giovedì 14 luglio 2022

IL POPOLO PUÒ SOFFRIRE, I BANCHIERI NO

di Torquato Cardilli - Nell’ultima conferenza stampa del presidente del Consiglio all’Associazione della stampa estera, Draghi si è improvvisamente trasformato in barzellettiere imitando il suo lontano predecessore Berlusconi.

A differenza del cavaliere,  la cui fantasia girava in modo becero sempre intorno al sesso, Draghi ha fatto dell’autoironia sul cinismo dei banchieri al fine di  esaltare la bontà del suo Governo che stava per stanziare molti soldi di provvidenze.

Vale la pena ricordare in sintesi la barzelletta: un uomo in attesa di trapianto cardiaco riceve la notizia della disponibilità di due cuori, con la possibilità di scegliere tra quello di un giovane atleta morto per incidente o quello di un banchiere ultraottantenne morto di morte maturale.

Il paziente senza esitazione sceglie il cuore del banchiere. Il chirurgo stupito gli chiede il perché della scelta. La risposta del paziente è dettata dal buon senso: perché il cuore del banchiere ha il pregio di non essere mai stato usato.

Adesso vediamo se la barzelletta ha un fondamento di verità.

Mentre i media trasmettono i telegiornali estivi più insulsi del mondo con interviste volanti per strada a anonimi cittadini sul tempo, sugli omicidi, sugli incendi, sui turisti che si dissetano, sui cinghiali, sui ratti tra i rifiuti, con dichiarazioni lacrimose sui morti in Ucraina e correlate sottolineature sull’impegno occidentale fino alla vittoria, passano sotto silenzio le questioni che incidono direttamente sulle tasche dei cittadini.

Ancora rimbomba nell’aria il quesito amletico lanciato dal premier “volete la pace o l’aria condizionata”,  nascondendo l’ovvio finale che tra poco non avremo né l’una né l’altra, mentre avanza lo spettro dei razionamenti di guerra di gas, elettricità, acqua, pane ecc.

Eppure giornali e tv,  abituati agli osanna verso chi li finanzia, ripetono la cantilena di quanto sia bravo il Governo nel trovare fonti alternative di energia rispetto al gas russo. Vengono magnificati i viaggi in Africa di Mattarella, Draghi e Di Maio in pellegrinaggio, con il cappello in mano, come questuanti che si rimettono al buon cuore di vari autocrati che però non hanno l’anello al naso e che hanno colto la palla al balzo per raddoppiare il prezzo sulle forniture attuali promettendo di aumentare le quantità in futuro.

Non basta. Il Governo, anziché fare massicci investimenti con il PNNR sull’eolico, sul solare, sull’idrico, decide di tornare al carbone,  il fossile più inquinante al mondo, che non abbiamo e che dobbiamo acquistare ancora una volta dall’estero  a prezzi crescenti, alla faccia della transizione ecologica per un’Italia sempre più verde.

L’inflazione, sconosciuta per 20 anni, ha fatto il suo ingresso sui bilanci familiari riducendo la capacità di acquisto, mentre il balzo dello spread, tornato sopra i 200 punti base, e i prezzi crescenti di gas, di elettricità, di benzina, alimentari pesano negativamente sull’economia nazionale, sull’occupazione, sulla produzione, cioè in definitiva sul Pil.

Dunque di fronte ad uno scenario preoccupante, reso ancora più fosco dalle gravi ricadute e dai costi della guerra in Ucraina, quelli che contano dal Governatore della Banca d’Italia, al Ministro del Tesoro, al Presidente dell’ABI, d’intesa con il Governo, hanno messo l’accento sull’urgenza di costosi provvedimenti da adottare prima della fine del 2022.

Di che si tratta? Della creazione  di un fondo di salvataggio per le piccole banche, quelle con meno di 5 miliardi di affari, che sono a rischio di saltare in aria per la responsabilità di manager incapaci, ex amministratori di banche defunte che per compiacere la politica l’hanno foraggiata accollandosi anche i cadaveri di  istituti finanziari falliti. Come mai?

Le piccole banche, vere fabbriche di voti a livello locale,  affette da gravi carenze sul piano manageriale, che hanno impostato il proprio potere sulla finanza allegra, non possono saltare gambe all’aria perché non solo distruggerebbero i piccoli capitali dei risparmiatori ma minaccerebbero con effetti a cascata l’intero settore del credito.

Dunque, dopo le operazioni di salvataggio delle casse di risparmio (epoca Renzi-Padoan) che avevano dilapidato i capitali di milioni di piccoli risparmiatori ecco che il cuore dei banchieri, tetragoni nel negare la concessione di mutui a modesti imprenditori e artigiani, scoprono che bisogna finanziare la ristrutturazione delle piccole banche perché non vogliono far venire giù tutto il sistema.

L’Italia ha recepito dal 2016 la direttiva europea (BRRD: Bank  Recovery and Resolution Directive) del “bail in” cioè salvataggio interno  (quando si usa in finanza un termine straniero la fregatura è dietro l’angolo) che consiste nell’attingere dagli azionisti e dai detentori di titoli i fondi necessari per il ripianamento delle perdite di esercizio. Ma questo strumento del bail in” non è applicabile per le banche di piccole dimensioni che non annoverano detentori di azioni e obbligazioni interne per cui sono persino a rischio i capitali protetti dei conti dei risparmiatori fino a100 mila euro.

Dunque  con quali capitali provvedere?

Possiamo starne certi che grazie al buon cuore dei banchieri, il conto non graverà sulle spalle dei responsabili della finanza allegra, ma sarà addossato sull’intero sistema, cioè in pratica sui contribuenti.

Torquato Cardilli
14 luglio 2022

3 commenti:

  1. E' un piacere leggere l'Autore perché usando fatti incontrovertibili come tessere di un mosaico riesce a dare una visione d'insieme da cui si possono trarre trame che, altrimenti, il singolo fatto non riesce a dare.
    Questo è un compito che dovrebbe fare ogni singolo cittadino e, soprattutto, coloro che ammantandosi di titoli quali "commentatore" o "opinionista" i fatti li usano a loro uso e consumo.
    I fatti sono come i sacchi, occorre metterci il contenuto affinché stiano in piedi ed è quello che percepisco dalla lettura di questo articolo

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  2. Avete capito popolo italiano il popolo può soffrire i banchieri no.

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  3. L'articolo di Torquato Cardilli non si smentisce. Disegna con sapienti pennellate un quadro chiaro, per chi lo vuole vedere, della situazione. E Draghi che racconta la barzelletta per compiacere l'uditorio che è già prostrato ai suoi piedi conferma di cosa stiamo parlando. I banchieri sono banchieri e lui lo è sempre stato. Bravo, bravissimo che tutto il mondo ci invidia ma che come politico lascia molto a desiderare. E pertanto i temi posti dal M5S per bocca di Giuseppe Conte, alla fine, non sono nelle sue corde. I poveri, le famiglie bisognose sono e restano una palla al piede da usare per aumentare la produttività e le tasche dei potenti, dei capitalisti, degli speculatori. Quelli che con un clic spostano miliardi e che non possono in alcun modo perdere tempo con i poveri....

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