lunedì 13 giugno 2011

Lsu e lavoro. Gli ultimi.

di Giangiuseppe Gattuso - Se ne parlava da tempo. Era una questione mai affrontata seriamente e quasi sempre lasciata per ultima. Come se ci fosse qualcosa da nascondere. E infatti centinaia, diverse centinaia, forse migliaia di "precari", per tanto tempo non si è mai riusciti a sapere con certezza la reale entità del fenomeno, restavano a casa inutilizzati percependo comunque l'assegno di 530 euro.
Sono il frutto della cosiddetta circolare 331 del 1999 del D.lgs 280 del 1997. Una opportunità che consentiva a enti pubblici e privati, associazioni, cooperative, parrocchie, e chi ne ha più ne metta, di presentare progetti di utilità collettiva, accrescendo, se ce ne fosse stato il bisogno, l'enorme numero di precari a carico della Regione Siciliana. 

Negli anni, grazie a diversi interventi legislativi e accordi, tutto questo personale ha, comunque, trovato una collocazione più o meno dignitosa. Oltre 4800 nell'Amministrazione regionale, oltre 22.550 nei comuni e nelle provincie, e poi negli ospedali,  nelle Aziende Sanitarie e altro. Per i figli della circolare 331 e del Dlgs 280, invece, non si è riusciti a trovare una soluzione che consentisse, almeno, di svolgere un lavoro. Niente. Restavano a disposizione di cooperative e parrocchie o semplicemente, a casa. Comunque la si guardi, e da tutti i punti di  vista, una vergogna. Una situazione da fare arrossire chi, in questi lunghi anni, ha gestito l'enorme platea del precariato in Sicilia

Ma ciò che desta ancora scalpore è la pervicace incapacità di rendere veramente "utile" questa enorme massa di lavoratori. Ognuno con la loro storia, la loro dignità e, spesso, professionalità e voglia di lavorare. Invece assistiamo continuamente a carenze nei servizi essenziali dei comuni, di difficoltà a tenere aperti i musei nei giorni feriali e, non sia mai, nei periodi feriali e festivi quando i visitatori accorrerebbero numerosi. E poi, ancora, carenza di personale negli uffici amministrativi tanto da ricorrere a professionalità esterne, incredibile ma vero. 

Ecco il problema. Manca una precisa e forte volontà a rendere questi lavoratori, e spesso anche quelli di ruolo, una risorsa preziosa per la comunità. A creare, per esempio, opportunità per l'utilizzo e la pubblica fruizione dell'enorme patrimonio di beni artistici e monumentali. O, ancora, opportunamente formati, per svolgere attività di assistenza sociale nei confronti di tantissimi anziani soli e spesso abbandonati.
Insomma, le occasioni sono tantissime, le esigenze altrettante, ma ci vuole la volontà di agire. La forza e la voglia di risolvere un problema per troppo tempo lasciato incancrenire. I sindacati, così come i politici e gli amministratori, hanno l'obbligo di cambiare quanto si è finora fatto. Inutile e dannoso rincorrere le solite vecchie soluzioni.

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