venerdì 30 settembre 2011

Italia in difficoltà

La lettera TRADOTTA IN ITALIANO«C'è l'esigenza di misure significative
per accrescere il potenziale di crescita»FFffFAdesso è aaaasddsdadreea
Adesso è tutto molto più chiaro. Il contenuto della lettera della Banca centrale europea, del 5 agosto 2011, inviata al nostro Primo Ministro è stato reso noto. E le difficoltà ci sono tutte. L'Italia e veramente in grosse difficoltà. Come strozzata, da una crisi internazionale incontrollabile e dalle carenze strutturali interne che si sono accumulate negli anni. Il colpo è duro.
Non si era mai visto un intervento così forte e perentorio quasi a dettare l'agenda di governo con i provvedimenti da prendere e pure con le modalità e i tempi. La Bce ha, sostanzialmente, chiesto provvedimenti per aumentare la concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della qualità, misure fiscali più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l'efficienza del mercato del lavoro. I banchieri europei, e il nostro Mario Draghi, hanno invitato il governo italiano a fare ciò che avrebbe dovuto già attuare per sua stessa natura: Liberalizzazioni dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali, privatizzazioni su larga scala.

E poi la riforma della contrattazione salariale collettiva con accordi al livello d'impresa. La revisione delle norme su assunzione e licenziamento dei dipendenti, un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e l'attivazione di politiche attive per il mercato del lavoro in grado di facilitare la riallocazione di risorse verso le aziende e settori più competitivi.
Vengono indicate, ancora, misure più rigorose per il sistema pensionistico e aumento dell'età. E poi, cosa molto pesante e delicata, una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, e, se necessario, riducendo gli stipendi. Tutto questo il prima possibile, e per decreto legge. 

E per finire, misure per una revisione dell'amministrazione pubblica per migliorare l'efficienza e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Uso sistematico di indicatori di performance (soprattutto nella sanità, nella giustizia e nell'istruzione). 
E, non poteva mancare, l'esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni enti intermedi come le Province
Insomma siamo sotto tutela. Non da parte di un'Europa a guida politica ma da parte della Banca centrale che ne fa le veci. E chissà che per il nostro Paese, che va come un'auto in controsenso in autostrada, non sia la guida migliore. 

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1 commento:

  1. Forse la via più semplice sarebbe quello di dimezzare le rappresentanze di tutte le Istituzioni (Camera, Senato, Regioni, Provincie, Comuni, Circoscrizioni, Comunità montante etc. etc.). Ma forse perchè troppo semplice non si prende in considerazione, d'altronde tutti quelli che rimarrebbero fuori dove li piazzerebbero ? Forse come memnbri esterni negli Uffici di Gabinetto dei vari ministri e assessori ???
    Meditate gente, meditate.
    GIUSEPPE A.

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