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venerdì 11 luglio 2014

GIUSTIZIA ALL’ITALIANA. FATTI E MISFATTI

giustizia_del_futuro_2di Nino Pepe - Il potere giudiziario in Italia gode di una libertà unica al mondo. Ad onta delle continue lamentazioni dei magistrati, non esiste in tutto il pianeta
una nazione dove la magistratura abbia la libertà suprema di fare e sfare, di salvare e di condannare senza dovere rispondere a qualcuno del proprio operato come in Italia. Non abbiamo in tutto il mondo una magistratura meglio retribuita della nostra. Eppure i nostri magistrati sono sempre sul piede di guerra contro tutto e tutti, stanno sempre sul chi vive e se la sono presa perfino con Renzi quando questi ha parlato di una riforma comprendente anche un ridimensionamento degli emolumenti attualmente loro assegnati.
logotoolIl 17 aprile 2014 il quotidiano La Repubblica ha diffuso un'indiscrezione, non smentita, ossia che la scure di Renzi possa abbattersi anche sui magistrati, allineando il loro compenso massimo lordo a 260mila euro, quanto percepito dal presidente della Repubblica. Apriti cielo! Subito l’ANM ha scritto della "GRAVITA’ di una eventuale iniziativa unilaterale del governo che, senza alcun confronto con le categorie interessate e in via d'urgenza, "potrebbe procedere a una riduzione strutturale delle retribuzioni". La magistratura, aggiunge il sindacato delle toghe, "consapevole delle forti difficoltà che investono vasti strati della popolazione, non vuole sottrarsi all'impegno di solidarietà", ma "la redistribuzione delle risorse deve avvenire in modo equo". TRADUZIONE: in modo equo significa tagli per tutti, meno che a loro.
Praticamente continuano a pretendere uno stipendio più alto di quello del Presidente della Repubblica. E tutto questo in cambio di che? Di una professionalità a prova di errore, di una imparzialità a prova di preferenze politiche, di discrezione nell’esercizio delle delicate funzioni attinenti ai magistrati? NEMMENO PER SOGNO!
Non abbiamo neppure gli standard di produttività delle toghe previste dalla legge! Addirittura esiste L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE VITTIME ERRORI GIUDIZIARI, che non dovrebbe esistere se la Giustizia fosse inappuntabile come dovrebbe.
L’undici giugno 2014 la Camera ha approvato un emendamento (presentato da Gianluca Pini) che introduce la responsabilità civile per i magistrati colpevoli di atti o provvedimenti "in violazione manifesta del diritto, o con dolo o colpa grave nell'esercizio delle funzioni, ovvero per diniego di giustizia".
È la prima volta che il parlamento italiano rispetta i risultati del referendum promosso dal Partito radicale nel lontano 1987, quando l'80,2% degli italiani chiese che anche i giudici, come ogni altro cittadino, pagassero in caso di errore.
Ebbene, Il governo e il Pd si sono espressi contro l'emendamento Pini, ma fortunatamente sono stati sconfitti. Le reazioni al voto - sono state quelle di sempre, e come sempre, sono state dettate dalla magistratura militante. "In un momento che vede la magistratura fortemente impegnata sul fronte del contrasto alla corruzione nelle istituzioni pubbliche - ha subito dichiarato il presidente dell'ANM, Rodolfo Sabelli - questa norma costituisce un grave indebolimento della giurisdizione".
A me sembra il contrario, perché soltanto una magistratura che non ha paura dei propri errori e che viene sanzionata quando sbaglia è all'altezza della sua giurisdizione.
Tutto ciò è ancora poco rispetto al ricatto che questa magistratura, come sempre, introduce nelle sue argomentazioni: O SI GARANTISCE L’IMPUNITA’ DI PM E GIUDICI OPPURE SI E’ COMPLICI DEI CORROTTI. L'indipendenza della magistratura, che è un caposaldo dello Stato di diritto, si trasforma così in licenza ed impunità, e chi chiede regole uguali per tutti diventa un nemico della giustizia.
