venerdì 8 settembre 2023

VOCE DAL SEN FUGGITA

di Torquato Cardilli - Orazio ci aveva insegnato “nescit vox missa reverti”, cioè, “la parola detta non sa tornare indietro”. Motto ripreso in versi da Metastasio: “voce dal sen fuggita poi richiamar non vale”. Come dire, con una figura retorica, che la freccia scagliata non torna mai indietro nell’arco. Il colpo sbagliato della freccia può essere corretto da quella successiva, ma la parola improvvida, mendace, fuori le righe non può essere corretta.

I politici sembrano aver dimenticato questo insegnamento e, calpestando il dettato costituzionale che li obbliga alla disciplina e all’onore, fanno a gara nel dire stupidaggini o falsità, seguite a volte da penose, umilianti, retromarce che non cancellano l’errore.

Di fronte alle critiche o alle risate del mondo i gaffeur si auto smentiscono, negando addirittura la registrazione sonora, in modo puerile e goffo scusandosi senza convincere nessuno.

Sono personaggi che utilizzano un lessico rozzo, senza pretese, confezionato per la propria base elettorale, infarcito di bugie, di frasi fatte e di proclami in puro stile populista. Da parte sua il mondo dell’informazione, abituato alla riverenza, raramente avanza le critiche per le figuracce di questa destra sguaiata, degne di essere spernacchiate, per gli abbondanti strafalcioni linguistici, storici, politici, giudiziari. Se volessimo metterli in fila non basterebbe un’enciclopedia.

Incominciamo con il primo ministro, in politica da trent'anni, chiedendoci chi sia veramente Giorgia madre. Cristiana, italiana, patriota ecc.

Alla scuola di Berlusconi, di cui è stata ministro, ha imparato come vendersi all’elettorato ogni volta con un look nuovo; ha votato tutte le leggi ad personam pro-Berlusconi, compreso il legittimo impedimento e la più vergognosa sciocchezza che Ruby fosse la nipote di Mubarak, ma anche ogni taglio ai settori più importanti scuola, sanità (favorendo il settore privato), infrastrutture. Ha votato anche per il MES, per la legge Fornero (detestata dal suo alleato Salvini), per il pareggio di bilancio, anche se dice di esserne contraria, per lo scudo fiscale, per lo “svuota carceri” che ha rimesso in libertà più di 7mila detenuti e contro il taglio alle pensioni d’oro.

Era nella maggioranza nel 2003 quando Berlusconi adottò formalmente la convenzione di Dublino, che obbliga il paese di primo approdo (cioè, l’Italia) a trattenere i migranti sul suo territorio nazionale, ma ora continua a sbraitare contro l'immigrazione.

In un comizio ai suoi elettori con un’incerta cultura ha sostenuto che il nomade in quanto tale deve “nomadare”; sul terreno della neolingua è stata subito surclassata dal vicepremier che improvvisandosi miglior linguista ha sostenuto che migrante è un gerundio.

Ciò nonostante, ha vinto le elezioni, e circondata da una corte dei miracoli è salita, secondo le regole, sul ponte di comando della nave Italia.

Ha dimenticato di colpo l’assurda promessa di distribuire 1.000 euro a tutti con un click, ha messo subito in pratica un decreto anti-rave contro i giovani, contro le manifestazioni degli studenti e lisciando il pelo agli evasori ha definito le tasse come pizzo di stato. Anche su questo argomento l’alleato leghista non ha voluto restare indietro e ha fatto subito il contro canto sostenendo che il cittadino è ostaggio dell’Agenzia delle entrate. A memoria d’uomo non si è mai verificato che un presidente del consiglio ed un ministro formulassero accuse così becere e stonate contro lo Stato e le sue articolazioni fiscali.

Predicava l’importanza dei legami con la Russia e rinfacciava a Biden (citato per nome) il peso delle sanzioni ed ora è ligia alla sudditanza, fervente sostenitrice della guerra a fianco dell’Ucraina.

All’opposizione blaterava sulla necessità della cancellazione delle accise girando uno spot in cui denunciava che il 60% del costo della benzina veniva incamerato dallo Stato, ma ha lasciato vive le accise; ha insultato i poveri offrendo una carta della miseria di un euro e mezzo al giorno, ma allo stesso tempo è stata prodiga nell’approvare l’acquisto di armi (per 1 miliardo) e missili diretti all’Ucraina (per 800 milioni), i contributi alle società di calcio (per 600 milioni), le mancette mille proroghe (per 400 milioni), oltre a vari condoni.

