lunedì 30 maggio 2016

RADUNO BERSAGLIERI A PALERMO. E LE SCUSE?

Teatro Massimo e fanfaradi Ignazio Coppola - Dal 23 al 29 maggio a Palermo si è svolto il 64° Raduno Nazionale dei Bersaglieri.

ponente-orlandoEsibizioni di fanfare, annulli postali, inaugurazioni di monumenti commemorativi, mostre e corse a passo di carica che hanno coinvolto cittadini, istituzioni civili e militari, sindaco in testa, e assordato la città. Si tratta, però, degli eredi di quegli stessi bersaglieri che nel 1866, esattamente 150 anni fa, in occasione della rivolta palermitana del “Sette e Mezzo” (puntualmente ignorata dalla storiografia ufficiale) misero in stato d’assedio Palermo.

Raffaele_Cadorna_1815_1897Agli ordini del generale Raffaele Cadorna, nel nome di Vittorio Emanuele II di Savoia, il re galantuomo, con le baionette innestate massacrarono centinaia e centinaia di rivoltosi. Del resto i nostri “eroi” bersaglieri non si comportarono meglio quando, ancor prima dei fatti di Palermo, nell’aprile del 1849 agli ordini del generale Alfonso La Marmora, fondatore qualche anno prima del corpo, furono mandati a reprimere la rivolta di Genova che voleva rendersi indipendente dal Regno di Sardegna.

Vittorio Emanuele2In quell’occasione il Corpo speciale dei bersaglieri fece di tutto e di più. In quei drammatici giorni, la soldataglia sabauda, si abbandonò alle più meschine azioni contro la popolazione civile, violentando donne ed uccidendo padri di famiglia e fratelli che si opponevano allo scempio, sparando alle finestre alla gente che vi si affacciava e correndo per le strade al grido: Denari, denari o la vita, a cui fecero seguito irruzioni e predazioni. Neppure i luoghi sacri vennero risparmiati e le argenterie razziate; i prigionieri, anche quelli che si erano arresi, vennero uccisi o stipati in celle anguste e costretti addirittura a dissetarsi della propria urina.

moti-di-genovaCosì scriveva l’allora re di Sardegna Vittorio Emanuele, per ringraziarlo, al comandante dei bersaglieri La Marmora: “Mio caro generale vi ho affidato l’affare di Genova perché siete un coraggioso. Non potevate fare di meglio”.

I genovesi non dimenticarono e per lungo tempo fu consuetudine che le famiglie genovesi non inviassero i figli a prestare servizio militare nei bersaglieri. Solo qualche anno fa è stato consentito al corpo dei bersaglieri di potere mettere piede in città.

Ma quello che superò tutti in barbarie ed atrocità il 4 agosto del 1861 fu il generale Enrico Cialdini (a cui a Palermo è stata addirittura dedicata una via!). Per compiere una rappresaglia a danno di due comuni della provincia di Benevento Pontelandolfo e Casalduni, inviò il solito corpo speciale di Bersaglieri agli ordini del Maggiore Negri.

I bersaglieri dopo avere ucciso e massacrato tutti gli abitanti uomini, vecchi donne e bambini non lasciarono nessuna abitazione in piedi bruciando pure le case dopo averle saccheggiate. In alcuni casi attesero che i civili uscissero delle loro abitazioni in fiamme per poter sparare loro non appena fossero stati allo scoperto. I nazisti nell’estate del 1944 a Marzabotto e Sant’Anna di Stazzena compirono un crimine contro l’umanità. Ebbene i bersaglieri di Cialdini a Pontelandolfo e Casalduni fecero anche di peggio di quello che fecero i nazisti 83 anni dopo.

“Ieri mattina all'alba giustizia fu fatta contro Pontelandolfo e Casalduni. Essi bruciano ancora”. Così scriveva il maggiore Negri per rendicontare a Enrico Cialdini la conclusione dell’eccidio. E saranno poi i bersaglieri di Emilio Pallavicini a ferire sull’Aspromonte il “disubbidiente” Giuseppe Garibaldi nell’agosto del 1862 e a rendersi protagonisti, a loro volta, dell’eccidio di Fantina (un paesino della provincia di Messina) in cui furono trucidati senza pietà alcuni volontari in fuga dall’Aspromonte che avevano avuto la sventura di seguire il nizzardo.

