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venerdì 22 marzo 2013

È TROPPO TARDI PER DIFENDERE LE PROVINCE

Giovanni Avantidi Giangiuseppe Gattuso - “Un vero scempio istituzionale in nome di una falsa spending review. Presenteremo una memoria al Commissario dello Stato contro una legge truffa e incostituzionale ispirata solo da motivazioni populistiche e demagogiche.
Le Province sono diventate lo scalpo da gettare in pasto all’opinione pubblica, una sorta di finta panacea contro i mali della pubblica amministrazione, con l’unico obiettivo di distogliere l’attenzione dai veri sprechi e costi della politica e della gestione dell’elefantiaco apparato della Regione Siciliana e dei suoi 206 enti collegati che costano da soli quasi 29 milioni di euro all’anno. Una legge che non è supportata da alcun ragionamento di carattere tecnico-amministrativo, organizzativo e finanziario, malgrado i numeri sbandierati ogni giorno a casaccio dal Presidente Crocetta…”. (Giovanni Avanti, Presidente della Provincia Regionale di Palermo).

Una presa di posizione molto forte, una condanna senza appelli, una difesa accorata dell’istituzione Provincia. Un appello contro il “duro colpo alla democrazia” che la legge, approvata definitivamente mercoledì 20 marzo 2013 dall’ARS, con un voto a larghissima maggioranza, infliggerebbe alle prerogative dei cittadini non potendo più eleggere direttamente gli amministratori dei nuovi consorzi in sostituzione delle province regionali. Che, tra l’altro, sono esse stesse consorzi di comuni, con un nome diverso, vedi la legge regionale n. 9 del 1986. Una ottima legge mai attuata completamente da mamma Regione.

Ma il problema è un altro. E le argomentazioni sulla legittimità costituzionale della legge testé approvata, frutto della fretta e della fortissima spinta mediatica, hanno, riteniamo, scarse possibilità di accoglimento. Sia per le ragioni legate alle attese dell’opinione pubblica per i risparmi tanto sbandierati (giustificate o meno poco importa), sia per la pressione politica forte, e sia per il fatto che, comunque, l’ARS è intervenuta su una materia di competenza regionale (Art. 15 dello Statuto). Ma su questo non ci sentiamo di avere certezze perché la scure del Commissario dello Stato è sempre pronta a colpire.

La volontà di abolizione delle provincie viene da lontano. E molte forze politiche a livello nazionale, comprese quelle che in Sicilia hanno votato contro, hanno nei loro programmi proprio questo punto. E tralasciamo l’iniziativa a metà del Governo Monti, per carità di patria.

In Sicilia, invece, la questione era entrata nel dibattito politico già da qualche anno. L’allora Presidente Lombardo ne aveva fatto un suo personale cavallo di battaglia, nonostante fosse stato per lungo tempo, e con soddisfazione, presidente della provincia di Catania.
Ma gli stessi amministratori che adesso protestano, quando forse avrebbero potuto ottenere un qualche risultato, in quel periodo, nulla hanno fatto. Mai hanno organizzato dibattiti, convegni, seminari, opere di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, e delle forze politiche regionali.

I Consigli Provinciali, i loro Presidenti, i singoli Consiglieri, non hanno alzato barricate a difesa dell’istituzione. E, ancora peggio, i Presidenti eletti direttamente dai cittadini, forti della legittimazione popolare, hanno taciuto. Non hanno avuto la forza e forse la capacità di spiegare come stavano le cose. Non hanno fatto sentire la bontà delle loro ragioni.
Forse, già allora, avevano smarrito la consapevolezza del proprio ruolo. Adesso è tardi. Troppo tardi.

