sabato 27 luglio 2019

TAV, VINCE SALVINI. AI 5S NON RESTA CHE PIANGERE

di Maurizio Alesi - Facciamo un po' di memoria sulla vicenda Tav. Conte ha sorpreso tutti con un video social nel quale ha detto che fare l’opera è nell'interesse del Paese. Mentre fino al giorno prima l’interesse sembrava quello opposto.
Il Presidente del Consiglio ha giustificato la sua conversione al Tav a causa degli “insuperabili” trattati internazionali che ne impedirebbero il ritiro unilaterale dell’Italia.

Ora io ricordo che pochi mesi fa Conte, dopo un’estenuante trattativa con la Lega, aveva trovato una soluzione per non rendere automatica la prosecuzione del Tav e rinviarne l’esecuzione sine die. Da “avvocato del Popolo” aveva predisposto una gara di manifestazione d’interesse di alcuni soggetti per accontentare Salvini, senza tuttavia alcun obbligo di dare seguito alla medesima e, soprattutto, inserendo una clausola che consentisse la retrocessione unilaterale senza rischi di incorrere in nessuna penalità e senza l’obbligo di appaltare la gara vera e propria.

Era la chiave di volta per allontanare definitivamente la realizzazione dell’opera.

Dopo i suoi contatti col governo francese però, cambia tutto e Conte, contraddicendosi clamorosamente si dice obbligato a portare avanti il Tav. Nel video parla di costi e di penalità da pagare, che aveva sempre esclusi. Le ipotesi sono due: O Conte non ce l’ha spiegata bene prima, oppure non ce la racconta giusta oggi. I trattati internazionali legati al Tav infatti risalgono, almeno, a due governi fa e non potevano essere disconosciuti dall'attuale governo né dai 5S. Buon senso e onestà intellettuale avrebbero voluto che si dicesse immediatamente agli italiani come stavano le cose. Alzare bandiera bianca, chiedere scusa agli elettori spiegando per tempo ciò che stanno raccontando solo adesso con grave, colpevole ritardo.

Né è lecito pensare che i 5S, in Parlamento dal 2013, non fossero anch'essi al corrente dei trattati Franco-italiani che (a loro dire) impediscono all’Italia di bloccare l’opera. Malgrado la consapevolezza delle difficoltà esistenti, il M5S in campagna elettorale non ha mai accennato a quei trattati e si era comunque impegnato a fermare quell’opera dissennata, costosa, inutile, distruttiva dal punto di vista ambientale, ottenendo i voti degli italiani. Il No Tav per i grillini è stata una delle battaglie più riconoscibili e irrinunciabili, una battaglia ancora più antica del movimento stesso. Si è preteso quindi di inserire il punto nel contratto di governo, ancorché consapevoli che fosse una battaglia persa in partenza (stando alle considerazioni di Conte).

Il Mise ha addirittura commissionato una relazione costi benefici, subordinando il destino dell’opera alle sue conclusioni. Il risultato di quella relazione non poteva essere più negativo, le risultanze non lasciano margini a controdeduzioni: 8 miliardi di perdita senza contare gli aumenti che raddoppiano i costi di ogni appalto. La relazione è insomma la stroncatura senza appello di quella mangiatoia tanto cara a PD, Lega, FI e FdI.

Possiamo affermare, senza passare per disfattisti, che un punto così delicato e fortemente identitario del M5S è stato gestito malissimo, in modo confuso, incomprensibile, da sprovveduti. Non solo è stata fatta una figuraccia che si pagherà amaramente in termini di consenso, ma si sono presi anche gli schiaffoni dalla Lega e dal PD e da FI che li accusano pure di aver fatto perdere tempo all’Italia per poi arrivare finalmente sulle loro posizioni.

C’è qualcuno disposto a pensare che il ruolo salva faccia dei 5S sedicenti No Tav sia credibile? È pensabile che Conte non abbia concordato con Di Maio la exit strategy su un tema del genere? Se la presa di distanza da parte pentastellata fosse reale, dovremmo aspettarci il ritiro della delegazione grillina dal governo, per il venir meno della fiducia reciproca. Ma siccome dopo il voto in parlamento tutto resterà come prima, possiamo dedurre che è solo un gioco delle parti. Peraltro Conte non aveva neppure indicato la strada parlamentare come prima istanza. Ha detto che lui era per dar seguito all’opera e che, se altri volessero cercare un’alternativa per uscirne unilateralmente, non rimane che il voto d’Aula.

E poi ci sono le bugie. Conte ha detto che costa di più fermare l’opera che andare avanti. Non è vero, perché i grandi appalti non sono partiti e le penali non sono previste, né verso l’UE né verso la Francia. Secondo una relazione del Mit i costi massimi dello stop potrebbero arrivare a 1,7 miliardi (“difficilmente raggiungibili”). Anche con il contributo UE maggiorato, sarebbero meno dei 3,3 miliardi che l’opera costerebbe all’Italia. Inoltre l’opera poteva essere bloccata per i mancati impegni della Francia che non ha mai stanziato le somme necessarie mentre l’Italia si.