bersaglieri-palermo-4E non va dimenticata, in questo lungo corollario di orrori, la repressione della rivolta che va sotto il nome della “rivolta dei Cutrara” a Castellammare del Golfo il 1 gennaio del 1862. I bersaglieri del generale Quintino oltre a trucidare vecchi e donne misero al muro e fucilarono una bambina di solo nove anni Angelina Romano. L’elenco delle stragi dimenticate in cui furono tristemente protagonisti i fanti piumati è molto lungo e potrebbe continuare, ma per una maggiore e più puntuale informazione vi rimando alla lettura del libro di recentissima pubblicazione di Pino Aprile che nel descrivere e documentare gli eccidi compiuti nel Sud del paese agli albori dell’Unità d’Italia ad opera dei bersaglieri, non poteva scegliere titolo migliore: “Carnefici - Ecco le prove”.

Sindaco Barsaglieri MassimoEcco perché alla luce di questi crimini perpetrati agli albori dell’Unità d’Italia e nel nome del re Galantuomo, ai bersaglieri di oggi che ritualmente celebrano i loro i raduni, come quello di Palermo, mi sento di dare il mio sommesso consiglio ossia quello di ritrovare la memoria dei misfatti commessi nel Sud e in Sicilia dai loro antesignani. E sarebbe a questo punto opportuno che, tra celebrazioni, sfilate e commemorazioni trovassero pure il tempo di chiedere scusa per i danni provocati in passato dal “glorioso” corpo dei bersaglieri. Palermo, teatro nel settembre del 1866 della repressione sanguinosa della rivolta del “sette e mezzo”, aspetta ancora queste scuse.

Coppola-IgnazioIgnazio Coppola
30 Maggio 2016

21 commenti:

  1. Giangiuseppe, disapprovo un po' quest'articolo che dipinge i bersaglieri come massacratori. Sarebbe opportuno anche dire degli atti di eroismo dei quali i Bersaglieri sono stati protagonisti.

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    1. Scusami Pino, quali atti eroici?

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    2. La storia è piena. 32.000 mila morti nella prima guerra mondiale, 40 medaglie d'oro, 7800 d'argento e di bronzo. Si tratta comunque di militari comandati ai quali non si può imputare le stragi di cui parla Coppola.

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    3. Caro Pino Granata ...purtroppo c'è anche quello che descrive Ignazio Coppola, e, facendo salve le tante medaglie dei bersaglieri, non si può omettere.

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    4. Si, ok. "Eroi" 60 anni dopo aver trucidato il popolo siciliano (e non solo) che proteggeva la propria terra e le proprie ricchezze dalla LORO INVASIONE col sostegno degli Inglesi... cosa ha portato l'Unità d'Italia a noi siciliani? Povertà assoluta. La questione meridionale non nasce nel secondo Dopo Guerra... nasce con l'Unità d'Italia. Questa è Storia.

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    5. la storia è imparziale nonostante i tentativi di manometterla....piaccia o non piaccia

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    6. Scusate ma qui si dimentica che il corpo dei Bersaglieri non è una sommatoria di individui ma è comandata da Ufficiali superiori. Ergo vi sono medaglie che premiano gli atti di eroismo fatti individualmente e le medaglie che premiano la totalità e che vengono date alla bandiera. Ebbene premesso che i militari sono costretti ad obbedire, eventualmente la giusta critica deve colpire i generali che nella storia del corpo sono stati artefici di "crimini di guerra"

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  2. Gli eroi han fatto vincere il potere assassinando migliaia di persone! E chiamiamoli eroi, tanto non manca molto che il popolo si svegli rivoltandosi contro questo potere e allora sarà "necessario" che per difendersi il governo "sguinzagli" i suoi armati, bersaglieri inclusi. Sono sempre più esterrefatta nel constatare che molti italiani, dopo aver combattuto per la liberazione da uno Stato oppressore, non si rendono conto che il potere odierno vuole riportarci indietro di cento anni.

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  3. incredibile l'ipocrisia dell'italiota medio. alla prossima guerra (molto vicina) fatevi ammazzare tutti altrimenti vi dipingeranno come "assassini", ma un pò di storia? quando la studiate?

