mercoledì 20 agosto 2014

IL DESTINO DELL'EUROPA

torre-eiffel-a-parigidi Pasquale Nevone - Sono tornato a Parigi dopo 25 anni. Ne serbavo un ricordo piacevolissimo. Adesso provo grande allarme per il futuro dell'Europa.
Innanzitutto, su dieci persone incontrate i parigini “veraci” sono al massimo tre o quattro. La maggioranza assoluta è chiaramente immigrata, proveniente da ogni angolo del mondo. Nel mio albergo a printemps2Montmartre il personale era tutto extracomunitario. Così pure nei ristoranti, nei musei e sui mezzi di trasporto. Negli eleganti grandi magazzini “Aux Printemps” molte sono le commesse giapponesi, mentre la sicurezza è affidata tutta a giovanotti di colore “ben piazzati”.
L'ovvia conseguenza di questa massiccia immigrazione è che la lingua parlata è tutto tranne che francese puro, o perfino scolastico. Parlavo in francese, ma mi rispondevano in inglese, pur avendo compreso quello che avevo detto. Per loro è normale parlare in inglese. Se insistevo a conversare in francese, allora mi dicevano di aver capito che ero italiano e mi parlavano nel “loro” italiano, fatto di “gracias”, buen die”, e così via.
FormaggiLa tipica “nouvelle couisine” francese è sparita, e con essa le “entrèes aux fromages”, oppure le squisite bistecche di “viandre rouge ou a point”. È tutto un dilagare di ristoranti e trattorie con menu identici: hamburger, patatine fritte, pizze, wurstel, spaghetti al pomodoro come contorno, kebab, cinese, sushi. I famosi “croquet monsieur” sono diventati poco più dei banali toast, le “crepes” un prodotto industriale, con tanto di Nutella, alla faccia del “Grand Marnier”.
I musicisti di strada non cantano più le belle canzoni francesi della Piaf, di Aznavour o di Yves Montand. Sul metrò un chitarrista cantava “Mitchell” dei Beatles, in perfetto inglese. Solo a Montmartre ho trovato un chitarrista che cantava in francese. Peccato, però, che si trattava della traduzione di “My Way” di Frank Sinatra.
parigiCertamente Parigi rimane comunque una grande e meravigliosa capitale europea, con quasi 15 milioni di cittadini ai quali il Sindaco assicura servizi pubblici eccellenti, dai trasporti alla pulizia. Lo Stato fa altrettanto bene la sua parte. Tutti i beni culturali sono tenuti e gestiti con la massima cura ed efficienza, e sono messi “a reddito” molto lucroso. Gli incassi sono meritatamente “favolosi”. La Polizia è presente con autocolonne di mezzi agli “Champs Elisèes” a protezione di cittadini e turisti. Lo stesso fa l'esercito, con pattuglie di tre soldati ciascuno in assetto quasi da guerra dalla Tour Eiffel al Castello di Versailles.
I privati tengono efficienti e gradevoli le loro imprese, dai negozi ai servizi vari. Nei negozi di lusso i giapponesi si affollano per comprare gli oggetti più alla moda e costosi. Uno di questi l'ho visto pagare alla cassa oltre 17.000 euro. Il motivo è semplice. La Francia rimborsa subito l'iva agli acquirenti extracomunitari. Dalla cassa, infatti, i clienti passano agli sportelli che vi provvedono, e i giapponesi comprano nuove valigie per spedirle in patria ricolme di tutti i loro costosi acquisti.
parigi-francia-museo-louvreNe ho tratto la convinzione che l'immigrazione e la globalizzazione hanno trasformato definitivamente l'Europa. Il suo destino inarrestabile è la piena integrazione multirazziale. La sua lingua è già un inglese convenzionale infarcito di vocaboli multilingue. L'alimentazione è una gastronomia la più stravagante, cosi come lo stile di vita. L'identità e l'anima dei popoli europei si sta disperdendo nell'anonimato più diffuso. Ciò avviene perché, a differenza degli USA, l'Europa non ha governato questo processo e pertanto ne risulta travolta e sconvolta. È destinata a diventare solo un “contenitore” di persone provenienti da paesi e storie le più diverse che, comunque, si mescolano senza progetto e sentimenti comuni.
EuropaSiamo alla crisi della globalizzazione, implosa su se stessa per colpa di media corrotti e corruttori che tutto hanno uniformato e devitalizzato. Andiamo pertanto verso il suo superamento. l'Europa ha perso la leadership mondiale a vantaggio degli Stati Uniti, della Cina e della Russia. Il centro di gravità permanente del sistema mondiale ormai si è spostato dall'Atlantico nel Pacifico. Siamo di fronte ad un cambiamento inarrestabile impostoci dalla storia. L'Europa è in declino e ininfluente. Il suo destino è la lotta per la sopravvivenza, che raggiungerà soltanto con l'integrazione degli immigrati e l'unione dei suoi “staterelli”. Speriamo che i governi europei capiscano di accelerare questo processo.
Pasquale-NevonePasquale Nevone
20 Agosto 2014







37 commenti:

  1. Grande riflessione Pasquale. Mentre siamo distratti dal bombardamento di numeri e statistiche, la nostra vita viene lentamente assorbita da consuetudini a tirannia invisibile che realizzano la profezia di J Monnet sulla dimensione modesta dei singoli stati dell'Europa per confrontarsi con Russia, America, India e Cina. LA lingua, il cibo,odori di strada, urbanistica e arredi, moda...... Pensa un po' ad un vecchio proverbio palermitano che rinviava ad un tempo infinito "l'asciucata ri balati ra vuccirìa" e scendi i scaluna ri sant'Antonio Abate e tocchi con tristezza aumentata la velocità di questo secolo.

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  2. E già, caro Totò. Hai centrato il punto critico del problema. La mancanza di una politica europea comune sull'immigrazione incontrollata e l'integrazione multietnica, insieme a quella sul futuro della produzione e del lavoro nel nostro continente è il motivo fondamentale della nostra crisi devastante.
    Dici benissimo. La nostra vita viene lentamente assorbita da consuetudini ..., aggiungerei, frutto di vecchie e nuove tirannie.
    Oggi su Repubblica c'è un'intervista al Presidente francese Francois Hollande nella quale egli dice che sosterrà il progetto del Presidente della Commisione Europea Jean-Claude Junker che prevede proprio l'investimento di 300 miliardi di euro, una politica energetica comune, la gestione dell'immigrazione a livello europeo e infine una politica estera comune.
    Mi sembra un buon auspicio da sostenere con determinazione.

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  3. Ho letto il suo articolo. Concordo. L'Europa è diventata un contenitore di persone provenienti da ogni paese, e tra queste c'è mia figlia. Laurea conseguita a pueni voti, dottorato di ricerca svolto in Scozia, attualmente ricercatrice in Francia. Se ogni Paese singolo pensasse a progredire, promuovere sviluppo e ricerca, per impedire che i propri cittadini siano costretti ad emigrare altrove, imparare due o tre lingue diverse, i singoli stati, dando ognuno il proprio contributo, potrebbero creare una Europa forte, e magari più unità, mantenendo ognuno la propria identità culturale. Finché ciò non avverrà di nuovo, finché il concetto di globalizzazione sarà solo un pretesto per giustificare emigrazione di massa, lei parlerà in francese e si sentirà rispondere in cinese o inglese, e chissà, proprio casualmente da mia figlia.

