sabato 2 agosto 2025

ISRAELE- PALESTINA QUANDO SI DIMENTICA LA STORIA DEI FATTI SI LEGITTIMA LA MENZOGNA

di Giovanni Caianiello - La pace tra Israele e Palestina era già stata fatta, ma fu cancellata da cinici calcoli di folli criminali. Oggi, a Gaza le bombe cadono giorno e notte. Muoiono donne, bambini, intere famiglie. E mentre il mondo guarda, o meglio sembra cominciare ad averne abbastanza di crimini inaccettabili, con leader di sempre più paesi che finalmente annunciano di riconoscere lo Stato della Palestina, e altri storcono il naso nicchiando come quello italiano, la Corte Penale Internazionale dell’Aia emette un mandato cattura internazionale per Benjamin Netanyahu e alcuni suoi ministri, accusandoli apertamente di crimini contro l’umanità e genocidio. È senz'altro un fatto epocale e gravissimo. Ma per comprenderlo davvero, non basta osservare il presente: bisogna guardare alla Storia, a quella che molti hanno scelto di dimenticare o di non voler conoscere.

Netanyahu è alla guida di una coalizione sionista, radicale, che però non rappresenta l’intero popolo israeliano. In Israele, infatti, migliaia di cittadini scendono ogni settimana in piazza contro il suo governo e le sue politiche. Non sono pochi. Sono voci coraggiose che chiedono giustizia e pace. Ma
oggi come ieri, a decidere non sono i manifestanti: è chi sta al potere e che agli inizi degli anni duemila, seguendo la sua visione sionista decise senza alcuno scrupolo che il popolo palestinese doveva essere cacciato dalla Palestina e prenderne possesso, nel nome del "popolo eletto" superiore a qualunque altro. È l'ideologia sionista del "Grande Israele". Un movimento nato nel 1800. Eppure la pace tra israeliani e palestinesi era davvero stata raggiunta negli anni ’90, con gli Accordi di Oslo e Camp David. Yitzhak Rabin e Yasser Arafat avevano aperto un dialogo e raggiunto un risultato concreto con i "due popoli, due Stati". Israele riconosceva la Palestina come Stato e la Palestina riconosceva Israele come tale. Il governo di Robin iniziò così la restituzione ai palestinesi delle terre occupate, e tra i due popoli cominciarono persino forme di collaborazione, scambi e cooperazione civile. La pace, per la prima volta, si era finalmente un fatto reale.

Poi arrivò il sangue. Rabin fu assassinato, ma non da un estremista arabo o palestinese. Fu ucciso da un fanatico israeliano, un sionista, che vedeva nella restituzione delle case e territori ai legittimi proprietari palestinesi un tradimento. Con la morte di Rabin, si chiuse una stagione di pace che sembrava ormai duratura e si aprì la strada a Benjamin Netanyahu, leader della destra nazionalista, appoggiato soprattutto dai coloni israeliani che avevano occupato le case e i territori dei palestinesi espulsi. Fu un cambio radicale. Netanyahu smantellò il dialogo con l’OLP e con ogni rappresentanza palestinese moderata, arrivando al punto più oscuro: fu lui stesso, a favorire la nascita e il rafforzamento di Hamas, con l'intento di disgregare l’estremismo islamico e il fronte pacifico palestinese e rendere impossibile la pace.

Questo fatto, che a qualcuno può sembrare incredibile, è stato ammesso pubblicamente dallo stesso Netanyahu e riportato a lungo anche dai giornali israeliani. Hamas, dunque la creatura di Netanyahu, fu il mezzo per indebolire l’OLP e trasformare un conflitto politico in un conflitto armato permanente, che
seppellì definitivamente la faticosa pace raggiunta. I coloni poterono così ritornare nella case dei palestinesi che la pace gli aveva negate, espandersi e occupare altre terre, di occupazione. La parola “dialogo” sparì dal lessico politico. E ogni nuova generazione vide crescere solo il muro, il sospetto, l’odio e soprattutto la strage del 7 Ottobre 2023, che proprio Netanyahu ha indubbiamente permesso per poter intensificare il suo piano di acquisizione territoriale anche di Gaza.

Oggi paghiamo il prezzo di quella scelta. Gaza brucia, i civili muoiono, e le immagini di morte fanno il giro del mondo. Ma per capire come si è arrivati fin qui, non si può ignorare ciò che è stato. Perché quella attuale non è una guerra tra due eserciti, ma una vere e propria cancellazione di un intero popolo. Non è frutto del destino, né di un odio antico e irriducibile. È frutto di precise decisioni politiche. E di chi ha tradito la pace per conservare il potere e il controllo sulle terre.

Se si dimentica la Storia, tutto questo appare confuso, distante, inevitabile. Ma se la si ricorda, allora tutto diventa più chiaro: la pace c’era. È stata strappata.

Giovanni Caianiello

02 agosto 2025

1 commento:

  1. Poi un fanatico integralista ebreo ha messo fine al sogno.

    RispondiElimina