giovedì 16 giugno 2011

Dopo i referendum del 12 e 13 giugno 2011

di Giangiuseppe Gattuso - Risultati inequivocabili. Massiccia presenza ai seggi, quasi il 55%, compreso il calcolo degli italiani all'estero. Quasi il 95% il risultato dei si. Errori di valutazione e strumentalizzazioni.
Sono i tratti salienti di una consultazione elettorale che, al di là, del merito dei quesiti ha determinato, forse, la svolta decisiva della politica italiana. Più delle elezioni amministrative, che avevano già fornito un quadro piuttosto chiaro del malumore e della voglia di cambiamento sempre più presente nella società.
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Il Governo, è fuori di dubbio, ha subito una sconfitta. Ancora una. Prima ha sottovalutato l'importanza dei quesiti, dopo ha pensato di risolvere la questione inserendo la moratoria sul nucleare, e, in ultima analisi, la speranza che il quorum non raggiungesse il 50% più uno. Errori tutti in fila senza nemmeno la capacità di recupero in finale.

Adesso non vogliamo e non possiamo entrare nel merito dei problemi sui quali ormai il popolo ha deciso: Niente più nucleare. Niente legittimo impedimento. Niente intervento dei privati nella gestione dell'acqua. Niente remunerazione economica del capitale investito nella gestione dell'acqua stessa.
Come vediamo le questioni sono molto complesse e dubitiamo ci sia stata consapevolezza piena nelle decisioni prese. Nei prossimi mesi e nei prossimi anni valuteremo gli effetti di queste decisioni. Ma tant'è.
Resta da capire come sia stato possibile affrontare un momento di sana e massiccia partecipazione democratica con tanta superficialità senza coglierne i significati più profondi e senza avvertire, per tempo, quale era il vento che soffiava forte. 
Le dichiarazioni dei politici sono state infinite. Sia di chi ha creduto sin da sempre nella battaglia referendaria sia di chi ha voluto strumentalizzare il risultato. E tutti in coro: "Il Governo si deve dimettere. Non ha più la fiducia degli italiani". Dubitiamo che ciò accada e siamo certi, invece, delle urgenze che dovranno essere affrontate e sulle quali i nostri politici farebbero bene a impegnarsi con tutta la forza di cui sono capaci. Vedremo e speriamo.



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