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  4. L'Europa unita non esiste perché ogni stato tira acqua al proprio mulino prendendo per i fondelli gli altri stati "fratelli"... in primis quest'Italietta senza padrone... in balia di un renzino che non avendo, assolutamente, voce in capitolo, perché privo di uno spessore culturale, storico... fa il gioco degli altri, perché gli conviene così. Tutta l'Europa è allo sbaraglio, e con le immigrazioni di massa è al collasso totale. Siamo ormai di fronte ad una torre di Babele, e stiamo perdendo pure le nostre tradizioni, a cominciare da quelle culinarie. Il consumo di cibi che "non ci appartengono" è abitudine quotidiana, così come andiamo perdendo le nostre iudentità. Ma ciò che è veramente grave è che il grande “sogno europeo” per come era stato immaginato dai padri fondatori si è trasformato in un grande apparato burocratico che serve solo se stesso.

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  5. Ringrazio l''amica Antonella soprattutto per il suo riferimento ai nostri figli e alla loro prospettiva di vita e di lavoro in questa Europa ed in quella prossima nella quale si sta evolvendo con una velocità strabiliante che, purtroppo, noi che viviamo a Palermo non percepiamo nel suo reale spessore.
    Anch'io ho una figlia che studia lontano dalla nostra città, per il momento a Perugia, ma la sento parlare già di sue compagne che dopo la laurea sono andate in Germania ed in Olanda. Alcune addirittura in Australia.
    Ho anche quattro giovani cugini laureati che si trovano in Gran Bretagna, Germania, Svizzera e Francia.
    Comincio a prepararmi psicologicamente al futuro distacco di mia figlia, e anche dell'altro mio figlio che sta terminando ingegneria energetica e nucleare, e che già guarda ai tre unici produttori europei di tale energia, e cioè Germania, Francia e Gran Bretagna. Per non parlare di USA, Giappone, Cina e India.
    Mi conforta sapere che entrambi parlano bene l'inglese. Non è poco. Figli di miei colleghi ed amici erano andati in Inghilterra, avevano trovato lavoro, ma lo hanno dovuto lasciare e sono tornati a Palermo perchè non sono riusciti ad imparare bene la lingua.
    Mi pongo solo una domanda: era questo che sognavamo dall'Europa per noi e i nostri figli?
    Mia figlia mi ha risposto che questi problemi ce li poniamo solo noi cinquantenni e dintorni. Loro invece, i giovani, sono nati in questa realtà e perciò la vivono come normale, senza porsi eccessive difficoltà.
    Ma io, invece, e purtroppo per me, rimango con questi e tanti altri dubbi, per non dire di una profonda e malinconica rabbia.

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  6. La franchezza dei commenti di Lucia, che ringrazio, mi stimolano qualche nuova riflessione. Il nostro paese è davvero un'italietta nello scenario europeo che conta. Era definita tale già ai primi del '900 durante il governo di Giolitti. E tale è rimasta, perchè è questo il suo DNA etno-antropologico. Del resto lo stesso Marchionne, non più di due mesi fà, a Torino, in occasione dell'ultima assemblea in Italia dei soci FIAT, ha trasferito la sede fiscale in Olanda e quella legale a Londra, nonchè buona parte di quella produttiva in Polonia, Slovenia, Russia, Brasile e...USA. Marchionne ha giustificato queste scelte dichiarando che, secondo lui, l'Italia è troppo indietro sul sistema produttivo e del lavoro internazionale, insomma è in un ritardo non più recuperabile.
    Se la FIAT, che era il meglio dell'Italia industriale ha detto e fatto questo, figuriamoci le altre imprese. Infatti, Zoppas, Indesit, Zanuss, Valentino, e tanti altri marchi gloriosi sono in mano straniere. Perfino Termini Imerese potrebbe finire in mano cinese. Concordo su Renzi come faccia del potere occulto. Ed anche sul fatto che mentre le lobbies extraeuropee vengono con i loro proprietari ed avvocati per comprare le industrie europee, l'europa invece manda a trattare con loro i funzionari di Bruxelles.

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  7. Innanzi tutto ben ritrovato Pasquale. Si fece l'Italia ma non si fece l'Italiano ora addirittura non si riesce a fare ne l'europa ne il cittadino europeo consapevole. Non abbiamo una politica estera, ne economica, ne culturale comune. Nell'economia Draghi lasciato solo a tenere a galla il titanic europeo, a turare le falle dei paesi "PIGS" con l'acquisto dei titoli di stato, ma fino ad un certo punto, dato la fiera opposizione della germania e della bundesbank. La Merkel più che guardare all'europa ha il collo girato verso est, ovvero verso la Russia, la quale si trova ad un passo dalla polonia ed a due passi da Berlino, come la storia insegna. Inoltre la Markel non può dispiacere troppo Putin, il quale è determinante per la sua politica energetica. Ecco perchè la crisi ucraina si sta incancrenendo e l'europa vistosamente impotente.Divisione in politica estera, divisione in politica economica, tanto che lo stesso Draghi spazientito dalla lentezza Italiana ha detto chiaro e tondo, di cedere sovranità velocemente, altrimenti il fallimento dietro l'angolo. Poi non si riesce neanche a progredire dal punto di vista culturale, per formare il nuovo cittadino europeo. Infatti chiediamoci come dovrebbe essere il nuovo cittadino europeo ? La cultura europea si basa su tre pilastri: 1) filosofia greca 2) diritto romano 3) religione cristiana. Quest'ultimo punto oggi è quello che grida vendetta, nella rinuncia e nella perdita della propria identità. L'immigrazione selvaggia soprattutto di religione islamica ci sta totalmente annientando. Vigliaccamente abbiamo addirittura rinunciato alla identità cristiana in costituzione per non dispiacere la Turchia per poterla ammettere nell'unione europea. Ed ecco che questo frullato multirazziale, multiculturale ci fa abbandonare l'unica certezza che ci aveva dato "Carlo Magno" ovvero l'europa sicuramente Cristiana. No... oggi si è più moderni, se si è laici e si abbandona la nostra religione, che poi è anche la nostra cultura e pertanto non si ha neanche la forza di difendere i nostri fratelli crisitiani massacrati, in siria, iraq, nigeria etc. abbandonati a se stessi od abbandonati all'islamizzazione violenta pena la vita. E che cacchio ! Almeno se dobbiamo favorire immigrazione che siano cristiani ! Si perchè non c'è reciprocità nei rapporti. Gli islamici vengono a costruire le loro moschee tranquillamente da noi, nel contempo le nostre chiese preesistenti da millenni vengono distrutte e i Cristiani vengono trucidati. Ora basta ! Un sussulto di orgoglio ! Ma ho il vago sospetto che abbiamo paura di questa cultura medievale, violenta ed aggressiva. Infatti le teste mozzate in diretta TV forse fanno più paura del ricatto petrolifero....

