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venerdì 27 gennaio 2012

EQUITÀ, POVERTÀ E STIPENDI D’ORO

Che in Italia i salari sono bassi, molto bassi, si sapeva. Nella classifica dei salari netti (ne avevamo parlato lunedì 26 dicembre 2011 in "Italia. Lavoratori sempre più poveri") ci collochiamo al 22esimo posto su 34 con 19.350 euro.
Ultimi tra i Paesi del G7. Ma ci eravamo quasi abituati.
E poi in un momento così difficile per l'economia nessuno si sognerebbe di chiedere al buon Monti neanche un piccolissimo aumento! Tutti, anche i pensionati al minimo stanno accettando le manovre (mazzate) del governo tecnico-salvifico. Con spirito di sacrificio e con la speranza di un futuro "prossimo" migliore. O, quanto meno, che si fermi la veloce corsa verso il baratro.
Non possiamo dimenticare, però, nemmeno per un attimo, le disuguaglianze, i privilegi e le "ingiustizie" che emergono ogni giorno. Adesso, dopo le pensioni d'oro di politici, burocrati e manager, è il capitolo degli STIPENDI D'ORO. E anche se si tratta di manager e banchieri di aziende private (alcune a partecipazione statale) le cifre fanno rabbrividire. Sono il segno di un Paese ancora lontano da una percezione sulle reali condizioni sociali. Le persone "povere" in Italia sono stimate in 8.3 milioni, quasi il 14% della popolazione. La soglia di povertà per una famiglia di due persone è pari a 992,46 euro (fonte ISTAT).
A fronte di tutto ciò i dati che sono stati diffusi (Corriere della Sera 25 gennaio 2012) sugli stipendi e i compensi di alcuni famosi manager rappresentano uno schiaffo, appunto, a milioni di cittadini. Qualche numero. Un anno fa Alessandro Profumo ha avuto una liquidazione da 38 milioni per l'uscita da Unicredit dove prendeva circa 4,324 mln di euro annui. Luca Cordero di Montezemolo ha un compenso da 8,713 milioni. Marco Tronchetti Provera 5,95 milioni, Cesare Geronzi, Presidente di Mediobanca, 5,088 milioni di euro, Paolo Scaroni Amministratore delegato di Eni 4,42 milioni. Pier Francesco Guarguaglini Presidente e Amministratore delegato di Finmeccanica 4,712 mln di €. L'Amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne 4,782 mln di euro. Il vicepresidente esecutivo di Pirelli Re Carlo Puri Negri, 14 mln € annui. Il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, nel 2010, quando era ancora manager di Intesa Sanpaolo, aveva un compenso di 3,811 milioni tra emolumenti, bonus e altri incentivi, oltre a 311 mila euro di benefit non monetari.

Ora, considerata la gravissima situazione del Paese, e il clima di preoccupazione e di austerità che si respira, qualcosa non funziona. I ricchi esistono e, buon per loro, esisteranno ancora. E se pagano le tasse non possiamo additarli come affamatori dei lavoratori, ne pensiamo di trasformare la società in un sistema di tutti 'uguali', che ci pensa lo Stato. I manager e i banchieri hanno grandi responsabilità e anche grandi meriti (oltre che demeriti) e, quindi, devono avere la “giusta” ricompensa. Ma quanto giusta? Quanto deve essere la differenza tra lo stipendio di un lavoratore medio e quello del top manager? Difficilissimo stabilirlo.
Adriano Olivetti da imprenditore utopista indicava, in dieci volte il salario minimo dei suoi dipendenti, l'ammontare del compenso per i dirigenti di più alta fascia. Ve lo immaginate una cose del genere in Italia? Una follia solo pensarlo! Le distanze sono siderali e la coscienza della classe dirigente del Paese è poco sensibile. Ma ora, nella difficile situazione che attraversa il Paese, con questi dati sulla povertà, la Politica (P maiuscola) ha il dovere di affrontare la questione e individuarne la soluzione. Una soluzione, la più equa. Quella che i cittadini sentiranno “giusta” e che consentirà al Paese di affrontare con coraggio e spirito di sacrificio la grande battaglia per la salvezza. Ce la faremo?
PoliticaPrima
27 gennaio 2012

3 commenti:

  1. In un'Italia in cui si parla di aumento della percentuale di poveri, dove i primi a pagare il conto sono i possessori di redditi certi, dipendenti pubblici e privati che non possono sottrarsi al prelievo fiscale, un'Italia dove i possessori di pensioni minime devono fare i salti mortali per arrivare a fine mese, un'Italia dove chi tra mille sacrifici e' riuscito a comprarsi la casa, viene colpito per primo facendogli pagare l'ici.
    E si, i problemi di questa benedetta Italia devono risolverli i più poveri, ai ricchi vengono trovate le soluzioni per non pagare il conto, loro i problemi non li hanno mai avuti e non li avranno mai, loro continuano a guardare questi italiani poveri che continuano a lamentarsi, e se la ridono perché lo sanno che le cose continueranno ad andare così. Non illudiamoci, la casta crea le leggi per far pagare il conto ai soliti noti, ( nessuno si castra per fare un dispetto alla fidanzata), scusate il termine di paragone, ma rende il senso.

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  2. Non ci si accorge che la società italiana è una polveriera. La miccia attende solo la fiammata per essere appiccata. I poveri sono sempre di più ma soprattutto stanno aumentando i 'nuovi poveri'.

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  3. Il carovita piega la Sicilia e i siciliani,ma i nostri "signori" politici se ne fregano,non si rendono conto che l'economia è ferma, diminuisce la produttività,aumentano i prezzi,aumenta la disoccupazione e i "nuovi poveri".Colpire sempre gli "stessi" è diventato uno sport nazionale. Poveri noi

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