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  4. Mah! Io sono genovese e, pertanto, mi trovo accomunato( secondo l'Autore) ai palermitani nel deprecare ciò che avvenne oltre un secolo fa.
    Ma, mi viene spontanea una domanda: quanto tempo è passato d'allora? E mi rispondo: da allora di acqua sotto i punti ne è passata tanta e la storia s'è svolta inesorabile come sempre rodendo i confini geografici e naturali e avvicinando gli uomini gli uni agli altri più di quanto si possa pensare e secondo me anche perché nel disegno del Creatore c'era appunto l'intenzione di rendere eguale l'uno all'altro nei diritti e nei doveri.
    Ma si sa uno dei peccati capitali è la “superbia” e gli uomini non riescono a liberarsene in nessun modo, anzi, direi ogni giorno aumenta questo desiderio, ferino, di rivincita di essere diversi dagli altri di non sapersi rassegnare ad essere più, (come dire con un termine significativo?): “fratelli”? E non solo fra etnie residenti, anche se qualche braccio d'acqua ci separa, piuttosto simili per storia e cultura, usi e costumi, sullo stesso lembo di terra.
    Sinceramente, letto l'articolo mi son domandato: Chi dovrebbe scusarsi con i Siciliani ( o i genovesi) per ciò che è avvenuto forza dell'eterna legge storica oltre un secolo fa?
    Le vicende di questo “bel paese” ( davvero?) e dei suoi abitanti ormai hanno confuso l'idea di appartenenza territoriale al punto che è un po' difficile fare distinzioni e d'altronde era inevitabile che ciò avvenisse, sempre sulla base di quella realtà, che qualcuno non vuol riconoscere, che il mondo è divenuto piccolo.
    Proprio ieri, preso dall'ispirazione ho pubblicato su FB un “sogno” del mio dormiveglia e in esso l'analisi “della vita umana” e della sua evoluzione, per me molto negativa sul piano della fratellanza e della necessità di una collaborazione profonda e di una revisione ancora più profonda del “modus vivendi” che si cerca di imporre, innaturalmente direi, ai più deboli, fomentando vecchi rancori e contribuendo cosi a solcare ancora più marcatamente le divisioni umane.
    Io penso che debba prevalere il concetto del perdono reciproco e anche la volontà' di un riscatto etico dei vocaboli “fratellanza “ e “amicizia” e unirsi perché la terra, tutta, senza differenze di colore,fede,etnia,uso e costume, sia patrimonio unico e inalienabile, del' “UOMO” !

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  5. Ma gli americani ci hanno chiesto scusi per i bombardamenti indiscriminati a Palermo nella secondo guerra mondiale dove non c'erano obiettivi militari ma solo civili innocenti? Ci hanno chiesto scusi per essersi appoggiati pesantemente alla Mafia prima e durante l'invasione in Sicilia e nominando sindaci il fior fiore dei mafiosi risvegliandoli e rivalutandoli dopo il Fascismo?

