domenica 14 marzo 2021

LA POLITICA (e non solo) RIACQUISTERÀ VALORE QUANDO SMETTEREMO DI SCHIERARCI E IMPAREREMO A “METTERCI NEI PANNI DEGLI ALTRI”

di Lorenzo Vecchia - A volte penso che io e Maurizio Alesi diciamo più o meno la stessa cosa, ma in maniera diversa. Lo ringrazio perché questo dibattito è interessante, e a mio avviso lo è a prescindere dalla contingenza storica, e anche al di fuori del mero ambito della politica in sé e per sé.

Comunque, per esplicitare meglio il mio pensiero, provo a chiarirlo così. Nel "lavoro" del commentatore politico (che a mio avviso dovrebbe essere proprio di ciascun cittadino, in quanto componente della polis) si possono distinguere tre/quattro fasi: 1) L'analisi-ricerca (su come sono andate le cose); 2) L'approccio, ovvero le modalità, tecniche e soggettive, con cui si compie la ricerca); 3) La conclusione, ossia "la constatazione del fatto appurato"; 4) Il proprio giudizio-opinione.

L'analisi e l'approccio adottato devono essere liberi da pregiudizi, ovvero improntati sull'onestà intellettuale: le mie idee personali, il mio credo, non mi devono influenzare, e su questo siamo tutti d'accordo.

In merito alla constatazione del fatto, io penso che per oggettivi che si possa essere, per completa che possa essere la ricerca, qualcosa può sempre sfuggire, e il fatto che ho appurato possa non costituire la verità assoluta, e avere qualcosa che si nasconde, dietro un'apparente evidenza.

Mi spiego meglio: io ho fatto la mia ricerca in maniera obiettiva e onesta (senza prevenzione), giungo a una conclusione secondo me obiettiva, ma non è detto che sia così perché qualcosa magari mi è sfuggito. Non si tratta di disonestà intellettuale, ma di margine di errore possibile. È così sempre. E qui si inserisce il dubbio. Più o meno si procede così anche nel campo della ricerca scientifica.

Faccio un esempio "terra-terra", per capirsi. Un amico smette di punto in bianco di salutarmi e cercarmi. Conclusione: mi ha "tradito". Non è più un amico. Non ne vuole più sapere di me. E allora nemmeno io di lui. Mi domando il motivo, ma non ne trovo alcuno di davvero valido. Fa niente, cavoli suoi. Però forse dovrei anche chiedermi se c'è qualcosa che mi sfugge. Magari dopo qualche tempo scopro che è in pericolo di vita, lo hanno minacciato, e nel tenermi alla larga cerca di proteggermi, di non coinvolgermi… La sua amicizia non è affatto finita, è raddoppiata.

Non so se l'esempio calzi a pennello, ma tradotto… significa che magari Beppe Grillo ha fatto certe scelte per ragioni che a noi sfuggono, che un giorno forse sapremo, o magari le ha fatte con tutte le buone intenzioni, senza doppi fini, per “proteggerci”, e un giorno scopriremo che aveva ragione lui. O magari la ragione stava a metà strada.

In sostanza, l’obiettività del giudizio-opinione dipende da noi e dalla nostra onestà intellettuale, ma è cosa diversa dall’obiettività della ricerca e dall’evidenza del fatto appurato, che non dipendono solo da noi, perché magari ci sono aspetti che ignoriamo, o che non riusciamo a cogliere (e non per nostra cattiva volontà o per pregiudizio…).

Dunque, il beneficio del dubbio è sempre l'arma migliore per capire. Poi, certo, c'è il momento appunto dell'opinione e del giudizio: e questi devono essere obiettivi e intellettualmente onesti, e rifarsi ai dati e fatti che abbiamo in mano, non a quello che magari c'è dietro e non conosciamo. Però che ci possa essere qualcosa che non sappiamo… non lo possiamo dimenticare!

Non mi sono sottratto al giudizio nemmeno io, l'ho espresso anche in maniera netta. Ma esprimo il giudizio più sotto forma di domanda, che non di convinzione drastica. Perché voglio che chi mi legge non sia influenzato dal mio "schierarmi", bensì possa interrogarsi a sua volta, a partire dalle mie domande-riflessioni, e giungere a farsi un'idea sua, sulla base delle loro elaborazioni.

Questo è per me fondamentale, ai fini della crescita culturale di tutti. Non voglio condizionare gli altri, preferisco stimolarli a ragionare per loro conto. E non è vero che ogni porcheria diventa opinabile. Al contrario.

Si prenda l'esempio del Renzi d'Arabia, porcheria assoluta. La maggioranza lo giudica male, ma conosco tantissime persone che lo difendono (anche una ministra, mia concittadina, e moglie di una persona che conosco benissimo e che apprezzo). Siamo schierati su due fronti contrapposti. Opposizione netta. Ma se è vero, come è vero, che Renzi è indifendibile (e questo è il mio pensiero, e lo dico chiaro e tondo), secondo voi aiuto gli altri a comprendere questa cosa elencando i motivi per cui Renzi è indifendibile, oppure insinuando dentro di loro il dubbio che abbia anche qualche ragione, e andando alla ricerca di queste ragioni? Che poi in questo caso ragioni non se ne possano trovare… meglio! Ma io aiuto la gente a capire se confronto le ragioni di una parte e quelle dell'altra, non se mi schiero apertamente con le ragioni "vincenti", anche se so a priori che queste sono vincenti.

