mercoledì 3 febbraio 2016

Violenza contro le donne e femminicidio

Basta Femminicididi Sergio Bagnasco - I profondi mutamenti sociali hanno rivoluzionato il ruolo della donna nella società e mandato in frantumi l’identità maschile imperniata nel ruolo del padre-padrone.

Sono saltati i modelli interpersonali, gli uomini (intesi come maschi) sono travolti da una crisi identitaria e… anche le donne non scherzano.

L’autonomia giustamente rivendicata dalle donne confligge con un arcaico modello relazionale fondato sull’autorità del maschio che, da tempo in crisi, non riesce a ricomporre la propria identità e incolpa la donna per la propria frustrazione. Ma, ogni volta che un uomo usa violenza su una donna, abbiamo due vittime. Anche l’uomo è una vittima di una società, cultura, religione, politica, scuola, famiglia di provenienza che dopo averlo “intronato” lo ha rintronato privandolo del suo “status” senza educarlo e senza formarlo a un nuovo futuro di uguale tra uguali pur di sesso differente.

violenza-contro-donne-e-femminicidio.jpg1_Una cultura sessista e sessuofobica, integralista e bigotta ha prodotto nel tempo molte tragedie e infamie legislative, legittimando violenze e portando a ignorare quanti problemi e quali violenze si annidano nella “famiglia tradizionale”.
Basti pensare alla nozione di maltrattamenti contro familiari e conviventi; art. 572 c.p. Dei Delitti contro la famiglia. La collocazione del reato nel Codice Penale è fondamentale per comprendere. L’interesse giuridicamente tutelato è, infatti, la famiglia; il maltrattamento lo subisce una persona. Fa riflettere la circostanza?

Il reato di maltrattamenti è inserito nella stessa area del codice penale che tutelava la famiglia punendo l’adulterio in modo differenziato in base al sesso del coniuge, puniva la violenza sessuale come reato contro la morale pubblica, prevedeva l’omicidio d’onore, il matrimonio riparatore e altre simpatiche cosette. Qualcuno ricorda il famigerato Titolo X, Dei delitti contro l’integrità e la sanità della stirpe, del Libro II del codice penale?

Sino al 1969 il nostro codice penale prevedeva un diverso trattamento per marito e moglie in caso di adulterio. Il marito era punito solo se teneva “risaputamente” una concubina in casa o in altro luogo; la moglie era punita in caso di semplice adulterio e la pena era più severa nel caso di relazione adulterina; basta riflettere sulla ratio della norma per comprendere di quale cultura siamo figli. Proviamo a decifrare. Se una donna ha tante relazioni extra-coniugali il marito può sempre dire che era una ninfomane o semplicemente una “cagna in calore” come si usa dire… Ma se ha una stabile relazione extra-coniugale, allora la moglie attenta all’ordine fondato sul maschio padrone, mette in discussione la propria appartenenza al suo maschio padrone. C’è voluta la Corte Costituzionale per abolire questi articoli (il 559 e il 560).

Sino al 1981 in Italia esisteva il “delitto d’onore” (art. 587 c.p.). Un uomo che uccideva la moglie adultera era considerato quasi un “giusto” e punito in modo simbolico. Lo stesso criterio si applicava nel caso uccidesse la figlia o la sorella scoperta in “illegittima relazione carnale” dando per acquisito che questa relazione fosse una offesa all’onore del marito\padre\fratello! Ovviamente, il maschio padrone poteva uccidere anche l’uomo che aveva recato cotanta offesa al suo onore.

convenzione-contro-violenza-maschile-sulle-donne-stop-femminicidio-lila-cataniaVogliamo in questo breve viaggio nell’horror legislativo dimenticarci del “matrimonio riparatore”? Consentiva di cancellare il reato di violenza sessuale. Anche questo istituto fu abolito solo nel 1981! Emblematico, e destò molto scalpore, il caso della giovane Franca Viola (a questo caso è ispirato il film “La Sposa più bella” di Damiano Damiani con Ornella Muti). Dimenticavo, se lo stupro era di gruppo, il matrimonio di uno degli autori con la stuprata estingueva il reato per tutti.

Ecco cosa prevedeva l’art. 544 del C.p. (abolito solo nel 1981): “Per i delitti di violenza carnale il matrimonio tra l’autore del reato e la persona offesa estingue il reato stesso. Anche per gli eventuali complici in caso di condanna il matrimonio ne cessa l’esecuzione e gli effetti penali.”
Sino al 1996 in Italia lo stupro era un reato contro la moralità pubblica e non contro la persona. La donna subiva la violenza, ma “andava risarcita” la società offesa nella pubblica moralità.
Queste norme non sono certo la causa del problema, ma riflettono il deficit culturale e formativo.
Queste norme puntellavano un sistema culturale e di potere, un modello comportamentale, un modo di intendere e regolare le relazioni interpersonali e soprattutto i rapporti di coppia. C’è poco da stupirsi se persistono comportamenti che appaiono retaggio di una epoca lontana, ma in realtà sono le scorie di una storia recente non ancora finita perché pari a zero è lo sforzo educativo e formativo per creare nuove generazioni con una diversa consapevolezza dei diritti e del rispetto della dignità della persona.

Educare alla gestione dei conflitti, formare i giovani perché imparino che ci sono sempre soluzioni più efficaci della sberla, sia nel ruolo di partner sia nel ruolo di genitore: il problema è culturale e formativo. Vogliamo dedicare risorse perché gli uomini la smettano di considerare le donne una proprietà?

Carla Caiazzo e Paolo PietropaoloCosa serve ancora perché il legislatore comprenda che oltre a norme repressive va varato un ampio programma educativo e formativo per contrastare ogni forma di violenza e discriminazione di genere?

E Intanto, il femminicidio prosegue.


Sergio BagnascoSergio Bagnasco
Milano
03 Febbraio 2016

54 commenti:

  1. La cosa incredibile è che questo avvenga in Italia.
    Ancora più incredibile che i carnefici siamo Italiani, di razza bianca e possibilmente cattolici.
    Ma che possiamo farci?
    Certo dispiace ma purtroppo è cosi.
    Forse con un governo diverso da quello attuale le cose andrebbero meglio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ironia della sorte...peccato che non siano neri o arabi puzzolenti e selvaggi.
      Forse dispiacerebbe di più???