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  6. Si era appena conclusa il 12-8-1866 la terza guerra d'indipendenza, con le nostre sconfitte a Custoza e nella battaglia navale di Lissa, con le sole vittorie di Garibaldi che fu fermato dal Governo a Bezzecca (TN) da dove egli spedì il famoso telegramma "Obbedisco". Il Veneto fu aggiunto alla Patria grazie alla vittoria della Prussia sull'Austria alla quale lo cedette alla Francia per darlo all'Italia: trattato di pace mortificante per noi. Alle nostre sconfitte militari si aggiunse, nel settembre 1866, in diverse città, specie a sud, un devastante colera che a Napoli fece più vittime. Il 16 settembre 1866 a Palermo, approfittando del momento critico, legittimità borbonici, clero, repubblicani, socialisti scatenarono una violenta insurrezione ch'è fu domata duramente dal Governo; alla rivolta si aggiunsero contadini esasperati dal fisco. Per le vie di Palermo si gridò : W la repubblica, W Santa Rosalia, W Francesco II. Tempi difficilissimo anche economicamente. Ed a proposito di colera nel 1895 i nostri nonni, per scongiurare altre epidemie, i meno di un anno, senza i mezzi meccanici di oggi, senza dollari, senza rubli, ma con le rimesse dei nostri emigranti e le tasse come purtroppo lactassa sul macinato, costruirono I circa 75 km dell'acquedotto di Scillato che dalle Madone porta ancora acqua a Palermo. Tempi difficilissimo durante i quali, pur con errori ed enormi difficoltà interne ed internazionali, furono realizzate notevoli opere pubbliche. La prima ferrovia italiana, Napoli Portici , fu costruita dal Regno due Sicilie per collegare la reggia con la residenza estiva del Re; il Regno aveva una buona flotta mercantile, ma rimase carente di ferrovie, strade, e altre opere pubbliche per un concreto sviluppo economico e sociale. Il Decreto n 178 lo emano Garibaldi', il 25-6-1860 a Palermo (durante la campagna militare (!) Della spedizione dei Mille) per costruire i primi 390 km di ferrovie; il primo tratto, Palermo Bagheria 14 km circa, fu inaugurato nell'aprile 1863. Il 13-6-1860 Don Peppino dei due Mondi, a Palermo, con un Decreto ebbe la sensibilità di abolire il servile baciamamo da uomo ad uomo ad uomo e il titolo di "eccellenza" per chicchessia. Chissà cosa direbbe oggi Don Peppino dei due Mondi dinanzi al titolo di "onorevole " con relativi privilegi da nababbo; egli diceva che l'Uomo nasce libero e deve guardare il Cielo, e non deve chinarsi a baciare mani maschili per non diventare gobbo. -- Quando gli uomini devono chinarsi per baciare mani di maschietti è segno inequivocabile che sono in stato di soggezione e bisogno.
    La prima Liberta' ? La Libertà dal bisogno (Woodrow Wilson, Presidente USA).
    Comunque non rimpiangerei nessuno degli ex Comuni ed ex Stati Italiani nemmeno se fosse stato più ricco e democratico dell'odierno Regno di Svezia perché la Riunificazione della nostra Patria ( già Unita durante l'antica Roma pur prevalendo il concetto di romanità su quello d'italianita') ha posto fine a secoli d'invasioni e saccheggi di eserciti stranieri, facilitati dalla litigiosita' dei Comuni e degli Stati Italiani spesso in guerra tra di loro, ed attratti dalle bellezze dell'Italia c'è dalla sua delicata-pericolosa posizione strategica al centro del Mediterraneo tra Africa ed Europa. L'Unione fa la forza; anche in economia quando si è governati da politici seri, sensibili, responsabili, che amino la Patria ed amministrino la res publica con la diligenza del buon pater familias.

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  7. ma come mai non si fanno raduni e festeggiamenti di un corpo che al suo attivo ha soltanto meriti ? Mi riferisco ai Vigili del Fuoco

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  8. Questi fatti e queste atrocità non li conoscevo. Crimea e Porta Pia echeggiano nella mia mente e sono eroiche rimembranze scolastiche. I governi ed i vincitori raccontano la Storia come loro aggrada. Si, abbiamo appreso molto con gli anni dal punto di vista umano ed etico; comportamenti che prima non ci sarebbero sembrati disdicevoli, adesso invece ci appaiono nella loro incommensurabile gravità. Ma io dico che i Generali, i capi dei bersaglieri e gli stessi militari avevano ed hanno un solo grande valore, valido in tutti i tempi, in tutte le occasioni, in tutte le ardue scelte della vita: l'"onore". Essi lo hanno sporcato ed hanno vilipeso e sporcato l'onore di tutto il Corpo. Fare ammenda per tutto quello che hanno fatto vuol dire "sciogliersi" e la motivazione pubblica dovrebbe sorgere dai plotoni, dai singoli militari, dai singoli uomini.

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  9. Come se dei soldati tedeschi andassero a fare una parata a Marzabotto...