Questo schema di ragionamento - che il Pd dovrebbe respingere come ripugnante - è perfettamente speculare alla ventennale crociata contro Berlusconi: il problema non è il corretto funzionamento di un potere dello Stato, ma la sua difesa ad oltranza o il suo abbattimento.
Eppure le vicende che stanno scuotendo la Procura di Milano ci fanno comprendere che i magistrati sono divisi e in lotta fra loro, sbagliano e commettono errori come tutti in questo mondo. Loro però si sentono INTOCCABILI, e chi osa mettere in dubbio questa loro presunta qualità è un delinquente, un colluso, un mascalzone.
Nella classifica mondiale sull’efficienza della giustizia l’Italia si trova al 156° posto su 181 Paesi nel Mondo. Addirittura viene dopo Angola, Gabon, Guinea, São Tome e prima di Gibuti, Liberia, Sri Lanka, Trinidad.
La classifica in Europa non è gratificante. I primi posti sono appannaggio dei Paesi scandinavi con la sorpresa portoghese, al secondo posto tra la Danimarca (prima) e la Finlandia (terza). La Francia è ottava. La Germania è tredicesima. La Grecia trentunesima. Il nostro Paese può solo vantarsi di collocarsi prima della Spagna, ultima dopo la Polonia e la Turchia.
Una vicenda giudiziaria, che porto come esempio di inefficienza, quella di Silvio Scaglia, imprenditore, fondatore di Fastweb, ci dice che abbiamo veramente urgenza di fare la riforma della giustizia.
Silvio ScagliaSilvio Scaglia è stato indagato per il reato di "associazione a delinquere finalizzata all'evasione fiscale” nell'inchiesta Fastweb - Telecom Italia Sparkle. Il 23 febbraio 2010, viene emesso dal gip di Roma un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Scaglia, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia; Scaglia dà mandato ai sui legali di concordare un suo interrogatorio e rientra in Italia nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2010, con un volo privato dalle Antille. All'aeroporto di Ciampino gli agenti della Guardia di Finanza lo trasferiscono al carcere di Rebibbia. Da quel momento, 3 mesi di carcere e 9 mesi ai domiciliari. Il 17 ottobre 2013 il Collegio della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma emette la sentenza di assoluzione a formula piena per Silvio Scaglia.
“Ma vi sembra normale che un cittadino innocente venga messo in galera?”, ebbe a dire lo stesso Renzi su questa vicenda.
Magistrato Antonio EspositoSulla discrezione di cui i magistrati dovrebbero fare mostra sarebbe meglio stendere un velo pietoso, ma non si può tacere della performance del giudice Antonio Esposito, quello del processo Mediaset, che andò a spifferare durante una cena con amici le motivazioni di una sentenza prima che queste venissero rese pubbliche dalla stessa corte che l’aveva emessa. Ma per favore!
Per concludere, un capitolo a parte meriterebbe il rapporto tra magistratura e politica. Per adesso dico soltanto che i giudici, come gli altri comuni mortali, hanno le loro convinzioni politiche, e quasi mai nei processi contro uomini politici hanno dato dimostrazione di imparzialità, di equilibrio e di terzietà. Hanno quasi sempre colpito e condannato l’avversario politico mentre hanno seme salvato il politico amico. Su questo non basterebbe l’intero contenuto dell’Enciclopedia Treccani ad elencare storture, ingiustizie, processi imbastiti su semplici teoremi senza prove, subiti da politici non allineati. Ne possiamo parlare in una prossima occasione.
Riuscirà il governo Renzi a fare una anche minima riforma del sistema giustizia in Italia? La ragione ci dice di no, ma è nostro obbligo sperare anche contro ogni speranza.
Nino Pepe FotoNino Pepe
11 luglio 2014

















