giovedì 27 ottobre 2022

VIRGINIA E GIORGIA E IL TETTO DI CRISTALLO

di Torquato Cardilli - Questi nomi, secondo una certa pronuncia, ci portano in America. Il primo perché nucleo fondatore degli Stati Uniti, il secondo perché culla del pioniere del riscatto per la parità dei diritti, Luther King, tanto che Ray Charles cantava: …Georgia, Georgia… No peace, no peace I find….
Per noi invece sono i nomi propri di due donne, veri fenomeni politici di questo secolo, che hanno sfondato il cosiddetto tetto di cristallo italiano.

Il nostro paese ha avuto bisogno di Virginia Raggi e di Giorgia Meloni, due giovani donne dotate di una forte tempra, di una grande motivazione, di saldi principi, di radicata inattaccabilità e incorruttibilità, per rompere il muro del maschilismo imperante ammalato di abitudine a scendere a qualsiasi compromesso pur di conservare il potere di un mondo politico corrotto.

Sebbene con diverso orientamento politico, sono riuscite a conquistare, solo grazie alla propria volontà e determinazione, senza sponsorizzazione di padrini ed anzi contro le loro manovre oscure, l’una il Campidoglio e l’altra Palazzo Chigi, distante appena mezzo chilometro, facendo entrare l’Italia nel novero dei paesi in cui la parità tra uomo e donna non è solo declamata, ma realizzata al massimo livello politico amministrativo.

Virginia ha aperto la strada. Ha guidato la capitale d’Italia per cinque anni avendo tutti contro (giornali, ambienti affaristici, amministrazione interna, poteri vari incluso il governo ecc.). Pur essendosi guadagnata la testimonianza del rispetto che ha travalicato i confini d’Italia è caduta per le inefficienze della sua struttura e di chi le stava intorno.

Giorgia ha percorso con baldanza quella stessa strada. Alla guida di una coalizione di destra, ha vinto in modo chiaro le elezioni politiche, ha assunto la carica di primo ministro conquistando oltre ai voti anche l’attenzione di tutti i media nazionali ed internazionali, e il rispetto dei paesi alleati ed amici.

Adesso l’attendono prove e sfide terribili con un paese che non sta bene in salute, con un debito mostruoso, con una platea di poveri che hanno superato i 10 milioni, con un sistema industriale e produttivo che arranca per l’elevato, anzi proibitivo costo dell’energia.


Si trova di fronte ad un bivio tremendo: mantenere fede alle attestazioni di solidarietà con i sovranisti d’Europa come l’ungherese Viktor Orban, il polacco Mateusz Morawiecki, l'olandese Geert Wilders, lo spagnolo Santiago Abascal, e la francese Marine Le Pen, e di contrasto con i poteri di Bruxelles, oppure fare una conversione ad U in favore della politica e delle alleanze di Mario Draghi.

Guardando ai numeri su cui poggia il suo governo non ha da temere particolari preoccupazioni per gli attacchi dell’opposizione che sarà esercitata in parlamento dai partiti usciti sconfitti, ma dovrà guardarsi dai trabocchetti che le tenderanno i suoi alleati che potranno comportarsi in modo subdolo a dispetto delle profferte di lealtà.

L’atteggiamento dei due capi partito di destra assomiglia a quello abilmente descritto in due favole di Esopo sull’inaffidabilità della serpe e dello scorpione.

Nella prima il narratore racconta che in pieno inverno, mentre imperversa una tormenta di neve, un contadino scorge una serpe a terra irrigidita dal freddo, mezza morta. Si commuove, la raccoglie e se la mette tra il petto e la veste per riscaldarla. L’animale infido, una volta riavutosi dall’intirizzimento per il calduccio offertogli, non esita a iniettare il suo veleno letale al suo salvatore che prima di morire ammette con candida ingenuità l’errore di aver fatto prevalere la compassione alla ragione fidandosi di una creatura, universalmente nota come malvagia. Da cui il proverbio “covare una serpe in seno”.

Nella seconda favola invece l’animale malvagio è uno scorpione, perfetta macchina di sorveglianza e controllo perché dotato di cinque paia di occhi, che trovandosi sulla riva di un fiume è alla disperata ricerca di un sistema per approdare sulla sponda opposta. Ad un certo punto vede una rana, abile nuotatrice, e le chiede di poterle salire sulla schiena per fare la traversata. La rana timorosa di essere trafitta dall’aculeo velenoso posto sulla coda (da cui il proverbio “in cauda venenum”) si mostra sulle prime diffidente e respinge la richiesta. Poi convinta dal ragionamento, apparentemente onesto, dello scorpione che la rassicura, mentendo, che se avesse usato l’aculeo sarebbero morti affogati entrambi, gli permette di salirle sulla schiena. A metà traversata lo scorpione obbedendo alla sua natura colpisce a morte la rana condannandola ad affogare. La rana prima di scomparire nei flutti gli chiede il perché del suo folle e proditorio gesto e lui risponde che ha agito secondo un impulso di natura.

Riuscirà Giorgia Meloni a resistere?

Forse la frase che rivolgeva in campagna elettorale agli avversari ed all’Europa “la pacchia è finita” le si ritorcerà contro. Non potrà più avvalersi dell’arma dialettica della facile condanna verso chi era al potere e dovrà fare sforzi sovrumani per disinnescare le mine poste sul suo cammino.

Ora arriva il difficile. costruire un progetto di rinnovamento dell’Italia mentre già si percepisce il volo degli uccelli del malaugurio fino ad ora tenuti a bada con la bacchetta della incorruttibilità.

Ma se è difficile immaginare che i due maschi alfa del centrodestra, accettino di non sgomitare per avere più potere e competenze, di restare come cavalieri serventi, buoni accucciati per il resto della legislatura, è ancora più difficile che in questa pericolosa congiuntura economica il popolo che l’ha votata, non pretenda di ottenere subito ciò che era stato promesso. La luna di miele con il successo sarà breve e già prima di Natale saranno tirate le somme con la legge finanziaria, con la disoccupazione, con i costi energetici di imprese e famiglie, con la recessione che ha già distrutto i guadagni del primo semestre 2022.

Torquato Cardilli

27 ottobre 2022

4 commenti:

  1. Non commento, questo fatto, ne prendo atto. Mi occupo di un processo che ritengo di più ampia e profonda rilevanza che espongo nei seguenti miei brevi versi.

    NEL GIORNO DELLA NASCITA DEL GOVERNO MELONI

    Il governo di Giorgia Meloni
    é
    l'altra faccia della medaglia
    dell'Italia falsa e bugiarda;
    é
    il fuoco che covava
    sotto la cenere
    degli ideali della Resistenza
    bruciati dall'ignavia
    e dall'insipienza
    di un popolo
    dalla memoria corta,
    rotto ad ogni esperienza;
    è
    la tragedia storica
    che si ripete in farsa.
    (22-ottobre-2022)
    salvatore r. mancuso

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  2. Accostamenti forzosi !

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  3. Non so se le possiamo paragonare però almeno è un articolo diverso dal solito.

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  4. Differenza il giorno e la notte.

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