Giangiuseppe-Gattuso  Giangiuseppe Gattuso
  22 marzo 2013






8 commenti:

  1. Come tutti,nella mia quotidianità divisa tra attese ospedaliere,compre al supermercato,due chiacchiere al bar etc..etc...
    Devo registrare che lo sgomento e la preoccupazione tra la gente, per la abolizione delle province è altissima.
    In un momento cosi difficile,che vede la gente avvilita e preoccupata,questa decisione ha gettato i Palermitani nel panico.
    Adesso cosa accadrà?
    Questo si chiedono oggi i siciliani,se lo chiedono i pensionati,le massaie,i ragazzi in cerca di una dimensione,insomma se lo chiedono tutti,e come se improvvisamente per un intero popolo fossero venute improvvisamente meno certezze e stelle polari dell propria esistenza.
    Certamente i compiti istituzionali dell'ente saranno egualmente assolti,ma alla mancanza di centinaia e centinaia di consiglieri ed
    assessori come e chi supplirà.
    Nei momenti più duri e difficili della vita di ciascuno di noi,chi ci troveremo vicini?
    Quante volte,quando tutto sembrava perduto,quando veramente faceva buio nei nostri cuori,ci siamo tirati sù grazie alla semplice apparizione od una parola di conforto di un consigliere provinciale.
    Certo gli uomini di fede troveranno conforto grazie al dono che hanno ricevuto, ma gli altri come faranno?
    Allora chiedo al direttore di dire lui qualcosa attraverso il blog a conforto dei nostri corregionali sgomenti.

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  2. Ovviamente ad Avanti, brucia la cosa, per un semplice tornaconto personale. Questo è un ottimo passo verso la semplificazione, il taglio alle spese inutili, che hanno provocato questa disastrosa e allarmante situazione. Braco Crocetta

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  3. Caro Presidente, non è mai troppo tardi. A modesto parere dello scrivente l’approvazione della norma che di fatto cancella le Provincie nella Regione siciliana, è un fatto politico di gravissima entità teso solamente a scardinare il potere di una vecchia classe dirigente contraria all’attuale, senza alcun intento di contribuire ad un migliore e corretto sviluppo di questo ente.
    Perfetta era l’impostazione tecnica delle Provincie, necessarie erano, invece, le modifiche delle attività che avrebbe potuto svolgere, le revisioni de i metodi elettivi, del numero degli eletti e dei costi degli organi istituzionali.
    Sarà necessario che le norme applicative tutelino i diritti dei dipendenti, nella speranza che questi non confluiscano in tantissimi piccoli enti inutili, disperdendo un patrimonio professionale importante.
    A questo punto è necessario confidare nella posizione di terzietà del Commissario dello Stato, in considerazione che questi esercita il controllo di legittimità delle leggi approvati dall'Assemblea Regionale Siciliana, in applicazione dell'art.28 dello Statuto Siciliano e nel caso accerti evidente violazione delle norme costituzionale e statutarie proponga ricorso alla Corte Costituzionale.

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  4. Il problema non è “province sì, province no”, ma i
    “provincialisti”, coloro cioè che non ci vorrebbero proprio rinunciare e stanno cercando di tutto per mantenerle in vita. Adducendo, ora, motivi legali ostativi alla loro dismissione.
    Ma, il problema vero non è di certo solo di carattere giuridico-istituzionale, bensì politico, della buona politica, di quella che guarda ai servizi come servizi utili ai cittadini e non servizi utili alle clientele.
    Non neghiamocelo, le Province sono sempre state un buon bacino di favori e spesso di inutili “collocamenti”; come tanti altri, per carità, non ne costituiscono un’eccezione.
    E poi c’è il discorso costi. La politica di questa Regione mira a tagliare gli sprechi, e l’abolizione delle Province porterà molti risparmi, senza comunque che vengano a mancare quei servizi necessari affidati in futuro ai Consorzi.
    Né questa abolizione piove adesso dal cielo come una novità, una delle tante astruserie di Crocetta: era pensata da tempo, anche da coloro che oggi sono contrari. Evidentemente non ne condividono il metodo.
    Ci rassegneremo.
    Piuttosto, bisognerebbe preoccuparsi di come organizzare le cose, e non sarà così facile: dai vigili del fuoco, agli enti sanitari provinciali, alla scuola, alla viabilità…e quant’altro. A come garantire continuità di occupazione a tutti coloro che oggi sono ancora in servizio in questo ente.
    E il Commissario dello Stato, per favore, va lasciato lavorare in pace, saprà bene da solo come interpretare la legge!
    Quanto ai cittadini, al momento i loro interessi non sono di carattere così strettamente istituzionale, ma sono rivolti di più al come campare; e sapere comunque che finalmente abbiamo un presidente che ha il risparmio al primo punto, per il rilancio di un’economia allo sbando, e innanzitutto il lavoro, penso che non possa che portare consensi e …benedizioni.

