo di centrosinistra divento il presidente della Regione Sicilia di centrodestra ...certo ha accettato con dignità la condanna, ma mi chiedo cosa doveva o poteva fare di diverso??? ...per finire credo che più che manifesti o dichiarazioni contro la mafia servano modelli di vita e comportamenti esemplari e su questo spesso alcuni politici sono stati e continuano ad essere sordi!!!

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  20. Totò Cuffaro non ho avuto la fortuna, o sfortuna, di conoscerlo. Ne ho sempre sentito parlare come di una persona molto socievole e vicina alla gente. Non so se è responsabile sul serio di tutto ciò per cui è stato condannato. So, però, che si è comportato molto bene sia durante il processo che anche dopo da quando è in carcere. Non gli hanno nemmeno concesso i servizi sociali come l'ultimo dei delinquenti e peggio di chi ha commesso omicidi. Ma questa è la legge, molto strana e forse applicata peggio.

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  21. Ho letto sia il primo libro di Cuffaro e adesso sto leggendo il nuovo. Mi sembra che il secondo sia la continuazione del primo, anche se in questo trovo e si nota moltissimo, l’accentrare e prestare più attenzione verso l’uomo come detenuto. Ovviamente concordo perché' i detenuti in carcere non scontano solo la loro pena, ma vengono privati della loro stessa dignità, purtroppo ancora oggi il carcere ha la sua dura legge. Altro passaggio importante, e mi ha colpita parecchio, è stata la pubblicazione della lettera di Ester dove si evincono tutti gli stati d’animo di colei che scrive. Se letta con attenzione fa accapponare la pelle. Penso che lo scopo di questo secondo libro è di far prestare più attenzione alla gente detenuta all'interno delle carceri, perché ne lo stato ne i politici di turno se ne occupano abbastanza.

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  22. Non ho letto, purtroppo, “Le carezze della nenia”, il libro scritto da Totò Cuffaro, così bene recensito dal nostro Direttore,che spero poter leggere presto. Mi dissocio dai commenti contrari a quanto esposto da Gattuso, perché ritengo chi li abbia scritto non ha letto attentamente ed abbia valutato molto superficialmente l’articolo. Il Direttore, almeno credo, non è entrato nel merito della condanna inflitta a Totò Cuffaro, e non ha commentato la sentenza, ma ha voluto commentare la storia di un uomo che è in carcere e vive una condizione di restrizione della sua libertà personale in un momento, tra l’altro, di sovraffollamento carcerario contrario al dettato della costituzione: Egli ha messo in risalto lo stato di sofferenza umana con i suoi problemi, la sua tragedia, vissuta da un uomo nei suoi momenti e sentimenti particolari. Il non aver capito questo, e per di più specularci sopra, mi sembra particolarmente grave.

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  23. Mi dispiace di poter rispondere solo adesso, quindi con 2 giorni di ritardo, alla domanda di Nino Pepe. Per il momento sono molto impegnato in alcune faccende familiari.
    Caro Nino, ho usato la parola "coraggio" per aggettivare la scelta del nostro Direttore Giangiuseppe a pubblicare questo articolo per esaltare il suo grande spirito di amicizia, umanità e tensione morale che lo ha indotto senza indugio a trattare ancora una volta la vicenda di un uomo pubblico molto noto, ma anche molto criticato.
    Dunque, Gattuso ha deciso di scrivere lo stesso, pur sapendo che si sarebbe attirato tante forti critiche.
    Per questo parlo del suo coraggio.
    respingo invece l'altro aggettivo da te usato, cioè "sconveniente", perchè non l'ho usato in quanto non l'ho neanche pensato.
    Insomma, ribadisco il mio concetto.
    Cuffaro è in carcere per gli effetti di una sentenza passata in giudicato. Se è vero quello che tutti diciamo pubblicamente quando facciamo i nostri sermoni di rispetto della legalità e delle istituzioni, e quindi di rispetto della magistratura depositaria unica e suprema di questi valori, e allora non possiamo attaccare la magistratura solo perchè ha punito un nostro "amico" o "leader".
    Vero è che la magistratura ogni tanto commette "errori giudiziari", e che questi quasi sempre vengono ammessi e riparati troppo tardi, ma ciò costituisce delle sporadiche eccezioni, non sono la norma quotidiana.
    Pertanto, "dura lex, sed lex". Ritengo, alla luce di tutto quello che è stato scritto su tutti i giornali, che Cuffaro, comunque, qualche "sbaglio" lo ha fatto, magari senza rendersene conto considerato che il potere quasi "monarchico" che reggeva può dare le vertigini a chiunque, inducendolo ad abbassare la soglia minima di attenzione e prudenza.
    Pertanto, quando si sbaglia dobbiamo pagarne il prezzo. E Cuffaro lo sta facendo, ripeto con grande ed indiscutibile dignità. Lui stesso non si lamenta delle decisioni della sentenza.
    Altro discorso è invece quello della sua perdurante detenzione in carcere. Ritengo eccessivo che rimanga ancora in carcere. Potrebbe benissimo, quanto meno, passare agli arresti domiciliari, se non ancor meglio ad una libertà vigilata.
    Quello che, secondo sentenza, ha commesso, lo ha già commesso, non potrebbe mai più ripeterlo.
    La sua vita politica ed istituzionale è ormai irrimediabilmente distrutta.
    Gli rimane solo quella familiare e privata, ed eventualmente qualche apparizioni televisiva in qualche Tg.
    Perchè negargli questa ipotesi?
    Forse, penso, molti, anche troppi, hanno ancora paura che Cuffaro fuori possa riprendere "quota" politica, certo non da eletto, ma da "eminenza grigia" dietro le quinte, e forse anche non troppo dietro le quinte, visto che sta pagando e con dignità il suo prezzo alla società.

