domenica 19 febbraio 2017

RENZI SECONDO TRAVAGLIO. E SECONDO ME

renzi-travagliodi Giangiuseppe Gattuso - <<Ora siamo alla resa dei conti. Il Pd, devitalizzato senza più anima né identità, implode.
Renzi viene accoltellato da chi fino all’altroieri lo santificava. E, finalmente solo, si rivela per quello che non era, ma si è condannato con le sue mani a essere: non uno statista ma un quacquaracquà, non una risorsa ma una zavorra per sé e per gli altri.

Il Primo MinistroQuello che Anthony Trollope, ne Il Primo Ministro, descrive così: “L’uomo senza radici, senza passato, senza valori, incapace di un prolungato e serio impegno, l’uomo che porta con sé desolazione e rovina”. Una prece.>>
Questa è la chiusura dell’editoriale di oggi, 19 febbraio 2017, di Marco Travaglio. È un giudizio severo, molto severo e forse pure cattivo. Ma è il suo pensiero, lo rispetto, e mi serve per riflettere ed esprimere, brevemente, il mio.

L’ho apprezzato molto quando era sindaco di Firenze. Ne scrissi un articolo “Matteo Renzi. Il PD che piace” su PoliticaPrima il 30 ottobre 2011, oltre cinque anni fa, un lustro. In Politica l'intervallo di tempo ritenuto necessario per svolgere un mandato elettorale, per estrinsecare l’azione di un governo e di un’amministrazione eletta dal popolo. Un tempo durante il quale si possono determinare scelte importanti, cambiamenti profondi, attuare quegli interventi che la Politica ha individuato e che hanno, appunto, bisogno di tempo per percepirne gli effetti. E da quella data Renzi ne ha fatta di strada. Dalla postazione di sindaco è riuscito a conquistare prima il Partito Democratico e poi il Governo del Paese.

letta_renzi_campanella_01Di corsa, con energia, con faccia tosta, con una certa spregiudicatezza. Un esempio per tutti e già nei libri di storia l’Enricostaisereno, l’hashtag diventato il simbolo con il quale si liberò di Enrico Letta, Presidente del Consiglio e suo vice segretario.

Ne prese il posto il 22 febbraio 2014 ed è rimasto a Palazzo Chigi fino al 12 dicembre 2016. Quasi tre anni, un tempo, anche questo abbastanza lungo, specialmente in confronto ai governi precedenti, durante il quale ha governato l’Italia con qualche risultato e con tanti errori. L’ultimo, gravissimo e che ne ha segnato la fine, la riforma costituzionale bocciata clamorosamente al referendum del 4 dicembre 2016.

Una riforma portata avanti con pervicace personalizzazione, forzando il Parlamento su un tema che per sua natura deve raccogliere la più ampia condivisione trattandosi delle regole fondamentali del sistema democratico.

Gentiloni RenziDopo di lui Paolo Gentiloni, quasi un governo fotocopia con il compito arduo di gestire una delicata fase di transizione fino alle elezioni, anticipate o meno. E, dopo l’ulteriore bocciatura della legge elettorale approvata a colpi di fiducia, e sbandierata come la migliore al mondo, di rifarne una nuova che possa assicurare rappresentanza e governabilità. Un’impresa difficilissima.

Matteo Renzi è ancora un politico giovane e un libero cittadino senza alcuna carica elettiva. Ha rassegnato le dimissioni da Segretario all’Assemblea Nazionale di oggi e si avvia a combattere una lunga e delicata battaglia congressuale che segnerà il futuro del Partito Democratico. Le diverse anime del partito in quella sede hanno avuto modo di esprimersi secondo logiche e prospettive differenti, fino a metterne a rischio lo spirito unitario. E anche grazie allo speciale di Enrico Mentana su La7 e alla diretta di Radio Radicale è stato possibile assistere agli interventi e al lungo dibattito. E si può essere d’accordo o meno, si può essere simpatizzanti o avversari, bisogna dare atto che questi sono momenti importanti che danno il senso alla democrazia e alla Politica.
L’ex “rottamatore” inventore delle “Leopolde” che voleva “mandare in pensione il berlusconismo, e anche l'antiberlusconismo” rischia lui la pensione anticipata.