21 commenti:

  1. Avrei voluto che altri si pronunciassero su questo argomento prima di me. Ma poiché. nonostante l'impegno del nostro instancabile direttore, impegno tignoso nella promozione sui social, via telefono o de visu, sia di questo che di altri scritti; mi sento obtorto collo obbligato ad intervenire, su qualche aspetto di questo elaborato, a me sgradito, che tuttavia vengo ad espletare per rispetto del notevole autore N Pepe e per la deferenza dovuta alla indefessa attività dell'amministratore di questo blog. Fatta questa doverosa premessa, mi sia consentita la piena e libera espressione di opinione e di critica, che come risaputo, non sarà di ne di adulazione ne di accondiscendenza del pur a me simpatico autore. Perciò entro direttamente a gamba tesa sull'argomento, contestando la tua affermazione che il povero e fetente Berlusconi sia stato perseguitato proditoriamente per 20 anni dalla magistratura !! Assolutamente falso e parziale. Questa mia affermazione è dimostrata dalla montagna di reati gravissimi commessi da Berlusconi (anche da presidente del consiglio) e per fortuna qualche sentenza passata in giudicato ha finalmente eliminato lo scandalo di avere un simile furfante in parlamento ! Naturalmente non disconosco i tuoi meriti nel sottolineare tutti gli errori in buona e malafede commessi dalla magistratura. Riconosco anche che una riforma della giustizia sia penale che civile, non sia più rinviabile. Ma questo lodevole lavoro sia fatto per il bene del popolo, non di un ricco cialtrone. Mi scuso con te e con i lettori se inframezzo la mia analisi con qualche invettiva nei confronti del peggior nemico della giustizia italiana. continua...

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  2. Sono d'accordo con te che la magistratura debba essere sottoposta a critiche, bastonate per gli errori, i privilegi, i grassi stipendi, l'impunità, la lentezza, l'arroganza, i misfatti, gli errori giudiziari, il senso di casta intoccabile. Insomma il magistrato deve pagare come il comune cittadino per i danni arrecati al singolo ed alla comunità con i suoi errori. Quindi responsabilità civile, rimozione dal posto occupato, blocco di carriera e penalità economica. Naturalmente non possiamo dimenticare i giudici eroici che hanno perso la vita per servire lo stato. Ma altresì bisogna condannare e stigmatizzare i giudici corrotti, come nel caso del "lodo mondadori", previo intervento di Previti ministro ed avvocato di Berlusconi, alcuni giudici si sono fatti corrompere...pacifico, squillante, Acampora e Metta(prese un miliardo), le mie affermazioni sono corroborate da sentenza passata in giudicato, cioè cassazione, ok ? Infine...se mi consenti è una vergogna, la ridicola condanna del de cuius, da ascrivere alla debolezza dello stato ed una magistratura ricattabile, impaurita dai continui attacchi del condannato ricco e potente. La legge è uguale per tutti ? Rispondi ? No...! la legge è forte per i poveri, deboli, sporchi e cattivi ! Chi se lo può permettere di essere condannato a 4 anni per frode fiscale e fare la sceneggiata per 4 ore la settimana con dei poveri anziani con il cervello in frantumi. Cari lettori avete capito bene ! A fronte di una condanna di 4 anni...la pena è 4 ore la settimana a raccontare barzellette agli anziani rincoglioniti ! Infatti questa è la giustizia Italiana !! Infine ho coscienza di avere trattato solo un aspetto parziale, se volete ideologico e da sinistra, ma il de cuius ha avuto 20 anni di potere spropositato per potere riformare la giustizia per il popolo, non per se stesso ! Ma persino il suo avvocato e primo capogruppo di forza Italia, nel libro "l'avvocato del diavolo", dichiara di essere stato accanto a Berlusconi dal 1980 al 1994, pertanto di conoscerlo bene e che il Silvio nazionale non ha alcuna idea o passione politica, gli unici argomenti della sua attività sono legati, 1) fare soldi con qualsiasi mezzo 2) poiché nel perseguimento "dello sterco del diavolo" commette qualsiasi reato, l'obiettivo è l'impunità. Spero che l'autore non me ne voglia di queste mie malevoli osservazioni e che mi si riconosca un pò di ragione su qualche aspetto da me ricordato.