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    1. Ben ritrovato anche a te, caro Pino. In estate uno ci prova a consumare il rito annuale delle vacanze (dalla quotidiniatà almeno), ma, come dobbiamo amaramente constatare, non ci riusciamo più, perché i problemi reali ci seguono ed inseguono. Non ci danno tregua. Anche a Parigi. Tanto vale continuare a parlarne, insieme e, si spera, con un tono il più distaccato possibile.
      Come al solito tuo, hai messo alla brace il ben di Dio di argomenti “tosti”, tutti meritevoli di complessi approfondimenti. Pertanto ti darò solo un flash.
      Religione cristiana.
      La Domenica, da buon (spero) cattolico praticante, ho preso due piccioni con una fava. Sono andato a Notre Dame ed ho assistito alla messa internazionale delle 11,15, dopo avere aspettato che finisse quella precedente delle 10,00. Sorpresa! La Chiesa era straripante in tutte e due le funzioni (migliaia di persone). La partecipazione compostissima: silenzio, niente foto (solo io e rimproverato), risposte e canti dei fedeli, comunione di massa. Dunque, “ictu oculi” la religione cattolica è viva, praticata, di massa e, almeno lì dentro, europea. Domanda: perché i cattolici sono rinnegati in Europa, sbeffeggiati in Occidente, perseguitati e massacrati nel resto del mondo, specie quello islamico?

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  8. Al di la della globalizzazione econonomica,tutta a beneficio delle multinazionali,la riflessione è se dietro la spinta di una globalizzazione sempre più accelerata,poco gestita,possiamo lasciar fuori completamente la cultura.tradizioni,storia,esperienze comuni,religione sono gli elementi essenziali in cui si sviluppa un essere umano.Il pericolo di un'identità dispersa da tutto e dal nulla,porta all omologazione globalizzante,ossia alla cancellazione di ogni differenza culturale tra i diversi popoli,il vuoto .Perchè rinunziare ad affermare buna propria identità etnica e territoriale?Noi siciliani siamo stati invasi per secoli,eppure siamo riusciti nella condizione d'inferiorità a mantenere la nostra sicilianità, prendendo dagli invasori e conglobando!!

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    1. Il dilemma dell’amica Marisa è il nocciolo della questione. Perchè rinunziare ad affermare la buona propria identità etnica?
      Beh! Magari tutta buona non lo è. Egoismi e individualismi dei singoli e delle nazioni hanno portato nei secoli guerre fratricide nella nostra cara vecchia Europa, fino alle due ultime guerre mondiali, scoppiate proprio in Europa e tra europei e spente solo dall’intervento esterno degli USA, che poi se non se sono più andati dal nostro continente. Forse è da qui, a cominciare dal piano Marshall per la ricostruzione, che bisognerebbe partire per capire il nostro declino.
      Come altresì, forse, per comprendere meglio l’anarchia culturale e sociale dell’Europa di oggi bisognerebbe partire dal crollo dei mattoni del muro di Berlino, che non erano fatti soltanto di pietra.
      Interessante il riferimento ai siciliani. Io direi, però, che gli immigrati che nei millenni sono venuti in Sicilia erano gli eserciti delle maggiori potenze del momento, dai greci ai piemontesi e… agli americani. Gente che poi se ne sono andati, dopo averci depredato. Ci hanno lasciato in eredità la loro visione del mondo e di vivere di cui, noi siciliani, abbiamo conservato un piccolo campionario che costituisce il nerbo della nostra mentalità e del nostro vivere quotidiano. Quale sia poi questo nerbo, ancora non riesco a capirlo appieno.

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  9. È l'Europa il vero problema. La sua mai attuata unificazione politica ne ha corrotto lo spirito e tutto è rimasto sostanzialmente sulla carta. Non c'è idem sentire e non c'è solidarietà vera tra le nazioni. C'è solo l'interesse economico degli stati più forti che non vogliono mollare la presa e i loro privilegi, altro che intervenire in Iraq o altrove.

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    1. L’amico Antonio sottolinea uno dei maggiori motivi della fragilità dell’Europa: la sua mai attuata unificazione politica. Come non essere d’accordo.
      La storia ci insegna che ci sono stati periodi, più o meno lunghi, di unità politica europea. Basti pensare all’Impero Romano, e poi a Carlo Magno, a Napoleone Bonaparte, e perfino, ahimè… a Hitler (questo era il suo disegno finale).
      Ma sono state unificazioni realizzate con la forza militare, e quindi con la sopraffazione e la vessazione. Logico pertanto che dovevano crollare su se stesse. E difatti così è stato.
      All’indomani della seconda guerra mondiale, Stati Uniti e Gran Bretagna hanno cercato di far coagulare una vera unità europea, una sorta di Stati Uniti d’Europa, dalla quale però la Gran Bretagna se ne sarebbe rimasta fuori essendo tra l’altro, almeno fino all’inizio della 2.a guerra, la maggiore potenza del mondo, e rimanendo, alla fine dei combattimenti, “soltanto” seconda.
      Ma dai primi anni ’50 del secolo scorso, le cose sono andate diversamente. L’Europa unita cominciò a dimostrare che unita, politicamente ed economicamente, avrebbe oscurato i suoi salvatori-vampiri, cioè Usa e Gb. Ma anche l’URSS, diventata nel frattempo una delle due superpotenze mondiali del dopo guerra, comprese questo.
      Risultato finale? Il processo di unificazione europea è sempre stato “boicottato” da USA, GB ed URSS (oggi Russia), sfruttando proprio le rivalità interne secolari.
      Coi siamo cascati come dei polli.

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  10. Purtroppo l'Europa dei popoli non esiste ancora, il grande sogno di avere un'Europa unita e solidale non si è mai realizzato.
    Il più grande errore che è stato fatto è quello di fare una moneta senza prima avere costruito l'Europa politica. Non si era mai vista una moneta senza uno stato. Oggi ci tocca piangere le conseguenze di questo golp bianco, come è stato definito da diversi economisti l'avvento della nuova moneta, che abbiamo dovuto subire senza averne piena consapevolezza e che oggi sta mettendo in ginocchio l'intero continente, in modo particolare l'Italia, con le sue politiche di austerità.
    Dalla descrizione che è stata fatta della Parigi di oggi, dove convivono diverse culture e dove si parla un inglese che riflette l'influsso delle varie lingue europee e non solo, ci arriva l'immagine di un'Europa dalle identità disperse e questo non è davvero un bel vedere.

