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domenica 10 marzo 2013

PARTIRE DA SE STESSI

Ettore Carcionedi Ettore Carcione - Appartengo, per formazione, vocazione e, ahimè per età, a quella generazione che, per dirla con Gaber: ha perso. Ha perso la speranza di costruire un mondo migliore, meno egoistico, solidale, giusto.
Milioni di giovani, uomini e donne che, sulla base di forti convincimenti ideali, confortati da solide basi culturali, politiche e programmatiche pensavano, attraverso un impegno personale e diretto che chiamavano "militanza", di modificare lo stato di cose esistente.
Lo abbiamo fatto in tanti affidandoci, e mettendoci dentro tutto quanto eravamo in grado di dare, a soggetti politici, partiti o movimenti, che si incaricavano di rappresentare le nostre istanze.

Col tempo, delusione dopo delusione, mi sono reso conto che nessuna "organizzazione" in quanto tale, proprio in quanto struttura in cui si è necessitati a gerarchizzare l'esistente, è scevra dai rischi insiti nella gestione di un potere che, in quanto tale, produrrà inevitabilmente, magari nel nome del più nobile degli obiettivi, quelle distorsioni autoreferenziali ed autoritarie le quali non hanno colore, ed in cui il principio dell'autorevolezza cede il passo a quello di un autoritarismo privo di consenso.
La "Struttura", ad un certo punto diventa sostitutiva di quella presa di coscienza individuale che, sulla base di comuni convincimenti, si fa "Collettivo", e portatrice di progetti, idee, pulsioni in cui l'Uomo in quanto tale, non sia parte di un gregge indistinto, ma protagonista, a cominciare da se stesso, del cambiamento.

In questo senso, e non in modo semplicisticamente demolitorio, le recenti elezioni politiche hanno decretato la fine del Sistema dei Partiti.
Su questo terreno ho sentito tutto, ed il contrario di tutto. C'è chi, come l'ultimo giapponese che su un isola del Pacifico, combatteva una guerra già finita da tempo, si aggrappa ancora a schemi vecchi e superati. Invoca la "Ineliminabilità dei partiti".

Li capisco. Tutto quello che non si conosce fa paura.
Meglio farsi coprire da una coperta, magari rattoppata, che sentire il freddo di scenari politicamente incerti e contraddittori.

Li capisco. Ma non è questo il tempo di ricercare soluzioni, magari all'apparenza, confortanti.
Tutto è cambiato. E non, come si va dicendo in giro, per riferirci ai fatti recenti, per effetto dei "Grillini".

Analisi superficiale, questa. No, tutto stava cambiando e... non ce ne siamo accorti, o, come invece io credo... non ce ne siamo voluti accorgere.

BerlusconiCosì come, più di vent'anni fa, non ci siamo voluti accorgere che un tipo come Berlusconi stava cambiando il nostro stesso modo di pensare. Modificava lentamente le caratteristiche stesse degli italiani, che per altro si sono mostrati ben disposti a farsele modificare.
E a Sinistra? A Sinistra, che succedeva? Nulla.
Sempre un po’ saccente, con la pretesa di capire tutto...si faceva fregare...da uno che, piaccia o no (e a me decisamente non piace) aveva capito la vera natura degli italiani, almeno della gran parte.

Diciamocelo pure. una natura che , nemmeno senza tanto pudore ne vergogna, è intrisa di egoismo individuale, di propensione al lecchinaggio nei confronti del potente, del politico arruffone che magari promette il solito posto di lavoro, ben sapendo di prendere il suo "cliente" per i fondelli. In conclusione, e per riprendere il titolo che ho inteso dare a questo mio modesto contributo: bisogna "PARTIRE DA NOI STESSI".

