sabato 4 ottobre 2014

Non ci può essere democrazia senza socialismo

10343681_10203960337719266_4883072129003767278_ndi Nella Toscano - Quello che stiamo attraversando è per l’Italia uno dei periodi più bui e drammatici del dopoguerra, sia dal punto di vista economico, che etico e politico.
I partiti, pilastro della democrazia, oramai sono solo dei centri di potere, o meglio “ditte”, che servono solo a garantire il potere ed i privilegi della “ditta” , appunto!
Già solo avere coniato quest’appellativo per identificare quello che una volta si chiamava Partito ci fa comprendere la metamorfosi regressiva che si è verificata in in questi ultimi anni.
walter-veltroniE’ evidente a tutti che i mali vengono da lontano e che oggi si sono aggravati in maniera esponenziale. Veltroni ha avviato la trasformazione del PD in partito liquido, dando così una buona mano al suo quasi dissolvimento e Renzi sta completando l’opera di distruzione di questo partito nato malissimo e che sta finendo anche peggio.
Io penso che di fronte ad una situazione così drammatica ognuno di noi dovrebbe porsi il problema su cosa fare, per ricostruire i punti di riferimento che mancano e cioè un partito portatore di valori e ideali della sinistra in cui crede. Una democrazia senza partiti non può reggere e tanto meno se si basa sulle “ditte”.
L’art.49 della Costituzione recita “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.” Quindi, costituire un partito è un diritto riconosciuto dalla nostra Costituzione.

Avere consapevolezza di questo dovrebbe spingere a rimboccarsi le maniche e cominciare a lavorare seriamente per dare una speranza al Paese, per scongiurare la deriva autoritaria cui ci sta portando un uomo solo al comando. Un uomo che non ha esitato a fare accordi con un pregiudicato, firmando un patto di ferro, di cui siamo stati tenuti all’oscuro, che di fatto ci ha portato verso il pensiero unico oramai dominante. Infatti, non esiste più un’opposizione, tranne quella della lega demagogica e razzista, che sta occupando questo enorme spazio lasciato vuoto dalla sinistra, che ha persino costituito la lega del sud, nientepocodimenoche con quel razzista di Borghezio.
Questo è un panorama sconvolgente ed io come cittadina sento il dovere morale di non restare a guardare. Sono queste considerazioni che mi spingono ad impegnarmi nella costruzione di un partito vero di sinistra.

Ovviamente so che questa è una sfida difficilissima, ma so anche che non ci si può fermare davanti alle difficoltà.
Se riuscissimo a essere in tanti ad avere questo coraggio sarebbe tutto più semplice e, ancora di più, se per una volta sotterrassimo l’ascia delle rivalità, dei personalismi, dell’orgoglio e cominciassimo tutti umilmente a collaborare per il bene del Paese.
Sarebbe bellissimo, oltre che necessario che, soprattutto, i giovani si rendessero conto che senza il loro impegno sarà tutto più difficile.
Auspichiamo quindi che “per un siffatto lavoro esistano, al di là del PD, le intenzioni e le forze necessarie e sufficienti”.
norbertobobbioLa proposta è di Ripartire dalla tesi di Norberto Bobbio:
(“Non ci può essere democrazia senza socialismo come non ci può essere socialismo senza democrazia”), riadattandola temporalmente ai giorni nostri sostituendo “socialismo” con “SOLIDARISMO”, termine non ideologico nel quale può identificarsi quel popolo progressista sia laico che cattolico.
Io, insieme a Leonardo Libero ed a quanti sono d’accordo con noi vogliamo ripartire da qui per il lavoro di elaborazione che vogliamo tentare insieme a chi lo condivide, per costruire un pensiero davvero alternativo a quello unico dominante.

Nella Toscano
04 Ottobre 2014

10 commenti:

  1. In teoria tutto quelli che scrivi è ineccepibile. Il socialismo è democrazia...il socialismo è giustizia sociale ! Nel socialismo a ciascuno secondo i suoi meriti. Socializzare i mezzi di produzione....ma anche i profitti, non solo le perdite... Invece oggi gli imprenditori scappano con tutte le macchine ed i capitali(neanche Marx lo aveva previsto)...! I capitalisti scappano noi stiamo qui ad accogliere i diseredati del mondo(immigrati)... Che facciamo socializziamo miseria e povertà ? Ho votato Bersani quel signore della ditta...un ex comunista fallito...che nonostante stesse nel consiglio d'amministrazione insieme a Berlusconi (anche lui come Renzi) nel sostenere l'amministratore delegato Monti( braccio armato della "troika"), l'ex comunista Bersani consenti la chirurgia demolitiva nei confronti dei pensionati...ma contestualmente non impose la patrimoniale...dove sta la giustizia sociale ? o la ditta ? Insomma comunismo e socialismo un secolo di fallimenti....!

