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domenica 15 novembre 2020

BALAKLAVA E LA SOTTILE LINEA ROSSA

di Gigi Consiglio - Non so se gli amanti di Storia abbiano notato che i testi scolastici glissano sulla spedizione del 1855 in Crimea, quella voluta da Cavour per ingraziarsi Inglesi e Francesi. Ebbene questa curiosità assopita, forse non ci crederete, ma mi si è risvegliata su una banale domanda a risposta multipla circa “la lunga linea rossa”, domanda fatta il 12/11/2020 ai concorrenti dell’Eredità, il noto gioco televisivo condotto da Insinna su Rai Uno.

La lunga linea rossa era detta così perché in una lunghissima trincea, nella piana di Balaklava, la fila di fucilieri di Sua maestà britannica, che sfoggiavano la rossa giubba di quei tempi, era disposta su due file e non su quattro come da regolamento.

Era doppia perché il territorio da difendere era lungo ed i soldati erano pochi. Ma perché i soldati erano pochi? Questa è una bella domanda a cui daremo risposta.

Ma analizziamo i fatti dall’inizio.

La guerra fra Russia e Turchia era covata fin dal 1853 ed esplose nella penisola di Crimea sul Mar nero nei pressi della città di Sebastopoli. Lo Zar Nicola I non aveva fatto mistero delle sue mire espansionistiche e voleva approfittare del dissidio momentaneo tra Inghilterra e Francia per imporre il suo protettorato su i cristiani dell’Impero ottomano.

Non aveva calcolato che invece le due potenze si sarebbero alleate non tanto per difendere i cristiani quanto per contenere la straripante egemonia russa sul mediterraneo. E così la flotta alleata mise l’assedio a Sebastopoli, base navale russa del Mar Nero.

Purtroppo l’inclemenza del clima coniugata all’epidemia di colera e di tifo che imperversava decimò le truppe alleate i cui comandi si videro costretti a chiedere l’aiuto dell’Austria.

Questa si rifiutò ma Cavour colse l’occasione per dichiarare il Piemonte disponibile a partecipare alla spedizione con un proprio corpo e così avvenne. Solo che la pestilenza era spietata e continuava a mietere vittime, ecco perché i soldati erano distribuiti alla meno peggio su due linee per tutta la lunghezza della trincea.


Gigi Consiglio

15 Dicembre 2020

2 commenti:

  1. La storia è grande maestra di vita sia perché quella scritta dai vincitori è la famosa "mezza messa" funzionale a sconfiggere il perdente anche sul piano della memoria e sia perché, a chi non si accontenta della versione ufficiale, fornisce chiavi particolarmente efficaci per interpretare fatti contemporanei.
    Proprio ieri riflettevo sul fatto che, rispetto ai giganteschi passi in avanti fatti dalla scienza, la natura umana ne ha fatti da formica ed è proprio per questo che attraverso lo studio della storia si possono cogliere occasioni preziose per allungare il passo sulla strada dell'evoluzione della natura umana.
    Da questo articolo, infatti, oltre a una dettagliata risposta al quiz, si descrive uno scenario di politica internazionale le cui azioni protagoniste ancora oggi si fronteggiano su altre trincee ma sempre con lo scopo di estendere un potere a costo di energie che altrimenti spese potrebbero migliorare la qualità di vita di tutti che non può essere semplicisticamente misurata nel solo denaro

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  2. Le guerre hanno sempre avuto un obiettivo: ieri quello della espansione territoriale; oggi il potere economico con il controllo del petrolio e delle risorse primarie. Questa è una mia convinzione che ho maturato sui banchi di scuola. Allora non era facile, forse oggi si, chiedere agli insegnanti di uscire dagli schemi dei programmi scolastici per analizzare i fatti della storia. Di quella spedizione, in parlamento, Cavour spiegò le motivazioni. Mentre i soldati combattevano e morivano nel fango delle trincee, sui giornali di Torino si scrisse: “Coraggio, con questo fango si fa l’Italia”. Il solito cinismo dei patrioti che stavano al caldo mentre la truppa moriva. Dopo, al Congresso di Parigi, Cavour chiese, come compenso, di assegnare a Vittorio Emanuele II qualcuno dei ducati dell’Italia centrale. Non ottenne nulla! Non mancarono gli onori a Cavour. E ai morti?
    Questo articolo stimola la conoscenza della storia e una attenta analisi degli avvenimenti internazionali, di ieri e di oggi.

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