domenica 17 aprile 2022

PASQUA DI SANGUE VIGILIA DI PACE O DI CATASTROFE

di Torquato Cardilli - Einstein ci ha lasciato un celebre aforisma sulla guerra su cui varrebbe la pena di riflettere: “l’uomo intelligente risolve i problemi, quello saggio li evita, quello stupido li crea; e se il mondo è pieno di problemi, un motivo ci deve pur essere. Non so quali armi serviranno per combattere la terza guerra mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre”.

Ho già illustrato come nasce una guerra mondiale confrontando le coincidenze storico-politiche che nel XX secolo hanno fatto precipitare nel vortice della catastrofe, per due volte, le maggiori potenze in una specie di domino a catena fino all’uso della bomba atomica.

Due mesi fa, nel momento in cui il mondo intero stava tirando un sospiro di sollievo per aver superato la più grave pandemia, responsabile della morte di milioni di persone e della disarticolazione delle economie nazionali e di quelle di milioni di famiglie, ecco che sotto i nostri occhi si è manifestata nel cuore dell’Europa, un’altra guerra, assurda, suscettibile di sfociare in un conflitto nucleare, che ha fatto precipitare a zero le speranze di rinascita appena accese.

La guerra che fino al secolo scorso veniva dichiarata secondo formalità precise, e che oggi invece si manifesta all’improvviso precedendo l’escalation verbale, è un atto estremo. Pur previsto dal diritto internazionale, esso condanna a morte certa, senza pietà, una moltitudine di esseri umani, cittadini propri e nemici, in divisa e civili, distrugge le installazioni militari e le infrastrutture, sottopone a bombardamenti estesi gli immobili residenziali e industriali, viola sistematicamente le regole della protezione delle istallazioni sanitarie, del divieto delle armi proibite, della protezione dei prigionieri, fa regredire l’economia a livelli superati da decenni, inquina la terra e l’aria con danni che durano a lungo, semina un odio profondo che non sarà possibile cancellare prima della successiva generazione, crea una fiumana di milioni di sfollati senza averi, senza casa, con il solo bagaglio di danni psicologici permanenti.

Nell’aggressione della Russia all’Ucraina, operativamente andata ben al di là della richiesta di puro riconoscimento dell’annessine della Crimea e di difesa del Donbass russofono, alcuni episodi come l’orribile massacro di Bucha e la devastazione di Mariupol, sono state il certificato più evidente dell’insensatezza e della ferocia umana.

Perché tutto questo?
Per la cieca ambizione di ristretti gruppi di potere che, per difendere il proprio orgoglio offeso, sono disposti a incendiare il mondo senza preoccuparsi delle conseguenze che ricadono inevitabilmente sulle spalle di popoli che non vengono consultati, ma trattati come carne da macello, come vittime sacrificali.

Nelle bare o nelle fosse comuni tutti sono uguali, non c’è distinzione di nazionalità, di rango sociale, tra aggressori e aggrediti, tra militari armati e civili innocenti. A morire sono solo quelli che subiscono la guerra, i poveri cristi, non chi la ordina e la impone a tavolino.

Nel sistema globale, caratterizzato dall’aggrovigliata interdipendenza di tutti i paesi, vincolati espressamente da patti militari o da intese politiche o da interessi economici incrociati, anche popoli lontani dal teatro di guerra ed estranei ai motivi della contesa vengono sottoposti a gravi restrizioni e a sostanziose privazioni.
Se nei cervelli dei politici al comando scattano riflessi automatici di solidarietà ipocrita, a livello popolare cresce un’onda di risentimento e di rancore per l’economia di guerra che impone la rarefazione dei rifornimenti di materie prime, vitali al sostentamento, un aggravio di spese nel bilancio pubblico senza miglioramento del welfare e dei servizi che invece vengono decurtati.

Quanto all’Italia, è bene ripeterlo ancora una volta, la nostra Costituzione ripudia la guerra come strumento per la soluzione di vertenze internazionali. Questa disposizione non ha, e non può avere, eccezioni. Chi sostenesse, truccando la realtà, che lo stato di guerra è previsto dalla Costituzione, dimentica che essa è ammessa solo per la difesa della Patria, definita sacro dovere del cittadino.