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    1. Capisco che la lingua batte dove il (tuo) dente duole, e che da tempo non hai avuto più la possibilità di "esternare" contro l'ex premier, l'ex cav., praticamente l'ex tutto, ma questo tua filippica, anzi berlusconippica, è fuori luogo. Infatt la "ventennale crociata contro Berlusconi" è soltanto un titolo di comodo per individuare l'ambito in cui, come ho già detto, " il problema non è il corretto funzionamento di un potere dello Stato, ma la sua difesa ad oltranza o il suo abbattimento". La qual cosa al mio paese significa soltanto che, cioè, non importa un fico secco a nessuno che l'istituzione della giustizia, debba e possa funzionare al meglio, perchè le parti in guerra si sono impegnate non a migliorare, ma l'una a cercare di abbattere e l'altra a difendere a oltranza la stessa istituzione. Questo è l'errore che si è commesso da entrambe le parti. Perciò tutto quello che hai ribadito ancora una volta, e che ormai tutti i tuoi lettori conoscono già a memoria, c'entra nel mio ragionamento come i cavoli a merenda, è proprio fuori posto. Se avessi voluto parlare di questo, avrei scritto altre cose.
      Questa tua incapacità a capire di cosa si stia parlando riesce ancora a sorprendermi.

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  3. Pardon dimenticavo l'estensore del libro "l'avvocato del diavolo" è l'avv. ex onorevole e primo capogruppo di forza Italia Vittorio Dotti.

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  4. Nessuna occasione poteva essere più utile per tornare a scrivere in queste pagine di un articolo sulla giustizia (una volta allentata la morsa della sessione estiva degli esami) per uno studente di Giurisprudenza come me. Più ancora la cosa è, a mio parere, interessante perchè l'argomento trattato dall'autore è tanto delicato quanto politico.
    Credo possa essere utile condividere con voi alcune delle riflessioni che hanno accompagnato in questi mesi i miei studi e che, forse, gioveranno alla discussione.
    Da studente di Giurisprudenza, orientato a/da un'ideologia di sinistra, voglio dire, prima di iniziare, che è indubbia in me l'aspirazione a entrare a far parte della classe in oggetto di discussione e non posso nascondere, quindi, il grande rispetto e la stima che ho per l'attività di tanti magistrati che amministrano la giustizia in un paese sempre più litigioso, contagiato da una profonda crisi dei costumi operante a tutti i livelli sociali.
    Magistratura, infine, per andare al cuore del problema che voglio evidenziare, che amministra giustizia in un sistema enormemente appesantito da una indiscussa moltitudine di norme; norme frattanto, scritte sempre peggio.
    Si, per dirla chiaramente, il mio j'accuse è proprio nei confronti del legislatore e in ultima istanza della politica.
    Va bene. Pepe ha ragione a condannare l’astio della magistratura al tetto agli stipendi, alla responsabilità civile dei magistrati (il governo si è schierato contro l’emendamento Pini perché non inserito in un più complesso disegno di riforma, ma il ministro Orlando crede che questa vada prevista), a condannare il mancato rispetto del segreto professionale (non si capisce mai come i giornali possano accedere agli atti che la procura non pubblica) e la forte politicizzazione della magistratura, che però, è inevitabile perché i giudici sono uomini e come tali non si può loro negare la possibilità di avere delle idee politiche.
    Ciò su cui non concordo è l’accusa alla magistratura della cattiva efficienza della nostra giustizia.
    La colpa a riguardo e tutta della politica. Politica che non legifera su tantissime fattispecie e che non sa semplificare il quadro normativo, e procedurale.
    È da lì che deriva la grande discrezione dei giudici che si vedono costretti a dare giustizia in un quadro normativo sempre più pesante e al contempo deficitario. Penso, ad esempio, a riguardo all'esigenza di una regolamentazione sul fine vita, sulle unioni civili, in materia di corruzione, ma di instaurazione di processi arbitrali in luogo a quelli civili. E ci sarebbero tantissimi altri argomenti che andrebbero regolamentati con una normazione puntuale e coerente con l’ordinamento.
    L’ampliamento delle funzioni discrezionali, allo stato attuale, è necessario e rientra, inoltre, nel ciclo naturale della vita di un ordinamento giuridico. È, infatti, naturale che il potere dei magistrati si allarghi in età come la nostra di profonda distanza dall’attività codificatrice (avvenuta - seppur con grosse riforme novatrici - nel 1939 per il penale e nel 1942 per il civile.)
    Certamente persone più dotte di me, in merito, potranno non essere d’accordo con la mai tesi. Reputo, però, che per quanto il pendolo della cultura giuridica sia orientato in direzione opposta, una nuova stagione codificatrice sarebbe una buona soluzione allo stato di degrado in cui versa la nostra giustizia. Abbiamo bisogno di norme sicure, che si applicano facilmente e assicurino certezza e velocità del diritto perché il diritto possa, poi, tornare a essere equo.
    Oggi, purtroppo, non è né certo né equo.
    Perché questo accada certo non sono utili, i toni e i livelli che la politica ha assunto negli ultimi vent’anni. Con questa ultima mia frase ho certo rappresentato nella mente di tanti di voi uno scenario chiaro che non è necessario che descriva,
    La futura classe dirigente, sarà capace di accogliere queste sfide, in questo mare burrascoso, e, di portare la nave in un porto sicuro?