Le sono bastati pochi mesi per finire incagliata contro l’ostacolo dell’immigrazione. Dopo la sceneggiata del Consiglio dei ministri a Cutro non ha trovato il tempo di un attimo di cordoglio per rispetto delle vittime e conforto dei sopravvissuti, ma è volata subito con il codazzo in Lombardia per festeggiare il compleanno del suo vice.

Le promesse di adozione di misure salvifiche tipo blocco navale per fermare l’invasione da sud e stroncare i traffici di carne umana, o le minacce di sfracelli tipo la pacchia è finita contro l’Europa “che dovrà fare i conti con noi”, erano discorsi forti che hanno fatto presa sulle classi meno attrezzate a percepire la vastità delle bugie, delle promesse fasulle, delle sparate da “capitan Fracassa” che sono state nascoste e sepolte subito dopo il voto.

In parlamento, in occasione del voto di fiducia, ha giocato la carta ad effetto evocando il nome di Mattei per associarlo in una svolta definita “epocale” di politica estera ad un piano di cooperazione dell’UE con l’Africa che non si fida più dell’Occidente, rapinatore e sfruttatore delle sue ricchezze.

Ha fatto più volte la spola con le capitali del Maghreb, da ultimo insieme alla presidente della Commissione europea von der Leyen e al primo ministro olandese Rutte, per firmare solennemente un memorandum d'intesa con la Tunisia incentrato sul controllo delle frontiere cui corrisponderanno sostanziosi aiuti economici. Impegno che da entrambe le parti non è di immediata attuazione (lo si è visto con gli sbarchi continui arrivati a 4000 in 48 ore) visto che dovrà essere ratificato da tutti i paesi dell’Unione.

Il Presidente del Senato, in una trasmissione radiofonica, che è diventata virale e subito inserita nelle gag dei comici, ha conferito al plotone di SS, obiettivo dell’attentato di via Rasella nel 1943, il titolo di pensionati musicanti della banda di polizia tedesca (mimando la gestualità di chi suona la chitarra).

Lo stesso autorevole personaggio, senza riguardo per la carica rivestita, non sa tenere a freno la lingua e interviene su ogni argomento. Nell’irresistibile smania di apparire sui mezzi di informazione si è azzardato a parlare da avvocato e da giudice per assolvere il figlio accusato di violenza sessuale.

Il Ministro della giustizia, accusato di scarsa sorveglianza dei detenuti dopo il suicidio di una donna nel carcere femminile di Torino ha fatto l’incauto e offensivo paragone con i criminali nazisti morti suicidi durante il processo di Norimberga, nonostante la stretta vigilanza della polizia militare americana.

Il cognato d’oro, ministro dell’agricoltura, quello che strillava sul blocco navale e che parlava di sostituzione etnica, alla riunione di Rimini ha detto con sicumera che i poveri mangiano meglio dei ricchi. Per questo d’ora innanzi vedremo anche l’élite industrial-affaristica fare la coda della Caritas per un pasto. Sempre lui, come Mandrake, ha promesso di fare arrivare mezzo milione di immigrati che il suo collega vicepremier già ministro dell’interno voleva rimpatriare, senza esserci riuscito.

Il ministro del mare afferma che la tutela dei confini è la priorità contro la misera tratta dei disperati e che è ora di dire basta alla retorica buonista. Caspita che prova di coraggio!

La ministra del turismo, in confusione per i guai finanziari di Visibilia e per il suo contenzioso con il fisco, ha dichiarato che sulla questione emigranti il Governo ha vinto perché sta facendo quello che aveva promesso agli elettori. Chissà se i cittadini italiani se ne sono accorti.

Il ministro delle imprese per ribattere alle proteste sul caro benzina se ne è uscito con una topica colossale sostenendo che senza le accise la benzina costa meno in Italia rispetto agli altri paesi europei. Come dire avete ragione è lo Stato che vi succhia i soldi, come aveva recitato in uno spot televisivo la premier. Ed ha aggiunto che, se fossero tolte le accise, sarebbe necessario reperire 13 miliardi con nuove tasse.