Lo schierarsi tout-court porta a "confronti-scontri" sterili. Solo il ragionare senza schierarsi facilita la conoscenza. La politica è in crisi anche per questo: perché tutti si schierano e fossilizzano sulle proprie posizioni e non accettano quelle altrui. Pure le relazioni sociali sono in crisi per questo: non siamo più capaci di "metterci nei panni degli altri"…

Lorenzo Vecchia
14 Marzo 2021

8 commenti:

  1. Il caso dell’amico che non saluta merita certamente prudenza nella valutazione del perché e del per come questo sia accaduto. Intanto perché non si conoscono giustamente le ragioni, che vanno indagate, né l’antefatto. Ma in politica tutto è molto più leggibile e nulla è misterioso o accade per caso. Se un partito dice, a più voci e pubblicamente agli italiani, che non farà mai una determinata cosa e poi, dopo qualche ora, (non dopo un mese in cui il quadro politico potrebbe essere cambiato), fa l’esatto contrario, non mi chiedo: oibò che sarà mai successo al M5S; chissà quale nobile ragione che a me sfugge ci sta dietro a questa giravolta. No. Per leggere questo atteggiamento c’è solo una chiave di lettura: Grillo e Di Maio, dopo il colloquio con Draghi hanno rivalutato i vantaggi di entrare nel suo governo e calcolato gli svantaggi di stare all’opposizione. Non può realisticamente venire in mente un'altra ragione o un intento nobile. Se il M5S fosse stato davvero convinto dell’esigenza di entrare in un governo, a prescindere da Conte, per il bene del Paese e per “controllare il nemico” lo avrebbe dovuto sapere e dire fin dal primo giorno dell’apertura della crisi. Ma così non è stato e tutto è cambiato nel volgere di una notte. Questo mi sembra un tipico caso da manuale in cui schierarsi sia doveroso senza se e senza ma, e senza preoccupazione di esercitare condizionamento nei confronti di nessuno. Ognuno ragiona con la testa sua e, dopo aver sentito un'opinione ne sentirà un’altra di segno opposto facendosi la propria idea. Qui non c’è nessun pregiudizio o faziosità ma la lettura di un fatto incontrovertibile, la negazione del quale (quella sì), sarebbe un pregiudizio al contrario. Su ogni cosa si può insinuare il seme del dubbio ma questo non può e non deve toglierci il diritto (e il dovere) di schierarsi e dire da che parte stiamo. Meglio affrontare il rischio di riconoscere un errore postumo che vivere in mezzo al guado senza certezze. Io la penso così, nel pieno rispetto delle posizioni del bravissimo Lorenzo

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  2. Grazie per il costruttivo confronto. Giusto che ciascuno mantenga le proprie convinzioni. Io credo che "il senza se e senza ma"… non sia mai possibile nelle "faccende umane". Naturalmente mi fermo qui, non penso sia il caso di andare oltre, l'argomento è per me sempre interessante ma non vorrei che diventasse stucchevole per quanti seguono il blog e leggono. Grazie ancora e… arrivederci ad altre occasioni di confronto!

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    1. E' stato un positivo e costruttivo confronto. Le posizioni sono abbastanza delineate e potremmo fermarci qui. A presto, e al prossimo dibattito.

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  3. La Politica è bella perchè è varia. Ma anche perchè è passione e voglia di fare per il bene delle comunità. E io sono uno di quelli che ritiene la Politica un'arte e un sentimento insiti nell'essere umano in quanto tale. Per questo è normale e giusto che chiunque può e deve impegnarsi in questo senso. E nello stesso tempo informarsi per avere consapevolezza di ciò che avviene e potere esprimere un giudizio.
    Ovviamente, come dice bene Lorenzo Vecchia, per potere esprimere un giudizio serio esente da condizionamenti bisognerebbe "metterci nei panni degli altri" per vedere l'effetto che fa. Purtroppo lo si fa raramente e ciò è causa delle tante posizioni diverse su un dato argomento e su una scelta compiuta da chi è preposto a certe funzioni. Io sono un inguaribile ottimista e credo che alla fine tutto finirà per il meglio. Almeno spero.

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    1. Per quanto mi riguarda, ho espresso il mio giudizio nel merito, mettendomi nei panni degli altri (leggasi M5S), cercando di comprendere le ragioni che li hanno spinto ad una scelta, a mio avviso, inopportuna e inadeguata. Ne ho dedotto quanto ampiamente illustrato in numerosi articoli e commenti.

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  4. Io credo che mettersi nei panni degli altri sia utile ed anche necessario, per comprenderne le ragioni e il pensiero, specie in politica. Ma poi ci sono i fatti, quelli che in quanto tali, non sono soggetti ad interpretazioni o valutazioni diverse da quelle che appaiono ed effettivamente sono.
    Se un politico dichiara con assoluta vanta le sue certezze, motivazioni, intenzioni e posizioni morali sulle quali chiede anche si mobiliti la fiducia dei cittadini e poi, nei fatti fa esattamente l'opposto, non rimane molto da discutere o da comprendere.

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  5. Antonio Gramsci nella rivista “La città futura” pubblicò un manifesto politico e morale contro gli indifferenti che rimane attuale anche oggi. Il manifesto si chiude con questa affermazione: “VIVO, SONO PARTIGIANO. PERCIÒ ODIO CHI NON PARTECIPA, ODIO GLI INDIFFERENTI”. Chi ama la politica non può essere indifferente. Pur essendo schierato sente il bisogno di confrontarsi con gli altri. In un confronto finalizzato a spiegare le proprie e capire le altrui opinioni non bisogna essere prevenuti. Bisogna analizzare i fatti, della propria parte e di quella avversaria, e se ci sono errori avere l’onestà intellettuali di ammetterli.

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