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    1. La politica ha le sue gravi responsabilità sulla cattiva efficienza della giustizia, ma secondo me i magistrati hanno anche le loro brave responsabiità, e non sono così stakanovisti e assidui nel loro lavoro.Nel dialetto siculo si dice "pani duru e cuteddu chi un tagghia". I magistrati fanno quello che vogliono, da sempre, e scelgono soltanto i casi che possano gratificarli più che gli altri. Di fronte a ritardi gravissimi nella conduzione dei processi, quando le cose riguardano certi personaggi, le procure ingranano la quarta e vanno a rotta di collo, arrivando addirittura a depositare le motivazioni di una sentenza contestualmente all'emissione della stessa. E poi, domanda cruciale, perchè non abbiamo i famosi "standard di produttività delle toghe" previste dalla legge? EVIDENTEMENTE questa cosa non conviene alla CASTA dei magistrati.

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  5. "O si garantisce" l’immunità di Pm e Giudici, oppure si è corrotti, complici!
    Quindi chi richiede rigore o procedimenti corretti alla nostra magistratura, diventa di conseguenza un nemico della giustizia italiana!? - È uno schema ripugnante, sconvolgente, che inorridisce, e il PD per le responsabilità di governo che ha dovrebbe opporsi con forza e trovare le giuste soluzioni. Rifacendoci alla vicenda della procura di Milano, non si fa altro che assistere al preoccupante scontro tra magistrati che creare situazioni di incertezza e di mancanza di serenità di giudizio. E non dimentichiamoci che i giudici e i pm SONO PERSONE. NON SONO ESSERI PERFETTI, POSSONO ANCHE LORO SBAGLIARE! Possono commettere degli errori come noi esseri umani, e ovviamente, però, non dovrebbero avere attenuanti per il ruolo che ricoprono! Da una loro decisione dipende la vita di uomini e donne, politico o libero cittadino! Ma purtroppo non è cosi, e sappiamo bene quanti errori sono stati compiuti senza che mai ci sia stato un giudice a pagare. Il caso di cattiva giustizia di cui parla Pepe, quello di Silvio Scaglia (imprenditore della fastweb) è emblematico: 3 mesi di carcere e 9 mesi ai domiciliari per poi essere assolto! Per questo è veramente urgente una riforma seria della giustizia perché ci siano processi equi e giusti e in tempi umani, considerando sempre che la libertà dei cittadini è un diritto fondamentale.

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  6. Ritorna attuale una nota diffusa su facebook nel febbraio del 2012:
    La responsabilità civile dei giudici