Mieli_PaoloCredo sinceramente sia arrivato il momento, come gli ha suggerito più volte Paolo Mieli certamente un suo simpatizzante, di una lunga riflessione lontano dalla politica attiva, una sorta di anno sabbatico per poi ricominciare, non dal 40% del voto referendario erroneamente auto attribuitosi, ma dalla sua più o meno sincera passione politica. Non so se sarà così o se invece, come credo più verosimile, resterà in campo. Vedremo.

PDIl Partito Democratico, comunque, resta una forza importante del panorama politico nazionale ed europeo a prescindere da Matteo Renzi. È bene che ci sia così come qualsiasi altra realtà che i cittadini riconoscono come utile e necessaria per partecipare liberamente e con sempre maggiore consapevolezza alle scelte del proprio futuro.

Giangiuseppe Gattuso
19 Febbraio 2017

34 commenti:

  1. NON COMMENTO TRAVAGLIO. CONDIVIDO IN PIENO L'ANALISI DI GIANGIUSEPPE GATTUSO.

    RispondiElimina
  2. La rottura interna al PD è salutare per la politica italiana. Fa chiarezza. Renzi ha vinto e andrà avanti per la sua strada. Il PD sarà il PdR. La minoranza s organizzera in movimento-partito autonomo e coprirà l'area della sinistra storica.

    RispondiElimina
  3. Assolutamente speriamo che la rottura sia salutare per il partito ..nel mentre l'Italia aspetta e langue ..e vota per il Movimento Cinque Stelle ..

    RispondiElimina
  4. ...vorrei dire....ma non posso !!!

    RispondiElimina
  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  6. Condivido pienamente entrambi i punti di vista presentati, pur non essendo simpatizzante Pd o forse, proprio per questo.
    Purtroppo Renzi ha cominciato con le migliori intenzioni, finendo però all'interno di un gioco rivelatosi molto più grande di lui, che se n'è visto inghiottito.
    Personalmente non credo che, alla luce della recente sconfitta referendaria, una sua eventuale candidatura potrebbe concretamente tramutarsi in una sua nuova possibilità di governo: gli italiani avranno poca memoria, ma certe cose non si dimenticano.

