mercoledì 13 agosto 2025

LA SOVRANITÀ DELL'ITALIA. QUESTA SCONOSCIUTA

di Giovanni Caianiello - Tra illusioni, manipolazioni, pochi uomini coraggiosi e tanti millantatori. Sovranisti pochi, tutti gli altri solo a parole e camerieri nei fatti. In Italia, i veri sovranisti, nazionalisti animati da onor di Patria, si sono contati sulle dita d'una mano. Tutti gli altri si limitano alle parole: nei fatti si rivelano invece servili, camerieri al servizio di interessi stranieri, saliti al potere non per mera convinzione popolare, ma per volontà, beneplacito e imposizione delle potenze angloamericane.

La popolazione, ignara o indifferente, continua a dividersi lungo le vecchie linee ideologiche di destra e sinistra, strumenti obsoleti ma ancora efficaci nelle mani di burattinai e burattini. Una potentissima macchina mediatica composta da TG, giornali, opinionisti, influencer e politici compiacenti, plasma l’opinione pubblica in cambio di carriere, finanziamenti e privilegi.
Il “verbo” deciso oltreoceano da oltre ottant’anni viene recitato con fedeltà ogni giorno e il popolo lo ascolta, senza porsi domande.

Personaggi mediocri, privi di reali competenze o spessore, vengono improvvisamente proiettati sotto i riflettori e acclamati come statisti, solo perché funzionali al sistema. La credibilità viene costruita artificialmente, mentre la verità viene manipolata. Camicie bianche, cravatte e gonnelle di seta, rassicuranti diventano il volto del potere e la gente finisce per crederci, per schierarsi, entrando così inconsapevolmente a far parte del meccanismo.

Secondo dati ufficiali. Tra i votanti in questo paese, ci sono due milioni di analfabeti totali, circa undici milioni di semi analfabeti e altrettanti funzionali, che, pur sapendo leggere e scrivere, hanno difficoltà a comprendere e utilizzare le informazioni nella vita quotidiana. In queste categorie rientrano quelli sui quali la manipolazione mediatica riscuote il massimo successo e condizionamento.

Poi ci sono quelli della classe mediamente istruita. Quella che prende ferree posizioni politiche in base a ideologie politiche obsolete e che nei fatti, nei partiti e loro rappresentanti non hanno neppure più la lontana apparenza di destra o sinistra, se non nella auto definizione divisiva puramente elettorale, che però nella realtà viaggiano su binari esattamente paralleli.
Persino la moralità viene relativizzata. Arrestati, condannati, ladri conclamati o figure compromesse che, nella vita privata, verrebbero immediatamente isolate e allontanate senza esitazione, vengono invece difese pubblicamente con toni da tifoseria da stadio. Si nega la realtà pur di restare dentro la narrazione dominante.

Un’incredibile doppiezza, tanto evidente quanto ignorata. Merito, o colpa delle raffinatissime tecniche di manipolazione che il sistema applica in modo metodico, sistematico, invisibile. Eppure, nella storia della Repubblica, ci sono stati pochi uomini che hanno messo il Paese al primo posto, spesso pagando a caro prezzo la propria coerenza e onestà intellettuale.

Enrico Mattei fu uno di questi. Difese con determinazione l’indipendenza energetica dell’Italia, costruendo una rete alternativa al predominio delle “Sette Sorelle” petrolifere americane. Sotto la sua guida, ENI e l’IRI divennero strumenti strategici per restituire allo Stato un ruolo centrale. Ma per questo fu assassinato proprio dalle “sette sorelle”. La sua morte fu un chiaro segnale per chiunque osasse sfidare il potere transnazionale. Aldo Moro, altro protagonista scomodo, cercò una politica autonoma, promuovendo anche l’idea di una moneta emessa dallo Stato, con valore reale e non solo fiduciario: la famosa 500 lire d’argento, che poteva essere scambiata per il suo reale valore intrinseco. Una visione troppo audace. Fu assassinato, ancora una volta con la complicità e la regia di poteri d’oltreoceano. Chi tocca i fili, muore.

Anche Bettino Craxi, pur con tutte le riserve sulle sue politiche interne, mostrò fermezza e orgoglio nazionale nella crisi di Sigonella, nel 1985. Quando gli Stati Uniti tentarono di prelevare il leader palestinese Abu Abbas violando la sovranità italiana, Craxi ordinò ai militari della Vigilanza Aeronautica Militare e ai Carabinieri di opporsi militarmente agli incursori Seals americani, circondandoli armi alla mani e pronti ad aprire il fuoco. Reagan fu costretto a ritirare i propri soldati. Ma Craxi pagò quella sfida con l’isolamento, il linciaggio mediatico e infine l’esilio in Nord Africa, per evitare una prigione che sapeva essere frutto di una vendetta politica più che di giustizia.

Più recentemente, Silvio Berlusconi, figura controversa e divisiva, può essere considerato, con le dovute distinzioni morali e politiche, un'altra vittima delle macchinazioni internazionali. La sua caduta da Presidente del Consiglio, nel 2011, non fu il frutto di una crisi interna, ma venne decisa in un incontro a Nizza tra Giorgio Napolitano, Mario Monti e altri esponenti legati al mondo finanziario. Lo spread fu artificialmente gonfiato, e Berlusconi fu costretto alle dimissioni. Al suo posto fu imposto Monti, presentato come il “salvatore tecnico”, “il professore in loden”, ma che in realtà era l’Advisor della banca d’affari e speculativa americana Goldman Sachs, un dettaglio quasi mai comunicato all’opinione pubblica.

Infine, il caso del Movimento 5 Stelle. Nato come forza popolare e anti-sistema, venne inizialmente sottovalutato. Ma alle porte delle elezioni si scoprì troppo forte, persino in grado di governare da solo. Il sistema corse ai ripari: il governo Renzi fece approvare in extremis una nuova legge elettorale per impedirne la maggioranza assoluta. Così il M5S fu costretto a governare in coalizione: prima con la Lega, poi con il PD. Due forze sistemiche, che ne limitarono fortemente l’azione. Fu un errore strategico: governare con i partiti del vecchio apparato ne minò la credibilità. Da lì in poi iniziò il crollo dei consensi, aggravato da defezioni, tradimenti interni e pressioni esterne. Ancora una volta, il sistema ebbe la meglio su chi aveva osato proporre una rottura.

Ad oggi nulla o poco è cambiato, i governi vengono decisi oltreoceano, tra partiti e personaggi che si dichiarano disposti alla totale obbedienza di sempre. Così i media teleguidati costruiscono o reinventano statisti di fama mondiale, benché privi di ogni capacità e qualità.

Una storia non ufficiale della mancata sovranità italiana. Una storia fatta di ingerenze, manipolazioni, media compiacenti e pochi uomini liberi. Una storia sulla quale ancora oggi pochi riflettono e ancora meno osano raccontare.

Giovanni Caianiello

14 agosto 2025

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