Il ministro dell’interno, già noto alle cronache per aver definito come carico residuale un gruppo di scampati al naufragio e salvati da una ONG, manco fossero sacchi di carbone, ha inanellato una serie di figuracce, una peggiore dell’altra: ha accusato i genitori dei bambini morti in mare come esseri irresponsabili, colpevoli di aver imbarcato i figli in un viaggio pericoloso. Poi ha rincarato la dose sentenziando che lui, educato alla responsabilità, sarebbe rimasto nel suo paese. Dulcis in fundo, ha promesso la luna dicendo ai migranti che non devono partire perché "l’Italia li andrà a prendere" (?!?).

Il Consiglio dei ministri per stroncare il fenomeno dei migranti e dei trafficanti ha decretato un aumento della pena fino a trenta anni di carcere, con l’aggiunta dell’impegno da sceriffi western, di andare a cercare ogni trafficante in capo al mondo. Provvedimento del tutto inefficace, valido solo come cortina fumogena per nascondere l’incapacità di gestire un fenomeno che non è emergenziale, ma strutturale e che ci vedrà meta, nei prossimi anni, di milioni di profughi e migranti.

Il ministro della istruzione prima si è travestito da pedagogo del Cinquecento esaltando il valore dell’umiliazione nella crescita della personalità e poi ha redarguito una preside che ha indirizzato una lettera di storia e diritto costituzionale agli studenti in occasione del 25 aprile Festa della Liberazione nazionale.

Il ministro della cultura ha rivendicato in Dante il fondatore della Destra, scimmiottando Mussolini che braccato dalla resistenza prima di fuggire si preoccupava di metterne in salvo le ceneri.

Il ministro per gli affari europei dal momento del giuramento ha sempre rassicurato gli italiani che tutti gli obiettivi del PNRR sarebbero stati raggiunti, ma arrivato al dunque ha ora dovuto abbassare la cresta e ammettere che alcuni progetti non saranno attuati.

Gli ha fatto eco il ministro dell’economia che esprimendosi sulla prossima legge finanziaria ha messo le mani avanti per dire che non si potranno effettuare tutte le promesse della campagna elettorale (30 miliardi), ma forse nemmeno la metà.

Il ministro dello Sport con una mancanza di tatto ha criticato pubblicamente un giocatore che aveva fatto coming out nell’ammettere la sua omosessualità.

So che questa carrellata non è esaustiva ma per non farla troppo lunga posso concluderla con un riferimento alle gaffe del first gentleman le cui esternazioni hanno avuto un’eco internazionale anche sulla stampa estera: ha iniziato con lo rispedire indietro nella foresta nera il ministro tedesco della sanità che aveva fatto una critica al sistema turistico italiano ed ha finito con ritorcere il biasimo per lo stupro di Palermo sulla vittima e non sul lupo aggressore.

Torquato Cardilli

08 settembre 2023

3 commenti:

  1. L'autore ha rendicontato "fatti" che nella loro sostanza, per quanto si voglia essere indulgenti, fanno arrossire chi non si sente rappresentato da questa compagine che sembra in competizione per chi la spara o la fa più grossa. Inoltre l'autore si scusa di non aver inanellato il resto dei florilegi che, comunuque, restano per confermare ulteriormente la citazione di apertura che, in siciliano, suona con "A megghiu parola è chidda ca 'un si dici" (F.Salvatore)

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  2. Ci sará sempre un "sé" nella vita del compagno consorte, sarebbe lí se non fosse il compagno della meloni, mediaset lo avrebbe assunto a prescindere se non fosse il consorte della premier? parla perché é "coperto"? e se non fosse il "principe consorte" se se, troppi se e non lo sapremo mai.

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  3. Credo ci sia poco da fare. Gli elettori, la maggioranza di chi è andato a votare ha determinato la nascita del governo con Giorgia Meloni Presidente del Consiglio. Madre, cristiana e patriota, si capisce che la cosa mi fa ridere. E ce la terremo fino alle prossime elezioni, accetto scommesse. Sostengo da sempre che il popolo ha sempre ragione, pure quando afferra cazzi in aria come in questo caso. E ciò che scrive Torquato Cardilli con precisione e consapevolezza rispecchia la situazione nella quale ci troviamo. Cognati, sorelle, amici stretti e principe consorte costituiscono il nucleo vero di governo. Mai nella prima repubblica qualcosa di simile.
    Non ci resta che pregare e sperare in qualcosa di meglio.

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