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  5. Certamente, il Commissario dello Stato va lasciato lavorare in pace, ma certamente non si disturba se qualcuno che la pensa diversamente da lei e dal Presidente della Regione espone pubblicamente le proprie opinioni. Vero è che gli interessi principali dei cittadini, in questo momento di grave crisi, sono di ordine economico ma é anche vero che quelli secondari relativi all'istituzione di nuovi enti pubblici sono ugualmente importanti poiché connessi fra loro. La politica crea o distrugge lo sviluppo economico di un paese retto da una democrazia elettiva. Per esperienza personale e per conoscenza di tutti nel passato recente, la frammentazione di compiti istituzionali è stata causa di sperpero di denaro pubblico, altro che risparmio. Se le competenze sono trasferite ai Comuni o alla Regione i costi continueranno ad esserci. Dove è il risparmio. Le Provincie vanno mantenute, i servizi devono essere migliorati e aumentati, ma i costi ridotti, soprattutto quelli degli organi istituzionali. E cosi si otterrà il risparmio tanto desiderato. La norma di recente approvata risponde solo a criteri di demagogia, con la sola finalità di scardinare dei ruoli e poteri non coerenti alla politica di Crocetta e soci.

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  6. E siamo arrivati ad oggi 26 marzo, il Commissario dello Stato ha deciso abolite le Province.
    Da domani manifestazioni nelle città capoluogo, che saranno messe a fuoco e fiamme e paralizzate, da masse di consiglieri, assessori, componenti uffici di segreteria e guidati da nuovi Masanielli i 9 Presidenti delle Province che comunque vada rimarranno alla storia come gli ultimi Presidenti.
    Effettivamente si poteva fare di più, forse ancora più semplice, ma il tempo c'è fino a dicembre, per poter aggiustare il tiro.
    Ad esempio, creare due nuove sezioni che si occupino di scuole e di strade, presso i Geni Civili che hanno una giurisdizione territoriale provinciale.
    Per i dipendenti proporrei tre soluzioni: la prima ovviamente trasferiti presso queste nuove sezioni; la seconda chi lo desidera presso i Comuni della Provincia e la terza accompagnare verso l'uscita chi lo desidera.
    Dimenticavo il patrimonio tutto accorpato al patrimonio della regione.
    Eviterei anche i Consorzi visto come sono andati a finire gli ato rifiuti ed idrici.
    Forse è troppo semplice da realizzare?
    Comunque da domani dopo i licenziati, i cassaintegrati, i pensionati e gli esodati avremo una nuova categoria di lavoratori gli "ABOLITI".

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  7. All'amico Mazzara, sfugge il vero ed unico problema politico e sociale che si apre.
    Cosa faranno i consiglieri,gli assessori,i consulenti?
    Non si può certo pensare che siano cancellati e dimenticati.
    Una soluzioni andrà trovata,anche perchè credo che una società non possa e non debba privarsi del contributo di tanta esperienza e professionalità.

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  8. "[...] ispirata solo da motivazioni populistiche e demagogiche."
    Purtroppo come spesso accade, i politici usano termini di cui non conoscono il significato:
    Il populismo, come lo definisce il dizionario Treccani, esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori totalmente positivi.
    Cosa che dovrebbe essere ad uso del buon politico, che invece spesso usa il termine con significato dispreggiativo.
    Mentre la demagogia indica un comportamento politico che attraverso false promesse vicine ai desideri del popolo mira ad accaparrarsi il suo favore. Proprio il comportamento adottato da tanti politici con in primis il partito di cui il fautore della frase fa parte.
    Oltre alla nozione puramente linguistica e alla perdita di autorevolezza che avrà il signore, è possibile far guerra per non perdere la poltrona e invece far finta di nulla quando il costo di tale ente è pari al PIL di una micro Nazione?

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