    RispondiElimina
  2. Sul fatto che da un secolo a questa parte hanno fallito tutti non c'è alcun dubbio. Il problema è come affrontare la sfida che abbiamo davanti, come riuscire a superare questo fallimento, con quali politiche economiche?
    E' evidente che senza giustizia sociale non c'è democrazia. Se siamo convinti di questo e vogliamo salvare la nostra democrazia che è da qui che bisogna ripartire, elaborando un pensiero nuovo, che pur non dimenticando il passato, si liberi da vecchie ideologie oramai inservibili. E' una sfida non di poco conto, ma è necessario provarci.

    RispondiElimina
  3. Ha coraggio Nella Toscano e ha voglia di fare politica. Ammirevole, non è poco. Il problema è che si tratta di un’impresa improba, che richiede un impegno enorme e costante. Quell’impegno che tantissima gente rifiuta a priori perché ritiene la politica non degna e riservata a chi la sa fare. E siamo al cane che si morde la coda. I cittadini non partecipano perché schifati dalla cattiva politica per il grossolano errore di identificarla con la patologia della politica stessa. Il risultato, evidente e incontestabile, è che quei personaggi hanno sguazzato nella gestione della politica, spesso per fini personali o di gruppo, continuano imperterriti nella loro attività. E, se possibile, accrescendo il loro potere fino a imporre quello che l’autrice chiama “pensiero unico”. E allora che si fa. Quali le soluzioni per fermare questa deriva. Nella ha pensato provarci, di elaborare un’idea nuova che possa entusiasmare principalmente i giovani vera nota dolente di questo, ormai, lungo periodo. Sento di dire, però, che qualcosa di nuovo c’è già nel panorama politico del nostro Paese. E che con enormi limiti, molti di questi conseguenza e frutto di inesperienza e scarsa visione, altri, invece, frutto della potenza del “sistema” che si autotutela e tenta in ogni modo di preservare se stesso, potrebbe rappresentare (o forse poteva?) la nuova frontiera della partecipazione e della politica. Vedremo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Giangiuseppe, sia per il Tuo commento, sia per il Tuo incoraggiamento e per avermi ospitata qui.
      Credo che il confronto in questo difficilissimo momento è il primo passo che dobbiamo compiere per costruire il futuro.
      E come diceva il nostro conterraneo Danilo Dolci nel lontano 1968 "sapere inventare con gli altri, in modo organico, il proprio fututo, è una delle maggiori riserve di enrgia rivoluzionaria di cui il mondo possa disporre, uno dei modi essenziali per liberare nuove possibilità." Speriamo di riuscirci ne va del nostro avvenire e di quello dei giovani, che, purtroppo, sono molto distanti dalla politica.

      Elimina
  4. Vorrei rispondere così:Di Carlo Rosselli:
    di Carlo Rosselli
    [da "Socialismo liberale"]

    Li vado facendo da parecchi anni sotto la scorta di molti nemici e carabinieri dottrinali in compagnia di pochi eretici amici. Voglio renderne conto qui prima di tutti a me stesso, poi a quei miei compagni di destino che non credono terminate alle Alpi le frontiere del mondo -
    Sarò chiaro, semplice, sincero e, poi che i libri mi mancano, procedendo per chiaroscuri senza i famosi “abiti professionali ” e i non meno famosi “sussidi di note ”.
    Intanto, chi sono. Sono un socialista.
    Un socialista che, malgrado sia stato dichiarato morto da un pezzo, sente ancora il sangue circolare nelle arterie e affluire al cervello. Un socialista che non si liquida né con la critica dei vecchi programmi, né col ricordo della sconfitta, né col richiamo alle responsabilità del passato, né con le polemiche sulla guerra combattuta. Un socialista giovane, di una marca nuova e pericolosa, che ha studiato, sofferto, meditato e qualcosa capito della storia italiana lontana e vicina. E precisamente ha capito:

    i.Che il socialismo è in primo luogo rivoluzione morale, e in secondo luogo trasformazione materiale.
    ii. Che, come tale, si attua sin da oggi nelle coscienze dei migliori, senza bisogno di aspettare il sole dell'avvenire.
    iii.Che tra socialismo e marxismo non vi è parentela necessaria.
    iv.Che anzi, ai giorni nostri, la filosofia marxista minaccia di compromettere la marcia socialista.
    iv.Che socialismo senza democrazia è come volere la botte piena (uomini, non servi; coscienze, non numeri; produttori, non prodotti) e la moglie ubriaca (dittatura).
    vi.Che il socialismo, in quanto alfiere dinamico della classe più numerosa, misera, oppressa, è l'erede del liberalismo.
    vii. Che la libertà, presupposto della vita morale così del singolo come delle collettività, è il più efficace mezzo e l'ultimo fine del socialismo.
    viii. Che la socializzazione è un mezzo, sia pure importantissimo.
    ix. Che lo spauracchio della rivoluzione sociale violenta spaventa ormai solo i passerotti e gli esercenti, e mena acqua al mulino reazionario.
    x.Che il socialismo non si decreta dall'alto, ma si costruisce tutti i giorni dal basso, nelle coscienze, nei sindacati, nella cultura.
    xi.Che ha bisogno di idee poche e chiare, di gente nuova, di amore ai problemi concreti.
    xii. Che il nuovo movimento socialista italiano non dovrà esser frutto di appiccicature di partiti e partitelli ormai sepolti, ma organismo nuovo dai piedi al capo, sintesi federativa di tutte le forze che si battono per la causa della libertà e del lavoro.
    xiii.Che è assurdo imporre a così gigantesco moto di masse una unica filosofia, un unico schema, una sola divisa intellettuale.
    perchè Nella è una donna coraggiosa, credo che associarla a Rosselli sia giusto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Francesca, condivido tutto quello che hai scritto, ma certamente sentirmi associata a Rosselli mi riempie di orgoglio e mi commuove. Non so se sono all'altezza, non spetta a me dirlo, ma grazie davvero.

      Elimina
    2. Mi preme sottolineare però che la nostra proposta non è la riedizione ideologica del socialismo che fu. Oggi c'è bisogno di un pensiero nuovo che va oltre le ideologie del passato. Infatti, noi proponiamo di riadattare anche il termine “socialismo” con “SOLIDARISMO”, termine non ideologico nel quale può identificarsi quel popolo progressista sia laico che cattolico.

      Elimina
  5. La più grande conquista che l'uomo possa fare è riguadagnare la sua dignità attraverso una rivoluzione socialista vera; quella che è mancata, o che si è introdotta nella storia con la forza delle armi e non con la forza delle idee.
    Una democrazia intesa come bene condiviso, e non solo come un vago principio morale, comune anche alle religioni: al di fuori delle dinamiche che regolano la vita concreta delle società.
    E' dai tempi di Clistene che si è tentato di costruire un mondo di eguali. Un bell'esempio di comunismo, sicuramente diverso dall'esperienza che ha toccato il secolo scorso la Russia di Stalin. La democrazia ha bisogno di un socialismo che voglia davvero far partecipare i cittadini alla vita pubblica, e nello stesso tempo attui una maggiore eguaglianza economica; ma senza mai perdere di vista quei valori umani degni della nostra migliore cultura.
    L'anti democrazia di oggi tende proprio a togliere questa voglia ai cittadini, ad assopire.
    Nel frattempo i partiti e i sindacati si indeboliscono, diminuiscono gli iscritti e quel poco di socialismo, restato all'ombra dei corridoi delle sedi di partito, va scomparendo, irriso dai nuovi governanti in nome di un fare subito, che poi si riduce a “un fare tutto e niente”!
    C'è la tensione a togliere, a lasciare vuoti: via la vecchia guardia, via i partiti, via i sindacati, via la burocrazia....
    Ecco, questo voler togliere la burocrazia lo trovo davvero pericoloso, un po' il colpo ultimo e mortale alla nostra società.
    La vita di un paese, in tutti i suoi aspetti, funziona proprio grazie all'apparato burocratico che cura quei tanti e complicati passaggi propri di una nazione azienda in buona salute, pur con tutte le contraddizioni e le “corruttele” che, fatalmente, si porta dietro.
    Toglierla significa impadronirsi definitivamente del potere da parte dei governi forti; annullando quelle fasi che tengono in piedi un paese e ne garantiscono, bene o male, il funzionamento su principi democratici.

    RispondiElimina
  6. Parlare socialista, credo si possa fare:
    Anche pensare socialista, un po' più difficile, ma si può fare.
    E' sul vivere e comportarsi da socialista che a mio avviso non ci siamo proprio.
    Se non agli antipodi, si è lontanissimi.
    Leggo con attenzione tutto quello che il blog pubblica, articoli e commenti, su i più svariati temi, e devo dire che di socialista o di socialismo non ho mai notato nulla.
    Però è sempre meglio che niente, a volte si trovano sorgenti d'acqua nei posti che meno ti aspetti

    RispondiElimina
  7. Solo con la rinuncia ai personalismi esasperati dei tanti partiti a sinistra del PD si può sperare in un risorgere dello spirito socialista, che non potrà essere una ricostruzione del vecchio PCI, ma una nuova edizione di un partito unico della sinistra che abbia nella Costituzione la sua bussola.
    Meritevole la volontà dichiarata da Nella di rendersi promotrice di di un movimento che dal basso investa gli attori della vita politica di sinistra, ma temo che sia di difficile attuazione, quasi un'utopia.

    RispondiElimina