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    1. Anch’io, come l’amica Nella, ho sempre pensato che credere di unificare l’Europa partendo dalla moneta unica, con tutte le sue conseguenze come BCE unica e Direttive Comunitarie uniche in materie economica e finanziaria, sia stato un errore.
      Devo dirti, però, che oggi, dopo 14 anni dall’introduzione dell’euro, dopo la crisi globale del 2008 (mutui sub prime usa) e quella molto più grave, purtroppo tuttora in corso, del 2011 (esplosione dei debiti pubblici di tutti gli stati del mondo, nessuno escluso), penso che forse è stato giusto. Nel senso che da qualche parte bisognava pur cominciare per cominciare sul serio a costruirla questa benedetta unità europea.
      Infatti, un risultato enorme c’è già davanti agli occhi di tutti: l’euro è la moneta più forte del mondo, benché nata solo meno di 20 anni fa. Credi che questo non faccia andare il sangue agli occhi agli USA con il loro vdollaro vecchio di oltre 200 anni, o la GB con la loro sterlina ancora molto più vecchia, o anche il Giappone con il suo esangue Yen, la Cina con la sua ancora sconosciuta ai più moneta nazionale, o perfino alla Russia con il suo siberiano rublo?
      Comincio a sospettare seriamente che, lo dico nell’articolo quando parlo di media corrotti e corruttori, che quelle potenze straniere hanno tutto l’interesse a tagliarci l’erba sotto i piedi.
      Usano tutti i mezzi per farci restare al palo, forse anche per regredire sempre più. Ci tagliano le gomme della nostra auto, tanto noi continuiamo a … “dormire”.

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  11. Vado spesso in California da mio figlio dove non ci sono grandi gruppi multirazziali ed è facile farsi capire anche se non parli in inglese. Al ristorante mangi quello che vuoi mangiare sono open in tutti i campi non esistono vu cumprà o posteggiatori abusivi o zingari che chiedono l'elemosina.. Npon capisco perchè tutto questo succede in Francia ma anche nel resto dell'Europa . Cosa voglio dire, che l' Europa non funziona come dovrebbe, è troppo permissiva , mettiamole un pò di frontiere , tutto il mondo è paese ma non esageriamo finiremo per creare una seconda Torre di Babele !!!

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    1. A Parigi ho visto la polizia, presente fisicamente in massa in equipaggiamento antisommossa, che agli Champs Elisèe vigila per la sicurezza ed il decoro del passeggio di cittadini e turisti nel salotto della città, allontanando con fermezza , ad esempio, una donna asiatica che barcollando e sparlando si stava ubriacando davanti ai negozi più eleganti.
      Alla torre Eiffel, ci ha pensato addirittura l’esercito, con le sue numerose pattuglie antiterrorismo sparpagliate per la città nei punti più sensibili, ad allontanare zingari che volevano chiedere l’elemosina agli ingressi della Torre o negli imbarcaderi sui battelli della Senna.
      Condivido quello che dice Nadia: bisogna mettere delle regole all’immigrazione in Europa.
      Negli USA ci sono da anni. Che io sappia oggi non è per niente facile emigrare nel loro paese. C’è il contingentamento annuale. Bisogna dimostrare di essere stati chiamati per un lavoro. Bisogna seguire una procedura burocratica lunga e complessa. La clandestinità è perseguita rigorosamente. I cubani ne sanno qualcosa.
      La Francia con Hollande, lo riporta oggi Repubblica, chiederà al neo Presidente della Commissione Europea Junker la definizione di una regolamentazione comune europea sull’immigrazione, come priorità su tutte le emergenze. E Hollande è notoriamente di sinistra, è un socialista, è un francese, quindi un sostenitore convinto del motto “Egalitè, fraternitè et libertè”.
      Ci sfugge qualcosa?

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  12. Parigi, Barcellona, Lisbona….a caso, in nessuna città metropolitana. o anche piccola città, si parla la lingua d’origine. Che sia frutto della globalizzazione è certo, credo sia anche giusto, mescolare gli uomini, trovare una lingua che sia comune a tutti, anche se, immagino sia utopistico e, probabile sarà l’inglese…….

    Allo stesso modo, finalmente, dopo il Trattato di Shengen, che praticava la libera circolazione delle merci, l’Europa, ha messo in atto: LA libera circolazione degli uomini,:
    http://europa.eu/legislation_summaries/justice_freedom_security/free_movement_of_persons_asylum_immigration/index_it.htm
    conseguentemente nulla deve essere risparmiato da queste novità….Non si puo’ essere “autarchici” in campo linguistico, in ambito culinario….. L’integrazione che ne deriva, sarà una grande risorsa per tutti i popoli sia europei che extra. Solo in questo modo l’Europa riuscirà ad essere una grande unione di Stati e non solo un nome sotto il quale rifugiarci. .Ci si arriverà, solo quando emergeranno persone in grado di trasportare il nostro “Vecchio Continente” verso nuovi lidi e nuove speranze. Difficile, ora, fare nomi..non si vedono grandi statisti all’orizzonte, ma rcordo quando unio di coloro che, a mio paretre, è stato forse il miglior Presidente del Consiglio e, successivamente, Presidente della Unione Europea, Romano Prodi, ci avvertiva di prestare attenzione alla Cina, ad esempio, perché: LORO SONO TANTI, non lo abbiamo fatto, ora questi, stanno comprando tutte le nostre più attive produzioni. Solo una Europa forte e con grandi prospettive, puo’ fare grande anche l nostro Paese che farebbe bene a pensare di pagare in tempi umani i debiti che ha verso le varie amministrazioni pubbliche e/o private.

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  13. Anch’io sono convinto, insieme all’amica Francesca, che l’immigrazione è un risorsa in più per un paese.
    Se qualcuno lascia il proprio paese per il nostro, è evidente che il nostro è migliore del suo. Gli offre il lavoro e la dignità che il suo paese gli nega. Sicuramente sarà interessato a restarci e, credo, di dimostrare la sua gratitudine rispettando le sue leggi, la sua cultura e la sua lingua, il suo stile di vita che hanno cambiato, un meglio, la sua vita.
    Dunque, suppongo, è l’immigrato il primo che dovrebbe avere interesse ad integrarsi pienamente nella nuova società in cui si è trasferito. Lo Stato di adozione dovrebbe favorire questo processo.
    Ma diciamolo con franchezza, questo in USA, GB, Australia, Nuova Zelanda avviene ed è regolamentato.
    In Europa, non parliamo dell’Italia, questo non c’è.
    La nostra cultura, per molti versi “fatiscente”, è tale che quasi quasi ci sentiamo in colpa noi se pensiamo di chiedere agli immigrati di rispettare il nostro modello vita che li accoglie e gli dà prospettive per loro inimmagibili prima.
    Forse questo senso di colpa è un retaggio storico della brutta pagina del colonialismo europeo in ogni angolo del mondo. Pertanto oggi, forse gli ex coloni vengono da noi “accampando”, a torto o a diritto, un risarcimento per le angherie inflitte loro, nonché nessuna limitazione ai loro usi e costumi, desideri ed aspettativi. Come dire vengono da noi non con il cappello in mano, ma in testa. E forse è giusto anche questo.
    Ma per carità. Mi fermo. Mi autocensuro. Mi rendo conto da solo che toccare questo argomento è esplosivo. Però, è anche vero che è da qui che bisogna partire senza pudori e con onestà.
    L’immigrazione va integrata nel corpo sociale che la accoglie che, a sua volta, la deve governare con lungimiranza e sostenibilità

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  14. Finalmente usciamo almeno un po' dal cortiletto di casa e proviamo a parlare di altro, e guardare cosa c'è fuori.
    Parliamo e pensiamo come un popolo di esasperati e di disperati, estremizziamo, solo a chiacchiere, il nostro star male, dando la responsabilità del nostro malessere alla nostra insaziabile sete di consumi mai soddisfatta.
    Se ci riusciamo guardiamo quello che accade all'esterno dell'opulento occidente, chiediamoci se questo per quanto ingiusto ed immorale sia a lungo sostenibile, vogliamo come occidente e come Europa rimanere asserragliati nei bunker dei privilegi a difendere il bottino accumulato nei secoli?
    Benché assolutamente non credente, spero che un uomo come Papa Francesco possa, almeno lui, scuotere le coscienze di un occidente pagano e spietato.

