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giovedì 5 maggio 2022

INVECE DI VOTARE PROVIAMO UNA DEMOCRAZIA DEL SORTEGGIO

Franco Miceli e Roberto Lagalla
di Giangiuseppe Gattuso - Pensate alle elezioni amministrative. Quelle che si ripetono ogni cinque anni attraverso i quali si decidono le sorti dei comuni. Dovrebbero rappresentare l’apice della democrazia, della partecipazione, della libera espressione della volontà popolare. Giovani, anziani, donne, lavoratori, disoccupati, imprenditori, poveri e ricchi che indicano i loro rappresentanti nei palazzi delle istituzioni locali. Sindaci, Consiglieri comunali, presidenti e consiglieri di circoscrizione. 

Da loro dipenderanno il buon funzionamento o meno dei trasporti, della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, la funzionalità degli uffici al servizio dei cittadini, lo sviluppo urbanistico, le manutenzioni di strade e marciapiedi, la realizzazione e il completamento delle infrastrutture necessarie. Avranno il compito di fare funzionare i servizi sociali, di promuovere la cultura, il turismo, di provvedere agli asili nido, alle scuole, e fare in modo che al trapasso della vita si possa riposare in pace dignitosamente. Palermo, per esempio, da questo punto di vista ha forse superato ogni limite umanamente concepibile.

Stiamo parlando di problemi quotidiani, generalmente nella norma, che vanno affrontati con immediatezza, impegno, serietà, lungimiranza e disinteresse personale. Insomma, tutte cose che ogni cittadino dovrebbe sentire come sue, della sua famiglia e della società in cui vive, regolandosi di conseguenza.

Bene. Quanti di noi hanno mai partecipato a incontri seri su cosa fare, sui bisogni più urgenti sui quali intervenire, in quali tempi e in che modo. Quanti cittadini hanno potuto esprimere la loro tesi su un problema della città, del loro quartiere, del funzionamento dei servizi prima di apporre nella cabina elettorale, con convinzione, una croce su un simbolo e scrivere un nome. Credo, senza tema di smentita, siano una piccola, ma piccola minoranza sostanzialmente irrilevante.

Il tutto si riduce ad accordi e compromessi al ribasso con l’unico obiettivo di “vincere”. Essere eletti. Ottenere uno scranno, una presidenza, una delega assessoriale, un incarico in qualche azienda o società controllata dal comune. Una corsa all’accaparramento di quanti più “amici” che dovranno veicolare il messaggio: votami o fai votare questo o quel candidato a cui ci potremo rivolgere.

Nel caso di una grande città, poi, le cose possono andare ancora peggio. Innumerevoli personaggi, anche alcuni di qualità non c’è dubbio, si propongono per ogni carica possibile. E, in questo caso, le forze politiche mettono sul piatto tutto ciò che hanno per ottenere il risultato migliore per il partito, per il gruppo organizzato, per il leader. Mentre, lo ripeto ancora, la stragrande maggioranza dei cittadini, resta ai margini, indifferente, non coinvolta e senza alcun diritto di parola. Di cosa fare per la città e perché farlo nessuno se ne occupa sul serio. I programmi, le soluzioni ipotizzate e le alternative, hanno poco a che fare con la battaglia elettorale e pochissimo influiranno sul risultato finale.

E allora non c’è scampo? Non è possibile immaginare una gestione della cosa pubblica scevra da interessi personali, dal desiderio della gestione del potere, dalla corsa all’accaparramento di postazioni utili a sé stessi, al gruppo, al partito, al potente di turno?

La mia risposta è sì. È possibile cambiare. Ma a patto di modificare radicalmente il sistema così da eliminare accordi sotterranei, scambi elettorali, false promesse, arrivismi, potentati e tutto quell’ambaradan che ruota intorno alle elezioni amministrative e che quasi nulla ha a che fare con l’interesse dei cittadini e della comunità.

Si chiama democrazia del sorteggio. Un sistema semplice, efficace, inattaccabile e capace di spazzare d’un colpo gli aspetti peggiori e patologici della politica.

Utopia? Mica tanto. Pensate che rivoluzione. D'incanto sparirebbero intere "famiglie" che da decenni gestiscono pacchetti di voti determinando l’elezione di genitori, fratelli, sorelle e affini. Finirebbero le cordate e le influenze della criminalità, lo scambio elettorale sarebbe un ricordo, gli interessi personali e le corruttele resterebbero ai margini.

E le competenze? Domanda ovvia e plausibile. Io, lo credo fermamente, sono contrario ai professionisti e ai mestieranti della politica. Al massimo due mandati e via. E sono convinto che chiunque di media intelligenza, di buona volontà e con un pizzico di visione, possa svolgere, anche meglio, le funzioni finora svolte da tutti quelli che da decenni calpestano il palcoscenico della politica cittadina con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Giangiuseppe Gattuso
05 maggio 2022 


5 commenti:

  1. Certamente come ad un naufrago che si trova davanti due scogli simili dove approdare, così ai cittadini non resta che il sorteggio per scegliere l'approdo meno insidioso.😁

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  2. Uno è un accreditato Architetto con competenze politiche l'altro è un ex amministratore universitario che si è lanciato in politica (abituato a trattare con chi chiede favori) ... Non credo sia difficile scegliere

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  3. Sempre a decidere tra i due poli…soltanto una lista civica è ciò che rappresenterebbe gli interessi della città e di nessun altro.
    Ma sembra che questo sia difficile da capire.

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  4. Nell'isola siciliana, specie nel capoluogo, siamo ormai abituati a tutto ed il contrario di tutto. Da veri romantici sognatori, siamo particolarmente attratti dai racconti dell’impossibile delle favole, che ce le facciamo raccontare persino da adulti. Su quella del ponte sullo stretto, ci siamo addormentati alla prima strofa, sul c’era una volta… e abbiamo subito offerto al narratore ben 61 recensioni favorevoli su 61, con annesse poltrone benessere nella SPA di Palazzo dei Normanni.
    E la nostra natura, quella siciliana, ci affezioniamo a chi promette di più in una gara, dove chi la spara più grossa vince, l’importante e che ci lascino i nostri sogni, fatti di folklore, autostrade mono corsie, rallentate da opportune deviazioni e dossi, per consentire la migliore visione del paesaggio, i treni, anzi le romantiche littorine che senza fretta, attraversano la regione su binari vintage, che conserva quella magnifica sensazione di trovarsi in una scenografia vivente di inizio 900. L’attraversamento dello stretto, proprio come in quel lontano 1 Novembre 1899, non ha prezzo.
    Bisogna dirlo e riconoscerne i meriti, soprattutto l’impegno che c’è voluto nel conservare tutto questo immutato nel tempo, specie in nuna città famosa per la sua sori
    Ma perchè rischiare che qualcosa possa rompere un tale incantesino del tutti felici e contenti con un pericoloso sorteggio, con il rischio che qualche infiltrata mina vagante possa rimpere un tale meraviglioso equilibrio?
    Oppure, per quale ragione gli attuali conduttori del vapore, dovrebbero lasciarsi prendere da un'autolesionismo e masochismo ingiustificato?
    E, chi sarebbero mai i cittadini per chiedere, pretendere o imporre una soluzione del genere?

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  5. Calogero Dolcimascolo6 maggio 2022 alle ore 15:49

    Basterebbe mettere il limite ai due mandati parlamentari con legge e il sorteggio a chi candidare potrebbero farlo all'interno dei partiti. Credo che l'Italia avrebbe più speranze.

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