Fare noi, e da soli, la nostra piccola, grande Rivoluzione Culturale, guardandoci dentro, non nascondendo le nostre debolezze, Solo dopo averlo fatto saremo pronti a dare il nostro contributo. Diversamente saremo al massimo comparse di scenari scritti da altri. (per leggere il testo della canzone di Giorgio Gaber)

Ettore Carcione
10 marzo 2013

15 commenti:

  1. Mi sembra una sana e doverosa autocritica sul PD e su i suoi dirigenti. In questi 20 anni di berlusconismo la massima espressione di questo partito D'ALEMA con la sua barca ormeggiata a Gallipoli ha inciuciato a più riprese con il riccone della destra immorale con bicamerali ed amenità varie senza impegnarsi seriamente per risolvere in maniera definitiva il conflitto d'interessi. Mentre i dirigenti del PD autoreferenziali, grassi e opulenti con i finanziamenti dello stato estorti ai cittadini in spregio ad un referendum di oltre il 90 contro il finanziamento pubblico ai partiti. Mentre il cosiddetto partito dei progressisti si faceva fregare regolarmente da Berlusconi, ed iniziava una lenta eutanasia, fuga di giovani delusi e traditi, che si rifugiavano sui social network, e li sfogare la propria rabbia fino a che incrociavano Grillo diventato il catalizzatore perfetto per mandare a vaffa la classe politica cialtrona di destra e di sinistra. Ora i dirigenti PD piangono lacrime di coccodrillo perché i cinquestelle non si vogliono alleare con loro. Ma vadano a vaffa tutti quanti...

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    1. Più che autocritica, quella di Carcione mi sembra , non essendo lui il PD, una sana e doverosa CRITICA. Sulla destra immorale, avrei qualcosa da dire. A me destra e sinistra sembrano due scalatori che da punti opposti scalano una montagna (in questo caso una montagna di merdqa e di vergogna) e alla fine tutti e due si ritrovano fianco a fianco sulla conquistata vetta; arrivano entrambi allo stesso punto. Quindi pregherei l'amico Vullo di smetterla con queste definizioni sulla destra immorale, perchè destra e sinistra sono entrambi IMMORALI. E smettiamola pure con l'ipocrisia che sta alla base di tutti i ragionamenti della sinistra sul conflitto di interessi, cosa della quale al popolo italiano può fregar di meno, e lo si è sempre visto alle urne. Vogliamo togliere il velo ai ragionamenti ipocriti di cui sopra? Ebbene, tutti lo pensano ma si vergognano di dirlo, la soluzione di questo problema è duplice: come prima soluzione il conflitto di interesse si risolve togliendo con le buone o con le cattive le ricchezze a Berlusconi, rendendolo povero e ridotto a chiedere l'elemosina davanti le chiese, come disse molto chiaramente D'Alema circa 20 anni fa e come dimostrano, nell'ordine: 1) la richiesta di condannare Berlusconi a versare ben 750 milioni di euro a De Benedetti per quell'affare Mondadori, dopo che lo stesso De Benedetti allora si era dichiarato soddisfatto dell'accordo raggiunto con Mediaset; 2) la condanna di Berlusconi a versare 200.000 euro al giorno oltre a 76 milioni di euro di arretrati alla sua ex moglie Veronica Lario, una cifra talmente fuori da ogni logica, una decisione che soltanto dei pazzi potevano escogitare. Se facciamo due conti, Berlusconi dovrebbe versare alla sua ex 72 milioni di euro ogni anno oltre ai 76 milioni di arretrati.
      Come seconda soluzione : Dichiarare per legge Berlusconi ineleggibile oppure, in secondo ordine, condannarlo ad una qualsiasi pena detentiva e all'interdizione dai pubblici uffici, cosa che dei giudici politicizzati si stanno apprestando a fare, ottenendo così lo scopo di sbarazzarsi della destra che alle urne o vince o pareggia.

      Allora , caro amico, io ti dico che sono schifato di vivere in uno stato così poco democratico come il nostro, uno stato in cui non esiste una giustizia giusta, dove i metodi usati per demolire gli avversari sono praticamente gli stessi dei paesi che hanno provato le delizie della dittatura, fascista o comunista che dir si voglia. E per carità di patria non ho voluto parlare di quella giustizia che condanna ad un anno di carcere una persona per aver pubblicato un'intercettazione telefonica su un avversario politico, dopo che per vent'anni la sua vita è stata messa in piazza da migliaia di pubblicazioni di intercettazioni non autorizzate e sulle quali nessuna procura ha mai sentito il bisogno di aprire una minima inchiesta.
      Ecco, a prescindere dal merito delle questioni su cui nemmeno voglio entrare, mi pare che la situazione della giustizia italiana sia di uno schifo e di una vergogna totali.