Dunque, negli ultimi venti anni, chi ha minacciato di varcare i nostri confini? Forse la Serbia? l’Iraq? l’Afghanistan? la Libia? la Russia? Nessuno di questi paesi ci ha minacciato, ma i nostri governi, tutti servili e obbedienti all’altrui interessi, hanno scientemente violato la Costituzione costringendo, con una montagna di retorica, il paese a partecipare attivamente in missioni militari fuori dei confini, definite ipocritamente di pace, ed a subirne il costo in vite umane ed in salasso economico.
Il parlamento, senza distinzione di colori, dominato da quattro capi bastone, che amano giocare al risiko dei soldatini di piombo con soldati veri, ha sempre concesso una autorizzazione alla cieca, approvandone la spesa consistente in un vero e proprio drenaggio di risorse a danno dei meno abbienti.

Essendo la responsabilità di tutti è come dire che nessuno è responsabile e i governanti, riveriti e lusingati dai generali in uniforme, hanno dato loro luce verde a portare la nostra bandiera sulle baionette ove non ce ne sarebbe stato bisogno.

La diplomazia è stata spogliata delle sue funzioni, umiliata e ridotta al rango di fornitore di ospitalità e di catering alle autorità in visita per soddisfare il proprio ego, senza una visione strategica a lungo termine.
La storia ci ha insegnato che la pace non ci è regalata dal cielo, ma deve essere costruita e mantenuta anche a costo di sforzi e compromessi in presenza di circostanze avverse.

Quale che sia la motivazione e l’asperità del conflitto ad un certo punto si deve per forza arrivare ad un armistizio, prima tappa per un trattato di pace che, pur non restituendo la vita ai caduti, né riparando i danni materiali, serve almeno ad evitarne di nuovi.

Per la pace non è mai troppo tardi: lo stato di guerra è il momento più sacrale in cui la diplomazia dovrebbe lavorare a pieno regime per far valere la propria visione di lungo termine. Come?
Non certo partecipando a salotti mediatici in cui una comunicazione moralmente oppressiva influenza le coscienze dell’opinione pubblica, ma lavorando sotto traccia in modo riservato, al riparo da reazioni emotive o da calcoli elettorali, offrendo alla politica le soluzioni percorribili.

Il nostro Governo ha sbagliato nell’accodarsi alla decisione comunitaria di espulsione in blocco dei diplomatici russi, ma ha acquistato il merito morale dell’accoglienza di sfollati ucraini (ne sono arrivati già 100 mila). Potrà giustificare l’aggravio di spese necessario per questa operazione umanitaria solo se eviterà due altri errori: l’adesione a corpo morto a tutte le sanzioni anti Russia compreso il settore energetico e una corsa al riarmo con la partecipazione alle forniture militari all’Ucraina.

Alcuni luoghi comuni vengono ripetuti dai cosiddetti politologi da salotto per giustificare il riarmo: “si vis pacem, para bellum” massima che andava bene per l’ottica politica di una potenza imperiale come Roma, che doveva costantemente difendere i confini dell’impero dalle pressioni dei barbari.
Nella tragedia della guerra c’è chi si ingrassa dalle lobby dell’energia a quella delle armi, delle derrate e delle forniture in genere, mentre il popolo è confrontato ogni giorno con i prezzi che salgono e con le restrizioni economiche.

Chi si avvantaggia dalle sanzioni e chi ne è danneggiato? Sappiamo che a soffrirne sono principalmente i paesi europei continentali (non tutti in misura eguale), mentre le economie del Nord America (Usa e Canada) non ne sono neppure sfiorate. Quale l’interesse italiano nell’accettare a cuor leggero il depauperamento generale, le ristrettezze energetiche, il boicottaggio di tutto ciò che è russo, la chiusura di aziende a catena, l’allargamento dell’area dei poveri, dei disoccupati, il mancato sviluppo dei settori della ricerca, della cultura e del sistema sanitario?

Un altro luogo comune è che il gas che importiamo dalla Russia, vitale per il nostro sistema industriale e sociale, è sporco di sangue e serve a finanziare la guerra di un regime dittatoriale. Perciò ci si rivolge all’Algeria e all’Egitto che come noto sono paesi guidati da persone pie come Madre Teresa di Calcutta, come se il loro gas profumasse di gelsomino.

Chi vuole la guerra se ne deve assumere la responsabilità, nella consapevolezza delle sue conseguenze. Chi sta comodamente seduto nel proprio ufficio o nel salotto, e accetta con superficiale istintività di invischiare il paese in un vortice di dolore di una Pasqua di sangue, meriterebbe un piccolo sacrificio: quello di essere inviato al fronte di guerra, vivere in trincea, senza agi né servizi, senza poter curare l’igiene personale, con carenza di medicine, cibo ed acqua, esposto al freddo ed alle intemperie. Sarebbe una grande conquista di civiltà se chi vuole la guerra standone a distanza di sicurezza, fosse obbligato a farla in prima persona.