    RispondiElimina
  7. Il Partito Democratico senza una precisa identità non potrà mai essere un grande partito. L’esperienza insegna che i numeri non sono sufficienti per definire “grande” un partito o un movimento. La sua validità non si misura né dal conteggio degli iscritti né dall’assortimento delle forze che lo compongono, bensì dalla credibilità di un programma capace di coagulare la più ampia condivisione. Se poi il suo punto di riferimento non mira ad unire ma, anzi, a dividere (come ha fatto Renzi) anteponendo le ambizioni di leadership personale agli obiettivi generali da perseguire, il fallimento è sicuro.
    Il leaderismo, nell’applicazione diretta del potere, non produce mai effetti positivi se il suo raggio d’azione non è in grado di coinvolgere la più ampia partecipazione. Le minoranze, quando non intralciano la linea programmatica (dato per scontato che ci sia) del partito, è gusto che siano ascoltate come valore aggiunto, non come fardello inutile, altrimenti tutta l’impalcatura è destinata al crollo.
    Fin dal primissimo giorno del suo insediamento a segretario, Renzi ha parlato di rottamazione e di gufi per gettare le basi di un nuovo corso e per voltare pagina con il passato, ma non accorgendosi tragicamente di avere scelto la strada peggiore per realizzare il sogno di un grande rinnovamento. Com’era prevedibile, tutto gli si è rivoltato contro e, in pratica, si è autodistrutto, portando il suo partito alla spaccatura.
    Personalmente non ho mai avuto stima per Renzi perché quando ascoltavo i suoi discorsi intravvedevo la demagogia di un ambizioso che parlava di cose realizzabili soltanto a parole. E i fatti hanno confermato poi le mie impressioni. In pratica ha ricalcato le orme di Berlusconi: tante promesse, tanti proclami, zero fatti.
    Per non parlare della pessima gestione della propria immagine a livello sia nazionale (cellulare sempre in mano, sbadigli, gelati, secchiate in testa, twitter, selfie, mega aereo presidenziale, ecc.) sia internazionale (farsesche esibizioni da poliglotta, ritardi agli appuntamenti, atteggiamenti da bulletto, ecc.).
    Per tutto questo mi riesce davvero impossibile non definirlo uno dei peggiori presidenti del consiglio mai avuti nella nostra storia repubblicana.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. assolutamente il peggio con renzi il fondo e' stato sfondato ..arrogante come pochi ..Per non parlare della pessima gestione della propria immagine a livello sia nazionale (cellulare sempre in mano, sbadigli, gelati, secchiate in testa, twitter, selfie, mega aereo presidenziale, ecc.) sia internazionale (farsesche esibizioni da poliglotta, ritardi agli appuntamenti, atteggiamenti da bulletto, ecc.).asono frasi di carlo capiluchi .il peggio ma il popolo del pd e' rimasto inchiodato alla poltrona votando tutte le schifezze del suo governo ..ora che faranno ..prima lo dovevano fare ..prima non sono PIU' CREDIBILI la democrazia e' un altra cosa ..quella del partito democratico non e' DEMOCRAZIA ..a gioco di potere e basta il popolo non e' mai esistito se non per il voto ..

      Elimina
  8. Mai nessuna scissione si è resa più urgente e indifferibile di questa che viene data per imminente. Sono patetici i piagnistei di chi esprime sofferenza e dolore per il distacco dal PD. Una persona seria, che dice di non condividere nulla della politica renziana, avrebbe dovuto scapparsene già da molto tempo. La verità è che i dissidenti hanno tentato in ogni modo di ritagliarsi un proprio spazio di agibilità e di ottenere le candidature per le prossime elezioni. Solo dopo aver constatato che non c'era trippa per i gatti, hanno deciso di abbandonare la nave. Per carità, meglio tardi che mai e molto meglio loro rispetto a quelli che restano a fare i ruffiani di Renzi, ma costoro stanno facendo le valige dopo aver partecipato al disastro renziano votando tutte le porcate che gli venivano sottoposte, fiducie comprese. Hanno avallato il patto del Nazareno, l’accodo con Verdini, con Alfano e Ncd senza proferire verbo. Già allora c’erano mille ragioni per marcare le differenze con l’ex presidente del Consiglio ed ex segretario del Pd. Mi auguro che per lui continui la serie degli ex.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo con Maurizio, gli scissionisti sono colpevoli di aver avallato a suo tempo, ob torto collo o meno, il disastro a cui l'epoca Renzi ha condotto l'Italia.

      Pur criticando la gestione aziendale attribuita ad altri partiti e movimenti, gli scissionisti di oggi hanno fornito il loto decisivo contributo a far passare provvedimenti insani oltre che incostituzionali, quando per salvare la faccia avrebbero almeno potuto astenersi. E, invece, no. Loro si sono assunti la responsabilità della complicità nonostante la Costituzione riconosce loro il libero esercizio del loro convincimento, senza alcun vincolo di mandato.

      A questo punto parlare di scelte scissionistiche per il bene del Paese suona stridente ed è la conferma che finora siamo stati governati dai degni rappresentanti di coloro che produssero il capolavoro alla rovescia dell'8 settembre

      Elimina
    2. Assolutamente vero!