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  2. Condivido pienamente l'articolo ed anche il commento di Pino Vullo.
    Vorrei ribadire soltanto che, secondo me, così come quando muore (o si dimette) un papa se ne fa un altro , così anche quando muore un certo modo di fare partito politico se ne deve fare un altro.
    Questi partiti politici (PDL E PD) sono morti, sono morte le loro forme partito e la loro classe dirigente e militante. Ma non c'è dubbio che il "partito politico" è insostituibile come unico strumento democratico per fare stare insieme gli individui anonimi in una comunità che ha una identità, una cultura ed un progetto politico da confrontare in una sana competizione con altre analoghe ma differenti comunità politiche.
    il M5S ha "soltanto" dimostrato che la rete oggi è il mezzo più efficace per raggiungere le persone dove stanno (a casa loro) per farle scendere in piazza. A quel punto, le persone in piazza si devono dare un partito, il loro insieme a quello degli altri, che però sia moderno, cioè agile ma democratico, sburocratizzato, soggetto di analisi e programma.
    Il nemico numero di oggi, credo, è che la rete ed il web hanno fatto di ciascuna persona utente di questi mezzi un edonista iindividualista e presuntuoso saccente autoreferenziato e indisponibile al dialogo ed alla cooperazione. In altre parole, non è morta la politica ed i suoi partiti, ma l'umiltà e la generosità dell'individuo.

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    1. Beh, dire che sono morti due partiti che raccolgono ancora il 60% dei voti dell'elettorato italiano mi sembra quanto meno un'affermazione azzardata, o magari avveniristica, comunque non rispondente agli ultimi risultati elettorali. Concordo su tutto il resto espresso dall'amico Pasquale.

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  3. Sono pienamente d'accordo con Lei. Credo che tutto il panorama politico dovrebbe non ripartire, ma iniziare da zero. E dovrebbe farlo partendo dalle idee del singolo nella sua dimensione macroeconomica e sociale.
    Purtroppo, quello che vedo è la sua delusione trasmessa quasi ereditariamente alle nuove generazioni. E questo mi spaventa.
    Il nostro scriviiltuonome, portato avanti da mesi, cerca proprio di creare "una piccola-grande Rivoluzione Culturale, guardandoci dentro e non nascondendo le nostre debolezze", solamente che all'atto pratico, quello dell'azione...tutto si blocca! Nessuno vuole fare il passaggio che porta dalla contestazione all'azione. E questo mi spaventa.

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  4. Un articolo così ci voleva proprio. E a leggerlo, solo ora, ci si chiede come mai non sia venuta prima quest’analisi politica così a taglio fondo. Forse siamo tanto assuefatti al sistema dell’ovvietà del pensiero prevalente, che non ci facciamo più quelle domande, che dovrebbero, tutte insieme, costituire l’elettrocardigramma di un corpo gravemente malato.
    Intanto si vanno somministrando vitamine, senza aver fatto una diagnosi seria: tanto perché il malato riacquisti un po’ di colore, per farlo vivere ancora un po’, poi si vedrà!
    Da una politica della gente, si è passati ad una politica dei sistemi di segreterie, quelli impacchettati da abili mani; pacchetti ben stretti, pressati poi a forza, nelle loro pellicole così difficili da aprire….! Tanto, che alla fine ci rinunci.
    Da una politica dei sistemi che non ti fa mai osare, perché c’è chi preordina per te, e se scappa una domanda in più all’illuminato del momento, non hai risposta, si meravigliano, sei un po’ strano, hai solo voglia di fare perdere tempo: mentre la pressatrice deve camminare!
    E intanto la malattia si aggrava, il cervello si sclerotizza, fino a perdere la facoltà di favella e di pensiero critico.
    A chi, con pudore di vergine, conserva una propria segreta autonomia nell’angoscia del vuoto generale, non resta che rinchiudersi nel privato delle rimembranze, nel rimpianto di un tempo “felice”, in cui la passione la faceva alla grande, e sentivi bruciare dentro il fuoco della speranza, scatenarsi la ribellione condivisa con tanti come te, quelli col tuo stresso gruppo sanguigno.
    E poi: LA POESIA!
    Un comizio era un momento sacro in cui il profeta di turno, il poeta della passione, incendiava l’anima.
    Bastava- sicuramente nel mio caso- quel “Compagni!” iniziale per commuoversi, per scatenare l’attesa - col cuore che batteva sempre più forte - di “quei versi di sangue”, proclamati dalla voce potente di un poeta della resistenza, o da quel giovane innamorato di popolo, o da quel grande sindacalista dal nome Giuseppe di Vittorio.
    POETI!
    Né si era soli a cantare la POESIA della libertà!
    Sorridevi condividendo emozioni e speranze, ti sentivi parte viva di un tutto: ERI TU!
    Faticavi nell’organizzare la lotta, condividevi i successi, ti rattristavi nelle sconfitte. Ma in tutto c’era al fondo la scelta, la TUA SCELTA, quella del tuo cuore di poeta.
    E’ LA POESIA delle cose che dobbiamo ritrovare.
    C’è bisogno dei cuori bambini dei poeti, irrinunciabili profeti di tempi nuovi, che, oltre la sconsiderata delega dell’umiliato consumatore di beni, ci restituiscano quel bene primario che è il SOGNO: per costruire insieme, ancora una volta, la SPERANZA!