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    1. Il nostro “mal de vivre” ha le sue radici, proprio come dice Sergio, fuori dal nostro “cortiletto”.
      La globalizzazione è arrivata al suo culmine, è fallita. I suoi due elementi più significativi, l'immigrazione e l'importazione, hanno ormai stravolto l'Europa e perfino il nostro cortiletto.
      Persone e merci provenienti da tutto il mondo sono adesso stabilmente maggioritari anche dentro le case della nostra Palermo. Persone di servizio e badanti, nonché oggetti di uso comune dagli elettrodomestici alle automobili, provenienti da ogni angolo del mondo cd. emergente sono consueti. E così pure la lingua parlata, il mangiare, il vivere quotidiano e quant'altro.
      E allora, il problema non è più se tutto questo sia “cosa buona e giusta”, ma se tutto ciò sia sostenibile, fuori e dentro l'Europa, la Sicilia, casa nostra.
      Occorre subito una politica saggia comune e pragmatica.

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  15. In merito all'euro voglio fare alcune precisazioni, riportando qui, solo in parte, la storia di come esso è nato e di quale sia la sua vera natura e la sua reale potenzialità.
    "Il 1.1.1999 è stata immessa sui mercati la moneta disciplinata dal reg. 1466/97. Se si accerterà che la disciplina del regolamento è diversa , anzi opposta a quella del TUE, bisognerà concludere che l'euro circolante dal 1.1.1999 è un'altra moneta rispetto a quella del trattato. questa moneta usa il nome ed i simboli di quella voluta dal trattato.
    La moneta disciplinata dal trattato è l'unica "autentica". Non essendo avvenuto il suo lancio né alla data stabilita, né in qualsiasi altra successiva, lo "euro autentico" è una moneta mai nata. Quella che usurpa il suo nome, e che è stata presentata come se fosse quella del trattato ed in quanto tale accettata nei mercati, è una moneta FALSA che, nascoste la propria natura ed identità, si appropria di quelle dell'euro autentico.
    La differenza tra il TUE ed il regolamento 1466/97 attiene al vincolo che nelle discipline occupa la posizione centrale. Il TUE fissa un obiettivo, uno sviluppo conforme al disposto dell'art. 2, il cui conseguimento è affidato alle POLITICHE ECONOMICHE DI CIASCUNO DEGLI STATI MEMBRI, ciascuna delle quali avrebbe dovuto tenere conto delle specificità delle concrete condizioni della economia del proprio Paese. Le politiche economiche avrebbero potuto utilizzare all'occorrenza, quale strumento per realizzare l'obiettivo, l'indebitamento nei limiti consentiti dall'art. 104 c), da interpretare ed applicare in conformità ai criteri fissati negli alinea e nei commi 2 e 3 del punto 2 dell'art.104c).
    IL REGOLAMENTO ABROGA TUTTO QUESTO.LE POLITICHE ECONOMICHE DEGLI STATI SONO CANCELLATE. E' CANCELLATO CONSEGUENTEMENTE QUALSIASI APPORTO AGLI STATI.Il ruolo assegnato dal TUE (art. 102A, 103, 104C) all'obiettivo dello sviluppo, che l'attività politica degli Stati avrebbe conseguito, realizzando in conformità a quanto prescritto negli art.2 e successivi del Trattato, è cancellato. All'obiettivo dello sviluppo E' SOSTITUITO un risultato consistente nella parità del bilancio a medio termine. Gli Stati, secondo il TUE, avrebbero conseguito l'obiettivo, valutando nella propria autonomia i limiti, le condizioni e le strutture del proprio Paese. Il grado di conseguimento sarebbe stato necessariamente diverso da Paese e Paese di anno in anno. Il risultato che il regolamento sostituiva all'obiettivo avrebbe dovuto invece essere eguale per tutti i PAesi e in tutti gli anni per ciascun PAese. Se le strutture o le condizioni monetarie non avessero consentite di conseguire la crescita, la politica economica dello Stato ne avrebbe tenuto conto. All'opposto, nella DISCIPLINA DEL REGOLAMENTO, SE STRUTTURE O CONDIZIONI AVESSERO OSTATO ALLA REALIZZAZIONE DEL RISULTATO DELLA PARITA', SI SAREBBERO DOVUTE MODIFICARE LE STRUTTURE ED INCIDERE SULLE CONDIZIONI, NON SI SAREBBE POTUTO VENIRE MENO ALL'OBBLIGO PERENTORIO DELLA PARITA' DEL BILANCIO. Un totale capovolgimento, dunque, nel rapporto tra moneta e realtà. Secondo il Tue, se vi è contrasto, è la gestione della moneta a doversi adeguare alla realtà. SECONDO IL REGOLAMENTO E' LA REALTA' CHE DEVE ADEGUARSI ALLA MONETA."
    DA QUANDO SOPRA, TRATTO DAL SAGGIO DEL PROF. GUARINO, POSSIAMO BEN COMPRENDERE CHE L'EURO NON E? UNA MONETA FORTE, MA UNA MONETA FALSA, "UNA MONETA DIVERSA DA QUELLA PROGETTATA DA POHL, DELORS.
    Se volete approfondire vi consiglio di leggere per intero "un saggio di verità" del Prof. Guarino; vi assicuro che è davvero illuminante.

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  16. Concordo pienamente sull'analisi di Nella sulla storia e le “mutazioni genetiche” dell'euro.
    Comunque, sia pure solo per un maggior piacere dialettico della nostra conversazione, vorrei provare a fare un po' il “difensore di ufficio” di una cosa che, in fondo, è sicuramente una delle poche autenticamente europee e comuni: l'euro appunto.
    Intanto direi che, comunque, è cosa fatta. Non possiamo tornare indietro. La speculazione internazionale ci fa una guerra spietata sui mercati valutari da subito e da sempre. Figuriamoci cosa farebbe della nostra nuova liretta.
    Il nostro euro, in definitiva, è davvero la moneta più forte del mondo. Le quotazioni valutarie di ieri danno l'euro a +32% sul dollaro USA e a -21% sulla sterlina inglese. La Cina ha scambiato le sue riserve di titoli pubblici originari in dollari in titoli dell'area euro, con grande dissappunto degli States. E' innegabile che questo è un grande successo “tecnico”. Il guaio è che così non esportiamo perchè i nostri prodotti sono più costosi.
    Avere sostituito l'obiettivo iniziale, cioè lo sviluppo, con l'abbattimento del debito pubblico credo che ci sta tutto. Per lo sviluppo servono investimenti, cioè denaro che se non c'è si deve prendere a prestito, cioè a debito. Ma se si è già pieni all'inverosimile di debiti per spese correnti per stipendi, pensioni e sanità, dove si trovano i soldi. Bisogna convenire che senza riduzione forte del debito pubblico, non ci può essere sviluppo. E' tutto un problema di coperta corta. Purtroppo.
    Ci vuole pertanto una politica dei tagli della spesa pubblica, ne convengo. Però, è proprio qui il nocciolo delle politiche economiche dei singoli Stati e dell'Unione Europee. Quali tagli fare? Vogliamo fare pagare di più a chi ha di più? Vogliamo un allineamento del tenore di vita tra tutti i cittadini europei, da Palermo a Berlino, oppure vogliamo un regime a macchia di leopardo?
    Nel frattempo, persone e merci di tutto il mondo diseredato ci invade e ci sommerge.