      Elimina
    2. Mi piacerebbe caro Sergio Volpe che il tutto fosse incredibile... invece è credibile, vero e oggettivo.
      Mi piacerebbe che bastasse un nuovo governo per risolvere il problema... invece non è così.

      Se bastasse una bella canzone a far piovere amore... mi piacerebbe ma lo lascio cantare a Eros

      Elimina
  2. Il delitto di onore in Sicilia, nella maggior parte dei casi, era quasi un obbligo morale per il marito cornuto. A volte anche contro la propria volontà. Spesso ai cornuti arrivavano delle lettere anonime dei vicini con le quali lo avvisavano che la moglie lo tradiva, con nome e cognome dell'amante. A questo punto il marito non poteva più far finta di non sapere. La scelta era tra il delitto di onore o essere indicato come il cornuto da tenere a distanza. Quasi sempre le corna venivano eliminati appostandosi in modo di cogliere la moglie in flagranza e ammazzare l'amante. Dopo di che l'uomo poteva girare a testa alta e senza corna.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Molto bello e molto educativo...ineccepibile. .le corna svanivano...come per magia con la lupara...

      Elimina
    2. Anche se detto con "ironia",non corrispondeva ad un obbligo morale, ma ad una mancanza di morale di chi sì macchiava di omicidio

      Elimina
    3. Forse in Sicilia questa usanza di lavare le corna con il sangue è durata più che altrove, forse è più ricordato il costume siciliano per la portata caricaturale che l'accompagna... però la legge era nazionale e non era in omaggio alla Trinacria.
      Rifletteva un comune sentire italico e una cultura dominante, fondamentalmente maschilista.

      Elimina
  3. AFORISMA (maschio-femmina)

    La differenza
    fra maschio e femmina
    la fa la violenza,
    l'umanità che resta
    fa l'uguaglianza.

    (11-marzo-2012)
    Di salvatore r. mancuso

    RispondiElimina
  4. Solo nella giornata di ieri due donne sono state uccise dai loro compagni mentre ieri un'altra donna, incinta all'ottavo mese, è stata data alle fiamme dal compagno. La bambina che portava dentro di sè è viva mentre lei è ancora in pericolo di vita e riporta ustioni nel 40% del corpo. Non possiamo che restare sgomente e chiediamo alle Istituzioni che affrontino, non solo da un punto di vista della sicurezza, il problema sociale e culturale della violenza contro le donne. Crediamo sia fondamentale che ci si attivi per un coordinamento di persone e risorse per affrontare, a partire dal l'educazione sentimentale nelle scuole e al ruolo dei centri anti violenza passando per l'informazione e le misure legali, una volta per tutte e IN MODO SISTEMICO l'annoso e atroce problema della violenza contro le donne, considerate ancora troppo spesso proprietà dell'uomo e non esseri umani.

    RispondiElimina
  5. in senegal (paese laico di confessione mussulòmana) ci vivo parecchio e coi senegalesi ci parlo perchè sono parente acquisita sostengono che deve essere molto ma molto imbarazzante che per vendere un sapone o un antiruggine, si mettano in mostra tette , culo e coscie...e da donna dico - e se lo dico io vale più che se lo dice un maschio, ovviamente, non posso che dar loro ragione....ma sono dettagli che comprendo anche che un maschio forse non considera mai....come non considera mai lo scandalo che può fare in senegal sapere che si pensa di dare lezioni di rispetto delle donne da parte di un paese che ogni anno ne accoppa dentro casa almeno 150 all'anno solo perchè vogliono separarsi...

    RispondiElimina
  6. Ho una domanda da fare all'autore : È forse un avvocato penalista? Costituzionalista?

    RispondiElimina
  7. Mi serve capire se le opinioni espresse nell'elaborato sono frutto di una interpretazione dottrinale .

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Asia Lucia, non è rilevante cosa io faccia; in ogni caso non sono un penalista e non sono un costituzionalista.
      Però vorrei che si valutassero le argomentazioni e i dati portati alla attenzione altrui e non il "titolo" accademico di chi scrive.
      Spesso si abusa del titolo per far passare emerite fregnacce. E molti dicono "l'ha detto persino il dottor..." e giù nomi autorevoli.
      Non sempre gli "esperti" sono al servizio della scienza e del sapere.

      Possiamo tentare di scoprire il valore di un ragionamento senza pensare a chi l'ha espresso ma solo fermandoci su cosa è stato detto?

      Se lo facessimo impareremmo a diffidare di chi etichetta senza argomentare.
      Verifica, ricerca, analisi: è la mia regola. Scrivo per fissare i miei pensieri e li condivido perché il confronto con gli altri mi aiuta a rivedere e approfondire.

      Lascia perdere le interpretazioni dottrinali, che non vedo in quanto ho scritto. Ho citato articoli del codice penale la cui esistenza puoi facilmente verificare (c'è pure il link).
      Non sono opinioni, ma dati oggettivi che indicano una cultura, un modo di sentire... di cui siamo figli.

      Se invece non condividi qualche valutazione, se qualche passaggio della mia esposizione non è chiaro... parliamone.

      Nel ragionamento che ho esposto, credo che l'unico punto opinabile sia se si debba parlare di omicidi o di femminicidio.

      Io propendo per femminicidio perché si tratta di persone uccise in quanto donne: epilogo tragico dell’esercizio del potere maschilista che da sempre legittima la violenza sulle donne.
      Ecco, questa è una valutazione opinabile.
      Vogliamo parlarne?

