Elenco pagine statiche

venerdì 28 settembre 2012

IL DISASTRO DELLA RAGIONE

Francesco-Gallo-Mazzeodi Francesco Gallo Mazzeo - Si, avete letto bene, non si tratta di un refuso di ragione al posto di regione, ma di una voluta sottolineatura di questa sorta di impazzimento, che si sta manifestando in tutto il paese, questa volta, non rispettando la tradizionale divisione di nord virtuoso e sud al solito.
Tutto trasversale, per cui non c’è santo a cui votarsi, di destra, di sinistra, di centro, al di là di ogni fantasia, al di là di ogni malevolenza di antipolitica. Chi ha preso, dice di averlo fatto in modo legale, non come è avvenuto per i tesorieri di Lega, Api, utilizzando fondi discrezionali che sono fuori da ogni logica e da ogni moralità, che sono presenti in tutte le regioni e il cui bubbone più forte è venuto fuori nel Lazio, ma sento, mentre scrivo, che sono stati sequestrati i fondi dell’Assemblea Regionale Siciliana, alla faccia degli uscenti e dei candidati, che ci propongono onestà e competenza, cosa di cui non dubitiamo, ma non si tratta più di questo, si tratta di buttare il paniere, intriso di disfacimento male odoroso di mele marce.
L’autonomismo così inteso non serve altro che alla casta che si auto perpetua, con partiti senza sedi e con misteriosi iscritti, che non fanno mai congressi, non votano e vengono nominati, in essi non si elegge più nessuno, fatta eccezione per Sel Pd e Radicali Italiani, di cui nessuno parla, ma di cui bisognerebbe parlare di più, a partire dalle scelte sempre azzeccate di Marco Pannella. L’autonomia speciale della Sicilia non può essere un tabù e una fonte di sprechi, ci dicano a che cosa serve e perché deve essere ancora speciale, visto che il ponte non lo può fare, Termini Imerese l’ha fatta annegare nel guano, le università non le sostiene e non parliamo della ricerca scientifica, di agricoltura non se ne parla e di turismo si fa niente.
Io, a Palermo, non faccio altro che incontrare, direttori generali, capi di gabinetto, consulenti, funzionari, tutta gente ben vestita e ci mancherebbe altro, sorridente, nutrita, ma niente che dia l’aria di efficienza, professionalità, progettualità (ma forse si tratta di una miopia). I deputati Ars, uscenti li conosco quasi tutti e non so cosa dire, tranne che sono stati eletti con le preferenze e quindi non si può dire che non abbiano una loro legittimità, per cui o bere o affogare e provare per credere, a seguire qualche dibattito in aula: roba da accapponare la pelle.
Le colpe sono di tutti e gli elettori, che continuano ad essere invertebrati, senza associazioni, luoghi di dibattito e di controllo, non possono continuare a fare le vittime sacrificali, ora codarde e paurose, ora furiose e paonazze, senza essere oggettivamente complici di questo sistema, che non può e non deve continuare, perché ne va di noi, della nostra vita, del nostro futuro. Ci vogliono riforme delle strutture politiche e istituzionali e un repulisti del ceto politico, a tutti i livelli questa volta, ma non mi faccio illusioni, a livello regionale.
La Polverini si è dimessa, Chiodi, dell’Abruzzo annuncia un taglio delle spese, i governatori riuniti cercano di mettere delle pezze, ma fino ad ora qualche cosa di veramente concreto, l’ha fatto solo la Sardegna, abolendo le province barzelletta, di cui era stata impestata e poi solo promesse, vedremo…, faremo…, attendendo che passi la “nuttata”.
Ma così non può più andare, bisogna dimezzare il numero dei deputati e consiglieri regionali, dimezzarli, con taglio, come si dice, lineare e dimezzare o ridurre significativamente a tre/quattro mila euro, gli stipendi, senza indennità e buone uscite, perché non si tratta di professioni e di professionismi, ma di servizi volontari per la comunità. Per fare un esempio, ancora con l’Abruzzo, che quello che dà meno soldi ai suoi consiglieri regionali, ebbene questo meno corrisponde al max di alcuni lander tedeschi, più generosi e allora facciamo una figura barbina tutti, da ex terzo mondo, con redditieri, ras e parassiti, per cui dobbiamo dire no!

