domenica 6 febbraio 2022

LA RETTA VIA

di Torquato Cardilli - Il profeta Mosè, prima di scomparire, lasciò ai suoi fedeli un rivoluzionario testamento politico incentrato sull’obbligo di restare coerenti con la professione di fede e con la fedeltà al principio della prevalenza del benessere del popolo rispetto alle ambizioni personali.

Non vorrei essere irriverente, ma interpreto in questo senso l'ultimo intervento di Grillo (5 stelle polari), eticamente teso ad indicare la retta via e il metodo per gestire con la maturità di giudizio la responsabilità politica del potere.

Agli albori del Movimento, nel 2009, un gruppo di giovanissimi universitari, veri talebani democratici della rivolta sociale, ipnotizzati dal potere esplosivo dell'offerta politica che il fondatore del M5S distribuiva ad un popolo sfiduciato e tradito, ebbe l’intuizione, contro il parere dominante dei ben pensanti, che quella fosse la carta vincente.

Tra di loro si distinse subito per velocità di pensiero, per abilità di conversazione, per il portamento rassicurante, per il garbo e il sorriso da giovin signore, rispetto a tanti seguaci sanculotti, Luigi Di Maio.

Poco più che ventenne, alla testa di tanti coetanei idealisti come lui sotto l'ala protettrice del fondatore, mise a soqquadro la politica italiana, incatenata da troppi anni a schemi del passato ed a figure, nate prima della fondazione della Repubblica, che anteponevano al bene generale della nazione i vantaggi personali e quelli a favore della élite dominante nei vari gangli industriali, finanziari, economici, amministrativi, transnazionali.

La dissipazione delle risorse pubbliche, dei risparmi, dell'ambiente, del tesoro paesaggistico, aveva fatto passare nel dimenticatoio i principi di solidarietà, di equità sociale, di giustizia, di riduzione del divario della ricchezza, di protezione del lavoro, di rafforzamento dei due pilastri fondamentali della società: scuola e sanità.

La semplice constatazione del dolore che serpeggiava nelle vene di tanti italiani spinse i cosiddetti “grillini” ad opporsi alle vecchie volpi, veri dinosauri della corruzione, e a promettere il governo del cambiamento.

Vinsero la scommessa: nel 2013 risultarono la prima forza politica del paese. Nessuno, dal Presidente Napolitano in giù, politologi, esponenti dell’informazione e dell’establishment volle riconoscergliela e tutti costruirono intorno a loro un cordone sanitario fatto di trappole e di accuse mediatiche incessanti. Fecero di tutto per ghettizzarli e relegarli ad un'opposizione sterile.

Dopo cinque anni nel 2018, contro le aspettative dei soliti benpensanti, i “grillini” vinsero di nuovo e questa volta in misura ancor più travolgente.

La vittoria era stata così limpida che toccò loro salire in cattedra. Lo fecero con timidezza ed ingenuità guidati sempre da Di Maio che però non ebbe il coraggio di alzare la posta. Si accontentò di fare parte di un governo claudicante con la Lega che ogni giorno gli muoveva una critica. Risultato: a distanza di un anno, nelle elezioni europee, il Movimento scoprì amaramente che aveva perso metà del consenso popolare proprio a favore di chi gli tagliava l'erba sotto i piedi.

La nuova classe politica, unita dal collante della inesperienza e dell’ingenuità, si era buttata a capofitto nel perseguire il reddito di cittadinanza e altri obiettivi più di immagine che di sostanziale riforma dello Stato, mentre le vecchie volpi disseminavano trappole e imboscate. E qui che Di Maio non ha capito che bisognava cambiare registro e riprendere la bandiera della rivolta della società.

Fece allora un nuovo governo con la formazione opposta con risultati modesti senza insistere con convinzione sui principi basilari del vero cambiamento come l'ambiente, le energie rinnovabili, la lotta all'evasione fiscale, il lavoro ecc.

A quel punto Di Maio si dimise da capo politico (senza rinunciare alla poltrona governativa), affidò l’interim nel comando per un tempo indefinito con risultati disastrosi, senza promuovere un serio dibattito interno, credendo di poter continuare a manovrare nell'ombra.

Per arginare la continua erosione del consenso al di sotto del 50% di quello avuto nel 2018 che aveva portato in parlamento oltre 350 eletti, la base approvò la nomina del nuovo capo.

