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domenica 19 febbraio 2023

GUERRA E DENARO

di Torquato Cardilli - Per illustrare come lo Stato possa indebitarsi, senza che il popolo se ne renda conto e ne comprenda le conseguenze, vorrei riesumare la vecchia favola, tramandata nei secoli, del Re che aveva l’idea fissa di entrare in guerra per proteggere il suo regno ed anzi per estenderlo.Resosi conto che le riserve auree, accantonate in tempi di vacche grasse, erano esaurite, cadde in uno stato di profonda depressione. Il suo ministro delle finanze vedendolo in quello stato gli suggerì uno stratagemma infallibile: indebitarsi, non direttamente, procedura che avrebbe richiesto un lento iter di approvazione parlamentare, ma attraverso una Banca costituita ad hoc che avrebbe avuto la funzione di testa di legno.

Il Re non se lo fece ripetere due volte e ordinò la creazione di una nuova Banca con lo scopo di raccogliere i fondi necessari attraverso un prestito poliennale, promettendo ai cittadini che avessero conferito i loro risparmi un interesse remunerativo.

La Banca, raccolto un bel capitale lo prestò al Re ad un interesse doppio di quello promesso ai cittadini, in modo che alla scadenza avrebbe potuto facilmente onorare i debiti originariamente contratti con chi aveva affidato i sudati risparmi.

A guerra in corso, per la rarefazione dei commerci e la stagnazione dell’economia, alcuni cittadini persero l’entusiasmo con cui avevano prestato i loro soldi alla Banca e furono assaliti dalla preoccupazione di non aver più i mezzi sufficienti per pagare gli operai, per ricostituire le scorte di magazzino, per sostenere le famiglie.

Alla spicciolata tornarono alla Banca per chiedere indietro il denaro prestato senza aspettare la scadenza pattuita.
La Banca li rassicurò che i soldi depositati erano ben custoditi e garantiti dallo Stato ed offrì al posto della moneta sonante il controvalore in “Note di Banca”, di vario taglio, che testimoniavano il loro credito e contenevano l’impegno della Banca alla restituzione del capitale in oro alla presentazione del titolo.

Tali Note, stampate su carta speciale in modo raffinato ed artistico per evitare contraffazioni, potevano essere utilizzate, al posto delle monete correnti, per i pagamenti di commercio e per far fronte alle spese quotidiane.

Solo pochi si resero conto che il debito contratto dal Re per finanziare la sua guerra era diventato un mezzo di pagamento a disposizione del popolo.

Le Note che consentivano ogni tipo di transazione, ebbero la funzione dell’immissione nel mercato di un’enorme liquidità e diedero un forte impulso agli scambi commerciali. Ben presto si diffusero come strumento molto più comodo delle pesanti monete metalliche. Sorsero gli uffici dei cambiavalute che provvedevano ai frazionamenti in spiccioli di queste Note di pagamento cartacee che da allora furono dette appunto “Banconote”.
Trascorsi gli anni del prestito, il re distratto dagli affari politici e militari dell’impero che si ingrandiva, si dimenticò della scadenza; altrettanto fecero la Banca e gli stessi sottoscrittori del prestito. Anzi la Banca incrementò la raccolta di danaro e la stampa di nuove banconote garantendo benessere per tutti.

Ogni storia che si rispetti nasce da un grumo di verità, e anche questa risale a un evento verificatosi nel 1694. Allora fu fondata la Bank of England, la prima Banca centrale del mondo, che raccolse 1.200.000 sterline d'oro, prestate di fatto gratis al Re, per consentirgli di finanziare la guerra dei nove anni contro la Francia. A chi aveva conferito le proprie sterline furono consegnate le banconote su cui risaltava la promessa che avrebbero potuto essere riscattate in qualsiasi momento con pagamento in oro corrispondente al valore facciale.

Era nato un nuovo strumento finanziario, fino ad allora sconosciuto persino alla banca più antica (il Monte dei paschi di Siena), e che durerà fino al 1971, quando gli Stati Uniti sospesero, con un atto unilaterale, la convertibilità del dollaro in oro, fino ad allora garantita al cambio ufficiale di 35 dollari per un’oncia.