      Elimina
    2. Nulla da ridire sulle disposizioni citate. Mi riferivo alle opinioni espresse, in particolare alla presunta vittima che lei vede nell' uomo. A) in un femminicidio ( così si deve chiamare l'uccisione di una donna per mano di un uomo, partner o chiunque esso sia) la vittima è Donna e solo Donna! E sfido chiunque a sostenere il contrario. Mi permetta poi di aggiungere che se "tutto va bene "vi sarà un femminicidio in caso contrario un duplice omicidio ( vedasi tutti i casi di donne in gravidanza uccise con il loro piccolo o con la loro piccola creatura) . B) L' uomo non è vittima ma carnefice e spietato assassino. C) All'uomo non è dato essere vittima poiché spesso il carnefice è un soggetto capace di intendere e di volere e non può per tal motivo ritenersi vittima del sistema perché, così facendo si giustificherebbe il suo atto criminoso. Le voglio ricordare che spesso si tratta di uomini " maschi " con le donne e "femminucce" con gli uomini, giusto per riprendere uno stereotipo tanto caro a noi bambine (mi viene in mente la tiritera che ancora oggi andando al mercato la di ascolta ...Non piangere come le femminucce). Uomini, insomma, che dinanzi a quattro muscoli scappano per intenderci. Ma se proprio ci tiene a chiamare vittima il carnefice mi lasci dire che semmai fosse vittima e sicuramente vittima del suo stesso genere, in quanto ( e sfido chiunque ad affermare il contrario) la codificazioni delle norme giuridiche intrapresa a fine '700 è tutta farina presa dalle zucche degli uomini e in quanto tale, discriminante e fortemente maschilista e autoritaria. Per il resto sono totalmente d'accordo sulla necessità di educare questi miserabili umani.

      Elimina
    3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    4. Rettifico un refuso. " ... Che semmai fosse vittima è sicuramente vittima del suo stesso genere."

      Elimina
    5. OK Asia Lucia, quelle che citi non sono appunto "interpretazioni dottrinali", ma valutazioni che a mio avviso stanno nella realtà delle cose, se le guardiamo con lucidità.

      Grazie per consentirmi di ribadire un concetto.

      Testualmente scrivo: "Ma, ogni volta che un uomo usa violenza su una donna, abbiamo due vittime. Anche l’uomo è una vittima di una società, cultura, religione, politica, scuola, famiglia di provenienza che dopo averlo “intronato” lo ha rintronato privandolo del suo “status” senza educarlo e senza formarlo a un nuovo futuro di uguale tra uguali pur di sesso differente."

      Mi sembra incontestabile.
      L'uomo non deve piangere, non deve fare la femminuccia, certe reazioni sono ritenute obbligo sociale, necessario rispetto delle convenzioni sociali ...

      L'uomo è vittima di una cultura che ha fatto della discriminazione di genere un pilastro portante.
      Venuto meno un codice comportamentale dominante, l'uomo è diventato uno sbandato che deve trovare una nuova griglia comportamentale e non è facile. E non ha avuto alcun supporto formativo ed educativo nella società e spesso nemmeno nella famiglia di origine. Hai idea quanto fosse diffuso l'uso di picchiare la moglie?
      Quanto fosse rigida la divisione dei ruoli?
      Era considerato "normale e necessario" ogni tanto dare almeno una sberla alla moglie.

      Il fatto che ci sia una cultura maschilista non significa che ogni uomo si riconosca in questa cultura, ma contrastarla diventa una sfida continua alle convenzioni. Vogliamo parlare di quanti giovani uomini sono stati costretti ad avere rapporti con prostitute come iniziazione al sesso? Questo era fino a ieri la norma (non solo quando esistevano i bordelli, ma anche recentemente tra i soldati di leva).

      Da queste considerazioni arrivo alla conclusione che non dobbiamo pensare solo all'aspetto repressivo (in ogni caso insufficiente e inadeguato, come illustro in altro commento), ma serve un serio intervento educativo e formativo che vedo totalmente assente.
      In ogni caso, sostengo con forza l'utilizzo del termine femminicidio perché, appunto, non si tratta di omicidi ma di persone uccise in quanto donne.

      Elimina
  8. Non è solo la mancanza di morale, che fa dell'uomo l'assassino dell'altra metà della mela. Oggi tutto deriva dal baratro di solitudine nel quale l'uomo spesso si trova. E' talmente privo di valori che spesso, crede di soddisfarsi con la zampata del possesso su moglie e figli. E non si parla della Persona ignorante. Gli assassini delle Donne che dormono loro accanto, spesso sono anche laureati. Tutta gente che ha un ego sproporzionato alla loro intelligenza. Individui che cercano di combattere il buio dell'anima, attraverso la stabilità del mantenere il possedimento che hanno vicino. Sono talmente concentrati sul loro egoismo, che non pensano che la Donna possa avere una sua vita di autonomia. Interessi diversi, ma soprattutto esigenze di scelte diverse. Sicché quando accade che le due personalità diventanano incompatibili, l'uomo reclamando il suo possesso, diventa violento. Picchia e uccide perché si rende conto dela sua nullità, che scopre non appena si trova solo. Un pozzo nero di solitudine che lo precipita in una disperazione distruttiva. Muoia Sansone con tutti i Filistei. Si tratta di una assurda violenza che spesso coinvolge nella sua logica di morte, anche i figli in tenera età. Quasi che assieme alla sua scomparsa, voglia fare tabula rasa di quella sua vita che anche lui ha contribuito a far nascere e costruire. Una cosa che non ha senso...

    RispondiElimina
  9. Non sò cosa stà succedendo ma di sicuro, oggi le cose sono cambiate, nell'articolo si parla di delitti di onore, ma le cronache sono piene di pazzi, di disadattati che confondono l'amore con il possesso,non sempre la scintilla è il tradimento vero e proprio, perchè chi purtroppo soffre di questi disturbi perseguita il propria partner pensando che questa la tradisca ed è il solo pensiero che a a volte innesca una gelosia morbosa che fa scattare in questi individui la follia omicida.
    Forse l'errore stà proprio nell'educazione ci si abitua ad avere tutto e a tutti i costi , per cui anche le persone diventano oggetto da possedere,non si è più abituati a essere rifiutati.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Itria Gallo, non scrivo solo di delitto d'onore ma di un insieme di norme che rappresentavano un sistema di potere e cultura.
      L'adulterio non era punito per l'uomo; lo era solo il concubimaggio.
      Fino al matrimonio riparatore e lo stupro fino a ieri reato contro la morale e non contro la persona.
      Certamente c'è un problema di educazione. Intatti sollecito un intervento sul fronte educativo e formativo.

      Un intervento anche che aiuti il formarsi di un sano rispetto della persona.

      Perché per esempio non si fa una forte campagna per modificare la percezione della prostituzione, per favorire la percezione di quanto sia devastante l'acquisto di prestazioni sessuali.
      Sappiamo benissimo che molte donne sono vittime della tratta a fini di sfruttamento sessuale. Però ci comportiamo come se le prostitute siano tutte delle lavoratrici autonome orgogliose della loro professione.