    Oggi, a buona ragione, il quotidiano Repubblica su carta apre con il titolo di testa "Passa la legge anti-giudici", un vero e proprio colpo di mano della destra leghista con l'aiuto di qualche franco tiratore della sinistra. Anche i giudici paghino, aveva detto Alfano, megafono del cavaliere, lo scorso giugno e ha ripetuto ieri subito dopo l'approvazione dell'emendamento.
    A molti non è chiaro che così facendo si provocherà un blocco della macchina della giustizia penale, poiché i pm e ancor più i giudici si guarderanno bene dall'iniziare un procedimento se non in casi di assoluta evidenza della responsabilità, e cioè nei confronti di chi viene colto in flagranza, e avranno da temere quando il reo sia un potente. La responsabilità civile del giudice è già riconosciuta dall'attuale ordinamento, consistente nella Legge Vassalli del 1988, l'anno successivo al referendum sull'oggetto, nei casi di dolo o colpa grave. L'emendamento della Lega (deputato Pini) prevede che “chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento” di un magistrato “in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni o per diniego di giustizia”, possa rivalersi facendo causa sia allo Stato che al magistrato per ottenere un risarcimento.

    Non v'è chi non veda come un'estensione simile renda difficile e spesso impossibile la funzione giudiziaria, togliendo al giudicante la serenità necessaria per una valutazione equa dei casi al suo esame.

    Le novità rispetto alla legge Vassalli sono due: la responsabilità è genericamente estesa alla “manifesta violazione del diritto” e il cittadino può citare in giudizio direttamente il magistrato e non solo lo Stato.
    Una norma simile non trova paragoni nella maggior parte dei paesi europei, dove il cittadino può far causa allo Stato e poi è lo Stato, in caso di condanna, a rivalersi sul magistrato.
    È tuttavia innegabile che in Italia questa procedura è fin troppo complessa, e sembra pensata per scoraggiare il cittadino che si senta vittima di mala giustizia. Infatti, perché lo Stato sia condannato in via definitiva a causa del comportamento di un magistrato occorrono ben nove gradi di giudizio (tre per l’ammissibilità del procedimento, tre per individuare la responsabilità, tre per l’eventuale rivalsa nei confronti del magistrato ritenuto responsabile). Maria Antonietta Calabrò sul Corriere della Sera di oggi ricorda che “dal 1988 a oggi sono state appena 406 le cause effettivamente avviate da cittadini nei confronti di un giudice”. Le citazioni dichiarate ammissibili sono state 34, le condanne sono state appena 4.

    C'è da augurarsi che nel passaggio al senato il danno venga attenuato, garantendo tuttavia un adeguamento alla legislazione dei principali paesi europei, e rendendo più efficace la tutela dei diritti di chi sia veramente vittima di una giustizia fuorviata.

    L'episodio è rilevante perché mostra uno scollamento della maggioranza che sostiene il governo ed un, spero momentaneo, ricompattamento degli interessi politici del PDL e della Lega, in nome di un sentimento di vendetta nei confronti di una magistratura di nuovo fustigatrice delle "marachelle" di non pochi rappresentanti di quella casta. Attendiamo la prosecuzione dell'iter di questa legge per renderci conto se già sono in corso prove tecniche di preparazione di elezioni anticipate. Sarebbe una vera iattura ed un'interruzione tragica del processo faticoso di allontanamento dall'orlo del baratro.
    3.01.2012

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  7. Il commento riportante una nota del 13.01.2012 ha come autore Gabriele Marolda.

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  8. La questione posta da Nino Pepe è certamente uno dei temi più importati e urgenti per il nostro Paese. L’amministrazione della giustizia, con tutte le sue implicazioni e conseguenze, è sintomatica della civiltà di un popolo. E, indubbiamente, la situazione italiana non è ai primi posti al mondo per celerità, per la difesa dei diritti dei cittadini, per la situazione carceraria, e per i casi di malagiustizia. Ovviamente nessuno si sogna di fare di tutta l'erba un fascio, e sarebbe pure del tutto sbagliato e fuorviante. Ma sono sotto gli occhi di tutti i casi eclatanti, le esagerazioni, le forzature, lo straripamento dei poteri, i privilegi, e chi ne ha più ne metta. L’indipendenza della magistratura, sacrosanta, non può significare ‘facciamo ciò che vogliamo’ e nemmeno una sostanziale impunità. Anche se la sulla cosiddetta responsabilità personale non ci si può far prendere dall’impulso. Bisogna rifletterci bene, bisogna andarci con i piedi di piombo. Ogni magistrato deve essere “libero” di poter giudicare senza la spada di Damocle e, quindi, la preoccupazione delle conseguenze. Dall’una e dall’altra parte. Altra questione la separazione delle carriere tra pubblico ministero e magistratura giudicante. Un problema da sempre aperto e sul quale le evidenti resistenze corporative sono la rappresentazione plastica che si tratta di un nervo scoperto, e che va risolto. E poi, ma concludo perché il discorso si farebbe troppo lungo, la politicizzazione della magistratura. La divisioni in correnti, il sindacato. Questo non c’entra nulla sul fatto che essendo cittadini come gli altri debbano avere gli stessi diritti politici. Ci mancherebbe. La questione è che durante l’esercizio della loro delicatissima e importante funzione hanno il dovere di essere equidistanti da qualsiasi influenza politica. E devono pure sforzarsi di apparirlo.