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  10. Caro Ignazio ho apprezzato molto il tuo servizio, in cui si evince che nemmeno la tirannia del tempo riesce a cancellare i ricordi di una civiltà offesa e vilipesa nei suoi più grandi valori. Studi recenti ci portano a riconsiderare quel periodo storico da te descritto, ma tramandati a noi da una falsità storica senza precedenti, addirittura dalla cultura scolastica. Proprio per questi motivi, i primi anni che seguirono l’unità nazionale continuano ancora ad appassionare studiosi e ricercatori, inducendoli a ripercorrere sempre con occhio attento, ma anche con senso critico le vie già note della storiografia del nostro meridione. In tali circostanze però, il compito che dovrebbe impegnare ognuno di noi, è quello di essere fermamente determinati ad individuare sempre nuovi sentieri e nuove fonti di conoscenza che spesso vengono ignorate o peggio volutamente dimenticate. Iniziando da quel fatidico 1861 il quinquennio che seguì, si contraddistinse per una complessa ed intricata serie di eventi sicuramente fondamentali per la storia del nostro “Risorgimento”. Quegli anni furono difatti testimoni di una durissima lotta armata tra i “patrioti” meridionali, definiti Briganti” e l’esercito piemontese forte di circa 120.000 uomini. Questa guerra fu portata avanti senza esclusione di colpi, con inaudita ferocia e portò alla repentina e irreversibile scomparsa di un antico Regno indipendente, quello “Delle Due Sicilie”. Non solo, anche alla fine della secolare dinastia borbonica in Italia. La “ piemontizzazione” che seguì, pose in evidenza la grande diversità tra il nord ed il sud della Penisola, con la fusione in una sola compagine statuale non poteva che degenerare in tutta la sua drammaticità. Non passò inosservato quel concetto espresso con molta enfasi da parte della casa Sabauda, cioè, la convinzione, rispetto al meridione, di una “superiorità antropologica”. CHE PAESI! SI POTREBBERO CHIAMARE DEI VERI PORCILI!!QUESTO INSOMMA E’ UN PAESE CHE BISOGNEREBBE DISTRUGGERE O ALMENO SPOPOLARE E MANDARLI IN AFRICA A FARLI CIVILI. Così si esprimeva spavaldamente Nino Bixio in una epistola inviata alla moglie Adelaide lo stato sociale di un meridione appena occupato. “QUESTA E’ AFRICA!! ALTRO CHE ITALIA!!! I BEDUINI A RISCONTRO DI QUESTI CAFONI SONO LATTE E MIELE”… bofonchiava quel criminale del gen. Cialdini. A lui rispose il capo brigante Crocco, che in uno scontro a fuoco, ammazzarono 26 bersaglieri nel mio piccolo comune: “ Cafoni anche noi, non più disposti a chinare il capo. Calpestati come l’erba dagli zoccoli dei cavalli, calpestati ci vendicammo”. L’eccidio di Palermo di quei giorni, come nel resto del meridione, sono la conseguenza di questa convinta superiorità antropologica. L’esercito piemontese utilizzò la famigerata “Legge Pica” nel modo più restrittivo, anche per semplice sospetto di appartenenza. I quella sanguinosa guerra, di cui non si conosce il numero dei morti, furono proprio i bersaglieri, a macchiarsi dei massacri più efferati radendo al suolo interi villaggi in tutto il meridione. Hai fatto bene, caro Ignazio ha mettere in evidenza che nella storia di un reparto militare che intende ostentare il proprio passato glorioso debba annoverare non solo le azioni degne di ammirazione, ma anche e soprattutto gli errori commessi. Mah … una riflessione da farsi che non può essere racchiusa nei pochi righi di un commento.

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  11. P.S. mi scuso con alcuni errori di grammatica o qualche piccola omissione

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  12. CARO PRESIDENTE TORNA A SURRIENTU
    Nel Mezzogiorno prima del 1861 non erano rose e fiori. Allo stesso modo dei primi Governi Italiani con ministri, deputati, senatori meridionali il Regno due Sicilie usava la mano pesante contro rivolte popolari e brigantaggio, preesistenti alla Riunificazione dell'Italia per le precarie condizioni economiche e sociali. Dopo il 1861 ai briganti si aggiunsero persone rimaste fedeli a Francesco II degne di rispetto, e altre deluse che si aspettavano condizioni di vita migliori con l'Unità d'Italia. Lo stesso Garibaldi, rimasto deluso, si dimise da deputato per protestare contro l'aspra legge marziale nel Sud. Nel giugno 1828 l'esercito del Regno due Sicilie represse ferocemente una sollevazione popolare nel Comune di Bosco (Prov. di Salerno) i suoi abitanti furono espulsi ed il Paese raso al suolo; sulle rovine fu sparso il sale. Nel 1902 il Presidente del Consiglio, il bresciano Giuseppe Zanardelli, nonostante fosse anziano visito a dorso di mulo la Basilicata; rimase inorridito per la mancanza di strade al cui posto le persone si servivano dei torrenti che, in inverno pieni di acqua, lasciavano i paesi senza comunicazione, senza posta, senza medicine. Zanardelli rimase sgomento ed impietosito per i contadini che vivevano in veri antri. Zanardelli promosse una legge speciale pro Basilicata che fu approvata nel febbraio 1904 due mesi dopo la sua morte. Zanardelli, garibaldino, benché mite partecipò alla difesa di Brescia nel 1848 attaccata dagli austriaci, fu anche ministro, preparo' le norme sul lavoro femminile e minorile , sul codice di commercio e sul codice penale. Nel 1902 Zanardelli visitò anche Sorrento i cui cittadini gli chiesero opere pubbliche tra le quali l'ufficio postale E LA RETE FOGNARIA. Egli promise di realizzare le opere e mantenne la parola. I sorrentini per ringraziarlo gli dedicarono la famosa canzone, Torna a Surriento, che fu cantata da Maria Cappiello studentessa al Conservatorio di Napoli; Zanardelli, commosso, chiese il bis. La canzone che era stata dedicata, nel 1894, ad una ragazza straniera; i fratelli Giovan Battista ed Ernesto De Curtis adattano, in poche, la canzone per dedicarsi a Zanardelli.