      Che tipo di messaggio diamo se tolleriamo tutto ciò?

      Elimina
  10. Grazie, Francesca Bertini per esserti soffermata sul dato culturale, educativo e formativo.

    La discriminazione di genere, la incultura sessista necessita per essere contrastata di strumenti giuridici e repressivi, ma questi non bastano.

    La violenza contro le donne, come ogni forma di discriminazione, affonda le radici in modelli culturali antichi e dominanti sino a ieri.

    Quelle truci norme di legge che ho ricordato riflettevano un costume sociale, una cultura, una struttura mentale del potere.

    Abbiamo abolito quelle leggi ma stiamo facendo poco per accelerare un mutamento culturale.

    Promuovere una nuova cultura del rispetto e della dignità dovrebbe essere l’esigenza avvertita da tutte le istituzioni, comprese scuola e famiglia.

    Educare alla gestione dei conflitti, formare i giovani perché imparino che ci sono sempre soluzioni più efficaci della sberla, sia nel ruolo di partner sia nel ruolo di genitore: il problema è culturale e formativo.

    Vogliamo dedicare risorse perché le donne si liberino dall’idea che sono destinate a vivere nella paura? Vogliamo dedicare risorse perché gli uomini la smettano di considerare le donne una proprietà?

    RispondiElimina
  11. Il problema, a parer mio, e' atavico e nasce semplicemente da una diversa conformazione fisica e conseguenziale distribuzione naturale dei ruoli. I sessi, maschile e femminile, fino a poco tempo fa, venivano denominati infatti come forte e debole. Abbiamo dunque capito che, fin dai primordi della civilta', l'uomo ha avuto un ruolo predominante rispetto alla donna solo per la forza fisica perche' i l compito ed il ruolo di maggiore responsabilita', rispetto alla difesa ed all'accudimento della famiglia e della tribu', derivavano solo da una piu' salda muscolatura. I rari casi di matriarcato si verificarono infatti solo in territori circoscritti ed opulenti. Gli usi e costumi per molti millenni hanno decretato la superiorita' del maschio sulla femmina. Le leggi sono state codificate in conseguenza: il delitto d'onore e' stato tolto solo circa 40 fa. Oggi il Genere ha capito che sono la cultura, e soprattutto l'intelligenza, a muovere il mondo. La Scienza e la tecnologia, frutto dell'intelligenza, sopperiscono alla forza muscolare e a molte e fastidiose incombenze giornaliere.L'intelligenza non e' sessuata e questo e' un assioma inconfutabile. E' la "persona" adesso a farsi valere e come tale la donna corre velocemente con tenacia ed intelligenza. La violenza, i soprusi, le angherie non sono un tema specifico di questo rapporto. Esso riguarda tutto il genere umano; esso riguarda la tara genetica e l'educazione; esso riguarda la violenza perpetrata verso i piu' deboli, gl'indifesi. La violenza di un uomo verso una donna indifesa e' dunque un atto di vigliaccheria che scaturisce da una personalita' distorta, bacata o malata. Non tutte le donne sono capaci di reagire, anche perche' non sono protette adeguatamente dalle leggi. I politici devono proporre soluzioni drastiche e chiare per eliminare la feccia macista. Sergio, come al solito, sei gradevole ed impeccabile, come Gisa lo è stato qualche tempo fa sullo stesso argomento. Non mi rimane che riproporre lo stesso commento.

    RispondiElimina
  12. Valentina Falcioni pone una questione importante.

    Troppo spesso abbiamo la pretesa di considerare la nostra civiltà superiore ad altre.

    Penso sia un grosso errore pensare che una civiltà sia superiore ad altre. Con quali criteri le classifichiamo? Che arco di tempo prendiamo in considerazione?

    Non esiste civiltà sulla palla terrestre che non si sia resa colpevole di stragi, deportazioni, stupri di massa, schiavismo e tante altre belle cosette.

    Ogni civiltà ha compiuto un percorso per essere dove si trova e la nostra civiltà europea ha dovuto fare un "master" costosissimo per giungere dov'è: ben due guerre mondiali con atrocità terribili.

    Oggi siamo qui; non abbiamo memoria del percorso fatto e pretendiamo di sentirci superiori ad altre culture e civiltà. Chissà se abbiamo contribuito a creare le condizioni per cui l'odio e il risentimento è le merce più diffusa sulla palla terrestre.
    Voi che dite?
    Per quanto mi riguarda, ritengo che siamo tutti trogloditi, chi con la cerbottana... chi con il tablet.

    RispondiElimina
  13. Dopo anni di lotta per affermare i diritti delle donne ci troviamo dinanzi al fenomeno del FEMMINICIDIO. Il femminicidio è riferito alla donna, al suo annientamento come soggetto, fisico, morale, sociale. Tutti questi terribili omicidi, sono stati compiuti nell’ambito familiare: marito, compagno, fidanzato, amante.ex fidanzato o ex amante. Altra cosa che colpisce è l’efferatezza delle uccisioni. Morte per accoltellamento, a colpi di martello, matterello, forbiciate, bruciate, soffocate, quasi a voler sfogare una rabbia incontenibile, atavica. La rabbia di essere stati lasciati, di non essere riusciti a convincere le loro vittime a tornare con loro. Sembra quasi una rivolta da chi ha subito questa rivoluzione dei costumi. Le donne diventano, così, una specie protetta, che richiede una legge che li protegga dal diritto alla vita e a vivere la loro vita. In realtà il fenomeno va ripreso, rivisto, ripensato e analizzato nella relazione che si stabilisce tra vittima e carnefice. Il femminismo stesso fu, in molti casi, una degenerazione del vero scopo della lotta. La convenzione di Instambul dell’'11 maggio 2011, ritorna ancora a considerare la parità tra i sessi, riconsidera i rapporti di genere, al fine di eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne Ma non è un ritorno al vero scopo di tante battaglie femministe ?Siamo dunque a proporre e promuovere, alla luce dei tanti femminicidi, la parità tra i sessi, intesa come pari opportunità. Grazie al nostro Sergio Bagnasco.