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  9. Io sono per la responsabilità diretta e personale dei giudici, tutti, nessuno escluso. E sono pure per la separazione nettissima tra la magistratura giudicante e quella dell'accusa. Devono essere addirittura in sedi diverse e fare una carriere distinta e separata da sempre. Solo così ci potrà essere la giusta equidistanza tra: accusa, difesa e giudice.

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  10. Gli unici che non godono di vera libertà sono i cittadini onesti... anche i criminali condannati... la fanno franca.... dopo qualche giorno ..."escono".... - la prateria italietta.....è una balorda fratricida scorreria... con apripista le Istituzioni.....dall'alto in basso....e quindi....NON C'È SPERANZA....!!!

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  11. Per me basta la condanna vergognosa e ridicola a Silvio Berlusconi e la persecuzione subita da Enzo Tortora per esprimere un giudizio negativo e preoccupante sulla nostra giustizia.

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  12. io credo che, pur partendo da qualche presupposto condivisibile, i problemi della giustizia vadano inquadrati sotto punti di vista ben diversi da quelli posti nell'articolo. Quali sono i problemi della giustizia italiana? a mio parere i principali sono la lentezza del processo civile da un lato,la mancanza di certezza della pena, l'intasamento delle carceri e l'abuso della custodia cautelare nel processo penale. Questi problemi vanno chiaramente risolti con interventi legislativi mirati e non sono certamente addebitabili alla responsabilità dei magistrati, salvo che, in parte, l'eccessivo ricorso alla custodia cautelare.
    Facendo un esempio, potrebbe snellirsi la fase di trattazione del processo civile, ampliare la competenza per valore dei giudici di pace, assumere nuovo personale giudiziario, depenalizzare definitivamente talune condotte ancora oggi considerate criminose. Ma cosa c'entra la responsabilità civile dei giudici con i problemi della giustizia attuale? i giudici sono obbligati per legge ad emettere sentenza o comunque a decidere le controversie o i fatti portati alla loro cognizione. Può l'attività del giudicante tramutarsi in attività a rischio? La legge oggi sanziona la responsabilità del giudice per dolo o colpa grave (giova precisare che l'emettere dolosamente una sentenza erronea può integrare molteplici fattispecie di reato). si può andare oltre questo? Oltretutto chi invoca la responsabilità dei giudici lo fa guardando soltanto ai casi di condanna di un innocente. Non è tuttavia ingiusta anche una sentenza che lascia impunito un colpevole? Quanti giudici rischierebbero l'emissione di sentenze di condanna di fronte ad un eccessivo inasprirsi del loro regime di responsabilità? Peraltro nei confronti della magistratura ho sentito due ordini di considerazioni critiche. Da un lato qualcuno, come il Dott. Pepe, ne lamenta l'assoluta indipendenza dagli altri poteri dello Stato e la conseguente impunità o intoccabilità. Dall'altro c'è chi lamenta l'eccessiva collusione con il potere politico. Anzitutto vorrei dire che...delle due l'una. Comunque, secondo la mia personalissima opinione, la Costituzione è ben costruita al fine di garantire il giusto contemperamento tra l'indipendenza della magistratura ed i relativi poteri di controllo operati sulla stessa dagli altri poteri dello Stato. Dall'altra parte, il proliferare di procedimenti a carico di politici ed amministratori di ogni colore politico(che spesso, dovremmo ammetterlo, santi non sono) mi fa propendere per l'esclusione di quella criminale connivenza tra poteri da qualcuno paventata. Per ciò che concerne l'adeguamento degli altissimi stipendi di alcuni alti magistrati a quello del Presidente della Repubblica (che non è quello del Ragionier Fantozzi), è ovvio che la misura era più che dovuta e che le reazioni a caldo dell'ANM lasciano il tempo che trovano, e le ritengo più legate al loro ruolo "sindacale" (è questo il ruolo dell'ANM) che ad altro.