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  17. Ho avuto il piacere di leggere e godere, finalmente, di quell'italiano, così ben reso da Pasquale, che non gustavo da tanto tempo, di unita alla precisa analisi dello stato in cui versa non solo il nostro Paese, ma l'intera comunità europea. E' certo, bisogna aprire gli occhi a questa globalizzazione, che sta poco a poco dissolvendo le individualità di ogni Stato. Se dovessimo accettare per buone tutte le visioni di un grande scrittore di fantascienza, come Isaac Asimov, potremmo ipotizzare un futuro non tanto lontano in cui ci sarà un PanStato, con un'unica lingua e (speriamo) con il medesimo livello di civiltà. E' ovvio che noi non potremo vederlo, ma i nostri discendenti sì. E l'immigrazione, giunta ormai alle soglie dell'inverosimile, non è che il primo passo verso questo angoscioso futuro. Non voglio essere catastrofico, ma credo che ormai nulla si può fare perchè regredisca l'inevitabile.

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    1. Un caffè pagato per l’amico Antonio. E’ il minimo per i suoi generosi apprezzamenti.
      Mi piace il riferimento all’indimenticabile Isaac Asimov. Famoso scrittore di fantascienza, e poi di gialli, ma anche scienziato biochimico e divulgatore scientifico, al quale piaceva “predire” il futuro in chiave “possibilista” facendo ricorso a tutte le sue conoscenze. E’ stato quasi un “profeta”. Ha predetto il buco dell’ozono. Il suo impegno civile era dirompente.
      Era contrario a qualsiasi blocco dell’immigrazione, per non precludere a nessuno le stesse possibilità. Teorizzò un governo mondiale, anche se poteva trasformarsi in una dittatura autoritaria dominata da una elitè tecnocratica. Pensiamoci un po’. Asimov, per caso, non ha profetizzato quello che oggi avvertiamo e denunciamo come Unione Europea e Tecnocrati di Bruxelles?
      Provocatoriamente disse: “una buona dittatura e meglio di una cattiva democrazia”. Voleva pace, libertà e sicurezza per tutti, ma pensava che lo stato-nazione fosse incapace a garantirli, cosa invece possibile soltanto con un governo mondiale federale.
      Potrebbe essere questa la prospettiva che ci attende a breve?

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    2. Questo è lo specchio di ciò che sta accadendo in Europa e .ahimè ,in Italia.....siamo nell ' era della globalizzazione che ci sta facendo perdere la nostra individualità nazionale.....ed è crisi economica...
      Abbiamo perso l'opportunità d diventare gli " stati uniti uniti d'europa " , abbiamo lasciato che fossimo inondati da tutte le forme di globalizzazione perdendo l'individualità dei paesi che di fatto sono stati per millenni il riferimento per il genere umano ; se poi aggiungiamo anche la qualità non eccellente della classe politica la frittata è fatta .

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  18. Gli eventi sono inarrestabili come ci insegna la storia, E' vero il nostro continente non era sufficientemente preparato alla globalizzazione, è stato imposto dagli eventi e come tale si assiste alla perdita d'identità nazionale e a un miscuglio scomposto di usi e costumi.

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    1. L’Europa ha sempre guardato dall’alto della sua superiorità culturale l’immigrazione dentro i suoi confini.
      L’ha sottovalutata. Ha creduto che essa non sarebbe mai diventato un problema culturale e socio-economico, e quindi alla fine politico. L’ha ritenuta, erroneamente e spavaldamente, come un fatto di modeste dimensioni e, più che altro, un tributo “folkloristico” delle altre nazioni del mondo alla sua preminenza a tutto raggio sulla storia globale.
      Ma si è sbagliata. In verità, dalla fine del 1800, affermatisi definitivamente la rivoluzione industriale, e con essa la dissoluzione della civiltà contadina e dell’accettazione del modello di una vita modesta, i flussi migratori sono stati assorbiti massicciamente dagli USA, dal Sudamerica e dall’Australia.
      Ma quei paesi adesso, forti dell’esperienza maturata soprattutto nell’immediato ultimo dopoguerra nonché dalla crisi petrolifera degli anni ‘70, hanno da tempo regolamentato il fenomeno. Oggi è burocraticamente molto difficile emigrare in quei paesi.
      Ecco che da una quarantina d’anni l’immigrazione extra-comunitaria, perché di quella stiamo parlando, ha “preso di mira” la vecchia Europa, che solo adesso sta aprendo gli occhi. Ma credo sia troppo tardi. Al massimo, ma se ci diamo una smossa, potremo solo limitare i danni, pagando un altissimo tributo: dissolvere la nostra identità storico-culturale in cambio di una sostenibilità accettabile della convivenza integrata.

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  19. Molti paesi non amano definirsi Globalizzati, ma i francesi ne hanno tratto profitto. La Francia, e nello specifico (Parigi), negli ultimi anni è cambiata notevolmente. Ha avuto l'intelligenza e la capacità di integrare al meglio gli stranieri, immettendoli nel suo ampio mercato, con il massimo rispetto della persona, e del merito. Hanno molto puntato sul turismo, che dà risorse importanti, oltre 28 milioni di visitatori l'anno. Quindi, che importa se al PRINTEMP, LAFAYETTE, nelle grandi firme, o nelle varie attività sociali, una percentuale del personale non è francese? Parigi è sempre Parigi!! Con i suoi café, leggendari, letterari, sempre affollati, da dove vedi il mondo che ti passa intorno. Con la classica "Nouvelle Cuisine", o il famoso "Croquet Monsier" che si può gustare nei locali tipici parigini, nei "BISTROT" o le BRASSERIE" , precisamente a St-Germain-des Pres, o St Michel. Per chi ama mangiare e ballare, ci sono le "GUINGUETTES", locali tipici.. Le famose "CREPES" al Gran Marnier le puoi trovare ad ogni angolo di strada. Potrei continuare all'infinito. e che dire della cultura?? Eccellente!! I musei, che in Italia, sono in totale abbandono, a Parigi sono una ricchezza: li ammiri li apprezzi, ti deliziano, ed esci con un bagaglio in più. I piccoli teatri sono accessibili a tutte le tasche! Mangiano cultura! e nessuno osa dire, che ci si fa un PANINO. La sera è uno spettacolo, brilla, riempie gli occhi e il cuore, e ti lascia la sensazione di non conoscerla mai a fondo, come una bella donna, della quale sei innamorato; Infine tengo a precisare, che da oltre 14 anni, trascorro metà dell'anno a Parigi.