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  13. Ringrazio Ignazio Coppola per aver ricordato questa brutta pagina della storia italiana. Gli episodi narrati rafforzano la mia convinzione che tutte le guerre sono atroce. Generano tantissimi mostri e pochissimi eroi. In guerra, i soldati ricevono ordini dai comandanti ma la strategia viene approvata da chi governa. A Vittorio Emanuele II, ultimo Re di Sardegna e primo d'Italia gli fu dato l'appellativo di Re galantuomo o Re gentiluomo per non aver abrogato lo Statuto Albertino; per aver completato il Risorgimento nazionale e il processo di unificazione dell'Italia viene indicato Padre della patria. Con tutti questi benemeriti riconoscimenti come si giustificano, sotto il suo regno, i misfatti del Corpo speciale dei bersaglieri!!?? Una sola risposta: le guerre nascono dalla bramosia di potere e conquista territoriale e, per raggiungere gli obietti, ai militari, è permesso qualsiasi misfatto. Alla luce di queste brutte pagine della storia italiana, la ricorrenza della nascita della Repubblica, che si festeggia domani, assume un valore importantissimo. Quello che apparteneva a pochi è diventato di tutti con il riconoscimento dei diritti inviolabili dell'uomo, la pari dignità sociale e il ripudio della guerra. Purtroppo in questo mondo globalizzato, in molti territori ci sono focolai di guerre sanguinose che stanno eliminando intere etnie. Uomini che si comportano peggio delle bestie, dopo aver inflitto umiliazioni indescrivibili, uccidono anziani, donne e bambini. Tutto il mondo così detto civile dovrebbe chiedere scusa a tutta quella umanità che soffre. Quanta indifferenza!!!

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  14. Concordo pienamente con l'analisi storica di Ignazio e sono lieto che, almeno per questa volta, non si sia infierito sulla figura di Garibaldi

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  15. Complimenti a Ignazio Coppola. Il suo articolo merita tantissimo. e tantissimo l’ho apprezzato. Ho visto il viso dei bersaglieri, li ho incontrati, felici con i loro cappelli piumati. Forse nemmeno loro sanno, il lato oscuro che oscura pure le tante medaglie. Tanti di quelli che ci hanno forzato a credere eroi in realtà sono stati carnefici. In Sicilia Garibaldi entrò a Palermo e depredò il banco di Sicilia.Garibaldi non era un disonesto e li consegnò ai Savoia Il suo luogotenente Nino Bigio era un mercante di schiavi che trucidò poveri e inermi contadini. La resistenza ebbe tanti eroi ma non si parla delle tante nefandezze compiute e dei crimini gratuiti perpetrati. Tante fosse comuni custodiscono i corpi di tanti innocenti. Facciamo la lotta per i femminicidi e non pensiamo più alle donne stuprate e uccise. Signor Ignazio non arriveranno scuse solo nomi di strade per tanti falsi eroi. Via Nino Bixio mi fa urlare di vergogna e Via Garibaldi mi sa di falso. Lei con il suo articolo ha ricordato e quasi dato voce alle vittime innocenti e alle loro famiglie e perciò la ringrazio.Continuerò ad ammirare i bersaglieri cercando di ricordare i tanti fatti eroici,ma non dimentichiamo

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