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    1. Gentile sigra Fabri... nel leggere la sua nostalgia del partito che fu, suscita il mio sorriso compiacente, se vuole anche solidale, ma in definitiva scettico e disincantato. Sentire che lei si commuove al solo pronunciare la parola "compagni" ! O bandiera rossa! Ottiene la mia simpatia. La simpatia di un sessantenne che ancora si commuove quando sente l'inno della patria "fratelli d'italia". Ma detto fraternamente e con rispetto...lei si immagina i circa dieci milioni di ragazzi "cinquestelle" che si commuovono nel sentire la parola...compagni, bandiera rossa o l'inno italiano? Non credo proprio! Al massimo ci fanno una pernacchia. Questo per dirle che ormai siamo fuori dalla storia. Perciò, senza offesa, forse è meglio parlare d'altro.

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    2. Sig. Vullo, lei ha ragione, parliamo d'altro....dopo aver ringraziato i cinque stelle per la pernacchia. Non scherzo, è così! Loro sono assolutamente diversi, ma mi auguro abbiano un cuore che sappia battere ancora.
      "L'avvenire ha un cuore antico" scriveva Gor'kij.
      E io ci credo.
      Ciò non significa che torneranno le bandiere rosse, ma che l'umanità, da sempre, porta avanti la sua storia sulle ali della speranza, con la forza del cuore dei giovani.
      Ma, la prego, dopo essermi concessa un momento di nostalgia e di rimpianto, mi lasci benedire questi ragazzi con lo sguardo tenero di una madre soddisfatta della buona semina del suo tempo.
      Loro infatti non nascono dal nulla, ma dalla fatica antica, di braccia e di mente, di coloro che su quella bandiera rossa hanno sparso il proprio sangue per la libertà.
      Ma non mi fermo, non sono un tipo tranquillo e con l'entusiasmo di sempre, mi lego alle nuove schiere per continuare a combattere, anche se non conosco bene la strada. L'importante è seguire questi giovani lottatori, pur se di tanto in tanto resterò un po'indietro!
      Quale migliore senso della vita di questo?
      Vuole venire anche lei?
      Grazie per la simpatia che ricambio di cuore.

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    3. La sua passione politica è coinvolgente. Sul sangue versato dalle vecchie generazioni, per la libertà, il riscatto sociale e la speranza di un futuro migliore, sono in sintonia con lei. Sono sinceramente disponibile a seguirla(spiritualmente) nello slancio generoso, fiducioso ed appassionato in direzione delle giovani generazioni, a cui abbiamo tolto qualcosa ed a cui certamente dobbiamo restituire qualcosa. Essendo padre di tre figli e nonno di due nipoti, il mio cuore sanguinante trema, per la tempesta ed il buio impenetrabile, che ottenebra il cuore e la mente dei nostri mediocri governanti. Infine mi scuso, per il mio precedente commento traboccante di pessimismo e disincanto... e di avere criticato la nostalgia ed i buoni sentimenti di una sigra per bene. Con stima, con rispetto e simpatia la saluto e la ringrazio di stare in questo blog, con tanta grazia e leggiadria.