Francesco Gallo Mazzeo
28 settembre 2012





15 commenti:

  1. Leggere gli articoli del Prof. Gallo e' sempre un piacere ed un sollievo .
    Un sollievo inquanto mi da e ci da la consapevolezza di non esser soli .
    Soli in un mare infinito di sottocultura , di fatalismo e di amoralita'.
    Vorremmo che la gente sapesse , capisse e si ribellasse , si ribellasse a quello che oramai viene percepito come un '' Destino fatale ''.
    Non so quanto utile possa essere il nostro affannarci , di certo quando la leggo caro prof. mi si ricaricano un po' le batterie dell'impegno sociale , poi pero' mi basta entrare in un bar o in un posto di lavoro o ovunque ci sia gente , ed ascotare la gente , ed ecco che si va in depressione e tutto sembra inutile ed autoreferenziale .
    La Sicilia regione a statuto speciale o meno ,lei questo si chiede .
    Statuto o non statuto , noi un popolo speciale lo siamo davvero,e purtroppo in negativo .
    I nostri rappresentanti all'ARS che lei come me e come tutti noi conosciamo bene , e che come lei ricorda hanno piena legittimita' a rappresentarci visto che i siciliani li hanno votati ,sono la testimonianza vivente di come e' ridotta la sicilia ed i siciliani .
    Ridotti malissimo,ma non solo economicamente , questo forse sarebbe un problema rimediabile , meno rimediabile invece e' l'aspetto morale e culturale ,e' li' che abbiamo forse toccato il fondo .
    Dico forse , perche' dobbiamo forse scendere l'ultimo gradino , ed e' possibile che questo avvenga il 28 ottobre ,quando e se Musumeci sara' il nostro presidente .

    RispondiElimina
  2. Non siamo soli, ma siamo pochi, pochi ad impugnare la scrittura, la parola, pochi a non passare dagli astatti furori alla quiete nella non speranza, pochi a tentare l'organizzazione. Ma non abbiamo alernative, dobbiamo continuare a seminare ragione e speranza: vigile, attenta, propositiva,colta.FGM

    RispondiElimina
  3. Leggere il Prof. Gallo e Sergio di seguito, oltre a darmi una consapevolezza a non essere soli in un mare di qualunquismo e di non cultura, non di sottocultura come scrive Sergio, ma un'assenza totale di qualsiasi cultura.
    Io non mi sento nè un filosofo nè un acculturato, ma quando ho cominciato a leggere, la mia vita ha preso una via diversa decisamente migliore e più consapevole. La cultura ci serve per sapere, capire e metterci in guardia da chi ci vuole prendere in giro. Internet con i suoi contenuti, Wikipedia e le migliaia di informazioni hanno cambiato il mondo e guarda caso hanno messo in difficoltà Stati, Reami, Religioni, Multinazionali ed anche partiti politici. La cultura ci consente in meno tempo di essere più svegli, attenti e capaci di comprendere il mondo che ci circonda.
    Caro Professore, caro Sergio, sì siamo in pochi, mi piace essere una minoranza consapevole e non intruppata, mi piace essere diverso, mi piace essere autonomo nel mio pensiero e di avere amici come Voi e vantarmene, ne sono orgoglioso.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dobbiamo essere orgogliosi e comprendere che senza autostima non ci può essere nessuna individualità e nessuna socialità. Detto questo, siamo alla base, tutto il resto è da costruire.FGM

      Elimina
  4. Egregio Professore,
    La ammiro molto per la Sua cultura, la invidio per la chiarezza delle idee e per come le rende, a me, comprensibili e assimilabili.
    Come commentare se non dicendo che non è affatto vero il detto "mal comune mezzo gaudio". Le notizie e i fatti di questi giorni mi portano a pensare che nessuno merita la nostra fiducia. E quì la fatica di capire di discernere fra i tanti discorsi fatti da tutti i candidati: etica, onestà, servizio, coerenza e chi più ne ha...!!!
    Forse una volta eletti ed entrati nel ruolo tutti i politici vengono infettati da qualche virus che li appesta.
    Forse il virus si annida nelle poltrone e appena si siedono è fatta l'uomo onesto è fritto, diventa come il dott. jekyll e mister hyde, fuori dal Parlamento o dai vari Consigli Regionali o provinciali o ancora Comunali, tutte persone oneste, dentro tutti ladri ed approfittatori.
    La soluzione? Forse una buona disinfestazione dei luoghi di lavoro (lavoro? sic...!!!).
    Egregio Professore, spero di leggerLa più spesso.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dobbiamo riscoprire la parola austerità, che abbiamo abbandonato troppo presto, considerandola un residuo da società agricola e contadina. E con essa dignità e fierezza!FGM