L’intuizione di quel ministro delle finanze inglese insegnò agli economisti come un debito potesse essere trasformato in mezzo di pagamento delle spese della guerra che, come noto, richiede molto denaro, in quantità di gran lunga superiore a quanto necessario per far vivere confortevolmente in pace i propri cittadini.

Che la guerra inghiotta fiumi di denaro senza restituire nulla ce lo conferma ogni giorno il conflitto russo-ucraino. Per arrivare alla pace da sconfitti ne occorre il doppio di quanto preventivato all’inizio, ma per concludere la guerra da vincitori ne occorre il triplo perché chi vince non può lasciar morire di fame un popolo sconfitto e oltre ad accollarsene le spese di sostentamento minimo deve provvedere alla ricostruzione dei danni arrecati.

Comunque la si metta la guerra moltiplica i bisogni della nazione ed impoverisce il popolo.

L’industria militare diventa il magnete di attrazione di tutti i capitali, quelli disponibili e quelli a prestito, l’imbuto verso cui viene convogliata ogni energia del paese, mentre le altre attività (artigianato, commercio, turismo, agricoltura, ecc.) cedono il passo alle lobby e alle corporazioni dei mercanti di morte che ingrassano e speculano su ogni bene commerciabile.

Il popolo viene invitato a sostenere lo sforzo bellico, a stringere la cinghia per poter incrementare la produzione di armamenti e di ordigni che paradossalmente sono destinati ad essere distrutti appena prodotti o a diventare inutili a guerra finita.

Torquato Cardilli

19 Febbraio 2023

6 commenti:

  1. IN UCRAINA

    Guerra fratricida:
    si ripete
    la storia infinita
    dell'umanità tradita.

    (19-febbraio-2023)
    salvatore r. mancuso

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  2. Abbiamo una sanguisuga attaccata al corpo che succhia la nostra vita , assistita da necrofori volontari che approfittano anche della loro posizione depredando anche . Tra le mie preghiere ci son quelle dedicate alla Russia che ci liberi dall’aggressore nazista oggi chiamato globalizzazione finanziaria imposta dall’America con le armi Nato che ha sottomesso noi italiani ed europei senza lasciarci scampo . L’obiettivo che voglio raggiungere è che ci lascino vivere in pace della nostra creatività, del nostro progresso , del nostro sviluppo . In pace ed in comunione di relazioni pacifiche con gli altri popoli della terra . Lo si può fare , abbiamo maturità ed intelligenza per farlo . Altrimenti sarà la catastrofe , lo vediamo , lo tocchiamo con mano .

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  3. Titolo dell'articolo quanto mai azzeccato. Il binomio indissolubile Guerra e Soldi ostacola enormemente la Pace.
    Le guerre hanno bisogno di denaro e sono alimentate dai pochi che vivono producendo armamenti fino a quando c'è supporto da parte dei popoli che direttamente o indirettamente sono belligeranti.
    Fino a quando i popoli non si ribellano non c'è motivo per smettere di trarre profitto dalla guerra.
    Solo allora si potranno tirare le somme e calcolare quanta ricchezza delle famiglie è stata dispersa sui campi di battaglia.
    La cosa paradossale di questo conflitto Russo-Statunitense per interposto Stato Ucraino è che il costo umano è a carico di russi e ucraini, il costo economico è a carico dei russi ed europei e i guadagni sono Statunitensi.
    Ma fino a quando dura....dura

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  4. Anna D'Effremo Girardi19 febbraio 2023 alle ore 20:39

    Inghiotte migliaia di vite umane e sofferenze indescrivibili, quante mamme piangono i loro figli sia da una parte che dall'atra

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  5. Per questo la guerra fanno o la fanno fare

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  6. Bisogna obbedire agli U.S.A e ai mercanti e fabbricanti che stanno facendo miliardi d profitto.

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