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  5. Certo sarebbe bello e facile definirsi ed essere definiti ''Rivoluzionari'' sol perchè di tanto in tanto si mette una croce su una scheda elettorale, sarebbe dunque Grillo il capo dei rivoltosi?
    Se qualcuno o tanti volessero fare la rivoluzione,quella vera , allora tirino fuori le palle e mettano mano a ciò che serve,e tutti sapete cosa serve,basta dare uno sguardo in giro per il mediterraneo.
    Le posizioni rivoluzionarie del dopo cena,o peggio quelle vissute davanti agli schermi di ogni tipo, a me fanno un po' ridere ed un po' piangere.

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  6. Bella, vera e sentita l’analisi che fa Ettore in questo articolo. Una riflessione sugli errori, troppi, della sinistra e di una classe dirigente spocchiosa che ha capito ben poco di quello che stava accadendo. Un sistema politico decrepito, di partiti fuori dalla realtà, di mercificazione, abusi e gestione del potere. Una crisi di valori che ha accompagnato questi ultimi decenni rivelando realtà conosciute e consolidate e nello stesso tempo accettate e condivise. Da tutti, con rare eccezioni.
    Bellissimo, poi, il riferimento a Gaber. Un grande artista, un fine intellettuale. Il testo della canzone a cui fa riferimento, “La razza in estinzione”, dell’album del 2001 “La mia generazione ha perso”, è quasi un testamento (il testo completo lo potete leggere cliccando il link alla fine dell’articolo). Una amara constatazione per la battaglia perduta. Una generazione che ha visto infrangersi speranze, entusiasmi, ideali, contro un muro di gomma con dietro uno di cemento armato. Un muro fatto di incrostazioni sedimentate, di patti scellerati, di realtà evidenti e, ancora peggio, di quelle nascoste che hanno portato alla situazione di oggi.
    E adesso, sono cavoli amari. Adesso c’è da rimboccarsi le maniche, darsi da fare. C’è da ricostruire una identità, c’è da abbattere anni e anni di sottocultura, c’è da ricominciare. Ripartire da noi stessi, come dice bene Ettore. I fenomeni, come quello del Movimento 5 Stelle, rappresentano in tutta la sua evidenza una malattia, un sentimento forte di disagio, una condizione non più tollerabile che deve trovare soluzione. Ci aspettano giorni importanti, momenti delicati, emergenze a cui porre rimedio. Di una cosa possiamo essere certi. Nulla sarà più come prima. La battaglia è iniziata, la speranza dovrà ritornare ad accendere i cuori.

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  7. Solo gli sciocchi possono dire di avere vinto le elezioni scorse. Dobbiamo purtroppo ammetterlo: abbiamo perso tutti sia come persone, che come appartenenti ai vari schieramenti politici dei quali siamo parte.
    In quanto persone dobbiamo assumerci la responsabilità di non aver saputo dare una prospettiva ai nostri figli, ed in quanto classe dirigente di partiti, perché non abbiamo saputo vedere il malumore e non abbiamo saputo intercettare i bisogni e le richieste della gente.
    Venti anni fa non si era capito bene, o meglio la sinistra intellettuale, con la supponenza che le è propria, aveva pensato che in un paio d’anni avrebbe fatto fuori Berlusconi che era l’avversario meno temibile.
    Si erano illusi gli intellettuali, come ricorda il nostro Carcione che citava Gaber e così come veniva ricordato simpaticamente su “la Repubblica”, di ieri, che diceva :”l’intellettuale italiano è in prevalenza di sinistra, dotato di buoni sentimenti e con una lungimiranza politica posdatata. L’intellettuale non è mai sfiorato dal dubbio, sorretto com’è da un intelletto fuori misura per i comuni mortali…”.
    Quanta era bella la satira cantata da Giorgio Gaber!.
    Gli intellettuali e noi tutti non abbiamo saputo capire che con i sei canali tv a disposizione di Berlusconi avrebbe, da grande avvoltoio quale egli è, (la rimonta in questi due mesi di campagna elettorale fatta, sempre presente in tutti i canali radio e tv per 18 ore al giorno, ne è la prova), ha cambiato la cultura, il modo di fare degli italiani.
    Le trasmissioni della De Filippi “Amici”, “Supporter”, “C’è posta per te” etc. hanno cambiato il modo di fare televisione ed hanno portato nuovi modelli (vedi grande fratello, o la fattoria…) ed ai giovani il modo da sostituire questa pseudocultura alla cultura vera.
    Fa bene, quindi, il nostro Ettore Carcione ad invitarci a “partire da noi stessi ed a fare ognuno di noi la nostra rivoluzione culturale”, dopodichè possiamo dare il nostro contributo.