      Elimina
  5. condivido in toto quanto scritto nell'articolo.
    è inutile indignarci cinque minuti prima di cena e cinque al pomeriggio per questa casta che mangia e ruba a sbafo come i porci in un letamaio, se poi costoro li abbiamo votati tutti noi e adesso ci accingiamo in buona misuraa rifarlo.
    Non autocommiseriamoci facendo finta di sentirci in qualche modo traditi, li abbiamo votati per quello che sono, e ne eravamo tutti ben consapevoli, anche perchè se così non fosse dovremmo forse sostenere, a rischio di far ridere o piangere noi stessi e gli altri, di averli votati per le loro vbirtù, passioni e prospettive politiche.
    In senso un po' più tecnico, mi sorge il dubbio che costruire il federalismo su base regionale, con questi macroaggregati di denaro e potere, sia stato un errore; probabilmente, la dimensione vera e più sentita del cittadino italiano è quella comunale, e forse sarebbe stato meglio partire da lì.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il Comune è certamente il luogo dell'identità storica italiana. E' da esso che dobbiamo ripartire per costruire un nuova età di Rinascimento.FGM

      Elimina
  6. Caro Professore, grazie ancora una volta per le sue riflessioni. Davvero esse possono essere aggettivate con lo stesso termine impiegate per un docente universitario come Lei: "Chiarissime".
    Non c'è più alcun dubbio. Il disastro della Sicilia, insieme a quello della altre regioni e della nazione, è totale e trasversale. Solo la perdita della Ragione, anche del più fioco suo barlume, individuale e collettiva,spiega l'umiliazione e l'infamia dei tempi che viviamo.
    Francamente, personalmente, oggi credo che il popolo elettore sia il "vero mandante" che legittima con il proprio voto il latrocinio dei propri "eletti", Il popolo, pertanto, non ha più il "diritto di voto", lo ha perso, non lo merita, gli và tolto, insomma và commissariato. E infatti lo è da un anno, e la comunità internazionale chiede che lo sia anche dopo le politiche del 2013.
    Questo d'altra parte è il senso, a mio parere, del discorso di Monti due giorni fà negli USA: Il popolo italiano chiede governo e governance, ma non sempre i politici sono riusciti a darlo.
    Con il risultato delle prossime elezioni regionali, la Sicilia toccherà il punto più basso e buio della sua storia repubblicana. La competizione elettorale tra i candidati a Presidente e tra i partiti è "inesistente". Tacciono. Al massimo bisbigliano sui problemi. Non hanno programmi. Non dicono "ora", prima del voto, quali come e a chi applicheranno i tagli della spesa pubblica regionale, chiesti e promessi entro il decorso 31 luglio 2012, ma che la casta politica (tutta) ha rinviato a dopo le elezioni del 28 ottobre p.v., a carico del nuovo governo che già a dicembre 2013, in sede di rendiconto 2012 e previsione 2013, dovrà adottare pena il commissariamento da parte del Governo Nazionale.
    La Cassa Regionale è vuota. Adesso. Anzi tutti i pagamenti sono sospesi e giacenti nelle Ragionerie da luglio scorso.
    Una piccola notizia "confortante" è di oggi: uno dei candidati a Governatore, cioè Fava, è stato escluso (lui dice che si è ritirato, ma solo per salvare la faccia), perchè il suo cambio di residenza in Sicilia è avvenuto con 5 giorni di ritardo sul termine previsto dalla legge elettorale. Fava e i suoi sostenitori mi perdonino, ma il sole non si può nascondere con un dito. Ma ve lo immaginate che rischio abbiamo corso? di avere, anche se in via molto teorica,un governatore che non conosce (lui o i suoi collaboratori poco importa)neanche che documenti e quando presentarli per candidarsi? E' una farsa sulla quale, spero, le trasmissioni satiriche nazionali non infieriscano. Pur tuttavia, sottolineo che nonostante tutto mi dispiace che Fava non concorra più, perchè comunque era un punto di riferimento per tanti elettori che, sebbene perennemente all'opposizione, sono comunque persone perbene che dentro l'ARS non avranno una voce molto forte.
    Insomma, prendiamo atto che la crisi socio-economica è talmente grave che gli attuali partiti ed i loro uomini sono palesemente inidonei e non meritevoli. E allora, questo è il momento della società civile, cioè degli uomini di buona volontà, capaci ed onesti, che devono alzare la loro voce e offrire direttamente al capo del governo (sindaco, governatore, presidente) proposte concrete, baypassando (magari anche con un blog)i fantasmi di quello che furono i partiti politici.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La cosa più grave è l'improvvisazione, la risposta ad effetto, la deriva sugli avvenimenti correnti.La fine dei partiti,coincide con la fine dei politici, che poi erano economisti, giuristi, imprenditori, filosofi, agricoltori, medici, operai,braccianti, costituendo la vera nomenclatura del paese. Oggi, vige l'illusione temeria dei media, entro cui avviene tutto e il contrario di tutto. Voglio fare alcuni nomi di deputati dell'Ars del passato e vediamo se riuscite a confrontarli con uscenti e candidati: Gian Battista Fanales, Pancrazio De Pasquale, Pompeo Colajanni, Giovanni Nigro, Salvatore Rindone,Nino Lombardo, Ludovico Corrao, Silvio Milazzo e posso continuare...FGM