L’accordo del 2012 prevede che i lavori possano partire solo quando c’è la disponibilità complessiva dello stanziamento che per Parigi non c’è. Si poteva quindi ricorrere al tribunale arbitrale per far valere l’iniqua ripartizione dei costi tra Francia e Italia. Inoltre (altra bugia), non esiste nessun impegno dall’Ue per l’aumento della quota europea. Sono solo voci di corridoio poiché l’unico organo titolato a farlo sarebbe la Commissione, che non si è ancora insediata. La verità è che Salvini aveva fretta, Conte non poteva deluderlo né rischiare di andare a casa.
Ancora una volta Signorsì.

Maurizio Alesi
27 Luglio 2019

12 commenti:

  1. Francesco Erspamer 25 luglio alle ore 19:40
    La ragione per cui il TAV si farà non è soltanto (che sarebbe già una ragione sufficiente) che così hanno deciso gli italiani alle politiche del 2018 dando al M5S solo un terzo dei voti e gli altri due terzi ai partiti che sono favorevoli al progetto. C’è anche il risultato delle europee di pochi mesi fa, in cui con chiarezza ancora maggiore hanno ribadito di preferire i sì-TAV come la Lega e addirittura il Pd, o di fregarsene; avessero dato il 40% ai pentastellati il TAV non si sarebbe fatto, ma gli hanno dato meno del 20%. Gli stessi abitanti della Val di Susa hanno scelto di farsi rappresentare da Salvini. E che dire dell’assenza, allora e adesso, di qualsiasi condanna dei governi precedenti, che non solo firmarono gli accordi ma accettarono le condizioni capestro che oggi rendono impossibile, a prescindere dalla volontà di Conte, una disdetta del TAV? Lo stesso giochino lo hanno fatto per il TAP e visto che funziona riprenderanno a farlo non appena i media, le multinazionali e gli ignavi li avranno riportati al potere.

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  2. Se decidono gli italiani che bisogno c'è di un governo. E se la ragione fosse quella che gli italiani così hanno deciso, perchè Conte e i grillini non lo dicono apertamente, invece di inventarsi scuse e bugie.

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  3. Purtroppo quelli che rovinano le squadre di lavoro, siano essere politiche che sportive sono sempre i tifosi. Sei d'accordo? Ecco perchè una volta un generale disse: se devo combattere contro gli italiani mi bastano centomila uomini. se devo combattere al loro fianco me ne servono duecentomila.

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  4. A parte che Tav e Tap sono vicende completamente diverse tranne per i trattati internazionali di natura e esiti diversi.
    Nel trattato sottoscritto con la Francia non ci sono penali e con il Tap il governo Gentiloni, uscente, ha fatto una porcata per mettere deliberatamente in difficoltà i 5 stelle e solo i 5 stelle. Che bisogna dirlo: col il Tap sono stati ingenui.

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  5. A Maurizio Alesi non resta che piangere.
    Do una notizia ci sarà rimpasto di governo.
    Conte bis

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  6. Ma perché ci flagelliamo. La parola passa al parlamento. E poi almeno passano altri 30 anni per scavare il primo metro di galleria.

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    1. Ormai è diventato un mantra: la mano passa al Parlamento. Mai frase più pilatesca di questa è stata proferita da Di Maio e Conte. Invece di bloccare l'opera, come aveva promesso Conte trovando anche la soluzione, adesso si confortano vigliaccamente col voto (scontato) in Parlamento. Finchè Di Maio continuerà a guidare il M5S non ci può essere nessuna possibilità di ripresa. E' un capetto arrogante e presuntuoso, legato al potere come il peggiore dei Democristiani ed è servo di Salvini. Le sue parole di apparente dissenso con quel cazzaro, sono solo una sceneggiata. Litigano di giorno e vanno a letto insieme la notte.

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  7. A piangere saranno gli italiani che pagheranno le spese e i piemontesi che ci rimetteranno la salute . In quanto ai 5STELLE, certo , piangono per gli italiani ed i piemontesi . Più di tanto , coi numeri che hanno non possono fare .

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  8. Lo decide il parlamento, non è più competenza e responsabilità dei 5s, chi si accolla questo impegno, si prenderà le sue dovute responsabilità, quello che li fa rosicare di più sarà la presenza di Toninelli, ministero preposto

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  9. Di Maio e soci non sono attaccati alle poltrone, sono proprio SALDATI.

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  10. Abbiamo avuto pochissimi statisti,Einaudi e Gronchi su tutti, per il resto politicanti e faccendieri

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