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    1. Certamente. Parigi è sempre Parigi. Figuriamoci. Non è solo una capitale europea. A buon titolo è considerata una delle preminenti capitali del mondo che conta. Proprio per questo una visita per le sue strade e le sue bellezze dà il “polso” della sostanza del vivere attuale delle persone e delle nazioni, e delle sue immediate e probabili prospettive imminenti.
      Ciò non è possibile da una città come Palermo che, nonostante grandi possibilità, ha sempre deciso il proprio “suicidio civile”, ed oggi più che mai corre addirittura verso la sua involuzione più degradante ed irredimibile. Purtroppo, con “grande successo”.
      Per questo, quando e se posso, mi piace girare per le capitali europee. Cominciai 25 anni or sono proprio con Parigi. Ho continuato in questi anni con le altre città europee. Quest’anno son voluto tornare a Parigi. Forse per questo i mutamenti di questa capitale, a confronto con quelli che ho conosciuto allora, mi sono balzati più evidenti all’occhio.
      Ad esempio, navigando all’imbrunire a bordo di un battello sulla Senna, spettacolo certamente incantevole, non posso negare che, comunque, non è mi è piaciuto vedere le ringhiere dei ponti stracolmi di lucchetti incatenati con tanto di chiave gettata nel fiume secondo la moda importata dai romanzetti demenziali dell’italiano Moccia. Altrettanto poco coinvolgente ho trovato vedere ballare il tango in un tratto della riga gauche della Senna da un nutrita folla multietnica di appassionati che si danno appuntamento lì ogni sewra fino a tarda notte. Che ci azzecca? Penso che la stessa vista mi avrebbe sicuramente emozionato a “Buenos Aires”, ma a Parigi….
      Per non apparire disfattista, mi piace ricordare che una domenica pomeriggio ho gustato al Jardin de Louxemboug, in uno dei suoi palchetti decò aperti al pubblico, le danze sui motivi classici delle musiche francesi di fine 800 e primi del 900 di un corpo di ballo in costume di epoca. Davvero elegante e romantico. Non tutto è perduto, ma davvero poco.
      L’intervista su Repubblica di venerdi 22 agosto u.s. ad Hollande certifica che non è oro tutto quello che luccica. Il loro deficit è già oltre il 4%, peggiore dell’Italia. Il Debito pubblico è al 90%, ma Hollande teme che a fine del suo mandato nel 2017 possa salire al 120%. La Le Pen raccoglie oltre il 25 %, ma non riesce a fare gruppo al parlamento europeo, impedendo così alla Francia di avere il peso che le è sempre spettato.
      Pertanto ritiene prioritario nella politica francese ed europea chiedere a Junker una politica europea comune proprio ed anche sull’immigrazione. Vuol dire qualcosa di importante, no?

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  20. Il mondo non è piccolo, non sempre equilibrato, contiene tutte le valenze possibili. Alcune sono traumatiche.. Io vivo in un paese in cui il multi culti viene apprezzato dalla maggioranza e non puo' essere altrimenti in un mondo globalizzato, a ragione o a torto lo decidera' il futuro, Sono per la mescolanza delle razze, ma nello stesso tempo per la conservazione delle tradizioni, sembra una contraddizione ma e' possibile, la Germania pur con i suoi problemi per l'integrazione degli emiganti ha fatto passi da gigante. Il mondo non e' piu' quello che abbiamo conosciuto, nuovo assetto,nuove allenze, vecchie prese per i fondelli da parte dei politici. L'Europa unita e' un' utilita' a cui non possiamo rinunciare, le nuove alleanze della Russia con la Cina, L'India e il Brasile sono aattualita' a cui prestare attenzione. All momento il piu' grande errore dei politici europei e' seguire ad occhi chiusi l'America, La Russia e' una nostra vicina , non sono un'ammiratrice di Putin, ma lui a fatto dei piccoli passi verso il mondo occidentale, l'ultima all'apertura e alla chiusura delle Olimpiadi, il cui spettacolo oltre a presentarci la Russia e' stato allestito all'Insegna del"TOGEDO"..Errore madornale metterlo da parte per seguire l'America nel suo sanguinoso ...percorso.L'EUropa finira' di essere la Old Europa, questo sicuramente, cosa ne verra' fuori sta nelle nostre mani. ....nelle mani di chi vota?..... forse, visto che ci fanno votare uomini da loro scelti.... oppure nelle mani di terroristi, anche questa e' una congettura da non sottovalutare.... Tutto e' troppo confuso per poter dare una valutazione. Io mi auguro un'Europa di politica sociale aperta e tollerante, che accetta i cambiamenti pur conservando le tradizioni....purtroppo tendiamo a farci americanizzare.

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  21. Una delle conseguenze fondamentali per una vera integrazione degli immigrati nelle nostre società è riconoscergli la nostra cittadinanza, e quindi il diritto di voto per l’elezione dei nostri rappresentanti nelle istituzioni dello stato.
    Le forze politiche che tradizionalmente hanno sempre sostenuto la concessione di questi diritti sono state quelle di sinistra, ma gli studiosi dei flussi elettorali molto spesso registrano che le preferenze degli immigrati invece vanno alle forze di destra.
    In Francia questo è emerso con grande e sconvolgente evidenza nelle amministrative e nelle europee di pochi mesi fa. I socialisti di Hollande alla disfatta, Il Fronte della Marine La Pein sugli scudi.
    Diversi analisti e politologi spiegano, sottovoce, che ciò accade perché gli immigrati integrati non vogliono altri nuovi immigrati, perché li vedono loro concorrenti, e pertanto sono a favore delle restrizioni contro nuove immigrazioni. Analoga situazione si ha in Italia con La Lega. I più agguerriti , talvolta, sono i meridionali immigrati al Nord. La moglie di Bossi è siciliana. Alcuni dirigenti della Lega corrotti sono risultati di origine meridionale (vedi il cassiere che è calabrese).
    Per carità! Niente caccia alle streghe. Non voglio fare di tutta l’erba un fascio. Dico solo che adesso immigrazione ed integrazione devono essere attenzionati sul serio dalla politica e dai governi. Altrimenti, come profetizzava Isaac Asimov negli anni’50, la bomba demografica sarà più devastante di quella nucleare.
    In siciliano diciamo “semu assai!”.