      Elimina
  9. L'Italia avrebbe bisogno d'un governo che opera in nome e per tutti italiani, per la gente comune , per tutti cittadini , un governo di ricostruzione della sanità pubblica e della fiducia nelle proprie capacità .Questo, nuovo, governo dovrebbe anche ridare la giusta autostima ed esigere anche il rispetto che l'Italia ed i suoi cittadini meritano, sia in Europa, sia a livello mondiale, ma, sicuramente non un nuovo "governo monopersonale!

    RispondiElimina
  10. Renzi.. hai fatto la fine fel sorcio

    RispondiElimina
  11. Ho scritto sin da subito, che Matteo Renzi non era affidabile. Sarà che non mi piace chi tradisce, specialmente il proprio compagno di partito, al qual suggeriva di stare sereno, mentre tramava alle sue spalle. Chi è avvezzo al tradimento, rimane sempre tale. Lui ha però esagerato, nel tentativo di rottamare la sinistra ed i lavoratori che l'hanno sempre sostenuta, alla fine ha rottamato se stesso. Ha di fatto sbagliato tutto il possibile, le "sue" riforme forzate, con cui ha tenuto il paese inutilmente bloccato per tre anni, sono state quasi tutte bocciate, dalla Corte Costituzionale e dai cittadini. Ha condotto il Partito che l'aveva sostenuto, nel caos ed ancora, ha perso la leadership e costretto a dimettersi da segretario, ma dimostra di non aver ancora imparato la lezione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Giovanni, è un errore attribuire al PD una connotazione di "sinistra" visto che nasce da una fusione a freddo fra una forza storica di sinistra e forse centriste senza alcun fondamento programmatico di lungo termine.
      E' stato quindi inevitabile che dall'interno ci sia stata una scalata, anche grazie alla miopia della componente di "sinistra", da parte delle cosiddette forze "centriste" che hanno osato al punto di scendere al patto del Nazareno.

      Cronaca di una morte annunciata.....sin dal giorno della nascita del PD

      Elimina
    2. Concordo. Ma convinta che questi loschi individui han scatenato tutto ciò per far credere in una parvenza di nuovo solo nella speranza che chi non voterebbe più pd (volutamente piccolo) non passi a votare M5Stelle. Non perdo di sperare che sprofondino sempre di più perché nessuna politica e' stata o sarà mai più infima di quella della sinistra.

      Elimina
    3. Sinceramente apprezzavo la sinistra dei lavoratori, della classe operai, capace di lottare accanto ai i meno rappresentati ed alla classe media. Si poteva condividerla o meno, ma era coerente con i suoi principi ispiratori e con l'idea dell'essere di sinistra. Ciò che invece è diventato questo PD, non ha più niente in comune con la sinistra, avendo imbarcato il peggio della destra, anch'essa ormai in forte disarmo, e convertitosi al liberismo sfrenato della globalizzazione, ed alla finanza bancaria. Ma quello che è paradossale, è sentir dire: voto PD perché sono di sinistra.

      Elimina
  12. Io spero in una scissione del PD per riequilibrare la democrazia in Italia. Creare una sinistra forte è necessario. Fino ad oggi le scelte di Renzi sono state di destra e non di una destra politica, ma capitalista . Infatti tutte le riforme di Renzi hanno avuto il consenso di Confindustria, dell'alta finanza dei poteri massonici e non dei giovani e del mondo del lavoro. Una forza a sinistra che gli toglie voti e recupera quelli persi potrebbe finalmente far tornare la gente al centro della politica italiana, anziché i Marchionne, i fighetti e le fighette della leopolda, e i figli di imprenditori e Banchieri.