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    1. L'eccessiva libertà di cui gode la magistratura rispetto agli altri poteri dello stato va di pari passo con la collusione con il potere politico, infatti un magistrato che vuole fare e sfare secondo come gli girano le sfere, essendo amico dei politici è più sicuro della propria impunità, perchè i suoi "amici" al parlamento difficilmente gli promuoveranno qualcosa contro.

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    2. Il punto è che questa presunta collusione, nei fatti, mi sembra smentita dal grandissimo numero di procedimenti penali istruiti anche a carico di parlamentari e politici di ogni colore politico. Ed in realtà credo che l'indipendenza dell'azione della magistratura sotto questi aspetti non sia vista con eccessiva gioia dalla maggior parte del ceto politico - istituzionale

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  13. Il punto di vista da cui vengono inquadrati i problemi della giustizia nel mio articolo non è il solo, ovviamente, da cui partire per parlare di questo tema spinoso. Mi rendo conto, ma non potevo andare oltre, già così l'articolo è abbastanza lungo, anche il direttore me l'ha fatto notare. I suggerimenti e i punti di osservazione di Ettore Volpe sono bene accetti e danno un decisivo contributo al dibattito su questo che io considero uno tra i temi più importanti della vita politica (e non soltanto quella) in Italia.

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  14. La giustizia così com'è è mi chiedo quanto ancora possa reggere. Della casta dei magistrati quasi quasi si ha paura di parlarne. "Gli unici che non sbagliano mai per legge!" Se qualcuno è indenne da responsabilità per legge, ed è preposto ad amministrare la giustizia, può consentirsi il lusso di abusare impunito dei suoi poteri. Mi chiedo: qual'è la differenza per il cittadino comune tra questo stato di cose e un regime totalitario? E se il colpo di stato l'avessero già fatto i magistrati (escludo le persone per bene, che sempre ci sono) e noi non ce ne siamo accorti?

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  15. senza un cambiamento radicale, non esiste neanche l'ombra di crescita. Pensiamo un attimo quando può durare un processo civile. Durante la mia permanenza in Sicilia ho conosciuto dei giudici, sempre stanchi del "duro lavoro" e indaffarati con affari che in me lasciavano molti dubbi. Certo e solo che e un bel mestiere, non hai responsabilità, non puoi essere licenziato e con gli agganci giusti la carriera e assicurata............

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  16. Berlusconi assoltooo! La giustizia è morta ! Giudici avvocati dovete andare a lavorare e ritornate lo stipendio ai cittadini. Ministro della giustizia dimettiti !

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  17. E certo, le sentenze che si rispettano sono soltanto quelle che condannano Berlusconi, mentre quelle che lo assolvono...la giustizia è morta.
    Io molto più modestamente penso che i giudici giudicano a come gli girano in quel momento, e alle convinzioni che si fanno per via politica. In questo caso probabilmente sono riusciti a realizzare che era un processo basato sul niente. La Boccassini non c'entra, ha fatto il suo dovere di accusatore, con acrimonia, va detto, ma era l'accusa. Evidentemente se il concusso dice e continua a ripetere che non c'è stata concussione e non ha ricevuto alcun beneficio dalla sua eventuale accondiscendenza alla concussione (sempre negata), i giudici non potevano un'altra volta infliggere ancora una condanna che tutti, anche Travaglio e Annunziata avevano giudicato eccessiva. Alla fine resta incontrovertibile il fatto che i giudici giudicano a come gli girano le sfere in quel momento.

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