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  22. Penso che molte cose che vengono fatte con l'intento di soddisfare tutti , siano sotto sotto studiate per soddisfare pochi. Personalmente la globalizzazione non mi e' mai piaciuta , l'invasione, men che meno. Le scuse di dare aiuti a persone povere non reggono affatto. La verita' e' un'altra , stati africani con grosse possibilita' di sviluppo ( come ad esempio la Costa D'avorio) vengono sfruttati e bloccati nel loro sviluppo ( in questo caso dalla Francia) ; normale che molti suoi cittadini decidano di tentare fortuna in Europa , a casa loro non avrebbero sbocchi se non quello del perenne sfruttamento. La gente dovrebbe interessarsi di piu' e sapere sempre di piu' in merito a quel che accade all'estero poiche' non e'cosi' lontano da noi . Dovremmo pretendere cose giuste ed eque . Dovremmo fornire prodotti e tecnologia per rendere una volta per tutte quei paesi indipendenti e sotto la loro diretta sovranita'. In sostanza , dovremmo aiutare queste persone ma a casa loro , qua', senza speranze di lavoro e di una degna sopravvivenza , non avrebbero futuro se non quello di dedicarsi alla delinquenza , naturale che non si debbamai fare di tutta l'erba un fascio, ma di speranze d'impiego non ne vedo all'orizzonte...

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  23. Il disincanto e la franchezza dell'amico Mario mi sembrano largamente condivisibili.
    Diciamolo. La tesi di aiutare i popoli bisognosi di tutto a casa loro è stata la tesi di sempre dei missionari cattolici. Proverbiale il loro motto, credo dei comboniani, "invece di dargli un pesce per sfamarli, è meglio insegnare loro a pescare". La pratica, invece, di fare finta di aiutarli e depredarli, sempre a casa loro, è sempre stata dei paesi ricchi, coloniali e non. Non possiamo dimenticare che dopo la morte del grande Presidente francese Francois Mitterand, forse per non dargli questo dispiacere quando era ancora in vita, fu accusato ed arrestato uno dei suoi figli per avere rubato fondi che il governo francese aveva dato come aiuti ai paesi del terzo mondo ed affidati per la gestione proprio a suo figlio. Gli esempi di questo tipo sono numerosi.
    Nonostante tutto, però, credo anch'io che questa è la strada maestra che una politica globale di solidarietà e sviluppo internazionale dovrebbe perseguire con determinazione.

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  24. E' abbastanza normale nelle capitali europee captare il carattere multietnico-culturale, Amsterdam e Londra sotto questo aspetto sono ancora più "straniere" di Parigi, se ci aggiungiamo il dato demografico negativo dei popoli europei, ormai un settimo-ottavo della popolazione mondiale, il quadro è completo, del resto le migrazioni e gli spostamenti territoriali più o meno di massa fanno parte della storia dell'umanità, quello che è tragico nell'epoca attuale è che queste migrazioni sono sempre più spesso non "volontarie", bensì costrette da guerre e "primavere arabe" prodotte o alimentate dall'Occidente con gli USA in testa, che peraltro, già paese cosmopolita per definizione, stanno sempre più perdendo la loro identità tradizionale "w.a.s.p." (white anglo-saxon protestant), in alcune zone in California e stati del Sud si parla lo spagnolo più dell'inglese, e le latino-americane sono tre volte più prolifiche, infine quando mai l'Europa ha avuto una sua leadership mondiale, divisa in due prima del crollo del muro di Berlino, si sperava mercé l'Unione Europea che potesse costituire una credibile alternativa autonoma agli Stati Uniti, che tragica illusione...

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  25. Assolutamente condivisibili le osservazioni dell’amico Sergio. Esse, fra gli altri meriti, hanno anche quello di far capire che la questione è molto complessa, e che pertanto è arduo pervenire alla sua “governabilità”, ma inevitabile. Torno a sottolineare, infatti, che il nocciolo duro sta proprio nella necessità di una urgente definizione ed applicazione di una politica europea comune dell’immigrazione. In questo senso riprendo e faccio mie, da ultimo, le dichiarazioni della settimana scorsa dello stesso Presidente francese Hollande e dell’agenda del Presidente della Commissione UE Junker. Gli USA hanno sempre “mercanteggiato” con i loro immigrati: tu immigrato accetti, rispetti e difendi il nostro sistema, e io (USA) ti do lavoro e opportunità. Cina ed India esportano i loro poveri, ed importano i nostri “cervelli” e le nostre “creazioni”. L’Africa ed il Medio Oriente ci riempiono dei loro derelitti, esuli, profughi ed anche … terroristi. E noi Europa che facciamo?. Scusa lo sfogo: facciamo i “cretini”. E come tali siamo considerati e trattati da tutti. Chi più, chi meno. Chi gridandocelo in faccia, chi “pietosamente”, ma “avidamente”, neanche se lo dice.

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  26. La vignetta dell'economist dove una barchetta di carta fatta con il 20 euro. A prua La Merkel soddisfatta, hollande che scruta l'orizzonte preoccupato, Renzi mangia un gelato, ed a poppa un Draghi impegnato con il secchiello a buttare acqua fuori da una barca che sta affondando. è una vignetta impietosa e mortificante per noi Italiani. è cosi dunque che ci vedono i britannici...i quali furbacchioni ci hanno spinto nella trappola, ma loro si sono tenuti fuori dall'euro. Complimenti ! Insomma europa "to be or not to be", questo è il problema. Non si capisce perché si continua con la politica restrittiva che pure i bambini di scuola elementare capiscono che è suicida. Ma forse la Merkel coltiva un disegno segreto di grandezza, per arrivare li dove neanche Bismark ed Hitler sono arrivati con i cannoni. Indebolire tutti i partners Europei e tenerli sotto il proprio tallone e ricostruire l'Europa dell'impero romano e di Carlo Magno, e potersi cosi confrontare alla pari con usa e Cina. Fantapolitica ?

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  27. No. La tua non è fantapolitica, caro amico Pino.La tua è una realistica visione dello "status quo" della nostra cara vecchia Europa. prima dell'euro, la Germania era la terza potenza economica mondiale dopo USA e Giappone. Adesso, al massimo è quarta, cioè dopo la Cina. Ma si potrebbe anche dire quinta, cioè dopo anche la citata GB che, come dici bene, si è guardata bene dall'entrare nell'euro. Ad amor del vero e della storia, bisogna ricordare che la GB fin dal dopoguerra ha sempre promosso l'Unione Europea, da intendersi però come "continentale". cioè GB esclusa. Diceva Churchill, infatti, che "la GB non farà mai parte degli Stati Uniti d'Europa". E così è da sempre. Del resto, la GB all'inizio della 2.a guerra mondiale era la maggiore potenza mondiale; dopo sarebbe scivolata in retrovia. Blair e Gordon Brown, così come perfino la Svizzera ed il Nord Europa (Norvegia, Svezia e Danimarca), comunque, ad un certo punto, prima della crisi del 2008, pensavano di entrare nell'euro perchè le loro monete si stavano deprezzando troppo. Questo può fare pensare a manovre dietro le quinte inconfessabili (per quei governi). Concordo che La Germania ha sempre "la testa al cacio", cioè ad essere la guida dell'Europa. Del resto Carlo Magno era un franco, cioè un popolo originario della Germania spostatosi in Francia. Infatti Strasburgo è in Francia, appena dopo il confine con la Germania. Volendo, è anche da qui che ha origine la famosa locomotiva franco-tedesca dell'UE.

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