    RispondiElimina
  14. Buon articolo ed in tema con il dibattito politico del momento visto che parliamo di diritto di famiglia. Suggerisco all'amico Giangiuseppe una accurata disamina sulla condizione dei figli nati fuori dal matrimonio, sull'evoluzione del diritto ereditario e soprattutto su quali furono le forze politiche che fino al 1989 si opposero a qualsiasi evoluzione del diritto di famiglia con gli annessi e i connessi.
    Il delitto d'onore, così come l'esclusione dei figli illegittimi dall'asse ereditario, hanno la stessa matrice ideologica che affonda nell'integralismo religioso le sue radici. E la matrice ideologica altro non è che la difesa del modello di famiglia monogamico, almeno per la donna, propugnata dalla Chiesa Cattolica (ma anche dal Corano) che si affermò per garantire certezza al diritto ereditario della nobiltà e successivamente della borghesia.

    RispondiElimina
  15. Radicalmente contrario alla proposta di normare il cosiddetto femminicidio, di fronte ad un omicidio esiste la persona umana senza connotazioni di genere sessuale.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ...è una opinione condivisibile... anche se credo che i delitti verso le donne-compagne avessero bisogno di un'evidenza speciale

      Elimina
    2. L'evidenza speciale c'è da quaranta e più anni, basta prendere un "cronaca vera" qualsiasi per vedere che il numero delle donne uccise da mariti, amanti e compagni non era certo inferiore ad oggi, allora facevano notizia solo come cronaca nera, come in fondo è giusto che sia.

      Elimina
    3. Si, ma le Persone bruciate sgozzate assassinate nel peggiore dei modi , sono le Donne = Femmine. Amiche fidanzate mogli e madri, degli assassini... Di Omicidi = Omo, sono raramente commessi dalle Donne.

      Elimina
    4. E' solo un problema di risalto mediatico come ho detto un commento sopra, poi non è che l'aggravante di un omicidio può derivare dalla eventuale maggiore consumazione statistica in danno delle donne anziché degli uomini.

      Elimina
  16. Non ho auspicato un inasprimento delle pene.
    Ho scritto che a mio avviso serve un investimento in cultura e formazione.
    Se vogliamo parlare di pene, servirebbe ragionare intorno alla certezza della pena e all'irragionevole sistema di sconti di pena e attenuanti.

    RispondiElimina
  17. Femminicidio perché si tratta di persone uccise in quanto donne: epilogo tragico dell’esercizio del potere maschilista che da sempre legittima la violenza sulle donne.

    Lo testimonia la storia della nostra civiltà di cui la discriminazione di genere è un pilastro portante.
    L'esclusione dalla istruzione.
    L'esclusione dal voto fino a pochi anni fa.
    L'esclusione da certe professioni: in Italia le donne sono state ammesse in magistratura solo dal 1963!
    Le norme che ho ricordato e quelle che tuttora esistono.

    RispondiElimina
  18. Il termine femminicidio serve a sottolineare un sistema culturale e un insieme di norme che sono parte del problema.

    Avete presente il caso di quella ragazza picchiata dal convivente e ridotta in uno stato vegetativo?
    Al criminale è stata ridotta la pena perché aveva chiesto il rito abbreviato... però questo è stato detto sottovoce...

    Allora vediamo cosa prevedono le nostre leggi.

    Ciascuno di noi, che non è operatore del diritto, ragiona partendo dal dato più immediato: colpa grave, pena pesante. Poi, il reo fa il bravo, mostra segni di ravvedimento... e allora accede a benefici e sconti di pena. Possiamo su questo punto essere d'accordo?

    Ammazzi la moglie, minimo sono 24 anni, dice la legge. Ma non è così.
    Non intendo discutere sull'entità della pena, perché non c'è pena che sia risarcitoria per la vittima e i suoi cari.
    Non intendo discutere di ergastolo e pena capitale: misure per le quali nutro profonda contrarietà.
    Vorrei però discutere di certezza della pena e della sua funzione.

    Un uomo uccide la moglie.
    Chiama i Carabinieri e al loro arrivo confessa il proprio crimine, conduce i gendarmi al cadavere, consegna l'arma del delitto, racconta i fatti.
    Ha ucciso in un momento d'ira provocato dall'ennesima discussione sui tradimenti della moglie.

    L'uxoricida è incensurato, non ha infierito con brutalità sulla vittima. Chiede immediatamente il rito abbreviato.

    Così tra richiesta di rito abbreviato e attenuanti specifiche e generiche (stato d’ira, l'essere parte offesa dal comportamento della moglie, le classiche "corna", incensuratezza dell’omicida, l'essersi costituito e l'aver collaborato con le forze dell'ordine) quella pena di 24 anni può essere ripetutamente ridotta arrivando a 7 - 5 anni.

    Dopo un paio di annetti il nostro potrà accedere all’affidamento in prova ai servizi sociali o ad altre pene alternative al carcere.
    E stiamo parlando di un omicidio!

    Domandine.
    A cosa serve la civiltà e l'educazione se agire sotto effetto dell'ira diventa una attenuante? Non sarebbe opportuno eliminare questa attenuante almeno per certi reati gravi?

    A cosa serve la civiltà e l'educazione se le "corna" subite sono ancora una attenuante nel valutare il comportamento di chi uccide? Nel terzo millennio quando abbiamo a disposizione il divorzio!

    Perché prevedere che per qualsiasi reato si abbia diritto a semplice richiesta al rito abbreviato e a uno sconto di pena pari a 1/3 della pena?

    A questo insieme di norme aggiugiamo l'assenza di investimento per contrastare le discriminazioni di genere e affermare il rispetto della dignità della persona... e la frittata è fatta.