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  8. Pongo una domanda, alla quale, per parte mia, mi sono dato una risposta.
    La domanda è questa:L'Uomo "usa" la Rete, oppure "è usato dalla Rete"?
    Rimanendo nell'ambito tracciato dall'interessante contributo che ho appena letto,ritengo si possa dire che da un'iniziale, e senza dubbio,utile apporto dei moderni mezzi di comunicazione di massa alla vita stessa dell'essere umano del terzo millennio, ivi incluso il suo dispiegarsi in politica,si è passati ad una inversione soggettiva ed oggettiva che lo fa essere"strumento", più o meno consapevole di un "potere" che tende, subdolamente, a renderlo schiavo proprio di quegli strumenti che in teoria avrebbero dovuto aiutarlo a comunicare meglio col mondo circostante.
    Sia chiaro, tutti usiamo La Rete.me compreso.Tuttavia cerchiamo di concepirla, intenderla, viverla non come la palingenetica risoluzione della incomunicabilità esistenziale che, per effetto delle spersonalizzazione consumistica imperante riduce l'uomo a "merce", ma come mezzo, appunto.
    In Politica, una errata concezione su questo terreno, porta alla progressiva scomparsa delle precipue caratteristiche del cittadino consapevole di se stesso e dei propri diritti ,sino a ridurlo, con la illusione fallace di non esserlo, a sua volta strumento.

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    1. Sicuramente io non sono usato dalla rete, semmai la uso, per quello che può servirmi. Io non concepisco, per esempio in politica, l'uso che si possa fare della rete.
      Non capisco come si possa fare un dibattito se non si guarda negli occhi l'interlocutore. Allora in sezione non ci si vedrà mai?. Sarà anche la sezione un luogo virtuale?
      Sarò magari vecchio, ho 71 anni, ma non riuscirò mai ad abituarmi alla politica virtuale.
      Dove è più la bellezza di esprimere la tua idea, magari contestata, de visu?
      Grazie Ettore per questo ulteriore sfogo che mi hai concesso

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  9. Qualche hanno fa quando parlavo con qualcuno che magari era dentro il sistema politico e sostenevo che gli sprechi erano enormi, riferendomi ai tanti soldi elargiti ai nostri deputati siciliani e alle tante commissioni e sotto-commissioni che servivano solo a sperperare denaro pubblico, mi definivano una qualunquista o una provinciale. Perché affermavano, che i problemi della nostra Regione non si risolvevano solo dimezzando gli stipendi ai deputati o togliendo qualche incarico ben remunerato, ma si doveva fare ben altro. Giustificando così il proprio operato.
    Oggi queste stesse persone, che prima sguazzavano in quel sistema di cose, alla luce della rivoluzione fatta dai tanti politici giovani, me li ritrovo a discutere di cambiamento culturale e di cambiare il vecchio sistema politico.
    Allora, dice bene l’autore dell’articolo quando afferma che bisogna partire da noi stessi per attivare il cambiamento. Ci vuole una buona e sana presa di coscienza.
    Cosi come stanno facendo molti giovani, che con il loro modo di fare politica, almeno sino a questo momento, non solo danno una lezione ai vecchi politici e a chi era loro vicino, ma contemporaneamente danno un insegnamento alle nuove generazioni.
    Dunque non dobbiamo più arenarci su dibattiti di moralità o immoralità di sistemi di partiti passati con i loro apparati corrotti, ma dobbiamo, se vogliamo attuare un vero cambiamento, fare riferimento alle singole persone. A persone che vogliono non a parole ma con i fatti realmente cambiare le cose.





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