    RispondiElimina
  13. Giangiuseppe, apprezzo la tua analisi, ma mi dissocio dall'idea, propugnata da Mieli, di un necessario anno sabbatico. Renzi è un personaggio che ha attirato simpatie e antipatie. Un po' come Berlusconi. Il suo risultato negativo alla prova referendaria deve secondo me incitarlo a non demordere e così sta facendo. Del resto il ferro si batte mentre è caldo... Lui ha le capacità di aggregare molte anime sia di sinistra, che di centro (e forse anche di centro-destra ). E' l'uomo che potrebbe segnare il vero cambiamento per il futuro dell'Italia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi scusi, quali sarebbero le capacità di Renzi? Quelle di aggregare tante anime eterogenee non direi proprio, dal momento che con la sua politica né carne né pesce si è praticamente isolato finendo per non rappresentare né la sinistra né il centro destra. Lui ha semplicemente attuato un programma (peraltro non votato da nessuno) in perfetta continuità con quello di Berlusconi, quindi di stampo neoliberista di destra. Ma ha fallito anche in questo perché è stato bocciato sia nelle riforme (dati alla mano) sia nella modifica della Costituzione, che nessuno gli aveva chiesto di fare. L'unico exploit l'ha avuto nelle europee, ricordando tuttavia che quel 40% rappresentava meno della metà degli aventi diritto al voto, quindi era un reale 20%, e che il consenso era dovuto in massima parte al bonus pre-elettorale degli 80 euro. Tant'è vero che subito dopo ha perso clamorosamente nella amministrative e il calo degli iscritti al PD è stato vertiginoso.
      Dunque Renzi uomo di successo? Quale successo? Renzi uomo del cambiamento? Quale cambiamento? Renzi speranza per il futuro dell'Italia? Quale speranza?
      Mi perdoni, ma non sono affatto d'accordo con la sua analisi.

      Elimina
  14. Renzi non ha messo fuori la sua intelligenza, ma la sua furbizia: egli ha usato il suo potere e la sua capacità affabulatoria per propinare agli Italiani - in tutti i settori: Scuola, Sanità, Ambiente ecc.- delle riforme neoliberiste. Tutto ciò che ha fatto è stato fatto male od in modo pasticciato. Si era presentato come il Salvatore ed il Rottamatore, ma ha seguito le orme del suo mentore Berlusca, un guitto che non avrà mai uguali negli annali della storia repubblicana.
    Ha dimenticato di risolvere -od almeno tentare - prima di ogni altra cosa, i problemi più importanti per la vita economica e morale del Paese: i Privilegi, la Mafia e la Corruzione.
    Egli si sarebbe dovuto ritirare in un convento almeno per un annetto e riflettere sul proprio operato, ma non l'ha fatto e state pur certi che ce lo ritroveremo di nuovo nella scena politica insieme al suo degno compare di Arcore.Sarebbe un miracolo se rinsavisse, prendendo giovamento dagli errori fatti.
    Le scaramucce nel Partito non produrranno alcun cambiamento sostanziale e lo stesso PD rimarrà snaturato della sua vera essenza socialdemocratica.

    Anche il M5S deve cambiare la sua strategia politica perché le esternazioni di Grillo sulla Proporzionale, sulla dicotomia Destra Sinistra, sulle valutazioni di Trump e Putin, sulle Unioni civili, sull'immigrazione, sono adesso controproducenti, oltre che insincere. Non si può andare sempre alla ricerca di un consenso stratificato e molti di Sinistra, contrari al Renzismo e propensi ad appoggiare il Movimento per i sacri concetti di Moralità e Giustizia Sociale,avrebbero delle titubanze dopo avere ascoltato le strampalate strategiche minchiate di Grillo.

    RispondiElimina
  15. E' malissimo che ci sia!!!! Ma forse hai ragione, solo con l'esserci s'è potuta apprezzare la grande ipocrisia di un partito nato per la casta e vissuto solo ed esclusivamente in onore e adulazione dei ricchi massoni in comunione con i ricchi massoni di destra!

    RispondiElimina
  16. Graditisimo il tuo articolo quasi quanto la (di)partita pou' o meno dignitosa di Renzi. Avrà capito che non c'era piu' trippa per gatti... e ha preferito defilarsi, per poi ritornare. Cosa ci attende ora? Ecco la grande incognita. Una strana miscellanea alchemica o esplosiva, costituita da chi? Ecco la grande incognita. Ne vedremo ancora delle belle con questi cialtroni? Una cosa è certa: il PD è morto...!?