      Elimina
  7. "Non siamo soli, ma siamo pochi, pochi ad impugnare la scrittura, la parola, pochi a non passare dagli astratti furori alla quiete nella non speranza, pochi a tentare l'organizzazione. Ma non abbiamo alternative, dobbiamo continuare a seminare ragione e speranza: vigile, attenta, propositiva, colta" –
    Sono le parole di Francesco Gallo, scritte dopo il commento di Sergio Volpe. Parole scolpite, parole che segnano indelebilmente lo stato nel quale ci ritroviamo tutti. E sono parole di speranza, anche se flebile. Ma dobbiamo continuare, dobbiamo fare di più, dobbiamo raccogliere le nostre forze per coinvolgere altri "pochi" in un cammino difficile, con poche soddisfazioni, pochi ritorni. Ed è vero ciò che riferisce Sergio, quando, al bar, tra colleghi, conoscenti, passanti ci si scambia qualche battuta. E allora viene fuori un tripudio di inconsistenza, di ignoranza, di qualunquismo. La vera natura di molti, troppi, esageratamente troppi. La battaglia è impari. Servirebbe un miracolo. Ma per noi che usiamo la ragione, difficilmente arriverà. Ma ci sorregge, ancora, l’ottimismo della ragione. La convinzione che, il tempo, l’opera di altri come noi, diffonda il contagio…, nelle nuove generazioni. Amen

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il problema delle giovani generazioni, è il problema dei problemi, perchè è il problema del futuro, che non può essere esorcizzato con formule e scongiuri, ma non può essere affrontato senza di loro, che a livello sociale, collettivo, dei grandi numeri, sono assenti, pur ballando da tempo ai bordi del Titanic. Come svegliarli, come convocarli, è il problema di fondo.Tutti quelli che hanno intelletto d'amore per questo enorme enigma-problema-labirinto, a tutti i livelli, devono impegnarsi a tempo pieno(il problema esiste anche in Cina e me lo dicono i miei studenti cinesi,a Roma, centinaia, quasi migliaia e tutti confermano). La vastità e complessità della questione, non esenta nessuno dalle proprie responsabilità,neanche noi, dalle nostre.FGM

      Elimina
  8. Non posso non essere daccordo con il professore Gallo, ma sostanzialmente il problema è uno ed uno solo: si sono ridotti gli spazi di democrazia. E non da oggi. Chi ha sostenuto chi ha voluto e votato il porcellum non può dolersene. Ma il problema è ben più ampio e mi chiedo se è stato un processo democratico quello che ci ha portati all'euro rinunciando alla sovranità monetaria senza l'unità europea politica e fiscale, subordinando la politica alla tecnocrazia nominata e non eletta.
    Allora forse siamo davvero dominati da caste politiche, giudiziarie, finanziarie, giornalistiche, imprenditoriali....che dettano le loro agende.
    Altro che democrazia. E la politica: può esserci democrazia rappresentativa quando ci sono candidati che dispongono di denaro (pubblico) e mezzi ingenti per le loro campagne elettorali a discapito di altri candidati a cui è vietato l'accessesso alla visibilità?
    Paolo Mattina

    RispondiElimina
  9. Non dobbiamo mitizzare la democrazia, essa esprime pregi e difetti di una società: e' soggetta a condizionamenti e limitazioni, dovute ai rapporti di forza reali, alle egemonie, alle economie e certamente ai gruppi organizzati e di pressione. E' vero gli spazi di partecipazione si vanno riducendo e tocca alle forze del dissenso e come si diceva una volta, del progresso, indicare vie diverse, prima di minoranza e poi di maggioranza: tertium non datur.FGM

    RispondiElimina