Torquato Cardilli

17 aprile 2022

22 commenti:

  1. Condivido, troppi problemi. Buona Pasqua Giangiuseppe a te e famiglia, e all'autore.

    RispondiElimina
  2. Condivido questo messaggio

    RispondiElimina
  3. Nessun segnale mi induce a pensare che si prepari la pace, quindi...

    RispondiElimina
  4. ASSORDANTE IL SILENZIO DI Grillo sulla guerra . Comprendo che avendo preso montagne di soldi da putin oggi abbia paura ad aprire bocca o a battere tastiere,si spegne nell'ignominia e nella vergogna colui che si atteggiava a leader addirittura elevato.Altro che 48 ml di euro di Salvini, Grillo ha fatto il pieno.

    RispondiElimina
  5. Non penso proprio che si avvicina un tempo di pace. Probabilmente si arriverà ad un negoziato prima o poi, ma Putin isolerà sempre più la Russia che ha vinto una battaglia, ma ha perso il ruolo d'autorevolezza internazionale, purtroppo anche nella politica interna si è cacciato in un vicolo cieco. In una società da tutti voluta globalizzata con un capitalismo fuori controllo, avremo tutti da perdere, prima di trovare un nuovo equilibrio.

    RispondiElimina
  6. Cattivi.....basta guerra !

    RispondiElimina
  7. Quella della Russia contro l'Ucraina è una guerra preventiva, con obiettivi espansivi di tipo territoriale, politico ed economico. In quanto tale, è una guerra mondiale che si svolge sul territorio di una nazione libera ed indipendente. Nessuna nazione può stare a guardare. Ogni nazione non coinvolta direttamente nella guerra, lo è indirettamente. Per questo motivo, questa guerra può avere durata e sviluppi imprevedibili. Il pallino ce l'ha in mano Putin. Sta a lui decidere se andare fino in fondo o fermarsi. Io credo la condizione sine qua non per l'apertura di un negoziato reale, sia quella della uscita delle forze armate russe occupanti da tutti i territori dell'Ucraina. Senza il mantenimento dell'integrità territoriale dell'Ucraina, decideranno i rapporti di forza sul campo. In questo caso, non si sa quando questa guerra potrà finire.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Salvatore, purtroppo, io non la penso così. Putin riteneva che doveva spinto anche dalla chiesa a farsi interprete di uno scontro con l'Occidente per ripristinare un'area d'influenza russofana per potere contrastare quella medio orientale di tutto vantaggio della Cina e dell'India. Riteneva che una guerra lampo avrebbe risollevato la decadenza economica militare in cui la federazione versava. Per ottenere da una parte una ulteriore divisione dei paesi dell'UE ed un offuscamento dell'Alleanza Nato. Se questa mano di poker gli fosse riuscita i grandi della terra erano Russia, USA, INDIA, CINA. Un nuovo ordine mondiale ed economico e finanziario, l'Europa con le sue antiche divisioni egoistiche non avrebbe partecipato alla mano di Poker e il tavolo sarebbe rimasto a quattro. Non ho la presunzione ne le competenze per asserire con tono accademico. Una cosa è certa il bluff è stato abbondantemente scoperto con conseguente isolamento della Russia è questo potrebbe essere una vera tragedia per l'economia globale con inizio di una grande recessione planetaria. Quando c'è fame e miseria tutto è possibile, persino momento di lucida follia.

      Elimina
  8. Peppe 15 marzo 2022.
    FB mi ha censurato questa poesia corrosiva e sarcastica in rima baciata, perchè considerata offensiva. Ho scritto La parola "macellaio" prima che la usasse "Biden"!

    SPUTIN, IL MACELLAIO, SPIONE!

    Io sono del "KgB" uno spione
    e viaggio sempre col cannone!

    Poi sulle città ed aereoporti
    sputo bombe e semino morti!

    Sono molto temuto in oriente,
    come pure nell' occidente!

    Sono stato dal KgB ammaestrato
    ad essere sempre spietato,

    ed a non aver mai timore
    ne della morte o del dolore!

    Si, non temo mai la morte,
    sono pronto a questa sorte,

    per l'ideale russo io mi immolo
    sia ai tropici che al polo!

    Quelli che sanno io chi sono
    mi ritengono un grand'uomo!

    Veramente non sono tanti
    ma mi applaudono esultanti!

    Tutti gli altri, stranamente,
    mi guardano malamente...

    e mi dicono pazzo, esaltato!
    Ma va a morir ammazzato!!!