    RispondiElimina
  17. Quello che succederà nel PD nessuno può ancora dirlo con Renzi che all'improvviso potrebbe cambiare idea a seconda degli ordini dei padroni che tirano i suoi fili usandolo (banchieri, massoni, finanzieri...).
    Certo è che ha rovinato un partito che poteva davvero rappresentare l'intera nazione.
    Non ne ha fatta una giusta, si è messo tutti contro fino alla sconfitta del referendum, che però non gli ha insegnato proprio niente.
    Secondo lui tutto procede come prima e si ripresenta al congresso dopo aver detto che se avesse perso avrebbe lasciato la politica.
    Che uomo è! Come fidarsi di uno che pensa di poter fare quello che vuole!
    Grazie ai poteri forti si è impossessato di un partito "non suo" in tutti i sensi, stracciandone la storia vergognosamente: non lo ha mai amato, lo ha solo utilizzato giocandoselo da irresponsabile.
    E' privo di scrupoli, aveva preparato tutto!
    Ora che si è finalmente tolto dai piedi gli ultimi ostacoli rottamandoli con la scissione, vorrei sapere dove crede di andare.
    Forse vincerà le primarie, ma solo in competizione con qualche sbarbatello che andrà a cercarsi e che presuntuoso e incapace come lui accetterebbe la sfida per una visibilità difficile da avere su altro palcoscenico.
    E se fosse Cuperlo il prescelto?!
    Certo è che se riprendesse il governo, Napolitani cura, andrebbe in breve tempo ad una dittatura feroce con cui garantirsi continuità e stabilità.

    RispondiElimina
  18. Non dimenticherò mai che se i pentastellati avessero contribuito a far nascere il governo Bersani non avremmo avuto il governo Renzi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Renzi è stato imposto dopo l'imposizione Letta e precedentemente Monti e, come tutt'oggi e a seguito, Gentiloni

      Elimina
    2. Forse è meglio ricordare che la proposta di Bersani (che ha votato tutte le porcate proposte dal governo Renzi facendo una figura di ebete dal momento che una dopo l'altra sono state bocciate) ai 5Stelle consisteva solo nell'avere i numeri per governare, come affermato dallo stesso poco dopo. Che Bersani e' stato "turnato" da LettaRenziGentiloni... Tirare n ballo i 5Stelle risulta alquanto mistificante.

      Elimina
    3. Bersani aveva solamente i numeri, i personaggi sarebbero stati comunque quelli di re giorgio e non sarebbe cambiato nulla.

      Elimina
  19. Ma se i pentastellati si vantano di avere ottenuto tanto pure essendo all'opposizione, figuriamoci cosa avrebbero potuto ottenere essendo determinanti per il governo Bersani.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non stanno come scrivi le cose Michele, i pentastellati si vantano di ben poche cose ma di una sopratutto e cioè di non inciuciarsi con nessuno di questi politici malfattori, collusi e mafiosi..