    RispondiElimina
  19. Mentre nel Parlamento si esamina il disegno di legge Cirinnà, allargamento del concetto della famiglia, che se approvato con un ampia maggioranza segnerà un salto di civiltà, l'articolo di Sergio Bagnasco ci fa riflettere sulle contraddizioni del modo di concepire la sacralità della famiglia prima del 1981. L'onorabilità della famiglia era talmente importante da giustificare il delitto d'onore quale atto riparatore. Assurdità giuridica e culturale persistente anche alle conquiste civili della legge sulla maternità del 1971, al referendum sul divorzio del 1974 e alla riforma del diritto di famiglia del 1975. Da non dimenticare l'atto eroico di Franca Viola e l'energica difesa del suo avvocato per affermare il diritto alla riconoscenza della dignità della donna che si opponeva al matrimonio riparatore. 16 anni dopo quel fatto simbolico il Parlamento Italiano, nel 1981, cancella dal Codice Penale il delitto d'onore residuo legislativo del codice Rocco dell'epoca fascista. Nel condividere l'analisi fatta nell'articolo mi limito ad esternare alcune mie valutazioni. Nel paese dove sono nato, prima di emigrare al nord, salvo qualche caso sporadico, li delitto d'onore non era praticato ma il matrimonio riparatore era molto diffuso, era la conseguenza alla famosa " Fuitina " dei fidanzati per superare gli ostacoli dei veti familiari. Tra la povera gente, per evitare i costi del matrimonio, si simulava la fuitina per poi celebrare, con la benedizione delle famiglie, il matrimonio. Oggi, la fuitina è stata sostituita dalla convivenza in attesa della celebrazione del matrimonio civile o religioso. Un altro aspetto da segnalare è il ruolo che la donna aveva nelle società agricole: la cura e l'educazione dei figli. Per alcune donne potrebbe sembrare riduttivo, ma malgrado la negazione di alcuni diritti, erano circondate di rispetto. Allora era comune il detto del capofamiglia: io sono il padrone, chi comanda è mia moglie. Dopo questo aspetto folcloristico è importante affermare che il salto culturale delle pari opportunità e del reciproco rispetto sono conquiste che esaltano ambo i sessi. Affermare che nessuno è il padrone rappresenta l'etica per eccellenza. E se ancora gira il detto che una donna non si tocca nemmeno con un fiore, tutto il resto segno di violenza non può più essere tollerato. E' vero trattasi di un salto culturale che stenta a decollare e, la sentenza del tribunale di Palermo che assolve un individuo anziano che molesta le colleghe con la motivazione di immaturità ci dimostra che la discriminazione di genere fatica a scomparire.

    RispondiElimina
  20. Il matrimonio riparatore non va romanzato con riferimento alla "fuitina".
    Era previsto anche per lo stupro e uno specifico comma puliva dalla colpa anche i componenti del gruppo di stupratori. Questo con la fuitana non c'entra proprio nulla.

    RispondiElimina
  21. ...e se lo stesso ministro Amato asseriva in un intervista che"Nessun Dio autorizza un uomo a picchiare la donna. E' una tradizione siculo-pakistana che vuole far credere il contrario".. di che dobbiamo parlare...che vergogna...non so se abbia chiesto scusa ma intanto l'ha detto....io sono contraria al termine femminicidio perchè si sposta l'attenzione dai carnefici alle vittime ...dobbiamo parlare di omicidi perchè di questo si tratta....e dobbiamo parlare di assassini....uomini con la u minuscola che intendono la donna come possesso e come tale va trattata....pensano di potere esercitare quindi su di lei sevizie fisiche fino ad ad annientarla e anche sevizie e violenze mentali...non dimentichiamo che anche con la violenza e il soggiogamento mentale si possono ammazzare le persone...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si decisamente Amato, uomo che io stimo molto, ha detto una cosa terribile. Da siciliano che ha vissuto a Catania in anni difficili, dal 1942 al 1954, posso dire che i siciliani non maltrattavano le loro mogli ma le trattavano come madonne.
      Dai miei ricordi catanesi, 1951 circa, lo strillone che per vendere i giornali urla: U maritu ammazzau a mugghieri picchì ci fici i conna. E poi non urlando, aggiunge: fici beni.

      Elimina
    2. in Sicilia esisteva,è vero,il delitto d'onore,a causa di un erratissimo senso dell'onore.....ma oggi,come vogliamo chiamarli,perchè esistono ancora e non in Sicilia soltanto....omicidi,sono omicidi della peggiore specie ed è per questo che le donne dovrebbero subito denunciare anche un solo schiaffo violento....perchè la sopraffazione comincia così....arrivano le percosse,le offese,la morte...la denuncia rimane l'unica arma che hanno le donne per difendersi da questi bruti...

      Elimina
  22. Cara Carmen, era una legge nazionale, non siciliana. Forse in Sicilia quel costume è durato più a lungo, ma credo ci sia anche una componente caricaturale che ha favorito la radicalizzazione di questa tipizzazione; pensa al ruolo svolto dal cinema.

    Invito però a considerare che è sparito lo specifico articolo che puniva il "delitto d'onore" in modo differenziato rispetto all'analogo delitto generico, ma è rimasta la considerazione delle "corna" come attenuante specifica (l'essere parte offesa dal comportamento della vittima: la moglie che fa le corna offende il marito che reagisce all'offesa uccidendola...) e l'agire in un momento di ira è un'altra attenuante.
    I bruti sono supportati da un sistema culturale e giuridico assolutamente inadeguato ad affermare la pari dignità e il rispetto della persona.
    In altro commento racconto il sistema delle norme giuridiche attuali e spiego perché difendo con forza l'uso del termine femminicidio.

    RispondiElimina
  23. L'Italia è un Paese vecchio!
    vorrei precisare che ho detto vecchio e non antico....
    L'educazione nelle scuole ormai è pari a zero! se l'insegnante punisce l'allievo ne potrebbe pagare persino le conseguenze! come si fa a parlare, quindi, di educazione? Spesso i genitori sono costretti a spezzarsi la schiena dall'alba al tramonto e seguire i ragazzi facendo anche la parte che dovrebbe fare la scuola...beh, diventa impossibile. (grazie Stato!).
    E' vero quello scritto all'inizio dell'articolo,
    molto analitico e scrupoloso,
    gli uomini stanno perdendo la loro identità.
    Non riescono ad accettare la parità perchè è nella superiorità che ritrovano se stessi ed il loro ruolo. (Naturalmente non parlo di tutti gli uomini, sia chiaro). Ma resta il fatto che arrivare a dar fuoco ad una donna incinta, per altro del SUO bambino, non può essere giustificata nè con la perdita d'identità nè come perdere la testa. O è una patologia grave che va assolutamente seguita da uno psichiatra (la cura dovrebbe essere obbligatoria e controllata) in una clinica o è un essere spregevole incorreggibile e quindi da rinchiudere. In Italia la tutela dei cittadini è inesistente purtroppo....anzi, in molti casi anche peggio..., da vittime si passa addirittura da colpevoli. Finchè sulle poltrone porpora del Governo siederanno culacci senza ne scrupoli ne cervelli.......non cambierà mai niente. Quello che mi preoccupa è che quegli stessi culacci siedono sulle sedie porpora da decenni! e gli italiani l'hanno permesso....e continuano a permetterlo.