    RispondiElimina
  9. Non conosco alcuna teoria economica che non parta da un presupposto: le risorse materiali sono limitate.
    Acquisito detto assunto il problema sta poi nello stabilire in quale misura le risorse economiche debbano essere impiegate secondo precise priorità e soprattutto se e come debbano essere redistribuite, sia internamente agli ambiti nazionali sia in quelli internazionali. Bene, da almeno tre secoli la storia non fa che registrare squilibri nella redistribuzione delle risorse nel contesto sovranazionale sino al punto di vedere il nord del mondo - che conta 20% della popolazione - godere dell'80% delle ricchezze a scapito della gran parte dell'umanità che non possiede neppure il minimo vitale. Ed il nord del mondo forte di questa posizione di privilegio che fa? Come si comporta in relazione ai bisogni altrui? Si chiude a riccio, certamente combatte per garantirsi in eterno la rendita di posizione che ha acquisito, tenta di difendersi dai disperati attacchi del sud del pianeta - che in qualche occasione tenta di illudere e tenere buono con episodici piani di aiuto non di rado devoluti a governi voraci, inadeguati, illiberali ma compiacenti- prova con ogni mezzo di crearsi degli antagonisti cui rosicchiare il pezzo di "formaggio" che la già iniqua logica distributiva ha loro assegnato. Si, certo, uno o più antagonisti che spingono verso politiche estere sempre più aggressive (anche se spesso le avventure di politica internazionale servono a distrarre l'attenzione su grandi problemi interni) verso la ricerca di equilibri più o meno stabili che incrinandosi provocano piccoli, ma non per questo meno significativi ed inquietanti, conflitti regionali. Ma certamente quando l'antagonista rischia di perdere questo ruolo di grande considerazione in ambito internazionale, o peggio quando tale ruolo viene ad essere sminuito sino al punto di essere disconosciuto, allora è arrivato il momento di mostrare indiscussa vitalità, di mostrare i muscoli, per conservare lo status quo oppure, accantonati gli antichi retaggi, per cercare nuovi equilibri. Ed allora la crisi diventa globale, il rischio di conflitto planetario. E a quanto pare questo è il disagio che oggi accusa la Russia di Putin disagio che affonda già al 1991 quando l'occidente, assopito l'orso sovietico, ha ben pensato di annunciare vittoria e cercare nuovi antagonisti inizialmente nel novero dei paesi di cultura islamica in attesa di saggiare la consistenza di quello che sarebbe diventato il vero, nuovo, nemico, ovvero il nascente, potente, "panda" cinese. Poteva in questo contesto di indifferenza la Russia rimanere ai margini del gioco al rialzo avventamente iniziato dagli occidentali? Per quanto tempo ancora avrebbe potuto sopportare l'onta che deriva dall'essere relegati ad un ruolo sempre più di secondo piano? Nessuno forse ha una risposta certa , ma è sempre possibile avanzare delle ipotesi: se la Russia fosse stata una nascente democrazia (come spesso è stato avventatamente asserito) forse avrebbe tentato una via meno diretta rispetto a quella scelta da Putin, se fosse stata una democrazia come quella americana, avrebbe magari tentato una strada improntata ad una forma di "decisa" mediazione, se fosse stata una grande, vera, democrazia si sarebbe appellata alle regole della diplomazia e della sana "competizione" internazionale.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. continua...
      Certo mi rendo conto dell'azzardo nel senso che qualcuno potrebbe pure obiettare sulla paventata differenza tra il concetto di grande democrazia contrapposto alla forma americana di democrazia, ma in realtà penso che la grande democrazia, quella vera, compiuta, quella in qualche maniera, seppur in relazione ai tempi, teorizzata da Kant, non esiste. E di conseguenza non esiste neppure la speranza di una pace perpetua che resterà una chimera irraggiungibile almeno sino a quando non ci convinceremo della profonda iniquità che divide il nord ed il sud del mondo. E non penso che i tempi non siano ancora maturi per poter mettere da parte la politica dell'antagonismo; chissà quanta acqua dovrà passare ancora sotto i ponti semmai avremo la possibilità di poterne godere la vista.

      Elimina
    2. Salvatore, analisi condivisibile ma troppo moderata... c'è di più... c'è una storia ed una cultura che distingue le diverse aree del pianeta, che nasce dalle esperienze e dagli accadimenti che segnano e selezionano i modelli di apprendimento che diventano poi i modelli di vita! E senza presunzione affermo che abbiamo avuto la fortuna di nascere e vivere in quella parte dove, preso atto di molte discutibili storture, esiste un modello che perde meno di vista l'individuo! E non è poco... anzi è moltissimo!

