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lunedì 26 febbraio 2024

SUL PROPRIO ONORE

di Torquato Cardilli - Pensatori e scrittori, antichi e moderni, non hanno esitato a qualificare l’onore come una importante virtù dell’uomo. Ne citerò qualcuno: l’onore è come l’anima, non ritorna da dove se n’è andata (Publilio Siro), oppure la gloria la si deve acquistare, l'onore lo si può solo perdere (Cechov), oppure la dignità non consiste nel possedere l’onore, ma nella consapevolezza di meritarlo (Aristotele).

L’onore è dunque una dignità personale, strettamente connessa alla professione, alla funzione nella società, all’età, alla formazione culturale, e soprattutto alla correttezza di comportamento che a sua volta nutre la considerazione, l’aspetto reputazionale, il riconoscimento esterno che alla fine conferisce il valore morale degno di stima e di rispetto.

In questo senso anche un analfabeta che ha in sé vivo il sentimento di onore, di correttezza e di fedeltà, può sopravanzare un accademico narcisista pronto ad ogni cortigianeria pur di farsi avanti nella società o un generale vigliacco privo di dirittura morale perché come dice Chamfort la stima vale più della celebrità, la considerazione più della fama, l'onore più della gloria.

Il Governo e i suoi seguaci fascio-leghisti, si richiamano ogni giorno alla vuota retorica di destra, che non parla di lavoro, di equità fiscale, di cultura, di sanità, ma che insiste su slogan che esaltano a chiacchiere l’amor di patria, l’onore, l’orgoglio nazionale. È una cacofonia insopportabile perché esce dalla bocca di chi pur avendone meno se ne vanta.

L’onore è una virtù che può scomparire in una piccola frazione di tempo per un’azione moralmente indegna, secondo il senso comune.

È con questo metro che la maggioranza del popolo italiano ha giudicato ciò che è stato documentato in ogni casa dai video che hanno cristallizzato le immagini della violenza gratuita e immotivata degli agenti di polizia che a Siena, e prima ancora a Napoli, Firenze, Torino, hanno caricato a sangue gli studenti inermi che manifestavano per la pace.

Il Presidente della Repubblica si è fatto interprete del sentimento popolare e della difesa della legge richiamando severamente, al di là della edulcorazione del comunicato ufficiale, il ministro dell’interno Piantedosi per manifestargli, senza mezzi termini, il fallimento dello Stato quando questo fa ricorso ai manganelli.

Un ministro con il senso dell’onore profondamente radicato, per di più tecnico, senza investitura elettorale, che ha giurato sulla Costituzione di operare per il bene della Nazione, dopo questa rampogna
non sarebbe rimasto al suo posto un secondo di più. Invece Piantedosi si è abbandonato ad una dichiarazione ambigua che sarà fatta luce per accertare la vera dinamica dei fatti, dicendosi “confortato dalla fiducia dei colleghi di governo” che praticamente ne hanno sorretto la posizione mentre Meloni impegnata a promettere armi e soldi per dieci anni all’Ucraina tace.

In soccorso aperto di Piantedosi è invece subito arrivato il ministro dei trasporti e vice premier Salvini, suo protettore sin da quando il prefetto gli faceva da Capo di Gabinetto, per emettere il solito proclama da bar sport con termini da coda di paglia “del giù le mani dalla Polizia, rifiuto la messa all’indice della Polizia come corpo di biechi torturatori”

Francesco I, re di Francia, scrivendo alla madre Luisa di Savoia, dopo la terribile disfatta di Pavia del 1525 si espresse con "Tutto è perduto fuorché l'onore", ma Salvini e Piantedosi possono dire agli italiani in modo del tutto opposto "nulla è perduto, fuorché l'onore". Questa parola ha un senso persino fra i ladri, ma pare non averne in politica.

La Costituzione della repubblica italiana impone l’onore come una divisa d’ordinanza a chi abbia una pubblica responsabilità. La formulazione dell’art. 54, comma secondo, è chiarissima e non può essere soggetta a interpretazioni di comodo: “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche sono tenuti al rispetto del dovere di adempierle con disciplina ed onore”.

Salvini si era sempre professato orgoglioso di fare parte di un governo fondato sul semplice concetto del “chi sbaglia, paga”. Questa volta ha lanciato un messaggio contrario scendendo in difesa dei picchiatori.

Torquato Cardilli

26 febbraio 2024

6 commenti:

  1. Finalmente Mattarella comincia a svegliarsi!!!

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  2. Uno scritto alquanto veritiero e nobile, a fronte di governanti pietosi.

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  3. L'Onore è come il coraggio o si ha! oppure non si ha! avrebbe detto Don Abbondio!

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  4. Io credo che, se continua così, anche l'onore sarà in buona compagnia! Spero di sbagliarmi!

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  5. PRESIDENTE MATTARELLA. SI FACCIA SENTIRE

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  6. Forse Mattarella dimentica che la legge non fa differenza tra giovani e anziani quando si viola le norme sulla sicurezza.e l'ordinepubblico. Cercare di sfondare un cordone di polizia è un grave reato. In tutte le democrazie chi ci prova non solo viene manganellato, ma viene preso, ammanettato e portato in cella.
    Il problema non è la polizia violenta, ma una opposizione che aizza le piazze alla violenza.
    Caro Presidente, lei figlio di un democristiano di peso, da ragazzo sicuramente non è mai stato ad una manifestazione di giovani che vengono a contatto con un cordone di polizia e forse pensa che per fermarli basta che i poliziotti allunghino una mano e facciano loro una carezza.

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