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  24. Giangiuseppe, ho "scorso" il tuo articolo e lo trovo bello ed interessante, peccato che il soggetto è un personaggio che , secondo me, non lo merita affatto! Scusa la mia franchezza ma... Cuffaro è un politico implicato in "storie" di mafia e la sua colpevolezza è stata provata e per questo ... condannato! Ormai è di "moda" diventare scrittori e,dal carcere, dare di sé un'immagine redenta e angelica! Scusa la franchezza... ma ormai la ns politica è inguardabile e vergognosa quindi... basta con il buonismo inutile e patetico!

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  25. Probabilmente la preoccupazione di molti benpensanti è che il carcere non è servito a distruggere il personaggio Cuffaro. E la sua ostinata voglia di non uscire di scena, fondamentalmente, come uomo "libero" e "pensante", fa ancora paura. Nessuno osa immaginare cosa potrà fare Totò fuori dal carcere e che tipo di influenza politica sarà capace di diventare. Forse anche contro la sua stessa volontà. Sulla condanna e sulle reali prove di cui si parla a volte senza avere minimamente approfondito la questione è meglio sorvolare. Chissà, forse un giorno, ci si dovrà ricredere.

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  26. Per me Cuffaro resta una persona perbene. Un politico di primo livello se posto al confronto con lo squallore della classe politica attuale, fatte le debite eccezioni.

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  27. "Tintu quannu unu è malu vistu ra quistura, ma cu nun ha fatti nenti a vicaria nun na può ca usciti"

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  28. Ho letto l'articolo e faccio i miei complimenti a Giangiuseppe, ho letto i commenti e per qualcuno di questi mi sono contrariato. L'articolo pone l'attenzione sulla situazione carceraria e sullo stato d'animo di chi ha scritto il libro e quindi (a mio modesto parere) lasciarsi andare a commenti poco dignitosi sullo scrittore è fuori luogo. È vero in Italia si è innocenti fino a condanna definitiva (così è stato per Cuffaro) intervenuta quella non c'è altro che scontare, se di condanna, la pena. Sin qui nulla da ridire se non chiedere a chi ha le prove provate, come lascia intendere qualche commentatore, di spiegarcele per far si che anche noi possiamo convincerci della giustezza della sentenza. Qualche altro scrive che si informerà sulle effettive responsabilità e mi viene naturale chiedere con chi aspettando fiducioso la risposta. Il tribunale e la Cassazione in maniera un pò confusionaria (non dico illegittima ma confusionaria) hanno condotto questo processo sino alla conclusione che tutti sappiamo e tutti, principalmente l'imputato, dobbiamo accettarla. Dobbiamo accettarla ma come cittadini di libero pensiero possiamo non condividerla e in molti non la condividiamo, siamo forse mafiosi pure noi? Non gli vengono concessi i benefici di Legge perchè non si è dichiarato colpevole, ditemi se questa è una giusta motivazione per uno che ha subito una durissima condanna ( più severa di quanto aveva chiesto la Procura Generale). Lo si vuole processare nuovamente per la stessa accusa e qualche giudice di Berlino ha stabilito che non si può "Ne bis in idem" non due volte per lo stesso reato. La rieducazione del carcere, vorrei chiedere, a qualche luminare, come dove e quando. Cuffaro è stato condannato per associazione esterna alla mafia, per divulgazione del segreto d'ufficio, è stato interdetto dai pubblici uffici per tutta la vita, è stato radiato dall'albo dei medici, gli stanno togliendo il vitalizio (per il quale ha pagato oltre venti anni di contributi) MA COME FARANNO A RIEDUCARLO SE QUANDO USCIRÀ DALCARCERE SARÀ IL SIGNOR IGNOTO? Ignoto nel senso che non avrà una professione autonoma e che con questi precedenti io datore di lavoro non vorrei sentirne neanche l'odore. Gli è stato negato l'affido ai servizi sociali, è rimasto da solo in cella a Pasqua mentre i suoi tre compagni, delinquenti con condanne definitive, hanno avuto il permesso. Detto tutto questo è giusto che ognuno abbia una propria convinzione e la mia non è critica nei confronti di nessuno ma un invito, per chi vuole, a riflettere anche se poi si rimane nelle proprie posizioni.

