di Giovanni Caianiello - La pace tra Israele e Palestina era già stata fatta, ma fu cancellata da cinici calcoli di folli criminali. Oggi, a Gaza le bombe cadono giorno e notte. Muoiono donne, bambini, intere famiglie. E mentre il mondo guarda, o meglio sembra cominciare ad averne abbastanza di crimini inaccettabili, con leader di sempre più paesi che finalmente annunciano di riconoscere lo Stato della Palestina, e altri storcono il naso nicchiando come quello italiano, la Corte Penale Internazionale dell’Aia emette un mandato cattura internazionale per Benjamin Netanyahu e alcuni suoi ministri, accusandoli apertamente di crimini contro l’umanità e genocidio. È senz'altro un fatto epocale e gravissimo. Ma per comprenderlo davvero, non basta osservare il presente: bisogna guardare alla Storia, a quella che molti hanno scelto di dimenticare o di non voler conoscere.
Netanyahu è alla guida di una coalizione sionista, radicale, che però non rappresenta l’intero popolo israeliano. In Israele, infatti, migliaia di cittadini scendono ogni settimana in piazza contro il suo governo e le sue politiche. Non sono pochi. Sono voci coraggiose che chiedono giustizia e pace. Ma
oggi come ieri, a decidere non sono i manifestanti: è chi sta al potere e che agli inizi degli anni duemila, seguendo la sua visione sionista decise senza alcuno scrupolo che il popolo palestinese doveva essere cacciato dalla Palestina e prenderne possesso, nel nome del "popolo eletto" superiore a qualunque altro. È l'ideologia sionista del "Grande Israele". Un movimento nato nel 1800. Eppure la pace tra israeliani e palestinesi era davvero stata raggiunta negli anni ’90, con gli Accordi di Oslo e Camp David. Yitzhak Rabin e Yasser Arafat avevano aperto un dialogo e raggiunto un risultato concreto con i "due popoli, due Stati". Israele riconosceva la Palestina come Stato e la Palestina riconosceva Israele come tale. Il governo di Robin iniziò così la restituzione ai palestinesi delle terre occupate, e tra i due popoli cominciarono persino forme di collaborazione, scambi e cooperazione civile. La pace, per la prima volta, si era finalmente un fatto reale.
Poi arrivò il sangue. Rabin fu assassinato, ma non da un estremista arabo o palestinese. Fu ucciso da un fanatico israeliano, un sionista, che vedeva nella restituzione delle case e territori ai legittimi proprietari palestinesi un tradimento. Con la morte di Rabin, si chiuse una stagione di pace che sembrava ormai duratura e si aprì la strada a Benjamin Netanyahu, leader della destra nazionalista, appoggiato soprattutto dai coloni israeliani che avevano occupato le case e i territori dei palestinesi espulsi. Fu un cambio radicale. Netanyahu smantellò il dialogo con l’OLP e con ogni rappresentanza palestinese moderata, arrivando al punto più oscuro: fu lui stesso, a favorire la nascita e il rafforzamento di Hamas, con l'intento di disgregare l’estremismo islamico e il fronte pacifico palestinese e rendere impossibile la pace.
Questo fatto, che a qualcuno può sembrare incredibile, è stato ammesso pubblicamente dallo stesso Netanyahu e riportato a lungo anche dai giornali israeliani. Hamas, dunque la creatura di Netanyahu, fu il mezzo per indebolire l’OLP e trasformare un conflitto politico in un conflitto armato permanente, che
seppellì definitivamente la faticosa pace raggiunta. I coloni poterono così ritornare nella case dei palestinesi che la pace gli aveva negate, espandersi e occupare altre terre, di occupazione. La parola “dialogo” sparì dal lessico politico. E ogni nuova generazione vide crescere solo il muro, il sospetto, l’odio e soprattutto la strage del 7 Ottobre 2023, che proprio Netanyahu ha indubbiamente permesso per poter intensificare il suo piano di acquisizione territoriale anche di Gaza.
Oggi paghiamo il prezzo di quella scelta. Gaza brucia, i civili muoiono, e le immagini di morte fanno il giro del mondo. Ma per capire come si è arrivati fin qui, non si può ignorare ciò che è stato. Perché quella attuale non è una guerra tra due eserciti, ma una vere e propria cancellazione di un intero popolo. Non è frutto del destino, né di un odio antico e irriducibile. È frutto di precise decisioni politiche. E di chi ha tradito la pace per conservare il potere e il controllo sulle terre.
Se si dimentica la Storia, tutto questo appare confuso, distante, inevitabile. Ma se la si ricorda, allora tutto diventa più chiaro: la pace c’era. È stata strappata.
Giovanni Caianiello
02 agosto 2025
Poi un fanatico integralista ebreo ha messo fine al sogno.
RispondiEliminaQuando ISRAELE fece entrare I PALESTINESI nella STRISCIA di GAZA. Dieci anni dopo gli ebrei furono costretti AD ANDARSENE O MORIRE.
RispondiEliminaammazzati tutti e due
RispondiEliminaChi armo' la mano che uccise Rabin ? Ne sa niente il simpatico Netanhyau ??
RispondiEliminaNon sono un anonimo, ma non riesco a commentare col mio nome. Sono NINO PEPE. Questa è la storia Secondo Caianiello. Ci sono però troppe cose che non quadrano e troppe altre cose che contrastano con la realtà. Caianiello dice che "chi sta al potere agli inizi degli anni duemila, (Chi Sharon? Non mi risulta che Sharon avesse queste mire espansionistiche) seguendo la sua visione sionista decise senza alcuno scrupolo che il popolo palestinese doveva essere cacciato dalla Palestina e prenderne possesso, nel nome del "popolo eletto" superiore a qualunque altro". Questo significa raccontare favole perché agli inizi degli anni 2000 Israele si ritirò da Gaza e i coloni furono obbligati dal governo Sharon ad abbandonare le loro case, altro che le storie di Caianiello. Un'altra cosa. Il movimento Sionista nato a fine ottocento non aveva affatto lo scopo del "Grande Israele", come racconta maldestramente Caianiello, visto che Israele come stato nemmeno esisteva. Lo scopo del movimento era quello di dare una patria agli ebrei sparsi per il mondo... (Continua prossimamente perché a quest'ora mi tocca dormire)
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