      Elimina
  10. La parola pace è sparita perché nessun stato occidentale, presosi dalla paura dell'attacco russo e con il tipo di narrazione narrata che mette a fuoco solo crimini russi, è disposto. a pronunciare la parola pace. La Nato vuole la guerra e usa ogni mezzo perché l'Ucraina non sia più uno stato cuscinetto che tenga la Russia al suo posto ma una terra che le faccia da confine con la Russia per poterla controllare e piazzarle contro i suoi missili.E se entreranno nella Nato Finlandia e Svezia la Russia sarà circondata e isolata.Era questo il disegno di Biden ed è per questo che si continua ad umiliare Putin.
    Boris johnson si è fatto fotografare con Zelenski,Biden,fregandosene del "consiglio"russo di evitare la continua militarizzazione dell'Ucraina,continua a inviare armi sofisticate che finiscono nelle mani di formazioni naziste.
    La parola pace è scomparsa perché nessuno la vuole pronunciare e anche qui in Italia I partiti lecchini di Draghi ci stanno portando alla guerra,manipolando e creando ex novo immagini,come quella dell' ospedale bombardato di Kiev che si riferiva a quello di Afrin,in Siria,di anni fa', usando anche meschinerie che inducono il popolo a pensare che questa guerra sia giusta...l ultima,quella degli inceneritori mobili per incenerire i cadaveri e far scomparire le prove.Un'enorme bugia.Non ci hanno mostrato la foto di un inceneritore di cadaveri,ma un inceneritore del 2013 usato per incenerire scarti alimentari.Questo è l uso delle foto per forgiare nel popolo una mentalità di guerra e questo fanno tutti i nostri mezzi di comunicazione di massa allineati con la linea interventista di Draghi
    Non ci meravigliano però ipocritamente se "si sveglia il can" che già non dormiva e lo si provoca ed umilia fino a costringerlo a reagire, mordendo duramente chi mette i bastoni fra le ruote a un cessate il fuoco per arrivare un negoziato. Nessuno che non abbia i neuroni svegli può credere che la Russia si faccia abbattere senza reagire. E sarà durissima.
    Io so solo che dalla parola invasione che si limitava ai confini al primo momento, dopo due ore e in 40 giorni ci siamo ritrovati nel mezzo di una guerra che se solo mondiale procurerà lutti e devastazioni in tutti gli Stati Occidentali ma se fosse nucleare darebbe pure ragione ai complottisti che vedono un modo organizzato per ridurre la popolazione mondiale, insieme a tanti altri metodi spacciati per salvatori dell'umanità ma inquadrati nel progetto infame di un nuovo ordine mondiale....
    E dietro le guerre non c' è morale, non ci sono valori e non c'è nessuno Stato che può parlare di morale quando decide le guerre, tanto più un presidente di uno Stato, l'America che ha bombardato mezzo mondo, con la scusa di importare democrazia nei luoghi che poi ha lasciato a se stessi nel più grande caos e nella più grande destabilizzazione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La russia circondata? Gentile signora ha mai visto una carta geografica? Non so se lei sia comunistoide o fascistoide, poco importa le stupidaggini sono identiche.

      Elimina
  11. Articolo bello, competente, estremamente necessario! Complimenti a Torquato Cardilli!

    RispondiElimina
  12. Putin è uno schifoso macellaio criminale psicopatico, peggio dei nazisti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mauro Rancati non solo lui

      Elimina
    2. Mauro, e zelensky? Per una giusta regola si dovrebbe dare un giudizio da ambo le parti

      Elimina
    3. Letizia, cosa c'entra Zekensky mi sfugge! Per la cronaca è stato eletto nel 2019, ben dopo il nascere del problema dei russofoni che, poi, sono meno di un milione e senza invasioni, annessioni della Crimea avrebbero potuto veder risolto il loto problema senza bombe! Che so. Magari come, mutatis mutandis, in Italia si è risolto il problema degli Altoatesini !

      Elimina
  13. La guerra = aggressori e aggrediti. UNICA CERTEZZA… AIUTARE LE VITTIMA SOLO PROMUOVENDO PACE -non aizzando fanatici - Non ci sono guerre morali.

    RispondiElimina
  14. A buon intenditore, poche parole.

    RispondiElimina
  15. Salvatore G. B. Grimaldi20 aprile 2022 alle ore 09:25

    Abbiamo un saggio in Putin e in Biden egoismo per piazzare meglio i suoi figli ed investimenti. Che ci mette un rincoglionito a sparare una atomica? Nulla. È rincoglionito, ma pensa ai figli e farli ricchi.

    RispondiElimina