    RispondiElimina
  24. Comincio pensare che gli Uomini che uccidono le loro Donne (femminicidio), lo fanno perché le temono. Soprattutto temono il confronto. L'intelligenza dell'Uomo e della Donna possono essere alla pari. Ma la Donna ha una marcia in più... Quando la Donna decide di ingranare "quella" marcia, l'uomo per la paura di essere lasciato indietro...la distrugge. L'Uomo e' il più forte? Forte nel distruggere ciò che non capisce... Infatti le guerre sono sempre decise e fatte da uomini. Poi saranno le Donne a dovere raccogliere i cocci....

    RispondiElimina
  25. Caro Mario Cecchini... l'uomo che teme la donna.

    Paura e Potere.

    La donna ha un potere immenso: dare la vita.
    Chissà come doveva essere terrorizzato l'uomo di fronte al miracolo della vita da cui era escluso.
    Ci metterà molto tempo per capire che anche lui ha partecipato a quel miracolo con la fecondazione.
    Chissà quando l'ha compreso.

    E intanto, paura, invidia. Da qui forse la spinta a controllare, fino spesso a schiavizzare, quella temuta creatura così potente.

    Alla donna, verosimilmente, si deve la scoperta dell'agricoltura...
    Altro potere che si somma al primo.

    L'uomo è escluso, terrorizzato, debole ma ha la forza fisica.
    Con questa impone la supremazia. Difende la caverna e il territorio dai nemici e dalle belve feroci.

    Dalla paura nasce il potere.
    Ma è un potere diverso, non immediatamente percepibile come quello della donna. È un potere che non è iscritto nella natura delle cose.

    È necessario un passaggio per incoronare quel potere.

    La religione, tutte le religioni monoteiste e gran parte di quelle politeiste, sottolineano e legittimano il potere maschile.

    Potere religioso e potere politico insieme per affermare la supremazia di genere.
    Già qualche millennio prima di Adamo...
    Perché all'inizio era il verbo.
    La parola: l'uomo crea con la parola.

    Bisognava allora impedire che la donna si impadronisse della parola, dell'arte... Tenerla lontana dagli studi, dalla ricerca, dalla cultura...
    Ma nulla può fermare ciò che la natura così determinò.

    E adesso la donna non fa più paura, l'uomo ha imparato a dare risposte più accettabili, ma quando un uomo apprende che la propria compagna è incinta... continua a sentirsi emozionato, insicuro e inutile... un po' come succedeva agli antenati. Ma c’è ancora un pesante retaggio, e si fa poco e nulla per contrastare gli effetti devastanti.
    Siamo migliorati un po' ma solo un po'

    RispondiElimina
  26. Cara Stefania, sia ben chiaro che non giustifico nulla.
    Cerco di comprendere un percorso storico e culturale che ha profondamente modificato il comune sentire al punto che oggi ci appare mostruoso quel che fino a ieri appariva "giusto".

    Le pene ci vogliono, ma come spiego in altro commento abbiamo ancora pesanti retaggi del passato nel nostro sistema giuridico.
    Per dirne solo una, è stato abolito il reato che puniva il "delitto d'onore" in modo differenziato rispetto all'analogo delitto generico, ma è rimasta la considerazione delle "corna" come attenuante specifica (l'essere parte offesa dal comportamento della vittima: la moglie che fa le corna offende il marito che reagisce all'offesa uccidendola...) e l'agire in un momento di ira è un'altra attenuante.

    Accanto a un intervento legislativo che metta la persona e la tutela della dignità della persona al primo posto, serve un intervento forte sul fronte educativo e formativo.

    Per combattere ogni forma di discriminazione e anche per far passare una nuova percezione di certi comportamenti che sono ancora troppo sottovalutati.

    Pensa, per esempio, a quante donne sono schiavizzate per fini di sfruttamento sessuale.
    Credi che ci sia qualche "maschio" che non lo sappia?
    Ma quanti si rendono conto di quanto sia devastante acquistare prestazioni sessuali?

    In Svezia hanno fatto su questo una massiccia campagna di comunicazione e in breve tempo è cambiata la percezione del fatto prostitutivo.
    Anche questa è formazione e educazione.

    Le famiglie in questo profondo mutamento sociale che è avvenuto in mezzo secolo si trovano in grosse difficoltà.
    Si sono frantumati i vecchi modelli educativi, ma fanno fatica a nascere nuovi riferimenti, anche perché la società da granitica e diventata pluralista.
    Genitori si diventa con facilità... sul piano biologico, ma chi ci insegna a essere dei buoni genitori?

    In questo contesto, il ruolo delle istituzioni pubbliche è fondamentale. Invece sia la scuola sia i servizi sociali sono massacrati.

    Pensa a quel che si fa in Europa per l'educazione alla parità di genere e cosa non si fa in Italia.

    http://www.laricerca.loescher.it/societa/1203-l-educazione-alla-parita-di-genere-in-europa.html

    RispondiElimina
  27. Leggendo l'articolo era palese che non stavi giustificando nessuno. Non credo di averlo insinuato. L'articolo mi è piaciuto molto

    RispondiElimina
  28. Tranquilla non l'hai insinuato ma una frase ("...non può essere giustificata nè con la perdita d'identità nè come perdere la testa") può far nascere il dubbio che si vogliano trovare giustificazioni.

    Invece non giustifico nulla quando si ricorre alla violenza.