La pandemia e la crisi economico-sociale non hanno certo aiutato, tanto che il Governo Conte è stato fatto cadere e nel nuovo esecutivo Draghi i “grillini” sono entrati come ruota di scorta, in modo disorganico, senza bussola.

Il rinnovo del mandato presidenziale a Mattarella ha causato un vero e proprio terremoto dell’intero quadro politico: la propagandata alleanza di destra, presentata come maggioritaria nel paese, ha fatto naufragio contro gli scogli delle rivalità; il PD dopo aver trattato per elevare al Quirinale la Belloni, ha fatto marcia indietro timoroso di perdere il sostegno dei renziani ancora vivi nel suo seno; il M5S che pure aveva concordato l’elezione della Coordinatrice dei servizi segreti con il PD, con la Lega e con Fratelli d’Italia, dopo essersi esposto per bocca del suo Presidente Conte, è stato costretto ad una virata di 180 gradi per l’attacco di Renzi, il disimpegno di Letta e la compiacenza di Di Maio che aveva manovrato all’insaputa di Conte per riconvergere su Mattarella.

La spiegazione pubblica di tale atto ha svelato un errore di metodo e di sostanza. La critica aperta verso Conte, fatta di fronte ai reporter di tutti i TG, attorniato dai suoi pretoriani e dalle sue valchirie, è stato un atto riprovevole aggravato dalla pubblicizzazione della foto del pranzetto con la Belloni servito su un tavolo nudo, senza tovaglia, al livello di mensa aziendale.

Ora Di Maio ha avuto la coscienza di dimettersi dal ruolo nel comitato di Garanzia, ma dovrà dimostrare che tiene ancora più al successo del M5S che alla conservazione del posto da Ministro degli Esteri.

Torquato Cardilli
06 febbraio 2022

4 commenti:

  1. Il mio giudizio, è disgustoso come l'informazione verso i procedimenti che il M5S+Conte cercano di eseguire. In contropartita, sono ingrati perché l'opposizione le riservano posizioni tacendo drasticamente situazioni negative oscurandone l'esecuzione. In poche parole le loro colpe le riversano solo contro a tutti i responsabili del M5S+Conte. Reputandomi, felice e con speranza che possano ottenere la fiducia a loro negata da quando governano.

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  2. A Di Maio bisogna fargli capire che noi volevamo un cambiamento del paese, non un cambiamento personale da parte dei cinque stelle, noi volevamo un cambiamento di politica, onesta pulita, non un assunzione di altro personale pagato a peso d'oro a posare i deretani sulle poltrone, caro di maio la tua passione politica che ti ha invaso in questo periodo non la comprendiamo, il tuo vento di passione rivolto altrove, non lo condividiamo, perché i nostri venti sono per un cambiamento della politica dedito al bene del paese, non al bene personale di voi, di un Berlusconi, di un Renzi, Salvini, e tutto l'accozzaglia degli ultimi trent'anni noi che volevamo un cambiamento, non ne vogliamo sapere e sentire neanche la puzza, draghi è uguale al cambiamento, come è uguale la merda con il cioccolato, se la tua passione politica si chiama draghi e tutto il passato marcio che mi sembra rivolto il tuo ardore, no non ci piace neanche per niente, perciò vai dove ti porta il cuore e non vivere sotto mentite spoglie.

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  3. E’ diventato uno scontro di potere per far fuori Conte. Prima non lo voleva Grillo per il timore di perdere la paternità del Movimento. Ora ci pensa Di Maio a guidare l’assalto a quello che resta del M5S. Infine, la ciliegina sulla torta, il tribunale di Napoli, con un provvedimento cautelare, ha sospeso l’elezione di Conte compreso il nuovo statuto. Quando, per risolvere i problemi interni ad una forza politica, si ricorre alle carte bollate vuol dire che ‘sotto’ c’è qualcosa che non va. Conte, alle scorrettezze di Di Maio, ha risposto che non si farà logorare. Nel fargli auguri mi chiedo chi glielo fa fare! La situazione, malgrado tutte le buone intenzioni e i sogni di Conte, si presenta ingarbugliata e di difficile soluzione. Da questa triste situazione emerge una sola positività: gli elettori del M5S preferiscono Conte (75%) a Di Maio (10%).
    Se Conte, alla prossima elezione , sarà riconfermato alla leadership del Movimento non dovrà permettere nessuna deroga al limite dei due mandati e fare una definitiva scelta di campo: a sinistra o a destra.

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  4. A casa Di Maio e chi lo difende

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