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  29. Capisco bene le reazioni di pancia, le battute superficiali, a volte anche l’acredine. Ma ho voluto esternare quello che ho colto, ribadendo le mie convinzioni sull’uomo. Totò ha fatto errori. Ha ritenuto di fare il Presidente della Regione più con il cuore che con la razionalità necessaria. Non ha posto barriere di protezioni alla sua persona, non aveva recinti intorno, la sua attività era palese. Ha, con ogni probabilità, affidato a persone discutibili parte della sua vita e ne ha subito le conseguenze. Non è bastato il suo essere ‘vero’ uomo di fede e nemmeno l’avere affidato la Sicilia alla Madonna. Ma, lo confermo, Totò Cuffaro è una persona di grande bontà, generoso, amabile, ricco di sentimenti veri e profondi, con una grande passione per la Politica. Un ‘amico’ della mafia non può essere tutto questo. La giustizia, però, questa nostra giustizia, ha detto altro. E una scientifica operazione demolitoria del personaggio ha fatto il resto. Condannato definitivamente per favoreggiamento alla mafia. Sette anni di cui oltre la metà scontati. Ma per lui nient’altro. Non merita altre agevolazioni, non ne ha diritto. Troppo pericoloso. Al punto che il tribunale di sorveglianza non ha concesso l’affidamento ai servizi sociali. Giusto. Non ha collaborato. Deve continuare la rieducazione, espiare l’intera pena. È accanimento tutto ciò? La magistratura sta amministrando vera giustizia? I dubbi sorgono forti. Mi pare ci sia una preoccupata, eccessiva, voglia di severità. Da ostentare. Per dimostrare al popolo che con la mafia non ci può essere alcuna tolleranza. Ci voleva il caso Cuffaro per dimostrarlo.
    Per maggiori approfondimenti, e per chi ancora non lo sapesse:
    (clicca per leggere l’articolo) Mimmo Miceli, amico di Cuffaro e coinvolto direttamente nella vicenda, (condannato a sei anni e mezzo per concorso esterno alla mafia) è libero. Il tribunale di sorveglianza lo ha affidato ai servizi sociali.
    (clicca per leggere l’articolo) Antonio Borzacchelli coinvolto anche lui nella vicenda (condannato in primo grado a 10 anni) a luglio 2013 è stato assolto dalla Corte d’Appello di Palermo e definitivamente dalla Cassazione nel gennaio 2014. E buona giustizia a tutti.

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  30. io non lo conosco dice il presentatore del libro ed io dico; non lo conosco ed eravamo compagni di collegio, lui si mi conosceva perché era più piccolo di me e in collegio era così. Dopo ci siamo incontrati e le sue attenzioni nei miei confronti e nei confronti di tutti erano commoventi. Due + due fa quattro e non è possibile che lui è stato accusato di una cosa che non era nella sua natura. Un amico del tribunale mi ha detto che aveva sbagliato difesa, può darsi ma tutto ha l' aria di una persecuzione verso un cristiano e Cristo gli somiglia molto. Quello che dice Giangiuseppe me lo dice un prete io dico che l'insegnamento di Don Bosco ha inciso tanto in lui da fargli accettare , come S. Paolo sull'autorità, quello che un buon cittadino deve accettare dallo stato fino all'estremo sacrificio. Bravo Totò e ti bacio sulla guancia come i miei amici mi chiedevano per scherzo di fare con lui. Ma le anime pure un momento di slancio avvolte la pagano cara ciao a presto Vincenzo Filippone da Geraci

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  31. Complimenti per l'articolo... descrive con parole chiare un uomo che ama la sua terra, che con tanta dignità stà scontando la sua pena, mentre altri politici altrettanto collusi si stanno stendendo al sole, godendo della libertà...! In quanto alla mortificazione della dignità di un uomo in carcere di cui parla Cuffaro io non so se si riferisce a persone che stanno scontando pene minori... perché c’è gente che non meriterebbe nemmeno di entrare in un tugurio, immaginiamo chi uccide un bambino o lo violenta gli vogliamo restituire la sua dignità? O gli vogliamo dare i confort di un hotel a 5 stelle? Finiamola di fare i buoni con chi buono non sarà mai!

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