    RispondiElimina
  29. Non è la prima volta che trattiamo questo terribile argomento. Altri autori, me compreso, hanno affrontato il tema da punti di vista diversi, e con questo sono otto gli articoli sul Femminicidio pubblicati. (Clicca per leggerli). E altri ne arriveranno. C’è infatti un’accresciuta sensibilità nei confronti di una “cultura” del possesso e della violenza sulle donne. Incredibilmente, quasi sempre, in nome dell’amore. Un paradosso e una contraddizione nello stesso tempo. È bene che se ne parli più possibile. È bene che si attuino programmi educativi e formativi, come dice bene l’autore. C’è ancora strada da percorrere, ci sono retaggi del passato, ci sono incrostazioni difficili da eliminare. I luoghi comuni persistono, i pregiudizi non mancano mai. Diciamocelo francamente, c’è ancora troppa differenza di giudizio quando ci si trova davanti a medesimi fatti compiuti da esseri umani di genere diverso. Una superficialità e una generalizzazione che rispecchia, appunto, una sub cultura frutto di degrado sociale.
    Ma mi preme sottolineare un aspetto importante evidenziato da Bagnasco e sul quale, nel rileggere l’articolo, mi sono soffermato. Sono andato alla ricerca dei riferimenti normativi e ho avuto un brivido di sconforto. E per questo, come avrete notato, ho inserito i link per agevolare la lettura dei testi completi. Perché, cari amici, stiamo parlando di “norme”, in vigore fino a “ieri”, che rispecchiavano fedelmente il sentire comune. Sentimenti, purtroppo, ancora presenti e diffusi che devono essere combattuti in ogni modo. E mi riferisco, ovviamente, al delitto d’onore e alle altre ignominie previste nei nostri codici ed eliminate con incredibile colpevole ritardo.
    Credo torneremo presto sull’argomento.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Direttore non ho alcuna intenzione di uscire fuori, dal coro delle condanne, certamente il femminicidio è un delitto che non ha alcuna giustificazione, nemmeno nell’evidenza di infedeltà da parte della donna. Nessuno può decidere della vita di un altro, però mi venga consentito di fare un piccolo appunto in quanto è ora di finirla di addossare le colpe solo al sesso maschile per quanto concerne i disastri provocati spesso da delusioni d'amore o da storie tragicamente finite. Certamente la violenza sulle donne, da condannare a priori, è ad elevato indice di cronaca, rispetto alle violenze subite in silenzio da tanti uomini, che per vergogna si nascondono dentro il proprio pudore. Questo scottante argomento per tantissimi anni l’ho ampiamente trattato su alcuni giornali ai quali ho dato la mia collaborazione, e posso tranquillamente affermare che tanti uomini traditi, o lasciati da donne senza scrupoli, sono da ritenere "morti" ,anche conservando il proprio corpo in vita. Credo di averlo scritto in altre occasioni che una delusione amorosa, spesso fa più male della stessa "dipartita". Come recita il Petrarca : "dopo l’empia dipartita Che dal dolce mio bene Feci". Questo nella storia della letteratura, è un componimento, per lo più in ottava rima, che canta il distacco dell’innamorato dalla sua donna.

      Elimina
  30. Grazie Giangiuseppe per il tuo intervento.
    Hai colto pienamente lo spirito del mio ragionamento.

    Tentare di fare luce sul sentiero da dove veniamo... e la polvere sollevata è ancora in gola.

    RispondiElimina
  31. La violenza contro le donne sta diventando una piaga sempre più preoccupante; tutti i giorni apprendiamo di fatti gravissimi contro le donne: aggressioni, stupri, uccisioni. Molto spesso dentro le mura domestiche o da parte di mariti, fidanzati, amanti.La rivoluzione culturale avvenuta grazie al movimento femminista ha permesso la consapevolezza del nostro valore e del diritto alla parità e al rispetto. Oggi le donne svolgono ruoli insostituibili nella società e nel lavoro e lo fanno con competenza e con passione. Innegabili sono i tantissimi risultati raggiunti in molti campi, ad iniziare dalla ricerca scientifica. Le donne sono infaticabili e molto responsabili. Scusatemi questo sfogo femminista, ma è vero; generalmente le donne oggi hanno una marcia in più, probabilmente perché si sono abituate a portare avanti contemporaneamente molti ruoli. Penso che tanta violenza contro le donne derivi dalla mancanza di accettazione della loro emancipazione; tanti uomini non riescono ad accettare l'indipendenza mentale ed economica di una donna. Come giustamente dice l'autore dell'articolo, serve un opera di educazione da iniziare nelle scuole e con il contributo delle famiglie. Sarà un percorso lungo ma non c'é altra strada da percorrere per risolvere questa piaga siciale

    RispondiElimina
  32. Antonella, il cammino è ancora lungo ma arriveremo alla meta, stanne certa.

    La consapevolezza del diritto alla parità fa bene anche all'uomo.

    RispondiElimina
  33. Per favore...
    Forse è che sono stata femminista in anni più bui, forse è che ho visto e festeggiato incredula il divorzio, l'aborto, il nuovo diritto di famiglia.
    Forse è che mi ricordo, e bene, quando è stato abolito il delitto d'onore nell'81...
    Per favore, non usate 'femminicidio'.
    È un insulto a tutte noi.
    Da 35 anni l'uxoricidio è un omicidio come tutti gli altri, per la prima volta nella storia.
    Non torniamo indietro!

    RispondiElimina
  34. Caro Anonimo, sottolineare che una violenza è una espressione della antica cultura discriminatoria, che si tratta di una violenza di genere non è un tornare indietro.
    Serve a non coltivare l'illusione che un problema sia stato risolto.
    Non è così.
    La violenza di genere esiste.
    La disciminazione esiste.

    Molti hanno gridato allo scandalo per la sentenza che ha assolto quel funzionario con il vizietto di allungare le mani...

    Ed è facile prendersela con il giudice.
    Così sfugge che quella assoluzione è il frutto di una definizione del reato di molestia sessuale: perché esista il reato serve che l'autore prevarichi la vittima per appagare il desiderio sessuale.
    Che appagamento c'è in una fugace pacca sul culo? O una pacchetta sulle cosce? O un soppesamento delle tette... come dire ma guarda che bel balconcino che ha questa fanciulla...
    Nessun appagamento, solo una libertà e intimità di comportamento inopportune e nel caso da sanzionare per via disciplinare ma non penale.

    Per il giudice è mancato il requisito del comportamento finalizzato all'appagamento sessuale.

    Proprio qui sta il dato culturale.

    La prima molla della moletsia sessuale non è il desiderio ma l'affermazione del potere: io posso, io marco il territorio.
    Ma il diritto ha ancora pesanti retaggi dell'epoca in cui l'uomo è cacciatore... e bisogna lasciargli qualche libertà.

    RispondiElimina