      Elimina
  20. Premetto che il giudizio di Marco Travaglio, su Renzi e sul PD, non mi interessa mentre, sull'argomento, condivido l'analisi equilibrata di Giangiuseppe Gattuso. Detto questo, dopo tanti confronti di cui l'ultimo con un delegato all'Assemblea Nazionale del PD, potrei chiudere qui il commento invitandovi a leggere il mio post pubblicato il 18 c.m., ma la lettura dei commenti mi spinge ad inserirmi nel dibattito. Di opinioni diverse dalla mia ne ho letto tantissimi. Come sempre, ho il massimo rispetto per quei commenti che rimangono sul binario della correttezza mentre faccio fatica a comprendere i giudizi sprezzanti e offensivi. Quando si giudica un partito politico non va dimenticato che rappresenta un'associazione di cittadini. Esplicitamente, nell'articolo 49 della Costituzione, il soggetto sono i cittadini: "Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale." Il popolo partecipa alla vita politica del paese (democrazia partecipativa) con l'intermediazione dei partiti che costituiscono l'anello di congiunzione fra le istituzioni rappresentative e la volontà popolare. Quando un partito, qualunque esso sia, è in crisi questo rapporto si indebolisce. Eventuali scissioni o peggio ancora scomparsa di un partito rappresentano un vulnus alla democrazia. Il Partito Democratico, piaccia o no, è una forza importante per la vita politica del paese, ne sono consapevoli gli iscritti e gli elettori, meno i dirigenti. Gli argomenti di coloro che minacciano la scissione sono pretestuosi e malgrado l'atteggiamento arrogante della maggioranza non possono essere giustificati. Renzi, da capo del governo ha commesso tanti errori, ben descritti da Epifani nel dibattito dell'Assemblea Nazionale. Tutte le arroganti imposizioni della maggioranza del partito non giustificano gli atteggiamenti accondiscendenti della minoranza sugli atti parlamentari. Hanno aperto gli occhi quando la prima scissione è venuta dalla perdita delle tessere e dal consenso elettorale. Ora, il partito nel suo insieme deve lavorare per recuperare la fiducia degli elettori. Con o senza Renzi va modificata la linea politica del partito con il dibattito congressuale tenendo presente che il PD non è un partito di sinistra ma di centro-sinistra. La sinistra storica si è diluita nel tempo, non è più rappresentata da nessuna formazione politica. Aggiungere un'altra formazione di sinistra a quelle già esistenti senza un progetto politico unificante vuol dire aumentare la frammentazione sociale. Un altro elemento da non sottovalutare è il comportamento degli elettori abbandonati al loro destino: l'elettorato deluso non andrà a votare, quello moderato si sposterà a destra. L'unità del partito rimane l'unico valore indispensabile per mantenere la forza di rappresentanza non fine a se stessa ma per il bene del Paese. Le ragioni su esposte valgono per qualsiasi forza politica investita da analoga situazione.

    RispondiElimina
  21. Lorenzo, sono d'accordo ed ho un grande rispetto per i principi fondamentali della Costituzione. Oggi però i Partiti sono diventati quasi tutti padronali e talvolta nascono già intestati, come quello di Berlusconi effigiato nello stesso stemma: i cittadini dunque sono rappresentati, non dal Partito, ma dal padrone dello stesso....ed io ho poco rispetto per quel pezzo di popolo, che definisco massa, pronto ad assoggettarsi ad un padrone e non ad un ideale. Non è solo il caso di Berlusconi, s'intende. Per quanto riguarda il PD, mi sembrerebbe giusto annoverarlo fra i partiti di Sinistra, socialdemocratico, anche perché in ambito europeo esso fa parte dello schieramento socialista. Premessi questi dati formali, in sostanza il PD sarebbe dovuto essere un punto di riferimento per tutto il mondo della Sinistra moderata, per tutti i socialdemocratici; ma l'azione politica di Renzi si è mostrata distante dalle esigenze e dalle istanze politiche di molti settori del connettivo sociale. Io spero che ci sia stato un ravvedimento da parte del Segretario e che tutto si ricomponga senza spaccature; ma se tutto ciò non dovesse succedere, ciascuno vada per la propria strada con onestà intellettuale e trasparenza. Sono stufo di questa diatriba fatta di infingimenti e prese di posizione utilitaristiche. Caro Lorenzo ti leggo sempre con interesse. Ti auguro una giornata serena.

    RispondiElimina
  22. Travaglio è un grande giornalista che sferza il potere. Condivido molte due prese di posizione, ma non credo che su Renzi ci abbia preso.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Magari Renzi avesse finito i suoi giorni politici. Non lo amo, per questo lo dico, ma credi che resterà a lungo nell'agone politico, e da protagonista.

      Elimina